In una ricerca su vescovi Alifani fra ritratti e stemmi m’è capitato di incontrare antistiti di altre diocesi e tener conto anche del loro blasone. Per quella di Telese-Cerreto, talvolta unita all’alifana e, così come questa, suffraganea dell’archidiocesi beneventana, lessi, in un volume manoscritto, la copia d’ una singolare missiva in cui, Crescenzo De Petrillis, arciprete di Pietraroia vissuto ben 124 anni, dal 1493 al 1617, aveva trattato di tredici prelati succedutisi nel corso di sua lunga vita.1Cfr. Pietraroia, Archivio della Parrocchia, AA.VV., Memorie, ms., pp. 119-121 e R. Di Lello, La biografia di tredici vescovi telesini in una lettera di C. Petrillo, Piedimonte Matese, Associazione Storica del Medio Volturno, 1978.
Attrassero subito la mia attenzione due resoconti sintetici, ma più degli altri suggestivi; sicché, nel tempo, ho indagato, ho appreso quel che aveva combinato “uno Spagnuolo […] di assai slacciati piedi e di lascivi pensieri, […] attento più tosto a martiali scherzi, che a pastorale scettro […]”,2Cfr. AA.VV. cit., p. 121 e R. Di lello, Un vescovo Telesino… non del tutto vescovo, in “Storia diocesana”, Istituto Storico Sannio Telesino, 21 luglio 2020. e ho saputo qualcosa di più anche in merito a “Biagio Caropipe di Cerreto, huomo di lunga età, et di vita esemplare”.
Nel dettaglio e per quanto concerne il tema, infatti, Vincenzo Ciarlanti, arciprete della cattedrale d’Isernia nel 1644 e storico, annoverò, per il Sannio, gli “Huomini illustri ne tempi delli Re Aragonesi” e, tra essi, “Blasio Caropipe, di cui è quella Iscrittione nella Chiesa di S. Angelo in Sasso fuori Cerreto, ch’egli viuendo si elesse” e a 63 anni morì, il 10 luglio 1524.3V. Ciarlanti, Memorie historiche del Sannio, Isernia, Cauallo, 1644, V, 16, pp. 466 e 468.
Il barone Antonio Carizzi, cerretese, nell’ultimo quarto del ‘700 fece riferimento, in un suo manoscritto poi dato alle stampe, al “Vescovo nativo di Cerreto D. Biagio Caropipe”.4Cfr. Vincenzo Mazzacane, Memorie storiche di Ceerreto Sannita, ivi, Telesina, 1911, pp. 11 e 216.
Nicola Rotondi, arcidiacono della diocesi telesina dal 1861 al ’79, trattò in un manoscritto nel merito “Dei vescovi di Telese, indi di Cerreto” e di Biagio Caropipe che lo fu dal 1 di giugno del 1515; nel dettaglio, evidenzia che “dopo il nostro concittadino Giacomo di Giovanni Bartolomeo da Cerrito” –1353-1372 – “Fu questi il 2° vescovo nostro cittadino e se ne paiono le virtù, i pregi, gli onori, l’età, la morte ed il luogo della sua sepoltura[…]” il di 1° di giugno5In Memorie storiche di Cerreto Sannita per Nicola arcidiacono Rotondi, 1869, altresì a c.d. Antonello Santagata, Istituto Storico Sannio Telesino, I, 2019, pp. 5 e 102-103. Angelo M. Iannacchino, presule dal 1895 al 1918, rese noto, tra l’altro, che il Caropipe, “da Cerreto”, era stato “Arciprete di S. Maria Maggiore in Guardia Sanframondi”; traversò “una lunga vita, ma esemplare” ; di lui “parlò molto bene l’innanzi mentovato Petrilli, anzi volle essere sepolto in una Chiesetta scavata in un’enorme sasso detto Sant’Angelo ad saxo”, in territorio di Cerreto, ma alquanto lontano,6A. M. Iannacchino, Storia di Telesia Sua Diocesi e Pastori, Benevento, D’Alessandro, 1900, p. 262. a confine con Guardia. Da rilevare che località Sant’Angelo è la zona in cui, sta la grossa roccia che, isolata e per l’ aspetto, vien definita “La leonessa”.
Insomma, per quel che nello specifico concerne il tema, il nostro pastore risulta originario di Cerreto e meritevole.
A questo punto, avendo letto di araldica pubblica e privata77- Tra gli altri, Giacomo C. Bascapè-Marcello del Piazzo e Luigi Borgia, Insegne e simboli Araldica pubblica e privata medievale e moderna, I e II, Roma, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, 1983e1999. per altri ecclesiastici, ho ritenuto opportuno indagarne pure circa l’emblema e ho pensato che, in quanto di personaggio, nella storia di una diocesi e, per giunta, del luogo e degno di stima, lo avrei trovato in un’ opera enciclopedica o, in serie com’è d’uso, in un salone della sede pastorale.
