In precedenti articoli ho pubblicato, in generale ed in particolare, di religione e taumaturghi nella Storia della Medicina dall’ Evo Antico all’ Età Moderna e, per il Medioevo, anche di san Menna, dopo aver visitato alcune volte Cima San Mennato, l’eremo dove il Santo dimorò, sul monte Pentime del Taburno.1Cfr. R. Di Lello, San Menna monaco solitario nella storia della medicina campana, in “Servire Insieme”, Diocesi di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’ Goti, 2, 2009, pp. 265-282. Della biografia, per la Storia della Chiesa, hanno scritto fra i molti, chiamandolo o Menna o Mennato, papa Gregorio, già nel 593 o ’94;2Id.ibid., nt. 4, p. 266. un testo latino, ufficiale, della S. Metropolitana Chiesa Beneventana, nel 1887-1888;3Id.ibid., nt. 8, pp. 266-267. lo straniero Baudoin de Gaiffier, belga, nel 1944;4Id.ibid.pass. e nt. 9, p. 267. Giuseppe Corbo, di recente.5G. Corbo, San Menna eremita, un santo sannita, in “Almanacco”, Telese, Istituto Storico Sannio Telesino, 24-8-2024. Immagini del popolo Vitulanese che visita “nel giorno della festa di S. Menna la montagna, e la romita chiesetta del suo nome”, è possibile ammirare nelle cospicue fotografie, vetuste e perciò degne di stima, portate a compimento dal prof. Tonino Di Gennaro negli anni 1940-1960.6Cfr. Francesco Pedicini, La Valle Vitulanese e S. Menna Solitario, Bari, Stab. Tipografico Cannone, 1883 – Piesse-Grafica & Stampa – Foglianise (BN) -1999, p. 45 e, ibid., vedi Tonino Di Gennaro, Repertorio Fotografico  (Anni 40/60), pp. 111-124, 128. Per la Storia della Medicina, non è superfluo anticipare  che  studiosi hanno distinto i santi in “medici”, in “considerati medici“ e in “non medici” e i taumaturghi risultano, circa il settore dell’attività, “generici” e “specialisti”. 7Per le note da 7 a 12, cfr. R. Di Lello, 2009. Circa la vita del Santo, la guarigione dell’arcivescovo Orsini,  il canto in onore del penitente Solitario, nonché la dichiarazione a Protettore e la relazione del notaio M. Pastore di Vitulano cfr. pure F. Pedicini, 1999, pp.36-37, 48, 60-62 , 98-101, 107-108. A questo punto, rivisitando il mio articolo e i testi in esso citati,8vedi nota 7dirò del Santo nella vicenda medica, ma con aggiunte, con passi “tradotti dal latino”, con riferimenti “alla lettera”, in sintesi, molto semplicemente  e, quindi, per il cortese lettore ordinario interessato al tema. 

San Menna del Sannio, da distinguere da san Menna egiziano, martire del III secolo e taumaturgo contro le malattie della pelle, visse nel VI secolo. Ritenuto originario di Vitulano e di nobile famiglia, ancor giovane e alla vista di un teschio umano rinunciò alle delizie, localizzò su di un’altura, poi Monte San Menna, quasi ad ascendere al cielo, e vicino ad un corso d’acqua pura, nei pressi di una selva, il proprio eremo,  vi costruì “una celletta” e vi si ritirò, in solitudine, preghiera, contemplazione e penitenza, si nutrì d’ erba dell’incolto terreno e d’acqua, dormì sulla nuda terra, fino al termine dei suoi giorni. Poiché papa Gregorio scrisse di “Men(n)a monaco solitario” da richiami di persone che Lo avevano conosciuto, è certo che già da vivo sanò nel corpo e corresse nell’agire chi, della diocesi e non soltanto, gli si era rivolto. Si racconta pure che, non molto dopo la morte dell’Anacoreta, puerpere afflitte da mancanza o da scarsità di latte per il neonato, erano guarite bevendo l’acqua della sorgente che, servita all’Uomo del Signore per dissetarsi, ora ne lambiva il sepolcro. Quel liquido sarà stato assunto anche contro patologie diverse. Di certo, comunque, è che gli stati morbosi furono, in maggior misura, infermità mammarie con interruzione della montata lattea; i ritorni in salute furono conseguenza anche di preghiere, a volte con offerte simboliche, e la devozione si diffuse al punto che, nella seconda metà del X scolo, in Tocco, due fratelli costruirono una chiesa, ai confini del paese, in onore di S. Menna, in un luogo che già col di lui nome era appellato”.9vedi nota 7  

