C’è un fantasma tra i ruderi della Vecchia Cerreto? Tutti gli indizi ci dicono che è probabile.
Ma procediamo con ordine. La Cerreto medioevale sorgeva appena più a monte dell’attuale su di un altopiano collinoso compreso fra le contrade San Giovanni, Sant’Anna e Madonna del Soccorso. Era molto popolata, pare che nel ‘600 contasse circa 9.000 abitanti, ed era costituita da un nugolo di case addossate l’una all’altra intramezzate da magnifici palazzi signorili e da numerosissime chiese.
Ne veniva fuori un insieme irregolare di caseggiati ineguali serviti da strette vie e piccolissimi vicoli. Era circondata da mura a cui si accedeva tramite quattro porte che di notte venivano serrate.
Al centro del paese si ergevano il palazzo ducale, la chiesa collegiata di San Martino e la mastodontica Torre. Costruita nel XIV secolo dai Sanframondo, conti di Cerreto, a scopo difensivo e di esibizione, nel periodo dei Carafa, e fino al terremoto del 1688, venne adibita a carcere. E qui comincia il mistero.
Nel 2012 si concluse la ristrutturazione dei ruderi della Torre con la creazione di un parco archeologico da rendere fruibile al pubblico. Durante i lavori due operai idraulici, che chiameremo Pietro e Nicola, si recarono sul luogo per allestire l’impianto in un piccolo museo-sala conferenze adiacente alla Torre.
La loro forte ritrosia nel raccontarmi i fatti che avvennero quella volta alla Torre è già un indizio di buona fede. Tranne a qualche strettissimo amico, hanno sempre evitato di riferirli, certi di sottoporsi a giudizi sarcastici o addirittura sprezzanti da parte della gente. La rassicurante garanzia dell’anonimato e una certa fiducia in chi scrive hanno consentito di conoscere i “fatti” di Cerreto Vecchia.
Già un primo episodio lasciò i due abbastanza perplessi: mentre erano intenti a lavorare all’interno di un bagno sentirono entrambi un forte rumore di ferraglia proveniente dal salone adiacente. Presto si recarono incuriositi nella stanza dove trovano il loro secchio, nel quale avevano riposto parte degli attrezzi, riverso a terra e gli attrezzi sparsi tutt’intorno, come se qualcuno, di proposito, avesse voluto far loro un dispetto.
Ora, la squadra di lavoro era composta solo da loro due né vi erano altri operai in tutto il cantiere archeologico, erano passati solo pochissimi secondi da quando avevano sentito il rumore fino al momento in cui s’erano affacciati nel salone non scorgendo nessuno, e, infine, si erano precipitati subito fuori alla ricerca del buontempone dispettoso ma non videro anima viva all’orizzonte. Quindi chi era stato? Escludendo il vento, la giornata estiva era calma ed il secchio troppo pesante, o qualche cane randagio, non ne videro, il fatto passò come uno scherzo di qualche amico che, però, non si è mai rivelato né allora né in seguito.
I lavori durarono qualche tempo e un paio di giorni dopo l’episodio del secchio, Pietro e Nicola furono testimoni di un altro fatto strano.
Attraverso una parete di uno dei bagni della struttura, quella che all’esterno guarda la Torre, i due quella mattina sentirono distintamente provenire dei colpi sordi a cadenza ritmata. In un primo momento pensarono a qualcuno che stesse spaccando legna per cui si recarono all’istante all’esterno, guardarono tutt’intorno ma neanche stavolta fu possibile scorgere qualcuno. Ancora più strano ed inspiegabile, però, fu quando uno di loro rimase di guardia all’esterno mentre l’altro, che restò dentro, riferì di sentire ancora i colpi, come se questi provenissero dall’interno dello stesso muro. Anche l’altro operaio tornò dentro la struttura, accertatosi che all’esterno non ci fosse nessuno, e anche lui sentì quei colpi ritmati che continuarono per un po’ per poi divenire un rumore simile a quando si gratta un muro con le unghie. Da quel momento i due iniziarono ad avere paura. Ancora oggi, nel raccontare quegli avvenimenti, l’evidente imbarazzo, la postura del corpo, i gesti impacciati e la voce incerta, fanno capire che terrore si era impossessato di loro.

Era un mistero anche questa volta, ancora più misterioso di quello precedente. Era stata un’allucinazione uditiva comune? Gli operai cercarono di non dare molto peso all’accaduto ma oramai si erano instaurati in loro uno stato d’ansia, una certa preoccupazione e, come detto, la paura. Comunque, non dissero niente a nessuno e il giorno seguente tornarono al lavoro. Al mattino, all’ora della colazione, avvertirono il suono di una musica dolce e malinconica, frutto di uno strumento tipo un pianoforte o forse un clavicembalo, proveniente dalla Torre. Dopo un rapido sguardo di intesa, raccolsero il loro coraggio, e andarono sia nei pressi che all’interno della Torre dove, neppure stavolta, videro nessuno, anche se il suono diveniva più intenso man mano che si avvicinavano alla struttura.

Non sappiamo quanto tempo sia durata la canzone perché i due, oramai terrorizzati, scapparono in paese, raccogliendo in fretta gli strumenti di lavoro.
Trascorsero quei cinque minuti di percorso in silenzio e come inebetiti, poi, di comune accordo, decisero di recarsi dal titolare della ditta per spiegare l’abbandono del posto di lavoro e pronti a raccontargli tutto.

L’imprenditore, dopo aver ascoltato il racconto, dimostrò di credere ad ogni parola anche se non apparve molto meravigliato. Infatti, riferì loro quanto era successo pochi mesi prima, quando un operaio addetto alla tinteggiatura, che lavorava nella stessa struttura del complesso della Torre, una mattina, in preda a una forte crisi di agitazione, si era allontanato improvvisamente da quel luogo, scappando a piedi fino al paese con addosso ancora gli abiti da lavoro.

Al titolare spiegò, in qualche modo, che si era spaventato tantissimo poiché aveva sentito una musica, di un pianoforte o forse di un clavicembalo, proveniente dalla Torre dove non aveva trovato nessuno. Il caso all’imprenditore risultò molto strano e incredibile soprattutto perché l’operaio era sordomuto. Lo spavento dell’uomo, però, era reale, tanto è vero che non ci fu verso di fargli riprendere il lavoro in quel posto né di convincerlo ad andare almeno a raccogliere i suoi indumenti che gli furono riportati da un collega.

Pietro e Nicola hanno giurato che non si recheranno mai più in quei luoghi.
Il racconto dei due operai, però, conferma delle voci già circolanti in paese. Alcuni, infatti, in passato hanno sostenuto che a volte, nei pressi della Torre, si può sentire, come portato dal vento, il suono di una musica antica.
P.S. I fatti che ho esposto, ne sono certo, sono realmente accaduti, che poi la spiegazione sia soprannaturale è un altro discorso.



Antonello Santagata

Medico del Lavoro. Regista teatrale. Giornalista pubblicista. Fondatore della biblioteca del Sannio. Scrittore e divulgatore della storia e dei personaggi del Sannio. Ha pubblicato nel 1992 "A tavola nel Sannio" (coautore), una guida ai ristoranti della provincia di Benevento con itinerari turistici. "Dietro la Leggenda" (2016), una raccolta di racconti brevi ispirati a fiabe, leggende del Sannio. Nel 2017 ha pubblicato "Samnes", un romanzo storico sull'epopea sannita tramite una storia d’amore ambientata nella Telesia. Nel 2019 ha pubblicato "Guida alla Valle Telesina e al Sannio".