In precedenti articoli, attratto da due resoconti brevi, ma suggestivi, letti in una  copia manoscritta di missiva in cui Crescenzo De Petrillis, arciprete di Pietraroia vissuto ben 124 anni (1493 – 1617), riferì su tredici prelati telesini,1Cfr. Pietraroia, Archivio della Parrocchia, AA.VV., Memorie, ms., pp. 119-121; R. Di Lello, La biografia di tredici vescovi telesini in una lettera di C. Petrillo, Piedimonte Matese, Associazione Storica del Medio Volturno, 1978.  ho scritto, mostrandone i  blasoni, di  “uno Spagnuolo […] attento più tosto a martiali scherzi, che a pastorale scettro […]2 Cfr. AA.VV. cit., p. 121; R. Di lello, Un vescovo Telesino… non del tutto vescovo, in “Storia diocesana”, Istituto Storico Sannio Telesino –ISST–21 luglio 2020. e di “Biagio Caropipe di Cerreto, huomo […]di vita esemplare”. 3Cfr. Cfr. AA.VV. cit., p. 120; R. Di Lello, Un vescovo “di Cerreto” e i suoi stemmi, in “Storia di Cerreto”, ISST, 28-6-2021. L’argomento e l’araldica relativa mi hanno invogliato a ricerca ulteriore, per quanto possibile a proposito degli altri pastori del XVI secolo i quali hanno preceduto quelli del medesimo periodo, ma non hanno, a differenza di questi e dei successivi, gli  emblemi  disposti in bell’ordine nel salone del palazzo vescovile in Cerreto. 
Il primo di questa – mi si passi la definizione – nuova serie è il già vescovo di Lavello, Pietro  Palagario da Trani (1487-1505?), nominato anche Pietro Tranese; di lui hanno detto non pochi autori,4 Cfr. nt 2 in G. Rossi, Catalogo de’Vescovi di Telese, Napoli, Società Tipografica, 1827, pp. 115-118 e II ristampa, a c.d. Nicola Vigliotti, Puglianello, Media Press, 2008, pp111-113. G.V. Ciarlanti, Memorie historiche del Sannio, Isernia, Cauallo, 1644, V, p. 468, lo chiama Palagatio. F. Ughelli, Italia Sacra, Roma, Deversin & Masotti, 1662, col. 523-524-Venezia, Coleti, 1721, XIX, col. 370Memorie storiche di CerretoSannita per Nicola arcidiacono Rotondi, 1869, a c.d. Antonello Santagata, S. Salvatore Telesino, ISST, 2019, p. 102. A. M. Iannacchino, Storia di Telesia. Sua Diocesi e Pastori, Benevento, D’Alessandro, 1900, pp. 260-261. R. Pescitelli, Chiesa Telesina Luoghi di culto di educazione di assistenza nel XVI e XVII secolo, Benevento, Auxiliatrix, 1977, p. VII. nessuno, però, ha fatto riferimento all’ insegna o ne ha riportato l’immagine, pertanto, mi sono rivolto alla diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa,5Email del 22/ 7/ 2021. indago pure su altre fonti e, in attesa di risultati, son passato al successore, Andrea Riccio.

Dando inizio al breve elenco manoscritto, al quale ho fatto cenno, ne riferì il De Petrillis, anche se lo ricordò col nome di “Pietro Senese”, scambiandolo, è plausibile, col predecessore Tranese in quanto, come aveva detto appena innanzi, attribuiva alla propria età avanzata, come i funghi vecchi,  perdita di energia e mancanza di memoria; di lui esordì scrivendo che “resse il vescovato” da “persona di vita, et ottimi costumi per lo spatio di otto anni in circa interpellatamente […]”.  6AA.VV., cit., pp. 119-120 e R. Di Lello, 1978, p. 9.                                                     

Foto R. Di Lello

                                                                                       

Ferdinando Ughelli, autore di un’opera enciclopedica su diocesi e vescovi d’Italia, fece riferimento, tra i Vescovi Telesini, ad Andrea Riccio e riportò, qui volto dal latino: “Napoletano di chiara famiglia, eletto da Giulio II defunse sotto Leone X nell’anno 1515. Commendatario di questa diocesi fu il cardinale D’Aragona il 15 di maggio, il quale dopo pochi giorni la restituì al successore”, 7F. Ughelli, 1721, XX, col. 370. Biagio Caropipe.