Intercessioni portentose di San Menna vennero registrate, nel dettaglio,  da Leone Marsicano che visse tra il 1046 circa e il 1115 o il ’117 e conobbe Alfano, agiografo e  studioso di medicina e Costantino l’Africano, traduttore di testi medici arabi e greci. Da Leone si apprende che il Santo ristabilì: un “demente” accompagnato dalla madre alla tomba del “Beato Mennato” per impetrarne la grazia; la figlia di un cavaliere tormentata, da circa quattro mesi, da “febbre ardentissima”; un chierico “colpito da forte febbre”; un canonico corrucciato da“dolore d’orecchi” che, oltremodo intenso, gli faceva emettere “così come un dementecicaleccio e ruggito forti”; una madre “dal seno privo di latte”; una fanciulla “con tutta la faccia tumefatta”; molte donne che pativano “di disturbo cefalico”;una matrona con le mani coperte “da macchie comunemente definite serpigine”; numerosi uomini, donne e bambini, ”febbricitanti”; una figlia che subiva “dolore di capo quantomai dannoso”; il feudatario, conte Roberto il Guiscardo, il quale, “colpito da violenta febbre”e da profondo malessere, volle raggiungerne la tomba nella ”cappella del palazzo comitale” in S. Agata dei Goti e, non appena vi  entrò, la “ipertermia lo lasciò” e scomparve ogni disturbo;  tanto, “a lode e gloria  di Dio e del servo suo Mennato beatissimo.10vedi nota 7 Per il resto del Medioevo non ho trovato elenco analogo, tuttavia è possibile citare che se ne parlò nel XIII secolo: ad esempio, parecchie donne “con mammelle asciutte” e di conseguenza preoccupate per i neonati, e tra queste una matrona, avendo supplicato il Santo e, talvolta, bevuto anche l’acqua della scaturigine sul Taburno, avevano ricevuto ”il beneficio” richiesto; san Menna era apparso più volte ad un povero “balbuziente, sordo e semplice di mente”, il quale, “corretto dello stupore” si reputò sempre fortunato;11vedi nota 7questi cenni mi inducono a pensare che l’opera benefica del Santo sia stata tanto manifesta da risultare ancora significativa e perciò da non trascurare. 

La processione con particolare di donne e bimbo (foto Tonino Di Gennaro, 1940-1960, cit. nt. 6)

Nell’Evo Moderno la devozione per San Menna si propagò supportata anche dalla conoscenza di nuovi, miracoli. Nel 1500, se non prima, un canto religioso rammentava, volto dal latino, che

dopo la bevuta di stille
della preclara fonte
si empion di latte le mammelle
in cima all’alto monte“.

Nella seconda metà del secolo successivo, Giacomo Circi, vescovo diocesano, fece trasferire nella cattedrale di Sant’Agata de’ Goti i resti del Santo, a motivo di prodigiosi risultati. Nel 1701, il vescovo Filippo Albini, sanato da grave infezione malarica, riconobbe l’assistenza  di san Menna e il sostegno che di continuo concedeva ai devoti non soltanto di quel territorio e, fra tutti, agli ossessi  e, in maggioranza alle madri prive di latte; il 23 agosto del 1706, San Menna veniva dichiarato “protettore principale” di Vitulano e, il 27 febbraio del 1712, dopo i già patroni, la vergine sant’Agata e santo Stefano, elevato a “protettore meno principale” della città di S. Agata, del clero e della diocesi. In quel periodo, una poesia di Basilio Giannelli ribadiva che Dio

“In Menna operò miracoli e portenti
Di Vitulan sua patria ai prieghi, ai pianti
Un fonte scaturir fe d’acque algenti
Che le femminee poppe anche infeconde
Sanno render di latte ognor feconde”.

