Ho letto l’articolo interessante nel quale il dottore Emilio Bove ha trattato di medicina popolare e, nel particolare, di parassiti intestinali; in esso, l’autore  chiarisce, con  nuove informazioni e con precise illustrazioni, storia, termini dialettali, eziopatogenesi e cure dell’infestazione; ma non è tutto: poiché ha segnalato importanza e attualità del tema1Cfr. E. Bove Antichi rimedi per incantare i vermi, in “Storia della medicina”, Istituto Storico Sannio Telesino, 21-9-2020. mi ha spinto a riandare ad alcune notizie acquisite in merito, con altre, nel corso di ricerche attinenti alla demoiatria nel territorio del Medio Volturno.
E così, ho rammentato che quel tipo di patologia era comune in passato, tanto è vero che i vermi intestinali li conoscevano, nell’Evo Antico, Greci e Romani; anzi, per quanto concerne la tradizione e dirò, mi pare non superfluo accennare che ne hanno scritto, tra i non pochi, Celio Aureliano, Celso, Columella, Plinio, Catone Maggiore, Plauto e Sereno Sammonico, distinguendo il lombricus – in greco elmins –, la taenia – dal greco tainìa, striscia –, l’ ascaris – dal greco àscarìs, verme piccolo, l’ossiuro, cioè – definendoli nella forma talvolta larghi, i peggiori, e talvolta cilindrici e facendo riferimento ad efficaci rimedi per eliminarli.2Cfr. F. Calonghi, Dizionario latino-italiano, Torino, Rosemberg & Sellier, 1967, col. 257, 1615 e 2694. G. Penso, Medicina romana, Paris, 1984–Ciba-Geigy, 1989, pp. 284-285. Ebbene, a distanza di secoli, la medicina ufficiale ancora differenzia elmintiascaridi lombricoiditenie ed ossiuri e prescrive opportune terapie al fine di eliminarli dall’organismo.
Ho ricordato pure che le antiche popolazioni erano più o meno superstiziose e, per quanto dappresso ci riguarda, i Sanniti facevano uso di talismani, amuleti e scongiuri contro eventuali cause di nocumento alla salute.3Cfr. pp. 143-146, in R. Di Lello, L’assistenza ospedaliera nella storia del Medio Volturno, “Annuario 1989”, Piedimonte Matese, ASMV, 1989, pp. 143-194.  Anche la cultura popolare moderna ha fatto ricorso a consimili trattamenti4Cfr. R. Di Lello, Un inedito quaderno di magie in diocesi di Alife-Caiazzo. Indizi e prove, ipotesi e certezze, in “Annuario 2018”, Cerreto Sannita, ASVT, 2019, pp. 59-99. e ha utilizzato in medicina, per tradizione orale, presidii, talvolta analoghi, a base di sostanze animali, minerali e vegetali o costituiti da ‘ngiarmi – dal francese, charme, fascino, incantesimo – ossia preghiere e formule apotropaiche. Ad esempio, nel 1975, durante una indagine sul campo, un pastore  di Pietraroia (BN) mi disse che, per consuetudine, “L’aglio (crudo) pestato o a pezzi veniva assunto nelle parassitosi intestinali. […] La ruta presa nei cibi come tale o a decotto di fusti e foglie, aveva azione vermifuga”;5Cfr. p. 65, nt. 4 e p. 80 in R. Di Lello, Aspetti della cultura agricola e pastorale sul Matese, “Annuario 1979”, Piedimonte Matese, ASMV, 1980, pp. 64-85. anni dopo, un agricoltore di Gioia Sannitica (CE), nato nel 1925, iniziato sedicenne a certi segreti dalla nonna paterna e da una conoscente molto avanti negli anni, mi rivelò, in sintesi e circa la vermenara – infestazione da vermi – le seguenti cose su definizione, eziologia, sintomatologia e su proprietà terapeutica di una pratica  teurgica.6Cfr. p. 219, in R. Di Lello, I “segreti” di un guaritore, “Rivista Storica del Sannio”, Napoli, Arte Tipografica, 1, 2006, pp. 207-234.

Neppure mancano, in fonti manoscritte consultate inedite, dati che, finora tali nell’immagine, riporto in questa sede In un documento del primo ‘900 rinvenuto in Ruviano (CE), lessi in due varianti pressoché identiche la orazione contro i vermi di San Giobbe e della seconda ripropongo il recto e il verso; in essa l’operatore, poiché il santo ebbe i vermi e non morì, lo invoca e supplica Dio affinché, per i meriti di Gesù e di Giobbe periscano i vermi, per grazia di Gesù Cristo, nel corpo dell’infermo, uomo o donna; l’orazione, ha termine con quattro segni di croce che indicano quelli che, come già detto, l’esorcista pratica, col pollice, sull’addome; la definizione esplicativa “Vermenara” conclude il documento.7Cfr. le due versioni alle pp. 70 e 72, in R. Di Lello, Un raro documento per lo studio della medicina popolare in Terra di Lavoro, “Archivio Storico del Caiatino”, Caiazzo, Associazione Storica del Caiatino,1994, pp. 67-72.

