Il sito dell’Istituto Storico del Sannio Telesino ospita queste due riflessioni del ricercatore indipendente, nonché socio, Nicola Sorbo. Nei due testi con grande capacità di ricerca vengono analizzate le vicende accadute a Caiazzo (Ce) il 13 Ottobre 1943, giorno in cui 22 persone, tra cui donne e bambini, furono trucidate.
L’Autore, massimo esperto del ritrovamento storico, oltre ad esaminare l’eccidio, anche alla luce degli esiti di un discusso processo, ritiene, ancor’oggi, che la memoria dei fatti non sia stata del tutto dimostrata.Dopo 6 anni di indagini (dal 1988 al 1994) il processo si è aperto il 7 aprile 1994 e si è concluso il 25 ottobre dello stesso anno con la condanna all’ergastolo di due dei responsabili Emden e Schuster.

…In ogni caso, il passato prima o poi tende a riemergere, anche se si occulta o manipola. L’uomo ha un bisogno istintivo di “verità”; ciò lo spinge a colmare i vuoti di memoria attraverso un processo di ricostruzione degli eventi che prescinde dall’effettiva realtà storica e risponde, invece, all’esigenza di dargli un senso. Così è stato per la strage di Monte Carmignano: il bisogno di comprendere i motivi di quel massacro ha indotto la popolazione di Caiazzo a ricostruire i fatti, ora come gesto di cieca follia determinato dal “tradimento” italiano, ora come rappresaglia per l’uccisione di un soldato tedesco, ora come reazione spropositata a una provocazione delle vittime, ora come punizione per avere quei contadini dato asilo a due soldati americani… 

Il primo testo che affronta in modo organico l’argomento è: Tra memoria ed oblio: l’eccidio di Caiazzo, (2000diciassette edizioni), del 2018, in cui l’autore ha ricostruito, dopo esserne stato promotore, il lavoro di ricerca e di ricostruzione che ha, poi, portato al processo. Per suo consiglio infatti, il sindaco di Caiazzo affiancò al ricercatore italo-americano Joseph Agnone, autore nel 1988 del ritrovamento del dossier di Algeri, lo storico Giuseppe Capobianco, amico di Sorbo e dirigente del partito comunista.

Joseph Agnone e Nicola Sorbo

La storia è nota, Agnone a sua volta aveva ripreso i dossier di Habe (scrittore), e di Stoneman (giornalista e assistente del Segretario delle Nazioni Unite per i crimini di guerra). Habe nel 1943 aveva condotto i primi interrogatori sull’eccidio riuscendo a risalire ai responsabili del massacro. La procura di Monaco aveva archiviato le accuse relative a Lemick-Emden e Stoneman scriveva alle autorità sovietiche italiane lamentando che nè gli alleati ne l’Italia avevano mostrato interesse ad arrestare Lemick. Questi fu finalmente arrestato e trasferito ad Algeri ma dopo due tentativi di fuga rilasciato. Stoneman rivolse ancora un appello alle autorita sovietiche e italiane, scrisse anche a quelle di Caiazzo, ma la lettera rimase “dimenticata” nell’episcopio, tra le pieghe di un giornale, fino a quando il caso volle fosse ritrovata e, per volontà del vescovo Angelo Campagna, resa pubblica nell’estate 1988.
Nel 1996 Il Tribunale militare di Roma, aveva prescritto il processo nei confronti di Priebke e Hass imputati per la strage delle fosse Ardeatine. Successivamente la Corte di Cassazione aveva annullato tale sentenza, e solo dopo un nuovo processo e appelli la corte militare e la corte d’Assise,  sentenziarono nel 1998 la condanna definitiva all’ergastolo di Priebke.

Il gruppo di studio e lo stesso Sorbo, temendo che la strage di Caiazzo potesse essere inficiata dal conflitto tra i due tribunali, evidenziato dal caso Priebke, furono contenti che la sentenza fosse presa in carico dalla Corte d’Assise anziché dal Tribunale Militare. Col passare degli anni secondo Sorbo, questa scelta ha evidenziato i suoi limiti, poiché il processo insistendo sulla responsabilità dei due artefici, non approfondì a sufficienza le cause della strage. Per la corte di Assise infatti, si trattò di un “episodio singolare”, che contrasta con la verità storica di “una occupazione nazista della Campania”.

Il processo di S. Maria C.V. NON ha solo sottovalutato l’impressionante numero di civili uccisi dalla Wehrmacht in Terra di Lavoro, ma ha pure accreditato l’ipotesi infondata di sevizie cui sarebbero state sottoposte le vittime prima di essere uccise: La Corte, ad esempio, per stabilire come erano stati uccisi quei contadini, prese in considerazione lo scenario descritto da alcuni testimoni accorsi sul posto il giorno dopo, piuttosto che le ferite riscontrate sui corpi delle vittime da un ufficiale medico americano…

Anche se molto discussa questa resta l’unica sentenza di condanna di criminali nazisti in Italia da parte di una Corte di Assise e non di un Tribunale Militare. Il magistrato riporterà la sua versione dei fatti in un libro scritto in uno con il giornalista Antimo Della Valle, dal titolo: La strage di Caiazzo: 13 ottobre 1943

Da sempre Sorbo afferma che il massacro rientrava, invece, in un piano sistematico e dal processo sarebbero dovute emergere le responsabilità dei comandi militari, così come è emerso nei procedimenti contro crimini nazisti successivi a quelli di S. Maria C.V .

Coincidenza molto suggestiva è che contestualmente all’eccidio di Caiazzo avvenne quello di Faicchio (Bn) descritto nel testo: L’Ultima notte di Bedò del ricercatore Emilio Bove, anch’egli capace di riportare alla luce della verità un episodio caduto nell’oblio del tempo.

Ulteriore coincidenza è che, per una funesta concomitanza, la strage è avvenuta nello stesso giorno della dichiarazione di guerra dell’Italia alla Germania, concomitanza che potrebbe aver reso ancora più aspro il clima politico-militare, in uno scenario già segnato dalla battaglia del Volturno combattuta tra anglo-americani e tedeschi. 

La ricerca di Sorbo non è ancora terminata e l’Istituto Storico del Sannio Telesino ha l’onore di riportare, utili al confronto culturale della memoria, questi due testi che lungi dal rappresentare una conclusione, pongono ulteriori spunti di riflessione e ci impongono una mai doma ricerca della verità.


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