Gaitelgrima, o Guaidalgrima è un nome femminile di origine longobarda che appare frequentemente nella storia medievale. I Longobardi hanno regnato sul sud Italia per più di cinquecento anni, lasciando poi spazio ai Normanni. Diversi personaggi femminili hanno portato questo nome e tutte sono legate a nobili casate longobarde e normanne. Sommariamente ricordiamo Gaitelgrima di Benevento, principessa longobarda moglie del principe di Salerno Guaimario III. Questa coppia regnò sulla città e sul Principato di Salerno negli anni d’oro dell’Opulenta Salernum. Un’altra importante donna con questo nome fu Gaitelgrima da Salerno, sorella della famosa principessa Sichelgaita. Queste due sorelle longobarde erano figlie del principe di Salerno Guaimario IV ed andarono spose con nobili cavalieri normanni. Eppure nonostante non vi siano frequenti tracce storiche la più famosa è Gaitelgrima figlia del conte normanno Roberto e di una nobildonna di origine longobarda, pure lei Gaitelgrima. Fu sorella di Rainulfo di Alife e Riccardo di Ravecanina.
Ella visse, al principio del XII, secolo nella contea governata dal padre e comprendente le città vescovili di Alife, Caiazzo, Telese, Sant’Agata de’Goti, il Taburno ed Airola. In quanto figlia di un conte poteva sperare nel matrimonio con un signore normanno, destino che, in effetti, il padre aveva pensato per lei. Roberto era un eccellente uomo di potere ma anche un fine diplomatico. Infatti intorno 1114, la giovanissima Gaitelgrima andava sposa a Guglielmo duca di Puglia, matrimonio strategicamente molto importante perché significava per il conte allacciare un legame familiare con uno dei grandi signori feudali del Sud. È opportuno ricordare che i Normanni sconfissero e rimpiazzarono i Longobardi. L’intero Mezzogiorno, compreso tra il Molise e Reggio Calabria, diventò territorio normanno del Ducato di Puglia e di Calabria. Artefice dell’impresa fu Roberto il Guiscardo, terror mundi, il quale nel 1077 assediò Salerno e ne fece la capitale. La dinastia normanna nacque dall’unione tra Roberto il Guiscardo e sua moglie, la principessa longobarda Sichelgaita di Salerno. I Normanni di Salerno rimasero per molti anni al governo del Ducato di Puglia e di Calabria. Tra questi vi fu quindi proprio il duca Guglielmo II, nipote del Guiscardo. In questo modo la normanna e sannita Gaitelgrima diventò duchessa di Puglia e di Calabria.
Di lei duchessa sappiamo che è presente ad un atto del marito redatto all’Abbazia della Trinità di Cava e che è a fianco al coniuge nel 1127, quando questi si spegneva a Salerno. La vita matrimoniale con il duca Guglielmo II fu feconda di affetto ma, purtroppo, non produsse figli. Questo non alterò il matrimonio e la duchessa non fu ripudiata. Gaitelgrima era una giovane alta, esile e di bell’aspetto e con lunghi capelli biondi. Scelsero di vivere nella reggia di Castel Terracena a Salerno. Il marito, il duca Guglielmo II, era ben voluto dal popolo anche se aveva un carattere non eccessivamente deciso per governare. Generalmente considerato una figura insignificante dagli storici moderni, Guglielmo fu molto rispettato dai propri contemporanei, fu popolare fra i suoi feudatari e lodato per la sua abilità militare. Diventato duca appena trentenne, Guglielmo ebbe la deprecabile idea di far erigere il proprio mausoleo funebre nel quadriportico della Cattedrale di Salerno, costruita dal Guiscardo. Era un triste presagio, morì due anni dopo.

Il Duca riposa all’interno di un antico sarcofago d’epoca romana (III secolo d.C.) ricco di materiali di reimpiego del periodo longobardo-normanno. Il sepolcro, posto sulla sinistra della Porta di Bronzo, appartiene a una bottega campana che realizzò, nel III secolo d.C., 4 sarcofagi con altorilievi raffiguranti il mito di Meleagro. L’altorilievo frontale della tomba raffigurante “la leggenda di Meleagro e la caccia al cinghiale di Caledonia” si presenta molto dettagliata e ricca di scene.
La bella duchessa Gaitelgrima, quando il marito si spegneva a Salerno è eccezionalmente ritratta dal cronista Falcone di Benevento, che coglie la sua umana disperazione: «…emette un forte grido e si taglia quei capelli che aveva cresciuto così “lunghi e delicati” per gettarli sul corpo del consorte…».
Distrutta dalla morte del giovane marito, quindi, recise i suoi lunghi capelli biondi e li depose sul sepolcro del suo Guglielmo. Il gesto di lutto di Gaitelgrima fu un ultimo pegno d’amore. Alcune ancelle e altre donne salernitane decisero di ripetere la stessa azione come omaggio al duca.

In quattordici anni di matrimonio non era riuscita a dare un figlio al duca: sarebbe stato un discendente sia della casa degli Altavilla di Puglia e Sicilia, sia della casa normanna di Alife-Caiazzo-Telese, rappresentata dai due fratelli di lei, Rainulfo d’Alife e Riccardo di Ravecanina. Gailtegrima mantenne forse poteri feudali su Mercogliano, mentre iniziava la lotta finale per il dominio nel Sud fra i due più abili condottieri, Rainulfo d’Alife e Ruggero di Sicilia, parente più prossimo del duca. Negli anni ’80 del secolo scorso, alla riapertura del sepolcro di Guglielmo nel duomo di Salerno, si osservarono nitidamente, sopra ai resti dell’uomo, ampie ciocche di capelli neri.
Questo ritrovamento rafforzò vieppiù la leggenda che narra come ogni 4 agosto, anniversario dell’evento, una farfalla dorata uscirebbe dal sarcofago e svolazzerebbe tra le colonne romane dell’atrio prima di scomparire. Quella farfalla rappresenta l’amore eterno della giovane duchessa Gaitelgrima, il cui spirito resta legato a quel luogo di straziante sofferenza. Infatti, il fantasma di Gaietelgrima rimane vicino al suo defunto marito e ripete il rito del taglio dei capelli per rinnovare il loro eterno amore.

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BIBLIOGRAFIA
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- D. Magliano, Una leggenda d’amore nella cornice del quadriportico della Cattedrale di Salerno, Salerno News.24.
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