In seguito, in due quaderni di un costruttore edile, scritti tra il 1874 e il 1923 e scoperti in Dragoni (CE), notai tre cure a base, rispettivamente,  di prodotti naturali e di una formula. La Ricetta n. IV, per uccidere i vermi che infestano i fanciullini consiglia di pigliare otto gusci di lupini non trattati, farli essiccare nel forno, pestarli nel mortaio e ricavarne polvere, quindi pigliare un po’ di miele, ungere l’ombelico e versarvi sopra la detta polvere; il rimedio è sicuro.8Cfr. p.169, in R. Di Lello, Due quaderni campani di ricette, rimedi, orazioni e varie annotazioni, “Rivista Storica del Sannio”, Napoli, Arte Tipografica, 2, 2009, p. 157-184. 

In altre due, identiche nel contenuto, il demoiatra usa un’orazione singolare: ingiunge al verme amaro di fermarsi e non procedere oltre, così come avvenne per l’acqua del fiume Giordano, e comanda al verme tristo, in nome di Gesù e di san Giovanni Battista, di  uscir fuori dal corpo; la formula viene recitata tre volte ed ogni volta con un Pater, un’Ave e un Gloria e con segni di croce9Cfr. pp. 182-183, in Id., ibid. sull’addome. 


Tempo dopo, un collega medico mi offrì l’opportunità di esaminare un “diario”; un agricoltore di Faicchio (BN), nato nel 1899, lo aveva scritto tra il 1990 e il ’91e ne era stato protagonista in quanto, come è noto, “Jva pur’‘ngiarménne”. Conteneva “cose dell’antichità insegnate da gente morta da tanti anni” e da “una donna di San Salvatore” (BN). Nell’incertezza che il mal di pancia fosse conseguenza del verme incarnato nel ventre o di altra causa, egli vi consiglia un’orazione in ben quattro varianti. Due gli erano state “insegnate”, rispettivamente, da una donna di Cusano Mutri (BN) domiciliata a Faicchio e da un uomo di Cusano che aveva abitato a Gioia, la terza l’aveva “imparata” da  una donna forse di Gioia; la prima, “lorazione del male di panza” e contro il verme, menziona, in tre brani, san Giovanni, il santo Natale, l’Ascensione e la Pasqua, la seconda implora animali e vegetali, una donna ed un uomo, la terza, stimata formula valida per esseri umani nonché per quadrupedi domestici e d’allevamento, “dice indomma / indomma rosa fuggi fuggi cuesta / colica a servo e se serva di Dio poi si nomina il nome / la persona come si chiama evalita pure per gli / animali mucche cavalli asini e tutti gli animali a 4 piedi”. La quarta è un rielaborato, in sintesi, delle prime due insieme contro il parassita e contro altro male, possibili cagioni del sintomo; per risolvere il caso, l’esecutore, mettendo in pratica il mezzo, si segna con tre croci e al parassita incarnato spezza il capo in nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, quindi chiede alla felce, al mulo e al pesce di gettar via il dolore e alla femmina ingrata e all’uomo benigno di allontanare il male tristo e termina segnando l’addome con tre croci.10In mancanza del manoscritto, vedine la copia a stampa e cfr. pp. 148-149, 151-152, 155-157 e, per i segni di croce, pp. 169-171, in R. Di Lello, Il “Piccolo diario” di un guaritoreMedicina religione e magia di popolo in Faicchio, “Rivista Storica del Sannio”, Napoli, Arte Tipografica, 2, 2011, pp. 143-172.  

Eppure, qualche tipo di verme è stato utilizzato, addirittura, per fini terapeutici, tanto è vero che da un ricettario della prima metà del secolo scorso, ho saputo di una cura, contro le otalgie, secondo la quale  se vermi di terra vengono bolliti in olio rosato, questo, istillato nelle orecchie, caldo, leva il dolore.11Cfr. p. 45, in R. Di Lello, Un antico ricettario beneventano, “Rivista Storica del Sannio”, Napoli, Arte Tipografica, 1, 2008, pp. 43-46.