Biagio Aldimari, scrisse di famiglie nobili napoletane, ne riprodusse decine di stemmi, qualcuno utilizzato da antistiti telesini8Cfr. B. Aldimari, Memorie historiche di diverse famiglie nobili, Napoli, Raillard, 1691, libri I-III, pass; vid. II, p. 508 b. e rammentò, tra l’altro, che la rinomata famiglia Riccio napoletana era d’origine amalfitana; antenati ne erano stati Giovanni e Sergio che prestarono danaro a re Carlo I d’Angiò; Franceschiello, cavaliere, fu tesoriere regio al tempo degli Aragona e Michele I° fu consigliere di re Alfonso I°; non poco, infine, si distinsero Antonio, arcivescovo, e Michele  II°, ambasciatore di re Luigi XII di Francia presso papa Giulio II e scrittore 9Id., ibid.,  n. 217, pp. 435-437. G. Rossi, 2008, p. 113. Nicola Rotondi , arcidiacono della diocesi telesina, trattò in un manoscritto “Dei vescovi di Telese, indi di Cerreto”, ma di “Andrea de’Ricci” accennò soltanto che fu eletto “da papa Giulio II° nel 1505”. 10N. Rotondi,  p. 103. 

Giovanni Rossi, custode della reale biblioteca di Napoli e storico, diede notizie sulla famiglia e precisò che il presule Andrea era morto nel 1515 “nell’anno stesso in cui cessò di vivere in Francia il suo Fratello Michele II” .11G. Rossi, 2008, p. 114.
Angelo M. Iannacchino, prelato telesino, scrisse, che “essendo Papa  Giulio II fu eletto a Vescovo di Telese a di 11 Giugno Andrea Riccio di chiara e nobile famiglia napoletana. Ma visse poco, giacché nel 1516 non era più”. 12A. M. Iannacchino, p. 261.  

Renato Pescitelli, storico della Chiesa telesina, ha dedotto, da Benefici Cerreto, che, con residenza a Napoli, “Mons. Riccio” 1505-15 “forse non venne mai in Diocesi”. 13R. Pescitelli, p. VII, Serie dei vescovi, n. 8 e nt. 5.  

Per quanto concerne il blasone di Andrea Riccio, soltanto l’Ughelli, tra gli autori citati, ne espose l’immagine, ma in bianco e nero; a distanza di tempo, Salvatore D’Onofrio e Nunzio Masotta lo hanno riproposto insieme ad altri tratti anche dalla Tabula Dyptica 14Vid., a p. 324,  S. D’Onofrio e N. Masotta, a c.d., Documenti e immagini, in  G. Rossi, 2008, pp309-339.  

Foto S. D’Onofrio – N. Masotta

In questo articolo, non per l’esperto in araldica, dirò,  molto semplicemente, che la copia, in bianco e nero, risulta costituita da scudo sormontato da mitra e bende e suddiviso in tre piani: il primo con aquila che si leva in volo ad ali spiegate, l’intermedio con riccio ovvero porcospino che procede verso destra, l’ inferiore con due fasce di onde. 

Per quanto attiene ai colori, ipotizzo, almeno, che il vescovo, per aver adottato integralmente nel disegno l’emblema della famiglia, ne abbia utilizzato, logicamente, anche i colori. Non pare superfluo, infatti, porre in rilievo che i ministri della Chiesa cattolica consacrati ufficialmente dal papa, hanno preso a modello, non di rado, se di nobile origine, l’insegna della loro stirpe. 

Ebbene, non esigua è la letteratura che descrive e mostra il blasone della famiglia Riccio, sicché, alla luce anche di quanto riportato,15Cfr. in Google: Giorgio Rizzo, Nobili NapoletaniRiccio o Rizzo; Wikipedia, Rizzo (famiglia). dirò altrettanto semplicemente che, dal 1454, esso risulta costituito,  da scudo con bende suddiviso in tre piani: il primo d’oro (giallo) in origine d’argento, con aquila nera che coronata d’oro si leva in volo (la famiglia), l’intermedio d’oro (giallo) in origine al naturale, con riccio nero (il cognome), l’ inferiore in oro (giallo) in origine d’argento, con due fasce di onde in azzurro (il paese d’origine); in qualche raffigurazione lo scudo è sormontato da cimiero chiaro con visiera a bande verticali d’oro e rosse. Dunque?