Nell’ottobre  del 1715, il cardinale Pierfrancesco Orsini, arcivescovo di Benevento e in seguito papa Benedetto XIII, ritornò in salute, per intercessione dell’Eremita, da febbre, è verosimile epidemica, e l’11 novembre, ricorrendo la “festa Natalizia di detto Glorioso S. Menna” cantò “Pontificalmente la Messa solenne”, proponendo al popolo “le gran virtù del Santo”. Nel 1726, era d’uso, nella chiesa di Vitulano, un lungo canto che, in latino e in onore del “penitente Solitario” ne metteva in luce altresì le guarigioni operate per “il corpo e l’anima”.12vedi nota 7 Nel XIX secolo, era noto, le donne oltre che bevendo l’acqua della fonte, guarivano mangiando certa erba raccolta su Cima San Mennato; 13F. Pedicini, 1999, p. 37. addirittura, una puerpera, avendo ingerito per errore un vegetale tossico scambiato sull’eremo per la galattofora Erba di San Menna, non soltanto rimase illesa, per quanto ebbe il seno empito di latte; altre madri, mangiando sulla cima quell’erba, tanto usata, unita all’acqua della piccola fonte, ricevevano grazie.14Id.ibid., pp. 66-67. R, Di Lello, 2009 cit. Ne conseguiva che ”Il popolo Vitulanese visitando nel giorno della festa di S. Menna la montagna, e la romita chiesetta del suo nome, che torreggia su quelle vette,” si sentiva preso “da viva devozione nel ricordare che in essa abitò un tempo un suo concittadino”.15F. Pedicini,1999, p. 45. Da notare è che, nell’osservanza del segreto professionale, sono stati omessi i nomi dei pazienti ma, di estrema importanza e nell’interesse della Chiesa, non quelli del feudatario e dei due prelati. Nel ‘900, il credito nella taumaturgia del Santo e l’ossequio si sono rivelati notevoli: basti far presente che in occasione della festa sul Pentime, non son venute meno donne che hanno onorato in gruppi il sacro Busto e che nel corso della processione lo hanno portano a spalla, il fanciullo assorto e con fascetto d’erba tra le mani, la cospicua partecipazione di gente con giovani madri e figli, all’interno e all’esterno, ricolmi, dell’edificio di culto.16Vedi foto di T. Di Gennaro, cit. E a proposito di nomi, non trascurabile è stato il numero dei Mennato nel popolo di Vitulano.17Cfr., ad es., Elenco ufficiale abbonati al telefono, Benevento e Provincia, 1999-2000, pp.341-343. 

Al presente, i devoti vedono nelle genericamente definite “Acqua di San Menna ” ed “Erba di San Menna” mezzi terapeutici meravigliosi; del resto, anche acque semplici e pure, specialmente di sorgenti in grotte, in forre e in selve evocano, tuttora, fra credenti, in paesi diversi, forze sacre ed arcane;18Cfr. R. Di Lello, Acque sacrali, acque medicinali, in  “Clarus”, Diocesi si Alife-Caiazzo, Piedimonte Matese, I, 2, (2001),  p. 6;  I, 3, (2001), p. 9. Id., Credenze popolari e idroterapia, in “Il Sannio”, Benevento, XI, 28 (2006) p. 23.. IdUna fonte e i suoi miracoli. La funtana r’zì Tiégliu sotto Ailano, in “Nuova Gazzetta di Caserta”, III, 53 (2001) p. 8. altrettanto è possibile affermare dei vegetali, così come, riferito da medico, ad esempio del “noce di Benevento”.19Cfr. del medico Roberto Michele Suozzi, Le piante medicinali, Roma, Newton Compton, 1994, pp. 26-27 e pass Da colloqui in merito al tema, anche telefonici e con persone di cultura e tra queste con un medico e con un sacerdote, ultranovantenni,20M. DP., tel 0824 871285, 22-12-2024, ore 10,25. un medico, tel 0824 871285.,  R. B.,  tel. 0824 871075, 22-12-2024, ore 11,30. ho ricavato che le conoscenze risultano note comunemente, ma da tradizione e in modo generico; per quanto attiene all’immagine, Cosimo Formichella, che ringrazio, mi  ha inviato “la foto”, rara, “dell’erba di San Menna più l’eremo del santo”, restaurato, immagini a colori “riprese sul Pentime”;21Cosimo Formichella, informazione telefonica, 13-12-2024, ore 11.25 ed  email, da Solopaca, 10-1-2024, ore 10.45. e tanto mi stimola ad un esame, da medico, per la conoscenza botanica di nome proprio, famiglia, morfologia ed azione  della rinomata Erba.  

Devoti nel luogo di culto sul Pentime (Foto di Tonino Di Gennaro, 1940-1960, cit. nt. 6)

Insomma, nella Storia della Medicina, San Menna, nato, vissuto, morto in una zona del Sannio e operatore di miracoli, può essere annoverato tra i locali taumaturghi specialisti in quanto, seppur non medico, ha ricondotto in salute non pochi infermi e, in prevalenza, donne affette da patologie mammarie. Così come reso noto, da medici, per altri guaritori,22Cfr. del medico Luciano Sterpellone, I santi e la medicina. Medici, taumaturghi, protettori, Cinisello Balsamo, San Paolo, 1994, p. 8. R. Di Lello, Santi guaritori nella cultura popolare campana, in “Il Sannio”, Benevento, X, 91 (2005) p. 21. Id., Santa Lucia protettrice e taumaturga […] nell’antica diocesi di Alife, in “clarusonline.it”, 13-12-2024. il numero considerevole di ricorsi al Santo e di riferimenti alla taumaturgia d’elezione può essere ricondotto, oltre tutto, mi sembra, ad un fattore distintivo, il nome: poiché, “mamma” in latino e “menna” in dialetto significano “mammella”, non è improbabile che, per questo, donne inferme, per la cura, e sane, per una eventuale prevenzione, si siano rivolte a san Menna, di propria iniziativa, con fiducia e in numero crescente nel tempo. 

