« …Fabiola, alias Faicchia, per quam reliquia via Appia dignoscunt…»

Paese ricco di luoghi sacri, “con quindici Casali, …è una terra divisa, parte in Casali, e parte unita, mentre così la Terra, come i Casali fanno un solo corpo, rispetto al temporale, come pure in quanto allo spirituale… i detti Casali sono lontani dalla Terra, da un miglio, ed i medesimi Casali sono distinti tra loro, o un quarto, o un mezzo miglio, o anche più, siccome costa dalla misura della pianta…”
(Atti civili, Faicchio 1748)

CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

Chiesa Collegiata sin dal 1446, già Arcipretale e ‘Matrice’ prima di tale data. Mons. Marcuzio Brancia, infatti, unì le Chiese parrocchiali intitolate a S. Giovanni Battista, S. Pietro di Massa, S. Apollinare e S. Maria di Piazzano, ed i benefici semplici di S. Salvatore, S. Martino, S. Lorenzo, S.Maria de Gaudellis, S. Maria di Capitosti, S. Angelo, S. Giorgio, S. Arcangelo, S. Andrea di Cortesano, S. Nicola di Porto e S. Nicola de Cici, all’arcipretale e con bolla del 1 Luglio 1446 la dichiarò Collegiata: < Eadem Ecclesias in unum colligimus, et de eia unum corpus facimus cum Eccl. S.Mariae >.
L’anno successivo, nel 1447, fu impartito l’Assenso Apostolico, mentre nel 1468 Mons. De Judicibus stabilì che l’Arciprete ne fosse la prima Dignità e che i Canonici fossero in numero di tredici. Inoltre gli introiti dovevano dividersi in parti eguali. Alcune di queste antiche Chiese, come vedremo, le troviamo ancora a distanza di un secolo e mezzo. La Chiesa di S. Maria Assunta era costituita da tre navate e due porte. Mons.Savino la dice capace a contenervi il popolo. Sul retro si trovava il Cimitero, mentre la Sacrestia sporgeva ad occidente, costruita tutta a volta. Contiguo ad essa era un altro locale dove si trovava una cisterna. Sotto l’arco della tribuna, sulla trave, era dipinto il Crocefisso e sotto di esso erano collocate cinque lampade che venivano accese nelle grandi solennità. Aveva un piccolo atrio ed era isolata da altre costruzioni. Quattro erano le campane: < duae honestae magnitudinis alias duae minores >; Al Campanile si accedeva dalla Sacrestia. All’altare maggiore, < sub tribuna opere fornicato constructa >, era annessa la Confraternita del SS. Corpo di Cristo; era ornato da un quadro dell’Assunta nel quale la Vergine aveva sotto di sè i dodici Apostoli e sopra questi i SS. Giovanni Battista da un lato e Gennaro dall’altro. Il Battistero era collocato < in extrema parte Ecclesiae a cornu evangelii >. A parte Evangelii dell’Altare maggiore era la Cappella del SS. Rosario con l’omonima Confraternita e < a latere epistulae >, la Cappella di S. Maria Maddalena dei Ferrara, con una tavola su cui era dipinto il Crocefisso ed ai suoi piedi la Maddalena. Nella navata dove trovava posto la Cappella del Rosario, era un altare, dove una volta si custodiva il Sacramento, ritrovato nel 1596 con una < fenestrella cum ianua deaurata > con scolpita l’immagine di Cristo. Al di sopra di essa era un calice di pietra. Ambedue queste sacre raffigurazioni provenivano dall’antico altare del Santissimo il quale alla fine del XVI secolo fu intitolato a S. Andrea, di patronato dei De Rosa. Seguiva l’Altare dello Spirito Santo dei Menea, <…prope quello che si dice anticamente essere stato l’altare maggiore…, con tre fosse, …quella a diritto e dirimpetto di essa altare, nella quale si seppelliscono tutti li preti…>, quindi:
– quello di S.Sebastiano, dei Romano;
– di S.Leonardo e S.Caterina, dei De Iudice;
– di S.Antonio di Padova, dei De Russo;
– di S.Giacomo, dei Nicolaria, con tela della Vergine e Cristo bambino ed ai lati S.Pietro, S.Giacomo e S.Monica;
– di S. Pietro, dei Riccio;
– quindi la cappella di S.Maria Maddalena.
A queste Cappelle ed altari se ne aggiunsero altri: così nella S. Visita del 1614 ritroviamo:
– l’altare intitolato alla Resurrezione, dei De Chellis, privilegiato, con tela raffigurante Cristo Risorto e < angeli tenentes calicem in manu prope latus Iesus a quo defluit sanguis, mago S. Ioannis Bapt. >;
– l’altare dedicato al SS. Corpo di Cristo, dei Palmieri;
– la cappella della presentazione di Maria Vergine;
– la cappella di S.Maria di Loreto, dei Moncillo, con tela con la Vergine attorniata da S.Anna e S.Giuseppe;
– la cappella della Trinità, di Giovan Pietro dello Iodice;
– la cappella dell’Annunciata dei Moncillo, < in qua adest depicta imago B. V. cum angelo annunciante >.

