
In una prossima pubblicazione dal titolo: Palazzo e Monumento Funebre di Michele Ungaro in Cerreto Sannita. Simbolismi Religiosi ed esoterici, a cura di Michele Selvaggio, Rodolfo Cangiano e Andrea Ferrigno, con contributi di: Adam Franklin Biondi, Santino Maria Suero ed Antonietta Scocca, si analizza anche un bassorilievo presente sulla facciata del palazzo dell’ex monastero delle Clarisse di Cerreto Sannita. Oggetto di numerose discussioni sulla sua provenienza e di diverse interpretazioni.
Il monastero delle Clarisse di Cerreto Sannita fu fondato nel 1369 da Francesca Sanframondi, vedova di Pietro de Cadenet, collaterale e ciambellana della regina Giovanna I di Napoli nonché parente di Giovanni III Sanframondi, conte di Cerreto Sannita. Ricostruito dopo il terremoto del 5 giugno 1688, il monastero ha ospitato l’ordine delle Clarisse Urbaniste dal XIV secolo al XX secolo quando è divenuto di proprietà delle Suore di Carità di Nostra Signora del Buono e Perpetuo Soccorso che vi hanno istituito un convitto, una scuola materna, un liceo linguistico, una scuola ed un istituto magistrale, intitolando il plesso a papa Leone XIII. La chiesa annessa al monastero è uno splendido esempio di architettura barocca.
In verità il Monastero esisteva già nella Vecchia Cerreto, ovvero l’agglomerato urbano distrutto dal terremoto del 1688. Ivi occupava un’ala del castello dei Sanfromondo assieme ai Padri Conventuali di Sant’Antonio.
Il terremoto del 5 giugno 1688, che rase al suolo il vecchio abitato medievale e colse le suore mentre erano intente a recitare i vespri nel coro della chiesa. L’edificazione del monastero e della chiesa nell’attuale Cerreto, progettata da Giovanni Battista Manni, avvenne dietro incarico del conte Marzio Carafa. Il figlio di Michele Ungaro, Armando sindaco della cittadina, riuscì ad evitare che il Regio Decreto, del 27 ottobre 1866, fosse attuato ed il monastero incorporato nel fondo culto. Infine, il 26 marzo 1930, la Congregazione delle Suore di Carità di Nostra Signora del Buono e Perpetuo Soccorso acquistò lo stabile di cui è tuttora proprietaria, adibendovi un convitto, una scuola materna, un liceo linguistico, una scuola ed un istituto magistrale. All’angolo fra piazza Roma e via Telesina, nell’isolato del monastero, è sita un’antica bottega di Fabbri e, in alto, il bassorilievo.
Come tutte le costruzioni della cittadina sannita, anche nella costruzione del Monastero vennero adoperati materiali derivati dalle macerie della vecchia Cerreto.
Il bassorilievo è uno di questi. La presenza dell’esagramma, o stella di David, ha ispirato la teoria che fosse un simbolo della comunità ebraica della Vecchia Cerreto.
L’argomento, largamente esplicato nella prossima pubblicazione, a cui vi rimandiamo, ha avuto dall’esperto di simbolismi ed ermèneutica dr. Stefano Pipitone la seguente spiegazione:
«…A prima vista sembrano Sole e Luna. Ad una più attenta visione la luna non era ‘scolpita male’ semplicemente non era una Luna. Bensì una falce. Sole e Falce. Tempo di mietitura, giugno. Solstizio. San Giovanni.
Àncora segno di salvezza. Calma sotto la superfice del mare agitato. Di approdo dopo la navigazione. Stabilità. Simbolo adottato dai cristiani, che ne fecero buon marketing (la fede è àncora di salvezza).
L’àncora rappresenta anche il Tau. L’uomo. Gli egizi posero un cerchio sulla sommità. La croce ansata, la Vita. La base di una porzione della Luna 1/4. Luna crescente. Madre.
Conchiglia. Uno dei più potenti amuleti. Il suono della conchiglia non è solo d’auspicio, ma è in grado di cacciare gli asùra, i demoni.
Le conchiglie furono le prime monete che la storia ricordi. La conchiglia è essenziale in tutti i principali rituali. L’acqua viene versata da una conchiglia. La spirale. Fertilità. Nuovo inizio. Suonata per dare inizio alle guerre.
Shatkona, esagramma, stella di David. Dal fuoco e dall’acqua. Il Sole. La Saggezza e la Consapevolezza.
In breve, al solstizio d’estate coloro che possiedono la consapevolezza approderanno in un tempo sicuro…».