E concludo: sarò grato a chi vorrà rivedere le eventuali inesattezze e aggiungere dell’altro.

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Note:

[1] Cfr. R. Di Lello, San Menna monaco solitario nella storia della medicina campana, in “Servire Insieme”, Diocesi di Cerreto Sannita –Telese -Sant’Agata de’ Goti, 2, 2009, pp. 265-282.
[2] Id.ibid., nt. 4, p. 266.
[3] Id.ibid., nt. 8, pp. 266-267.
[4] Id.ibid.pass. e nt. 9, p. 267.
[5] G. Corbo, San Menna eremita, un santo sannita, in “Almanacco”, Telese, Istituto Storico Sannio Telesino, 24-8-2024.
[6] Cfr. Francesco Pedicini, La Valle Vitulanese e S. Menna Solitario, Bari, Stab. Tipografico Cannone, 1883 – Piesse-Grafica & Stampa – Foglianise (BN) -1999, p. 45 e, ibid., vedi Tonino Di Gennaro, Repertorio Fotografico  (Anni 40/60), pp. 111-124, 128.
[7][12] Per le note da 7 a 12, cfr. R. Di Lello, 2009. Circa la vita del Santo, la guarigione dell’arcivescovo Orsini,  il canto in onore del penitente Solitario, nonché la dichiarazione a Protettore e la relazione del notaio M. Pastore di Vitulano cfr. pure F. Pedicini, 1999, pp.36-37, 48, 60-62 , 98-101, 107-108.
[13] F. Pedicini, 1999, p. 37.
[14] Id.ibid., pp. 66-67. R, Di Lello, 2009 cit.
[15] F. Pedicini,1999, p. 45.  
[16] Vedi foto di T. Di Gennaro, cit.
[17] Cfr., ad es., Elenco ufficiale abbonati al telefono, Benevento e Provincia, 1999-2000, pp.341-343. 
[18] Cfr. R. Di Lello, Acque sacrali, acque medicinali, in  “Clarus”, Diocesi si Alife-Caiazzo, Piedimonte Matese, I, 2, (2001),  p. 6;  I, 3, (2001), p. 9. Id., Credenze popolari e idroterapia, in “Il Sannio”, Benevento, XI, 28 (2006) p. 23.. IdUna fonte e i suoi miracoli. La funtana r’zì Tiégliu sotto Ailano, in “Nuova Gazzetta di Caserta”, III, 53 (2001) p. 8. 
[19] Cfr. del medico Roberto Michele Suozzi, Le piante medicinali, Roma, Newton Compton, 1994, pp. 26-27 e pass
[20] M. DP., tel 0824 871285, 22-12-2024, ore 10,25. un medico, tel 0824 871285.,  R. B.,  tel. 0824 871075, 22-12-2024, ore 11,30.
[21] Cosimo Formichella, informazione telefonica, 13-12-2024, ore 11.25 ed  email, da Solopaca, 10-1-2024, ore 10.45.22- Cfr. del medico  Luciano Sterpellone, I santi e la medicina. Medici, taumaturghi, protettori, Cinisello Balsamo, San Paolo, 1994, p. 8. R. Di Lello, Santi guaritori nella cultura popolare campana, in “Il Sannio”, Benevento, X, 91 (2005) p. 21. Id., Santa Lucia protettrice e taumaturga […] nell’antica diocesi di Alife, in “clarusonline.it”, 13-12-2024.



Rosario Di Lello

Rosario Di Lello è nato a Napoli il 9 dicembre 1936 ed è residente in Piedimonte Matese. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli e successiva specializzazione in Chirurgia generale all’Università di Modena è stato aiuto chirurgo presso l’ospedale civile di Piedimonte Matese e, dal maggio 1990, primario del reparto di Pronto Soccorso. Attualmente è pensionato. Dal 1° giugno 1978 è socio corrispondente dell’Associazione Culturale Italo Ispanica “C. Colombo – Madrid”. Negli anni 1972-73, in collaborazione con altri, ha pubblicato alcuni articoli specialistici su riviste mediche. Cultore di storia e tradizioni locali ha pubblicato studi su vari Annuari e collane dell’Associazione Storica del Medio Volturno (sodalizio del quale oltre che socio è stato in passato anche componente del consiglio direttivo) ed in altre riviste e quotidiani regionali.