Il primo e nobile fondatore di questa laicale Confraternita fu il benemerito e Reverendo cittadino, Canonico Domenico Antonio Petrucci di Giovanni ed Isabella De Chellis, il quale, fin dagli ultimi anni del ‘600, gettava le prime fondamenta della bella Unione che ha scopo puramente religioso e morale.
Purtroppo morì alla giovane età di 48 anni, senza veder coronati appieno i voti dell’animo suo.
Il giovane Canonico Petrucci ottenne da Roma le prime Bolle in forma di brevi e lettere apostoliche dal Reverendo Padre Vicario Generale Apostolico Francesco Angelo Maria Ventura e dal Priore e Procuratore Generale del terzo ordine dei Servi della Beata Vergine, che segnano le date 1 Settembre 1681 24 Ottobre 1682. Solo dopo ben trentasette anni, il 9 Agosto 1719, ottenne propria particolare Bolla per la fondazione della Venerabile Congrega.
Dopo la morte del Canonico Petrucci, nel 1721, gli amministratori del Comune, nelle persone del Notaio Salvatore Palmieri, Diego Nicolari, Simone Mongillo, Marco Massaro e del cancelliere Niccolò Carangelo, domandarono, nel 1727, all’Ilmo Monsignor Francesco Baccari, Vescovo di Cerreto, l’assenso per la erezione della Congrega, per interim, nella Chiesa di San Giorgio e quindi in quella di Santa Lucia che era ancora in costruzione e che fu ceduta dai Sigg. Canonici dell’Insigne Collegiale Chiesa di S. Maria Maggiore, come da istrumento 3 Agosto 1727 per Notar Marzio Antonio De Nigris da Cerreto.
Mons. Baccari, in data 29 Maggio 1727, emanò decreto di erezione della Confraternita, la quale legalmente costituivasi in ente o corpo morale in occasione della festività della Pentecoste, il 1 Giugno 1727 nella chiesetta di San Giorgio, ove, presenti gli eletti, l’arciprete Giuseppe De Martino, i canonici, i sacerdoti, due eremiti del paese, i primi notabili e molti possidenti, tutti congregati fondatori, si procedette alla nomina delle prime cariche, risultando eletti a Padre Spirituale o Superiore il Rev.do Sac. Giacomo Petrucci; a Prefetto il Sig. Cesare de Martino; a Primo Assistente il Sig. Niccolò Petrillo; a Secondo Assistente il Sig. Antonio de Chellis; a Tesoriere il Sig. Alessio Luponio ed a Segretario il Sig. Giacomo de Martino.
L’ 8 Settembre 1727 si tenne la prima assemblea dei Fratelli e in questa occasione venne approvato il Regolamento d’Ordine e di Polizia interna della Congrega, portante 152 firme certificate dal Notaio Niccolò Carangelo e dal Segretario Sig. Giacomo de Martino.
Le prime funzioni religiose si tennero nella Chiesa di San Giorgio; la Chiesa di Santa Lucia fu inaugurata l’8 Dicembre 1727 con grande solennità e il 21 Dicembre dello stesso anno si riuniva per la prima volta l’Assemblea dei Fratelli nella nuova sede.
Il 9 Febbraio 1735 giunse una nuova Bolla di autorizzazione da Roma perché la precedente era stata sottratta dall’Arciprete di Faicchio, allontanato perché voleva lucrare sulle benedizioni delle corone e degli scapolari; con questa Bolla si accordò al sodalizio la dignità di Confraternita.
L’Arciprete Petrucci fu nuovamente autorizzato alle benedizioni solo dal 1750, con il beneplacito dei Prelati Mons. Baccari, Vescovo di Cerreto e Mons. Falangola, Vescovo di Caserta. La Confraternita godeva di non pochi privilegi ecclesiastici, indulgenze concesse a proprio favore e possiede preziose ed antichissime reliquie; conserva altresì la Terra Santa o Terra Sacra, venuta da Gerusalemme, la quale presa dal monte Sion, viene mischiata all’arena posta nelle fonti per la tumulazione dei congregati. La Pia Confraternita conserva il diritto, ottenuto con Regio Decreto, di poter percorrere il perimetro di 20 chilometri fino alla Città di Caiazzo per processioni ed altre funzioni; molte feste si solennizzano dalla Congrega durante l’anno, la più rappresentativa è sicuramente quella di Santa Lucia, in ricorrenza della quale, essendovi pure tre giorni di fiera (12-13-14 Dicembre), vi è grande affluenza di forestieri che con fede ricorrono alla martire miracolosa, chiedendo prodigi specialmente per la vista: tutti i fedeli accorrono a prendere l’olio della lampada e toccarsi gli occhi con la Reliquia preziosa.
La Confraternita dei Sette Dolori di Faicchio scelse come stemma il Cuore della Vergine trafitto da sette spade.

