Il 16 Febbraio, nel Comune di Frasso Telesino, si celebra la Santa patrona Giuliana di Nicomedia. Molti si chiederanno: ma come è possibile che dalla Turchia, Juliana, sia divenuta patrona di un piccolo paese dell’entroterra campano? Bene, facciamo un piccolo passo indietro nel tempo e scopriamo la sua storia. Giuliana, secondo la tradizione, nacque intorno al 285 a Nicomedia (attuale Izmit, una cittadina a 100 km ad est da Istanbul). Appartenente a una famiglia pagana si convertì al cristianesimo. Fu promessa in sposa al prefetto della città ma ella pose come condizione al matrimonio la conversione al Cristianesimo da parte dello sposo. Di fronte a questa pretesa fu denunciata dallo stesso fidanzato e condotta davanti al tribunale perché cristiana praticante. Nonostante la prigionia non solo non rinnegò la propria fede ma chiese la conversione del Prefetto, un tale Eulogio, e per questo venne condannata a morte e decapitata nell’anno 305. Certo, la pena fu atroce, ma quando si parla di storia il primo compito è contestualizzare i fatti.
Ci troviamo nel IV sec. d.C. , Nicomedia è una delle città più importanti dell’Impero Romano a tal punto da essere eletta, dopo Roma, sede privilegiata dell’impero, dove l’imperatore Diocleziano, dopo aver istituito la tetrarchia ( un sistema di governo a 4, 2 Cesari e 2 Augusti, per far fronte ai grandi problemi che sempre più incalzavano l’impero, non ultimo, un movimento sempre più numeroso di persone che si facevano chiamare ‘cristiani’) pose la propria residenza ed esercitò la sua opera urbanistica. Proprio da Nicomedia partì l’ultima grande persecuzione della anche ‘la grande persecuzione’. Nel 303 d.C., gli imperatori Diocleziano, Massimiano, Galerio e Costanzo Cloro ( i famosi 4 di cui sopra) emisero una serie di editti volti a revocare i diritti legali dei cristiani e ad esigere che si adeguassero alle pratiche religiose tradizionali romane. Bisognerà attendere il luminare Costantino, che con l’Editto di Milano di Licinio (del 313) segnò definitivamente la fine della persecuzione. 
Secondo la tradizione, le sue spoglie furono salvate da una matrona romana ed in seguito venerate nella cattedrale di Cuma (Campania), oggi distrutta, che le accolse dopo il naufragio della nave che le conduceva verso Roma. Giuliana venne subito venerata tra i santi e le sante più note del paleo-cristianesimo (cristianesimo delle origini) in Campania.

Santa Giuliana da Nicomedia

La basilica di Cuma, principale luogo della devozione medievale, fu frequentata fino al primo decennio del XIII secolo, epoca in cui la città, contesa dalle contrapposte forze sveve e napoletane, fu teatro di battaglie e di distruzioni. Nel 1207 Cuma fu lasciata all’abbandono e le reliquie di Giuliana furono traslate al monastero napoletano delle Clarisse di Santa Chiara: attualmente sono conservate nella cripta di San Guglielmo del monastero benedettino di Montevergine. Quando nel 1207 Cuma fu distrutta, la popolazione si trasferì nell’agro di Giugliano, di Aversa, e nella Fratta atellana ove era già insediata dal IX secolo una componente proveniente da Miseno, città flegrea distrutta dai saraceni, e devota a San Sossio. Da quel tempo la città di Frattamaggiore celebra la Santa come sua patrona principale insieme a San Sossio. 
Ma come una reliquia arriva a Frasso Telesino (BN) ?
La via maestra è quella benedettina.
In Frasso Telesino i monaci benedettini possedevano il feudo di Campanile in cui esisteva una ‘grancia’ (piccoli edifici intorno ad una chiesa) donato loro dal conte normanno Roberto, lo stesso che costruì il monastero di S. Menna in S. Agata dei Goti, intorno al 1100.
Ma gli influssi benedettini furono forti anche dall’altro lato di Monte S. Angelo. Presso il Santuario (attuale) della Madonna del Roseto in Solopaca, certamente dal 1374 ma probabilmente già dal secolo precedente, vi erano i benedettini bianchi devoti a San Guglielmo di Vercelli. 
Furono loro, i benedettini, ad introdurre il culto di san Giuliana a Frasso. Considerando che nel 1308 la Chiesa di Santa Giuliana era già stata eletta a chiesa Arcipretale. In un documento tardo si legge che il titolo di S. Giuliana viene aggiunto ad una preesistente chiesa di Santa Maria degli Angeli.

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Fonti:
– Archivio storico chiesa di Santa Giuliana in Frasso Telesino (BN)
– P. Saviano, Santa Giuliana vergine e martire, Frattamaggiore, 1997



Alex Gisondi

Nato a Frasso Telesino (BN). Dottore in Storia, Antropologia e Religioni. Scrive per alcune riviste on line, la più famosa Radio100 passi fondata nella storica Radio Aut di Peppino Impastato. Docente e mediatore culturale per UCRI (Unione Comunità Romanès) con cui porta avanti numerosi progetti formativi e culturali nelle scuole. Sempre presente la passione per la ricerca scientifica, sta concludendo il ciclo magistrale di studi presso ‘La Sapienza’ di Roma in ‘Culture e Religioni’.