Elaborato e foto di L. Morone

Come mostra, in base a quanto riferito,16 In email, 07-10-2021 e riscontro 15-10-2021. anche l’elaborato dell’architetto Lorenzo Morone, è verosimile che nello stemma del vescovo Andrea Riccio pure i colori siano stati identici a quelli del blasone di famiglia e, pertanto,  mitra e bende chiare, come il cimiero, nonché aquila nera, riccio nero e onde azzurre, nei tre piani giallo-oro.

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[1] Cfr. Pietraroia, Archivio della Parrocchia, AA.VV., Memorie, ms., pp. 119-121; R. Di Lello, La biografia di tredici vescovi telesini in una lettera di C. Petrillo, Piedimonte Matese, Associazione Storica del Medio Volturno, 1978.  
[2] Cfr. AA.VV. cit., p. 121; R. Di lello, Un vescovo Telesino… non del tutto vescovo, in “Storia diocesana”, Istituto Storico Sannio Telesino –ISST–21 luglio 2020. 
[3] Cfr. Cfr. AA.VV. cit., p. 120; R. Di Lello, Un vescovo “di Cerreto” e i suoi stemmi, in “Storia di Cerreto”, ISST, 28-6-2021.  
[4] Cfr. nt 2 in G. Rossi, Catalogo de’Vescovi di Telese, Napoli, Società Tipografica, 1827, pp. 115-118 e II ristampa, a c.d. Nicola Vigliotti, Puglianello, Media Press, 2008, pp111-113. G.V. Ciarlanti, Memorie historiche del Sannio, Isernia, Cauallo, 1644, V, p. 468, lo chiama Palagatio. F. Ughelli, Italia Sacra, Roma, Deversin & Masotti, 1662, col. 523-524-Venezia, Coleti, 1721, XIX, col. 370Memorie storiche di CerretoSannita per Nicola arcidiacono Rotondi, 1869, a c.d. Antonello Santagata, S. Salvatore Telesino, ISST, 2019, p. 102. A. M. Iannacchino, Storia di Telesia. Sua Diocesi e Pastori, Benevento, D’Alessandro, 1900, pp. 260-261. R. Pescitelli, Chiesa Telesina Luoghi di culto di educazione di assistenza nel XVI e XVII secolo, Benevento, Auxiliatrix, 1977, p. VII. 
[5] Email del 22/ 7/ 2021. 
[6] AA.VV., cit., pp. 119-120 e R. Di Lello, 1978, p. 9.
[7] F. Ughelli, 1721, XX, col. 370. 
[8] Cfr. B. Aldimari, Memorie historiche di diverse famiglie nobili, Napoli, Raillard, 1691, libri I-III, pass; vid. II, p. 508 b. 
[9] Id., ibid.,  n. 217, pp. 435-437. G. Rossi, 2008, p. 113. 
[10] N. Rotondi,  p. 103.
[11] G. Rossi, 2008, p. 114.
[12] A. M. Iannacchino, p. 261.
[13] R. Pescitelli, p. VII, Serie dei vescovi, n. 8 e nt. 5. 
[14] Vid., a p. 324,  S. D’Onofrio e N. Masotta, a c.d., Documenti e immagini, in  G. Rossi, 2008, pp309-339. 
[15] Cfr. in Google: Giorgio Rizzo, Nobili NapoletaniRiccio o Rizzo; Wikipedia, Rizzo (famiglia). 
[16] In email, 07-10-2021 e riscontro 15-10-2021.



Rosario Di Lello

Rosario Di Lello è nato a Napoli il 9 dicembre 1936 ed è residente in Piedimonte Matese. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli e successiva specializzazione in Chirurgia generale all’Università di Modena è stato aiuto chirurgo presso l’ospedale civile di Piedimonte Matese e, dal maggio 1990, primario del reparto di Pronto Soccorso. Attualmente è pensionato. Dal 1° giugno 1978 è socio corrispondente dell’Associazione Culturale Italo Ispanica “C. Colombo – Madrid”. Negli anni 1972-73, in collaborazione con altri, ha pubblicato alcuni articoli specialistici su riviste mediche. Cultore di storia e tradizioni locali ha pubblicato studi su vari Annuari e collane dell’Associazione Storica del Medio Volturno (sodalizio del quale oltre che socio è stato in passato anche componente del consiglio direttivo) ed in altre riviste e quotidiani regionali.