
Mi sembra non superfluo premettere che giorni or sono ho letto il rarissimo e prezioso studio monografico di Teresa Bacchiani, Hadrumetum, ora Susa di Tunisia, 1924, Spina e Canine.1Scritto e pubblicato nella detta cittĆ e datomi in lettura, in Piedimonte Matese, il 12-5-2022 giorno del compleanno, dal centenne figlio dellāautrice, poeta e storico, Alberto Bacchiani che ringrazio. Teresa Bacchiani, aveva conseguito il diploma magistrale e in lingua straniera; in seguito, per lāinsegnamento allāestero, andò in Albania nel 1920, in Tunisia dopo due anni e in Marocco nel ā25. Ritornò in Italia, nel 1930.2Ref. A Bacchiani, 26-5-2022, ore 11, 20. Cfr. pure Id., La Memoria e il Tempo, Piedimonte Matese, Tipografica del Matese, 2014, pp. 15 e 17. Per quanto attiene al saggio, lāautrice lāha ripartito in tre capitoli: nel primo ha trattato di storia civile e religiosa, con cenni sullāEtiopia e riferimenti particolari alla cittĆ di Hadrumetum, poi Susa, dallāEvo Antico al XX secolo; nel secondo capitolo ha riferito, nel dettaglio, sulle origini della Colonia Italiana nella cittĆ moderna e sulle attivitĆ di industriali e di agricoltori per lāeconomia locale; nel terzo ha scritto dellāopera di Assicurazioni e Scuole, elencando le une e le altre.3Per i tre capitoli, cfr., T. Bacchiani, Sommario e testi rispettivi a pp. 3-22, 23-40 e 41-50.

Fra tante notizie ho appreso, per quanto concerne il tema, che alla storia delle cittĆ tunisine di Susa e della altrettanto antica e famosa Cartagine risulta collegata, in certo qual modo, quella di Benevento. Circa lāaspetto religioso, infatti, la Bacchiani, rifacendosi ad un opuscolo di monsignor Leynaud, ha messo in evidenza, innanzitutto, che nellāEvo Antico āHadrumetum fu inoltre patria dei martiri, Bonifacio e Tecla, genitori di quei dodici fratelli che soffrirono anchāessi il martirio nel 298ā. Figli di Bonifacio e Tecla, āsposi modelloā, erano Donato, Felice, Onorato, Arunzio, Fortunato, Sabiniano, Settimio, Gennaro, Felice il giovane, Vitale, Satore e Reposito.4Id., ibd., p.9. La singolaritĆ di quei dodici figli tutti maschi par che alluda ai dodici apostoli del Nuovo Testamento, mentre la presenza di due dal nome Felice induce a ipotizzare che almeno uno āse non tuttiā sia stato adottato.
Comunque, istruiti ogni giorno dai genitori alla veritĆ della fede cristiana e diventati adulti, i dodici, rinunciando ad ogni bene terreno, si diedero a predicare per la religione, operando prodigi e guarigioni e, intanto, procuravano discredito alle divinitĆ pagane. E fu cosƬ che lāimperatore romano Massimiano ordinò a Valeriano, proconsole in Africa, di arrestarli. A tal fine, alcuni soldati andarono ad Hadrumeto, ma rimasero convertiti al cristianesimo. Vi si recarono altri, catturarono i dodici fratelli, li condussero a Cartagine da Valeriano e questi ordinò loro di sacrificare agli dei al fine di evitare atroci pene corporali; rifiutarono e vennero torturati, incatenati e chiusi in carcere in attesa dellāesecuzione. SenonchĆ©, in piena notte, un angelo apparve in una luce abbagliante, spezzò i ferri e li liberò; allāalba, i dodici predicavano nella cittĆ .5Id., ibid., pp. 9-10.
Valeriano, nel timore di conversioni tra il popolo, li fece porre in catene e, con loro, prese il mare per Roma. Dopo essere sbarcato in Italia ed aver ritentato, ma anche questa volta invano, di indurre i fratelli ad onorare gli dei, diretto a Roma praticò le esecuzioni e, cosƬ, via facendo, il 27 agosto, a Potenza, mise a morte Onorato, Orazio, Fortunato e Sabiniano, il giorno dopo, a Venosa, ammazzò Settimio, Gennaro e un Felice, il 29 dello stesso mese, a Veliniano,6Velia? uccise Vitale, Sator e Deposito, il primo di settembre, a Sentiano,7SantāAntonio (Rocchetta)? Santo Ianni (Isola)? in Puglia, decapitò Donato e lāaltro Felice.8T.Bacchiani, p. 11. Orbene, la loro sorte mi porta a congetturare che Valeriano abbia ritenuto opportuno, a salvaguardia degli dei pagani, di indurre le vittime ad abbandonare il loro credo e, al rifiuto, immolarle, quale esempio, in cittĆ diverse.