Nel 1662 gli Eletti dell’Università chiesero al Vescovo di poter riparare la Chiesa la quale peraltro nel 1618 minacciava di rovinare. I lavori di restauro dovettero durare a lungo, in quanto nel 1635 l’Università fece supplica alla S. Congregazione dei Riti perché il servizio sacro fosse trasferito a S. Giovanni, essendo la Chiesa <…ruinata per l’inondatione del contiguo fiume… et perché i fedeli ricusano di più andarci per l’imminente pericolo di ruina…>. Ancora nel 1638 la SS. Eucarestia et ‘Alia Sacramentalia’ si trovavano in S. Giovanni e la Chiesa di S. Maria, nel 1640 ‘minaccia ruina’.
Da quest’ultimo documento, inoltre, sappiamo che l’altare maggiore prese il posto di quello intitolato allo Sposalizio di Maria Vergine. Il terremoto del 1688 non risparmiò nemmeno quest’altro Tempio della fede! Dalla relazione ad limina di Mons.De Bellis del 1690 risulta che era < in magna parte collapsa > ed i Sacramenti venivano amministrati nella Chiesa di S. Giovanni Battista.La Chiesa di S.Maria Assunta era sita nel luogo detto ‘lo scarrupato’ ed era lunga 100 palmi per 50 di larghezza. Aveva due porte: sulla maggiore, nel 1685, si leggeva una iscrizione del 1592, che citava:< Sumptibus Ecclesiae has valvas faciendas curavit Dominus Ioannes Franc. Riccius Archipresbiter Fabiolae Anno 1592 >; al di sopra della scritta poi, trovava posto una piccola nicchia raffigurante l’Assunta. La porta maggiore doveva essere un piccolo capolavoro: infatti su una imposta era scolpita la Vergine e sull’altra S.Giovanni Battista, figure racchiuse in cornici scolpite sullo stesso legno. La porta si apriva < a cornu evangelii altaris maioris >, mentre quella secondaria apriva ai piedi della Chiesa. La cappella intitolata al Rosario, tutta costruita a volta, di palmi 20 per 20, era ornata da un quadro con la cornice di legno scolpita e raffigurante S.Domenico e la Vergine ed intorno i misteri del Rosario. Tutta pitturata con scene di Santi, nella parete a cornu epistulae era un armadio: su una porta di questo era dipinto S.Domenico e sull’altra S.Caterina. Nell’interno, poi, la parete di fondo raffigurava S.Anna, mentre le pareti laterali raffiguravano S. Tommaso d’Aquino e S. Rosa; sulla soffitta, due angeli con una corona nelle mani. Nell’armadio era serbata la statua della Vergine con una corona argentea: sul braccio sinistro teneva Cristo bambino, anch’esso incoronato. Nella cappella dell’Immacolata Concezione si accedeva tra gli altari dell’Annunciazione e quello di S. Carlo. Anche essa era a volta e tutta dipinta con figure di Santi e l’altare era ornato da una tela con la Vergine Immacolata ed ai lati i SS. Ignazio e Gaetano.

CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA

Antica Chiesa parrocchiale, come si è visto, unita nel 1446 alla Chiesa di S. Maria, era sita nel luogo detto ‘la Facchiola’, lunga 150 e larga 100 palmi. Subì un radicale rifacimento agli inizi del XVII secolo ad opera dell’Università, e funse ancora da Parrocchia quando l’Arcipretale era in rifacimento. Per quest’ultima ragione gli Eletti dell’Università nel 1701 chiesero ed ottennero dalla S. C. dei Riti che in S. Giovanni si potessero conservare i Sacramenti per la sola adorazione. Aveva due porte: sulla maggiore vi era una piccola nicchia con la figura del SS. Sacramento e due Angeli. A destra, entrando, trova posto il fonte battesimale, del quale troviamo traccia solo a partire dalla S. Visita del 1638, e cioè nella stessa epoca in cui questa Chiesa dovette fungere da Parrocchia. Aveva la torre campanaria con due campane. L’altare maggiore, ornato da un quadro con i SS. Giovanni Battista ed Evangelista, con al centro la Vergine, era < sub tribuna hemicicla >. Originariamente la Chiesa era così costituita: < a cornu evangelii > trovava posto una cappella il cui altare fu abbattuto per ordine del Vescovo per crearvi la Sacrestia; quindi era l’altare intitolatoa S.Quintino con statua lignea, dei Lupone, ed infine l’altare dell’Epifania, dei Nicolaria. Nel 1614 troviamo un’altra cappella, quella intitolata a S. Sebastiano, dei Romano, mentre la cappella di S.Quirino è detta di patronato dei Ferrara. Infine, ad iniziare dal 1638, ai sopraddetti altari vengono aggiunti quelli della Presentazione di Maria Vergine, degli Isotta, quello di S. Maria del Carmine, dei Petrucci e quello dello Spirito Santo. Qualche anno prima del terremoto, infine, Clemente Palmieri innalzò l’altare intitolato a S.Maria delle Grazie o delle Anime del Purgatorio, ornato da una tela raffigurante la Vergine e Cristo bambino ai cui piedi <nonnullae imagines animarum existentium inter flammas Purgatorii >. Sotto questo quadro, tra i nomi di Clemente e Notar Silvestro Flaminio Palmieri, era ‘Nonnulla Carmina’ dedicato alle anime del Purgatorio e che purtroppo non ci è stato tramandato. In conclusione, dal lato dell’epistula dell’altare maggiore si trovavano gli altari delle anime del Purgatorio, del Carmine e di S. Sebastiano; a cornu evangelii quelli della Presentazione di M.V. e quello dello Spirito Santo. Tutti quanti, ornati da tale raffiguranti il Santo al quale erano dedicati. Dietro l’altare maggiore, infine, il Coro con l’organo. Alla Chiesa di S. Giovanni era annessa la Confraternita del SS. Corpo di Cristo. Con il terremoto del 1688 la Chiesa dovette essere danneggiata in modo notevole, secondo le testimonianze riportate in un processo del dicembre del 1688, ma subito restaurata e rifatta con elemosine e carità.

DELLE CHIESE MINORI DI FAICCHIO

Alla fine del XVI secolo troviamo ancora alcune Chiese che furono annesse nel 1446 alla Chiesa di S. Maria Assunta. Di alcune di esse si trova traccia negli atti di S. Visita.

CHIESA DI SANT’APOLLINARE

Ex Parrocchia il cui unico altare era custodito < sub tribuna hemicicla forma >. Era poco distante dalla Chiesa matrice, nel luogo detto ‘alli Mazzucchi’. Isolata, aveva il campanile posto in pede Ecclesiae. Era grande 40 per 20 palmi, con una sola porta.

CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE DI PLAZZANO

Unita anche questa, con tutti gli oneri, all’Arcipretale.Dedicata alla Vergine delle Grazie, sita nel luogo campestre, proprio a ‘Plazzano’ o ‘alle Masserie’, aveva una grandezza di 50 palmi per 40. Sull’unica porta era una piccola nicchia con dipinta la Vergine. Con un unico altare ornato dalla Madonna delle Grazie e le anime del Purgatorio. A cavallo tra il XVI e il XVII secolo, fu rifatta dalle fondamenta, essendo caduta l’antica Cappella. Veniva distinta dall’omonima Chiesa dei Capitosti con l’aggettivo ‘da sopra’.

CHIESA DI SANTA LUCIA ED OSPEDALE

Questa Chiesa, sita ‘in burgo’, con un unico altare e due porte, era contigua ad alcune case che confinavano con l’Ospedale il quale era costituito da più camere e, come al solito, accoglieva < perigrinos et pauperes >. L’Ospedale, come vedremo, era legato alla Chiesa di S. Giorgio. Ambedue gli edifici li ritroviamo citati sino al 1687. Infatti la Chiesa, cadente, fu ricostruita ex novo all’alba del XVIII secolo a pochi passi del vecchio oratorio di S.Lucia, all’estremità del paese, verso Cerreto Sannita, su di un tratto dell’antichissima via del Sannio e dall’antico oppresso Ospedale, tenendo alle spalle la caduta S. Giorgio ed al suo fianco destro l’antichissima distrutta S. Apollinare. Nel 1727 Mons. Baccari diede l’assenso all’erezione della Congrega intitolata a S. Maria dei Sette Dolori.