Per quel che attiene, nel dettaglio, ai risultati dei metodi innanzi esposti, non posseggo testimonianze, allo stato della ricerca; perciò ribadisco una mia idea espressa in merito ad un colto prontuario che, compilato parte il latino e parte in italiano tra il XVII-XVIII secolo e il primo decennio del ‘900 e rinvenuto in Faicchio, riportava, tra l’altro, un elettuario, un rimedio e ricette contro i vermi; orbene, “Affrontare l’argomento fomenterebbe una disputa […] tra i fautori del si, i sostenitori del no e gli scettici. È opportuno, dunque, concludere con un salomonico:  Provare…per credere!”.12Cfr. R. Di Lello, Un antico prontuario. Medicina popolare in provincia di Benevento, “Sannio Medica”, Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Benevento, XI, 2, 2001, pp. 13-14. 

  P.S. Mentre mi accingo ad inviare l’articolo in redazione, apprendo, da un amico novantenne di Alvignanello (CE), che negli anni della sua fanciullezza veniva somministrata, per bocca, una poltiglia ottenuta “scamazzando, con una pietra liscia di fiume, l’erva ‘e muru”, la parietaria; “ed era tanto schifosa che si soleva dire: – O schiatta ‘u verme, o more ‘a criatura”.13Refer. Vincenzo prof. Galietti, Alvignanello, tel. 0823 863089,  07-02-2021, ore 12.35.  

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[1] Cfr. E. Bove Antichi rimedi per incantare i vermi, in “Storia della medicina”, Istituto Storico Sannio Telesino, 21-9-2020. 
[2] Cfr. F. Calonghi, Dizionario latino-italiano, Torino, Rosemberg & Sellier, 1967, col. 257, 1615 e 2694. G. Penso, Medicina romana, Paris, 1984–Ciba-Geigy, 1989, pp. 284-285. 
[3] Cfr. pp. 143-146, in R. Di Lello, L’assistenza ospedaliera nella storia del Medio Volturno, “Annuario 1989”, Piedimonte Matese, ASMV, 1989, pp. 143-194. 
[4] Cfr. R. Di Lello, Un inedito quaderno di magie in diocesi di Alife-Caiazzo. Indizi e prove, ipotesi e certezze, in “Annuario 2018”, Cerreto Sannita, ASVT, 2019, pp. 59-99. 
[5] Cfr. p. 65, nt. 4 e p. 80 in R. Di Lello, Aspetti della cultura agricola e pastorale sul Matese, “Annuario 1979”, Piedimonte Matese, ASMV, 1980, pp. 64-85. 
[6] Cfr. p. 219, in R. Di Lello, I “segreti” di un guaritore, “Rivista Storica del Sannio”, Napoli, Arte Tipografica, 1, 2006, pp. 207-234. 
[7] Cfr. le due versioni alle pp. 70 e 72, in R. Di Lello, Un raro documento per lo studio della medicina popolare in Terra di Lavoro, “Archivio Storico del Caiatino”, Caiazzo, Associazione Storica del Caiatino,1994, pp. 67-72. 
[8] Cfr. p.169, in R. Di Lello, Due quaderni campani di ricette, rimedi, orazioni e varie annotazioni, “Rivista Storica del Sannio”, Napoli, Arte Tipografica, 2, 2009, p. 157-184. 
[9] Cfr. pp. 182-183, in Id., ibid
[10] In mancanza del manoscritto, vedine la copia a stampa e cfr. pp. 148-149, 151-152, 155-157 e, per i segni di croce, pp. 169-171, in R. Di Lello, Il “Piccolo diario” di un guaritoreMedicina religione e magia di popolo in Faicchio, “Rivista Storica del Sannio”, Napoli, Arte Tipografica, 2, 2011, pp. 143-172. 
[11] Cfr. p. 45, in R. Di Lello, Un antico ricettario beneventano, “Rivista Storica del Sannio”, Napoli, Arte Tipografica, 1, 2008, pp. 43-46. 
[12] Cfr. R. Di Lello, Un antico prontuario. Medicina popolare in provincia di Benevento, “Sannio Medica”, Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Benevento, XI, 2, 2001, pp. 13-14. 
[13] Refer. Vincenzo prof. Galietti, Alvignanello, tel. 0823 863089,  07-02-2021, ore12.35. 



Rosario Di Lello

Rosario Di Lello è nato a Napoli il 9 dicembre 1936 ed è residente in Piedimonte Matese. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli e successiva specializzazione in Chirurgia generale all’Università di Modena è stato aiuto chirurgo presso l’ospedale civile di Piedimonte Matese e, dal maggio 1990, primario del reparto di Pronto Soccorso. Attualmente è pensionato. Dal 1° giugno 1978 è socio corrispondente dell’Associazione Culturale Italo Ispanica “C. Colombo – Madrid”. Negli anni 1972-73, in collaborazione con altri, ha pubblicato alcuni articoli specialistici su riviste mediche. Cultore di storia e tradizioni locali ha pubblicato studi su vari Annuari e collane dell’Associazione Storica del Medio Volturno (sodalizio del quale oltre che socio è stato in passato anche componente del consiglio direttivo) ed in altre riviste e quotidiani regionali.