Ho consultato, pertanto, due edizioni di Italia Sacra del rinomato Ferdinando Ughelli e, su “Blasius Caropipe de Cerreto”, ho rinvenuto un cenno e non il simbolo;8Cfr. col. 524, in F. Ughelli, Italia Sacra, Roma, Deversin & Masotti, 1662, VIII, coll, 519 e segg. Cfr. col 370, in Id., ibid., Venezia, Coleti, 1721, VIII, coll. 367 e segg. ho compulsato il Catalogo di Giovanni Rossi, custode della Reale Biblioteca Borbonica di Napoli, e ho notato che vi aveva trattato diffusamente di “Blasius Caropipe de Cerreto Episcopus Telesinus (an 1515)”, riandando anche al Petrillo, ma senza figura alcuna;9G. Rossi, Catalogo de’Vescovi di Telese, Napoli, Società Tipografica, 1827, pp. 115-118. ho appreso, che nel Salone degli Stemmi, nel palazzo prelatizio di Cerreto, stava una serie di insegne la quale, però, aveva inizio con quella di Annibale Cotugno, monsignore dal 1577 al 1583.10Conferma del ref. architetto Vittorino Onofrio, Faicchio, tel. 3288761234, 22/ 6/ 2021, 12:01. Vid., altresì, pp. 325-333, in S. D’Onofrio e N. Masotta, a c.d., Documenti e immagini, in G. Rossi, cit. II ristampa, a c.d. N. Vigliotti, Puglianello, Media Press, 2008, pp. 309 e 339.
E Allora? Per quanto attiene al distintivo del “personaggio, per giunta originario del luogo e meritevole”, ho creduto, al momento, che non ne esistesse copia e mi son detto che non avrei mai visto niente del genere; eppure, m’è stato possibile acquisire qualcosa in merito.
Uno stemma del Caropipe sta nella Tabula Diptica, catalogo dei vescovi telesini manoscritto già al tempo dell’antistite Filippo Gentile ( 1747- 1771) e l’hanno riproposto Salvatore d’Onofrio e Nunzio Masotta.11Cfr. S. D’Onofrio e N. Masotta, cit., pp. 312 e 324. Il disegno originale, (fig. 2) semplice e in bianco e nero, riporta uno scudo sormontato da mitra con accenno a bende e con albero a chioma unita e sostenuto da due leoni contrapposti a tronco con tre radici.
Avevo letto, in Italia Sacra, che la lapide di Biagio Caropipe, faceva riferimento – volto dal latino – al dottore in legge e vescovo telesino, il quale, illuminato di spirito angelico ed umiltà, da vivo scelse il sepolcro in quella grotta. Visse anni 62, e morì il 10 di luglio 1524. Era stato canonico, primicerio e in più luoghi arciprete, per virtù personale, non perdestino; il testo era a firma del nipote Martino Paolino;1212- F. Ughelli, cit. Il Ciarlanti, cit. e la lapide portano, invece: anni 63. Nicola Vigliotti, sacerdote e docente di storia in Cerreto, ha aggiunto, di notevole interesse, che il Paolino era marito di Giulia Caropipe, nipote del vescovo e che il prelato Filiberto Pascale, sconsacrò nel 1783 la grotta-cappella, diventata sito d’armenti, e fece trasferire in cattedrale i resti mortali del Caropipe”; anzi, mentre l’Ughelli, non aveva riportato – ribadisco – blasone alcuno, il Vigliotti ha esplicitato le numerose abbreviazioni dell’ epitaffio e ha messo in evidenza (fig. 3) l’immagine della marmorea tomba che sta in cattedrale e sulla quale si legge, incisa, l’epigrafe con al centro, scolpito, l’emblema del presule;13N. Vigliotti, Il Culto Micaelico nella Grotta della Leonessa, in Cerreto Sannita, ivi, Comunità Montana del Titerno, 2000, pp. 25-27 e 21, 28 il simbolo, artistico, appare sormontato da mitra con bende e presenta un albero con chioma ripartita su tre grossi rami e tronco, su tre radici, sostenuto da due leoni a coda biforcuta e contrapposti.
Immagine recente è un disegno, opera dell’architetto Lorenzo Morone da Cerreto, per due differenti composizioni della Ceramica Marina; speditami gentilmente in copia dall’autore,14Ref. L. Morone, email del 16.6.2021, ore 17.34. che ringrazio, configura un’ insegna (fig. 4) ancor più completa, perché a colori e con mitra, bende, albero a chioma su tre rami, tronco a tre radici e sostenuto da due leoni a coda biforcuta e contrapposti.