LA CHIESA E LE SUE OPERE D’ARTE

La facciata è priva di decori ed è tripartita da coppie di lesene lisce che inquadrano una nicchia decorata con una conchiglia rocaille in stucco; al di sopra del semplice portale in pietra vi è una finestra rettangolare con una cornice in stucco.
L’interno è costituito da un’aula rettangolare priva del soffitto originario: molto probabilmente ci fu un tavolato ligneo con una tela dipinta centrale o un unico telero che fu danneggiato dai vari terremoti; con gli ultimi lavori di restauro della Chiesa, datati 1978, quel che rimaneva del soffitto ligneo è stato sostituito con l’attuale solaio in calcestruzzo armato perdendo, purtroppo, la totale bellezza caratteristica del soffitto. La Chiesa è conclusa da un abside semicircolare che ospita l’unico altare. Purtroppo con l’intervento del 1978 è andato perso anche il vasto affresco nella calotta dell’abside che raffigurava Maria in gloria tra gli angeli.

L’aula è contornata a mezza altezza da una doppia cornice dorata sostenuta da semicolonne scanalate con capitelli compositi dorati. Le pareti laterali sono ricoperte di dipinti su due registri.
Il registro inferiore, attribuita al napoletano Giuseppe Sodi che si rese anche benefattore del Sodalizio, mostra tre grandi quadri per lato posti in cornici dorate a rilievo: le scene raffigurano i sette dolori mariani (profezia di Samuele, fuga in Egitto, smarrimento di Gesù nel Tempio, incontro con Gesù alla salita del Calvario, Maria ai piedi della Croce, deposizione di Gesù, seppellimento di Gesù) ordinati in senso antiorario. Al di sotto ci sono gli stalli lignei per i confratelli, ancora ben conservati e coronati da una coppia di pinnacoli piramidali in legno intervallati da conchiglie rocaille a stalli alterni.

E’ molto particolare il centro della parete sinistra, riservato ai posti del priore e delle altre cariche della Confraternita che sono identificate con scritte dorate sul dossale dello stallo. Lo stallo del priore ha un rigonfiamento dipinto di azzurro decorato con applicazioni in oro e il dossale termina in una cimasa a forma di piccolo baldacchino che copre la colomba dello Spirito Santo. Il pulpito è collegato agli stalli al termine della parete destra, verso il presbiterio.

Da segnalare nel ciclo inferiore la mancanza della quarta scena dei sette dolori (Maria e Gesù nella salita al Calvario) che molto probabilmente in origine fu pensata per essere collocata al centro del soffitto; oggi la troviamo rappresentata in tutto il suo splendore in una tela inserita nella parte inferiore della balconata settecentesca riservata al coro, realizzata in legno dipinto e dorato; la tela fu donata con gentile pensiero dal matematico Andrea Palmieri nel Dicembre 1867.
Il registro superiore è caratterizzato sulle pareti laterali da grandi riquadri affrescati che rappresentano scene dei sette episodi gioiosi della vita della Vergine Maria (Annunciazione, Natività, adorazione dei Magi, Resurrezione di Gesù, Ascensione di Gesù, Pentecoste, Incoronazione di Maria in cielo), delimitati da cornici dorate dipinte intervallati da una grande finestra; ciascun riquadro laterale è affiancato da coppie di angeli dipinti in grisaglia, mentre le due scene in contro facciata sono prive degli angeli che mancano anche negli spicchi dell’arco del presbiterio.
L’intero registro superiore è stato attribuito da studiosi ad Antonio Cipullo nel decennio 1715-1725, anche se non ci sono prove documentarie che confermano questa attribuzione; la paternità del Cipullo è presumibilmente attribuita per confronto con le opere certamente realizzate dall’artista nella Chiesa dell’Annunziata di Piedimonte che trovano corrispondenza per composizione, scelte volumetriche e spaziali, gesti, volti e mani dei soggetti raffigurati negli affreschi di Faicchio.