ORATORIO DI SAN GIORGIO

Posto accanto all’Ospedale ed unito alla Matrice di S.Maria. Sorgeva < prope moenia > nel luogo detto ‘allo Moncillo’. Era tutto dipinto con immagini sacre; sull’altare maggiore era la tela di S. Giorgio che ammazza il drago. Con una sola porta e una campanula.

CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO

Altra Chiesa ‘sine cura’ ammessa alla matrice. < Iuxta habitationem in loco ubi vulgo dicitur alli Moncilli >, era lunga 30 palmi per 20. Con un solo altare, nel 1687 fu ritrovata semi abbandonata.

CHIESA DI SAN SALVATORE

Chiesa < in monte herbario sita >. Anche questa unita a S.Maria; nella S.Visita di Mons. Savino fu ritrovata con l’altare maggiore ed altri cinque altari sui quali si celebrava solo in occasione delle ricorrenze del Santo cui erano dedicati. All’altare maggiore si accedeva mediante tre gradini ed era ornato da una tavola con Cristo Salvatore. Dalla S. Visita del 1685 apprendiamo che < a cornu evangelii altaris maioris sequitur arcus usque ad cornum epistulae altaris S.Blasii >, arco tutto dipinto, con immagini sacre ed al centro la scritta, < in litteris Longubardis…: Iustus es Domin., et rectum iudicium tuum >. In altra parte dell’arco un’altra scritta, negli stessi caratteri: < In nomine Domini Iesu Christi amen. Haec cappella feci frater Petrus Molella Dei auxilio ordini fratrum praedicatorum pro anima sua, et pro omnibus benefactoribus suis, fuit eadem aedificata ad honorem istarum duarum sanctarum Doroteae, et Barbarae, cuius aedem fiant pro nobis intercessores, nunc et in hora mortis mostrae amen. Scripsit anno Domini MCCCCXXXXIII Rege Ferdinando regnante, et Domine Ioanne de Monsorio in nostra Faicchij >. Tramite questo arco, dunque, si accedeva alla cappella di S.Maria della Pietà. < A latere evangelii > dell’altare, dopo un arco, era la cappella di S.Biagio. Sull’arco era riportata una scena della passione di S.Barbara. Dalla parte dell’epistula dell’altare maggiore si trovava un altro altare con la statua lignea del Bambino Gesù. La Chiesa, prosegue il citato Atto di S.Visita, era quasi di forma quadrata e misurava circa 30 palmi. Con due porte accanto sorgeva la casa per l’Eremita. Solo all’inizio del XVIII secolo furono erette due cappelle, intitolate a S. Ciro e S. Pasquale Baylon dal Duca di Faicchio. La Chiesa dedicata al SS. Salvatore, dunque, posta alle falde meridionali di Monte Erbano, ‘in una collina amena con veduta piacevole’, ed attaccata alla casetta per l’Eremita, nel XV secolo doveva ospitare dei frati dell’Ordine dei Predicatori, secondo quanto si deduce dall’epigrafe della cappella di S.Biagio. Solo nella metà del ‘700, dopo secoli di abbandono, la Chiesa venne modificata; si costruì la Sacrestia ed il Coro e si iniziò ad innalzare il Convento intitolato a S.Pasquale. Mons. Baccari scrive a tal proposito che al suo tempo furono spesi ‘quattromila e più ducati’ ricavati dalle elemosine fatte dai frati agli abitanti di Faicchio ed altri. Nel 1751 vi posero cosi stanza i PP. di S.Pietro di Alcantara, in virtù di Assenso Pontificio munito di Regio exequatur.

CRIPTA DI SANT’ANGELO

Sita su Monte Erbano, con un solo altare e la sacra immagine del Santo dipinta sulla parete e tutta consunta dal tempo. Era, questo, un altro luogo sacro annesso alla Matrice e già nel 1596 non vi si celebrava più. Molto antica, fu solennemente inaugurata nel 1172.