Dei due manufatti in maiolica, quello nella Grotta S. Angelo,15Id., ibid., Vid. pure N. Vigliotti, 2000, cit., p. 28. contiene distintivo e, autografi, commento storico, nota a precedenti lavori di restauro colà portati a termine e provenienza.
Il secondo (fig. 5 ) sta nel pavimento del così detto Chiostro contiguo alla chiesa Sant’Antonio in Cerreto e presenta stemma con didascalia e provenienza scritte a mano.16Ref. R. Morone, cit.
Da notare, infine, (fig. 6) a prescindere da eventuali colori, dal galero, dai cordoni col relativo numero di nappe e dalla croce astile doppia, elementi tutti cardinalizi, che uno scudo con albero a chioma unica, con tronco a tre radici17Cfr.. Notificazione per la Santa Quaresima del 1897. Al Diletto Clero e popolo dell’Archidiocesi di Benevento e della Diocesi suffraganea di Alife. o senza e sostenuto da due leoni contrapposti, caratterizza pure il blasone di Camillo Siciliano, cardinale, dal 1879 al 1897, dell’archidiocesi di Benevento.18Per dati storici e iconografia, cfr. Ferdinando Grassi-Lamberto Ingaldi, I Pastori della Cattedra Beneventana, Benevento, Auxiliatrix,1969, pp. 175-177.
E, fin qui, per monsignor Biagio Caropipe non sembra poco; quando, poi, si dice …
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[1] Cfr. Pietraroia, Archivio della Parrocchia, AA.VV., Memorie, ms., pp. 119-121 e R. Di Lello, La biografia di tredici vescovi telesini in una lettera di C. Petrillo, Piedimonte Matese, Associazione Storica del Medio Volturno, 1978.
[2] Cfr. AA.VV. cit., p. 121 e R. Di lello, Un vescovo Telesino… non del tutto vescovo, in “Storia diocesana”, Istituto Storico Sannio Telesino, 21 luglio 2020.
[3] V. Ciarlanti, Memorie historiche del Sannio, Isernia, Cauallo, 1644, V, 16, pp. 466 e 468.
[4] Cfr. Vincenzo Mazzacane, Memorie storiche di Ceerreto Sannita, ivi, Telesina, 1911, pp. 11 e 216.
[5] In Memorie storiche di Cerreto Sannita per Nicola arcidiacono Rotondi, 1869, altresì a c.d. Antonello Santagata, Istituto Storico Sannio Telesino, I, 2019, pp. 5 e 102-103.
[6] A. M. Iannacchino, Storia di Telesia Sua Diocesi e Pastori, Benevento, D’Alessandro, 1900, p. 262.
[7] Tra gli altri, Giacomo C. Bascapè-Marcello del Piazzo e Luigi Borgia, Insegne e simboli Araldica pubblica e privata medievale e moderna, I e II, Roma, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, 1983e1999.
[8] Cfr. col. 524, in F. Ughelli, Italia Sacra, Roma, Deversin & Masotti, 1662, VIII, coll, 519 e segg. Cfr. col 370, in Id., ibid., Venezia, Coleti, 1721, VIII, coll. 367 e segg.
[9] G. Rossi, Catalogo de’Vescovi di Telese, Napoli, Società Tipografica, 1827, pp. 115-118.
[10] Conferma del ref. architetto Vittorino Onofrio, Faicchio, tel. 3288761234, 22/ 6/ 2021, 12:01. Vid., altresì, pp. 325-333, in S. D’Onofrio e N. Masotta, a c.d., Documenti e immagini, in G. Rossi, cit. II ristampa, a c.d. N. Vigliotti, Puglianello, Media Press, 2008, pp. 309 e 339.
[11] Cfr. S. D’Onofrio e N. Masotta, cit., pp. 312 e 324.
[12] F. Ughelli, cit. Il Ciarlanti, cit. e la lapide portano, invece: anni 63.
[13] N. Vigliotti, Il Culto Micaelico nella Grotta della Leonessa, in Cerreto Sannita, ivi, Comunità Montana del Titerno, 2000, pp. 25-27 e 21, 28
[14] Ref. L. Morone, email del 16.6.2021, ore 17.34.
[15] Id., ibid., Vid. pure N. Vigliotti, 2000, cit., p. 28 .
[16] Ref. R. Morone, cit.
[17] Cfr.. Notificazione per la Santa Quaresima del 1897. Al Diletto Clero e popolo dell’Archidiocesi di Benevento e della Diocesi suffraganea di Alife.
[18] Per dati storici e iconografia, cfr. Ferdinando Grassi-Lamberto Ingaldi, I Pastori della Cattedra Beneventana, Benevento, Auxiliatrix,1969, pp. 175-177.