Una scelta singolare che riguarda il ciclo superiore, di cui restano sconosciuti ancora oggi i motivi, è dato dal fatto che le scene raffigurate corrispondono solo in parte ai tradizionali episodi mariani: partendo dall’arco del presbiterio e procedendo in senso orario si leggono l’Annunciazione , la nascita di Maria (invece della nascita di Gesù), la presentazione di Maria al Tempio, l’Immacolata Concezione, il ritorno della fuga in Egitto, la consacrazione di Maria al compimento del 3° anno per opera dello Spirito Santo, l’Assunzione (invece dell’Incoronazione di Maria in cielo).
Fra i vari pittori, doratori e decoratori della Chiesa, vi presero parte i primi artisti di Napoli, Benevento, Piedimonte d’Alife e Caiazzo, tra i quali i Sigg Giuseppe Sodi, Filippo Greco, Felice Ayer, Saverio Cinello ed altri.
Tra le statue presenti, collocate nelle nicchie dell’abside, quella della Vergine Santissima Addolorata eseguita dall’artista Silvestro Iacobelli da Cerreto nel 1756 è sicuramente la più antica; non di meno importanza la statua di Santa Lucia, la più pregiata di tutte, eseguita dallo scultore napoletano Antonio Tafuri nel 1810. Tra le altre ricordiamo quella del Cristo morto fatta venire da Napoli nel 1862; dell’Immacolata; di san Raffaele Arcangelo e Sant’Antonio da Padova.
Tra i quadri ed affreschi antichi pregevolissimi, notiamo il capolavoro del Cristo spirante con occhi rivolti al Cielo, di cui non si ha nessuna notizia della sua origine e del suo autore; l’opera è stata erroneamente attribuita a Luca Giordano e attualmente è custodita alla curia vescovile in Cerreto Sannita dopo essere stata esposta al Museo del Sannio per circa un ventennio.
Il quadro della Santissima Vergine Addolorata posta sull’Altare, fu egregiamente dipinto, con bella figura di Santa Lucia nel 1730 dal celebre pittore Rev. Carlo Ferrazzano da Caiazzo.
Sotto gli affreschi vi sono gli stalli dove sedevano i Congregati, disposti in bell’ordine, opera di Pasquale Pece di Roccaromana, il quale lavorava nel 1776 dietro regolare contratto e disegno.
Desidero chiudere questo articolo su una delle Chiese più antiche e affascinanti di Faicchio con un cenno Storico che dà inizio al primo Capitolo del Riassunto Storico sulla Venerabile Congrega sotto il titolo di Maria Santissima Addolorata del Comune di Faicchio,che costituisce l’unica fonte cruciale per la ricostruzione della storia del luogo e della Congrega, ristampato in originale nel 1896 grazie ad Attanasio Palmieri, Prefetto della Congrega e Ufficiale del Regio Esercito Italiano.

Nella giovane, fervida ed eletta mente di un Uomo filantropo e dabbene, scevro di basse passioni e tutto dedito all’amor santo di Dio, fin dal Secolo XVII, sorgeva la nobile idea d’illustrare il paese con pia unione, che mentre riuniva tutte le qualità di un morale sodalizio, accrescer doveva pure alla cara e stimata Patria nostra quella grandezza e lustro che, nelle pagine della storia, antica e moderna, le spetta.



Giuseppe Maturo

Farmacista. Dopo la laurea ha conseguito un master biennale e un corso di perfezionamento, approfondendo le conoscenze in ambito fitoterapico, micoterapico e nutraceutico, con la pubblicazione del lavoro di tesi sulla rivista di divulgazione scientifica di medicina naturale 'Scienza Natura' del Prof. Ivo Bianchi. Attivo nel sociale, è membro del Rotary Club Valle Telesina ed è amante dello sport e della natura. Innamorato del proprio territorio, ha iniziato a coltivare l'interesse per la storia locale.