La Bacchiani in ultimo riferisce: “Nel 700, le reliquie dei dodici corpi furono raccolte e trasportate a Benevento [ā¦] nella Basilica di Santa Sofiaā.9Id., ibid. Da rilevare che, come tutti sanno, nella primavera del 758 il longobardo Arechi II era assurto a capo del ducato beneventano e nella sua attivitĆ di mecenate10Ad es., cfr. R. Di Lello, Il monastero e la chiesa di San Salvatore a Piedimonte Matese, in āClarusā, Diocesi di Alife-Caiazzo, XV, 9 (2015) pp. 20-22, XV, 10 (2015) pp. 24-26, XVI, 1(2016) pp. 24-26. aveva impiegato non poco interesse altresƬ per la chiesa di Santa Sofia, sicchĆ©, nel 760, lāedificio sacro potĆ© accogliere i resti traslativi dei dodici martiri. A quel tempo, arcivescovo era, pare, un Giovanni11Cfr. Ferdinando Ughelli, Italia Sacra, vol. 8, Roma, Deversin & Masotti, 1662, col. 32 e Venezia, Coleti, 1721, col 26.Ferdinando Grassi-Lamberto Ingaldi, I Pastori della Cattedra Beneventana, Benevento, Auxiliatrix, 1969, pp. 11-27 e 211.; papa era Paolo che, venerato anche lui quale santo,12Cfr. 27 Giugno, Martirologio Romano, Venezia, M.DCCII, Baglioni, p. 112. aveva, devoto dei santi, trasferito in modo solenne reliquie di martiri da tombe in rovina allāinterno di basiliche e cenobi e ne aveva reso onore allāossequio religioso.
Di āSS. XII Fratelliā ĆØ stato scritto pure, riguardo il 7 settembre, nel Calendario Perpetuo dellāArcidiocesi Beneventana: nel merito, tra lāaltro vi ho letto, dal latino, che vengono detti Martiri Meridionali in quanto dellāAfrica, che si trova nel Meridione, sono stati riconosciuti originari e che arsi per bene dal fuoco dello Spirito Santo, lāanima emisero nella violenza della persecuzione. Dunque, quei gloriosi Martiri nati nel Meridione e in Occidente tormentati, a quanto dire, da mille generi di torture e per Cristo decapitati, con lui nei cieli vengono glorificati in perpetuo, coronati dāalloro.13Officia Propria Sanctorum S. Metropolitanae Ecclesiae Beneventanae, Beneventi, ex Typographia Archiepiscopali A. De Martini et F., 1888, pp. X , 7 e 98-100.
E qui, concludo, rimarcando che quei resti santi costituivano, in Santa Sofia, oggetto di pietĆ e devozione ancora nel primo quarto del secolo passato.14Cfr. T. Bacchiani, data della pubblicazione e p. 11.
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[1] Scritto e pubblicato nella detta cittĆ e datomi in lettura, in Piedimonte Matese, il 12-5-2022 giorno del compleanno, dal centenne figlio dellāautrice, poeta e storico, Alberto Bacchiani che ringrazio.
[2] Ref. A Bacchiani, 26-5-2022, ore 11, 20. Cfr. pure Id., La Memoria e il Tempo, Piedimonte Matese, Tipografica del Matese, 2014, pp. 15 e 17.
[3] Per i tre capitoli, cfr., T. Bacchiani, Sommario e testi rispettivi a pp. 3-22, 23-40 e 41-50.
[4] Id., ibd., p.9.
[5] Id., ibid., pp. 9-10.
[6] Velia?
[7] SantāAntonio (Rocchetta)? Santo Ianni (Isola)?
[8] T.Bacchiani, p. 11.
[9] Id., ibid.
[10] Ad es., cfr. R. Di Lello, Il monastero e la chiesa di San Salvatore a Piedimonte Matese, in āClarusā, Diocesi di Alife-Caiazzo, XV, 9 (2015) pp. 20-22, XV, 10 (2015) pp. 24-26, XVI, 1(2016) pp. 24-26.
[11] Cfr. Ferdinando Ughelli, Italia Sacra, vol. 8, Roma, Deversin & Masotti, 1662, col. 32 e Venezia,Coleti, 1721, col 26.Ferdinando Grassi-Lamberto Ingaldi, I Pastori della Cattedra Beneventana, Benevento, Auxiliatrix, 1969, pp. 11-27 e 211.
[12] Cfr. 27 Giugno, Martirologio Romano, Venezia, M.DCCII, Baglioni, p. 112.
[13] Officia Propria Sanctorum S. Metropolitanae Ecclesiae Beneventanae, Beneventi, ex Typographia Archiepiscopali A. De Martini et F., 1888, pp. X , 7 e 98-100.
[14] Cfr. T. Bacchiani, data della pubblicazione e p. 11.