ORATORIO DELLA SS. ANNUNCIATA

Cappellina posta accanto alla Matrice ed unita al Seminario. Aveva un unico altare. Viene citata solo nella S. Visita del 1596.

CHIESA DI SANTA ALLIGNARE

Posta nella contada detta ‘la pezza’, era una Chiesina rurale, semicadente alla fine del 1500. Dovette crollare del tutto in quanto di essa non si fa più menzione nel secolo successivo.

CHIESA DI SAN VITO

In quel di Marafi, era detta di S.Vito vecchia. Beneficio del seminario. Viene citata solo nella S. Visita per Mons. Savino il quale la ritrovò in cattivo stato. Forse agli inizi del nuovo secolo subì lavori di rifacimento e quindi indicata col nome di S. Vito nuova.

CHIESA DI SANT’ANDREA

Antica parrocchia del <Castrum Marafi >, era di patronato del feudatario il quale, nel 1593, dichiarò che aveva fatto restaurare questa cappella < quae antiquitus fuerat Parochialis ecclesiae Terrae Marafi >. Nella S. Visita del 1685 troviamo l’altare maggiore posto sotto un arco e questo arricchito con raffigurazioni di diversi Santi.

ORATORIO DI SAN LUCA

Oratorio che sorgeva < prope castrum >, semi cadente e abbandonato alla fine del XVI secolo.

CHIESA DELLA SANTISSIMA TRINITA’

< Intus castrum >, cadente e rovinata nel 1596.

ORATORIO DI SAN ROCCO

< Prope pontem >, di patronato dell’Università, con un antico altare ornato da una statua lignea del Santo a cui era dedicato. Può darsi che questo Oratorio sia lo stesso intitolato a S. M. della Sanità, perché < in ripa turrentis Tierno > vi era un solo luogo sacro. Non è da confondersi con l’altro oratorio intitolato anche a S.Rocco e fondato < a tempore contagii > nel 1656. Infatti quest’altra Chiesina, era nel luogo detto ‘allo Chioppo’, ovvero < e cospectu ianuae palatij Baronem >. Vi era un’unica porta sulla quale era dipinto S.Rocco e al di sopra una finestra. L’altare maggiore era ornato dalla statua lignea dello stesso santo.

CHIESA DI SANTA MARIA DI COSTANTINOPOLI IN FONTANAVECCHIA

Altra Chiesa fuori le mura che distava dal centro < unum miliare, iuxta casale unum vulgo dictum la fontana vecchia >. Constava di un unico altare ornato da un quadro raffigurante la Vergine col Bambino Gesù. A latere evangelii era la Sacrestia. Sulla porta di ingresso, una nicchia con dipinta la Vergine e, ai lati, due Santi. Agli inizi del XVII secolo, sotto il vescovato di Mons. Gambacorta, fu ampliata con le offerte dei fedeli.

CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE O DI CAPITOSTI

Altra Chiesa rurale distante un miglio da Faicchio, detta anche ’S. Maria di bascio seu inferiore’. Tale denominazione fu dettata da Mons. Cattaneo in un suo decreto del 6 Maggio 1608. Da tale documento si rileva che questa Chiesa, a seguito di un alluvione causato dal vicino torrente, era caduta e quindi fu ricostruita dagli abitanti della zona: < Ecclesiam novam sub eodem titulo a fundamentis construere >. Poiché nel territorio di Faicchio esisteva un’altra Chiesa intitolata anche alla Vergine delle Grazie, e cioè quella di Plazzano, Mons. Cattaneo distingueva quest’ultima con la dizione ‘da sopra’ e quella di Capitosti ‘da basso’. Quindi questo luogo sacro, ricostruito sulle rovine del precedente, custodiva un unico altare. Successivamente i Porto costruirono quello intitolato a S.Maria del Carmine, altare che lo troviamo citato solo a partire dalla S.Visita del 1639. La Chiesa, della lunghezza di 55 palmi e larga 30, tutta a volta, aveva una porta sulla quale era una nicchia con dipinta la Vergine. Al centro della Chiesa sorgeva un arco sul quale era dipinto il Crocefisso e, ai suoi piedi, la scritta ‘Fratelli chi confida in Dio non perisce in eterno’. L’altare maggiore era ornato da una tela con la Madonna ed il Bambino incoronati: a destra S.Giuseppe ed a sinistra S.Agata. A sinistra della tela era dipinto S. Barbato e, sull’altro lato, S. Anastasia. L’altro altare, quello dedicato alla Madonna del Carmine, si trovava ai piedi della Chiesa, entrando a sinistra, anche esso con tela con Vergine con Gesù Bambino in braccio. A latere evangelii dell’altare maggiore sorgeva un altro arco che immetteva in un’altra cappella, priva di altare; sulle pareti, alcune finestre nelle quali anticamente venivano custodite altre statue di Santi con le Reliquie. A cornu epistulae era una porta che immetteva direttamente nella casa dell’Eremita, costituita nel 1685 da tre camere al piano terra e quattro al primo piano.

