Molta parte della storia di Ruggero II d’Altavilla (1095-1154) la conosciamo grazie ad un interessante manoscritto intitolato «Ystoria Rogerii Regis Siciliae Calabriae atque Apuliae». L’autore dell’opera si chiama Alessandro, così come egli si presenta ai lettori nel Prologo, mostrando notevole discrezione ed un pizzico di modestia. Dove si definisce: «Alexander telesini cenobii immeritus abbas».
Poco o nulla sappiamo di quest’autore, vissuto nella prima metà del XI sec. e, quindi, contemporaneo del re normanno e delle vicende che egli stesso racconta.
Monaco benedettino ed abate del monastero del Santo Salvatore, Alessandro viene solitamente ricordato con l’appellativo di “Alessandro di Telese”. Basterebbe già questa semplice denominazione a rendere fuorviante l’origine del personaggio, poiché induce a presupporre una sua origine telesina, cosa di cui non v’è alcuna certezza. 

Per maggior precisione, infatti, il cronista di Ruggero andrebbe definito “Alessandro Telesino” – come egli stesso si dichiara nell’introduzione al manoscritto – giacché l’attributo Telesinus farebbe riferimento alla qualifica del prelato (abate del monastero telesino) e non già alle origini della sua famiglia.
Anche perché, com’è stato detto, non v’è alcuna evidenza certa riguardo all’origine telesina della sua stirpe, di cui si ignora il casato e qualsiasi altro riferimento genealogico.
Secondo alcuni sarebbe genericamente nativo dell’Italia meridionale, ma non vi sono ulteriori specificazioni. Altri, invece, sostengono avesse origini beneventane ma, anche in questo caso, non vi sono documenti a suffragio di tale ipotesi. A tale proposito F. Chalandon ritiene di poter escludere che egli fosse di origini meridionali.1 F. ChalandonHistoire de la domination normande en Italie et en Sicilie, I, Paris, 1907, pp. XLVII-XLVIII.
Qualcun altro ancora lo ritiene addirittura di stirpe longobarda.
Taluni storici – evitando di citare le fonti da cui viene attinta la notizia – dichiarano testualmente: «Alessandro, nobile longobardo di Benevento, abate del monastero di San Salvatore Telesino, è solo il più noto dei teorici che nell’entourage di Re Ruggero contribuirono ad esaltarne la maestà regia…»2E. Cuozzo,  L. Russo Mailler, Dalla Longobardia minore al Regno di Sicilia, Linee di storia del Mezzogiorno medievale, Napoli, p. 236.
Con ogni probabilità, coloro che propendono per le radici nobili e longobarde dell’abate, lo fanno essenzialmente per giustificare la straordinaria capacità culturale e la sua formidabile vena letteraria mostrata nelle opere che ci ha tramandato. 
Alla fine, la maggioranza degli storici – in assenza di documentazioni inoppugnabili – si sono rassegnati ad accettare l’origine autoctona dell’abate solo ed esclusivamente in virtù del patronimico “telesinus”.3Cfr.: note di R. Matarazzo in Alessandro di Telese, Storia di Ruggero II (con testo a fronte), Arte Tipografica, Napoli, 2001, pag. XXXII.
E senza ulteriori motivazioni.
Quello delle origini non è l’unico mistero che avvolge la figura dell’abate telesino: è ignota anche la sua data di nascita.
Pare che Alessandro abbia avuto i natali agli inizi del XI sec. (orientativamente tra il 1050 e il 1080) e che, probabilmente, sarebbe divenuto abate del monastero di San Salvatore intorno al 1125, anno in cui la Valle Telesina venne sconvolta da un tremendo terremoto.4Un violento terremoto scosse il Sannio a partire dall’11 ottobre 1125 con una sequenza tellurica che durò venti giorni.
Prima di lui, il monastero di San Salvatore era stato diretto dall’abate Giovanni, discepolo di sant’Anselmo di Canterbury nel monastero di Bec-Hellouin, e che viene ricordato soprattutto per aver avuto il privilegio di aver accolto nell’estate del 1098 a San Salvatore l’importante teologo e filosofo aostano.5Cfr.: Rosay J. M., Dizionario cronologico dei Papi, Ed. Pan, Milano, 1990, pag. 182. Anche se, secondo Jannelli, Giovanni sarebbe morto il 19 giugno del 1125, lo stesso anno del terremoto. Quest’ultima affermazione, tuttavia, non è comunque sostenuta da alcuna base documentaria. Cfr.: G. Jannelli, Relazione intorno all’antico monastero benedettino di San Salvatore Telesino in Atti della Commissione conservatrice dei monumenti ed oggetti di antichità e delle belle arti della Provincia di Terra di Lavoro, tornata del 4 dicembre 1878, pag. 115.
Con l’abbandono di Giovanni, avvenuto nel 1099, (probabilmente perché fu promosso da Urbano II come vescovo di Tuscolo) si ha notizia di almeno un altro abate alla guida dell’abbazia, di nome Gervasio.6Cfr.: L.R. CieloL’abbaziale normanna di S. Salvatore de Telesia, ESI, Napoli, 1995, pag. 23.
Alessandro telesino, risulta a capo del cenobio telesino intorno al 1125.