CHIESA DI SAN PIETRO DI MASSA

Chiesa parrocchiale unita alla Matrice, con un unico altare posto < sub tribuna hemicicla forma constructa >, con una piccola icona affrescata, raffigurante la Vergine tra i Santi Pietro e Paolo.Sulla porta era una piccola campana.

CHIESA DI SAN NICOLA DI MASSA

Anche questa, anticamente Parrocchia, poi soppressa per la tenuità dei suoi redditi, veniva curata da un Rettore, mentre l’amministrazione dei Sacramenti era affidata all’Arciprete. Con un unico altare. Abbiamo memoria dei due Benefici esistenti a Massa, detta peraltro ‘Terra nova’: l’una intitolata a S. Eramo e l’altro a S. Croce.

CHIESE DI SAN MARTINO E SAN NICOLA DI PORTO

Benefici semplici, uniti alla Chiesa di S.Maria Assunta. Quello di S. Martino con un solo altare e con sulla porta una raffigurazione del Santo al quale era dedicato. L’altare era ornato da una tela con la Vergine ed il Bambino Gesù in braccio ad ai lati S. Antonio e S. Martino. L’altra Chiesa, intitolata a S. Nicola, alla fine del XVII secolo era caduta e di essa non c’è memoria. L’Arciprete De Petruccio scrive che da Mons. Gambaro il beneficio fu annesso alla Parrocchia della SS. Annunciata dei Casali.

ORATORIO DI SAN FRANCESCO

Costruito verso la fine del XVII secolo < in loco campestri a quibusdam civibus >. Sopra l’altare era raffigurata la Vergine con ai lati S.Francesco e S.Sebastiano.

CHIESA DI SANTA MARIA DELLA SANITA’ o SAN CATALDO o SANTA APOLLONIA

Costruita < in ripa cuiusdam turrentis vulgo dicti Titerno >. Nella S. Visita del 1685 la Chiesa, detta di S.Cataldo, è ritrovata abbandonata e con l’altare spoglio di ogni suppellettile. Al di sopra di esso, l’affresco con la Vergine alla cui sinistra erano, in atteggiamento orante, S. Michele Arcangelo e S. Antonio da Padova; a destra S. Francesco, S. Maria e S. Apollonia.

ALTRO

La S.Visita del 1685 riporta anche una < notitia sacrarum imaginum existentibus in viis publicis >, ovvero informazioni sulle immagini sacre esistenti nelle strade pubbliche.
Esse erano:
– una piccola cappella con la Vergine e Gesù Bambino in braccio, spoglia di tutto;
– un’altra raffigurazione uguale nel lugo detto ‘alle liscie’, presso la Chiesa di S.Lucia;
– un’immagine della S.Croce < ex lapidibus erecta in medio habitationis in via publica in loco ubi dicitur alla Facchiola >;
– un altro Crocefisso nel luogo detto S.Luca;
– una cappellina di 8 per 8 palmi, con un altare spoglio, sita <alle massarie prope S.Mariae gratiarum de Plazzano>.

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Bibliografia:
R. Pescitelli, Chiesa Telesina, tip. Auxiliatrix, Benevento, 1977.





Giuseppe Maturo

Farmacista. Dopo la laurea ha conseguito un master biennale e un corso di perfezionamento, approfondendo le conoscenze in ambito fitoterapico, micoterapico e nutraceutico, con la pubblicazione del lavoro di tesi sulla rivista di divulgazione scientifica di medicina naturale 'Scienza Natura' del Prof. Ivo Bianchi. Attivo nel sociale, è membro del Rotary Club Valle Telesina ed è amante dello sport e della natura. Innamorato del proprio territorio, ha iniziato a coltivare l'interesse per la storia locale.