Abbazia benedettina del Santo Salvatore

Nonostante tutte le incertezze e i misteri che avvolgono le origini e la vita di questo abate, Alessandro viene unanimemente considerato l’abate più importante del monastero di San Salvatore. Sotto la sua guida la comunità monastica visse un periodo di prosperità e di straordinaria importanza religiosa.
Uomo di notevole cultura ed altrettanta abilità politica, l’abate Alessandro seppe intrecciare rapporti di particolare cordialità con principi e regnanti del tempo, facendo vivere al monastero anni di splendore e floridezza. Divenne confessore personale della principessa Matilde d’Altavilla, sorella del re normanno Ruggero II e moglie infelice di Rainulfo III Drengot-Quarrel, conte d’Alife.
La famiglia Drengot sembrerebbe essere legata alla comunità monastica fin dalle sue origini, essendo stato, quasi certamente, Roberto Drengot (1086-1115), padre di Rainulfo, il finanziatore per l’edificazione dell’abbazia. 
Alessandro decise di scrivere il «De Rebus Gestis Rogerii Siciliae Regis» – una cronaca sugli anni convulsi della conquista del regno da parte di Ruggero – proprio su commissione di Matilde.
Composta di un Alloquium, un preambolo rivolto a Ruggero, di una Praefatio e di Capitula ripartiti in tre libri più un quarto libro che si chiude al quinto capitolo, l’opera appare incompiuta probabilmente per sopraggiunta morte improvvisa dell’autore.
Essa abbraccia un brevissimo arco cronologico: dal 1127 al 1135, cioè dall’anno in cui Ruggero conquista per diritto ereditario il Ducato di Puglia fino a quando vengono stroncate le ultime resistenze di alcuni irriducibili oppositori asserragliatisi nella fortezza di Napoli.
Le notizie ivi contenute appaiono di notevole valore storico, nonostante una scarsissima bibliografia. Esse provengono certamente dall’interno dell’estabilishment normanno e risultano finalizzate ad esaltare la figura del re normanno che si distingue, diversamente da tutti i malvagi e gli spergiuri, per l’estrema illuminatezza dei suoi gesti.7Cfr.: Aa.Vv.Società, potere e popolo nell’età di Ruggero II in Atti delle terze giornate normanno-sveve, Bari, 23-25 maggio 1977, Dedalo Edizioni, Bari, 1977.
Alessandro si dilunga molto sulla guerra combattuta da Ruggero contro i feudatari ribelli ed appare senz’altro encomiastica e partigiana. D’altronde il monastero di San Salvatore, nel corso degli anni, venne largamente beneficiato da Ruggero II con cospicue donazioni. Ciò valse ad Alessandro la definizione di “panegirista” di Ruggero.
La storia di Ruggero non fu l’unica opera redatta dall’abate Alessandro. Egli, tra il 1132 ed il 1134, su indicazione di Roberto, vescovo di Alife, scrisse un cenno storico sul pontefice Sisto I, contenente le notizie della traslazione presso la cattedrale Alife delle sue reliquie ed una interessante biografia del Pontefice.8Una parte delle spoglie mortali del santo pontefice vennero traslate anche nella città di Alatri (Fr), dove tuttora si tramanda il culto per questo papa. 
L’opera, conosciuta più tardi come “Historia Allifana”, venne redatta durante il governo di Rainulfo d’Alife.9Sisto I, vescovo di Roma e pontefice dei primordi del cristianesimo, fu eletto tra il 117 e il 119. Viene tuttora venerato come patrono di Alife nella cui cattedrale si custodiscono le sue reliquie. Cfr.: A. GambellaLa documentazione esistente sulla Historia Allifana di Alessandro di Telese in Annuario dell’Associazione Storica del Medio Volturno,1998, Edizioni ASMV, Piedimonte Matese, 1999.
Considerando che egli abbia avuto i natali agli inizi del XII secolo (e precisamente tra il 1050 e il 1080) si potrebbe ipotizzare che egli sia vissuto per oltre una cinquantina d’anni, età piuttosto considerevole per l’epoca.10La maggior parte degli studiosi considera la morte dell’abate Alessandro sia sopraggiunta nel 1138. Altri nel 1140 o addirittura nel 1141. (N.d.A.). 
Dunque è lecito supporre che Alessandro abbia avuto i natali agli inizi del XII secolo (e precisamente tra il 1050 e il 1080). 
Stando così le cose sarebbe rimasto in carica per oltre trentacinque anni, durante i quali l’abbazia da lui condotta visse momenti di grande notorietà e di notevole importanza politica e religiosa. Per tale motivo la figura di Alessandro – monaco devoto, storico attento e smaliziato dell’epopea normanna, cronista appassionato e colto – acquisì con gli anni una rilevanza particolare nel panorama storiografico del Medioevo, soprattutto se si pensa che a quei tempi la maggior parte degli uomini dimostravano di essere pratici nel maneggiare la spada e non la penna.

Incoronazione di Ruggero II a Palermo

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[1] F. Chalandon, Histoire de la domination normande en Italie et en Sicilie, I, Paris, 1907, pp. XLVII-XLVIII.
[2] E. Cuozzo,  L. Russo Mailler, Dalla Longobardia minore al Regno di Sicilia, Linee di storia del Mezzogiorno medievale, Napoli, p. 236.
[3] Cfr.: note di R. Matarazzo in Alessandro di Telese, Storia di Ruggero II (con testo a fronte), Arte Tipografica, Napoli, 2001, pag. XXXII.
[4] Un violento terremoto scosse il Sannio a partire dall’11 ottobre 1125 con una sequenza tellurica che durò venti giorni. 
[5] Cfr.: Rosay J. M., Dizionario cronologico dei Papi, Ed. Pan, Milano, 1990, pag. 182. Anche se, secondo Jannelli, Giovanni sarebbe morto il 19 giugno del 1125, lo stesso anno del terremoto. Quest’ultima affermazione, tuttavia, non è comunque sostenuta da alcuna base documentaria. Cfr.: G. Jannelli, Relazione intorno all’antico monastero benedettino di San Salvatore Telesino in Atti della Commissione conservatrice dei monumenti ed oggetti di antichità e delle belle arti della Provincia di Terra di Lavoro, tornata del 4 dicembre 1878, pag. 115.
[6] Cfr.: L.R. Cielo, L’abbaziale normanna di S. Salvatore de Telesia, ESI, Napoli, 1995, pag. 23.
[7] Cfr.: Aa.Vv., Società, potere e popolo nell’età di Ruggero II in Atti delle terze giornate normanno-sveve, Bari, 23-25 maggio 1977, Dedalo Edizioni, Bari, 1977.
[8] Una parte delle spoglie mortali del santo pontefice vennero traslate anche nella città di Alatri (Fr), dove tuttora si tramanda il culto per questo papa. 
[9] Sisto I, vescovo di Roma e pontefice dei primordi del cristianesimo, fu eletto tra il 117 e il 119. Viene tuttora venerato come patrono di Alife nella cui cattedrale si custodiscono le sue reliquie. Cfr.: A. Gambella, La documentazione esistente sulla Historia Allifana di Alessandro di Telese in Annuario dell’Associazione Storica del Medio Volturno,1998, Edizioni ASMV, Piedimonte Matese, 1999.
[10] La maggior parte degli studiosi considera che la morte dell’abate Alessandro sia sopraggiunta nel 1138. Altri nel 1140 o addirittura nel 1141. (N.d.A.). 



Emilio Bove

Medico e scrittore. Ha all’attivo numerose pubblicazioni tra cui una Vita di San Leucio, dal titolo «Il lungo viaggio del beato Leucio», edita nel 2000. Ha pubblicato nel 1990 «San Salvatore Telesino: da Casale a Comune» in cui ripercorre l’evoluzione del suo paese dalla nascita fino alla istituzione del Comune. Ha scritto il romanzo-storico «L’Ultima notte di Bedò», vincitore del Premio Nazionale Olmo 2009 che narra la storia di un eccidio nazista perpetrato nell’ottobre 1943. Nel 2014 ha dato alle stampe la storia della Parrocchiale di Santa Maria Assunta con la cronotassi dei parroci. È autore di un saggio sulla storia della depressione dal titolo: «Il potere misterioso della bile nera, breve storia della depressione da Ippocrate a Charlie Brown». Ha partecipato al volume "Dieci Medici Raccontano", vincitore del Premio Letterario Lucio Rufolo 2019. Nel 2021 ha dato alle stampe «Politica e affari nell'Italia del Risorgimento. Lo scontro in Valle telesina. Personaggi e vicende (1860-1882)». Nel 2024 ha pubblicato i saggi «Fu la peste: maghi, ciarlatani, taumaturghi, guaritori. Epidemie in Italia e nel Sannio» e «Islam a Telesia, le incursioni arabe e saracene nel Sannio longobardo» editi da ABE Napoli. Collabora con numerose riviste di storia. Presidente dell’Istituto Storico Sannio Telesino è Direttore Editoriale della Casa editrice Fioridizucca.