
In due precedenti articoli, utilizzando appunti di ricerche effettuate dal 1975 al ’79 e recenti, ho esposto quanto ho appreso da sculture e incisioni lapidee concernenti fatti luttuosi e vita civile in Pietraroia, paese montano in provincia di Benevento; (1) in questo, seguendo al solito e per quanto possibile l’ordine cronologico, proseguirò dicendo, non per l’esperto è ovvio, di analoghi manufatti che, fuori edifici sacri, attengono alla vita religiosa.
Il prospetto, innanzitutto, della chiesa parrocchiale, (2) costruita nell’Alto Medioevo a parte tre artistiche finestre sistematevi in epoca moderna, costituisce ancora il primo, evidente testimone di devozione, in particolare con le preziose statue che, forse in pietra del luogo, ne abbelliscono il prospetto: esse raffigurano san Pietro che, con san Paolo, però mancante, e in origine nella lunetta del portale, sta ora in alto, a destra; l’Agnello, sopra l’arco, con la croce sul dorso; legati con tre corde, il leone e la leonessa, sopra gli stipiti e, sotto, l’orso e l’orsa che allatta i cuccioli. (3)

Non poche altre prove tangibili attengono alla vita religiosa e, allo stato della ricerca, risultano in parte inedite. Il considerare la presenza di ordini cavallereschi nella non lontana diocesi di Boiano nel XIII secolo, (4) induce a riflettere oltre che sulle citate artistiche sculture della facciata, su due rispettive croci lapidee, la prima venuta alla luce nel corso di restauri e tuttora di lato al portale del tempio e la seconda, come s’è scritto (5) scolpita , in località Metole, sulla soglietta di una porta, e ad ipotizzarle se non oggetto di semplice devozione popolare, almeno mutazioni del simbolo Templare o di altri ordini presenti nel luogo.

Una lapide di cm. 50×58, costituiva con altre lastre la superfice del parapetto antistante la chiesa in Piazza San Nicola e presentava una epigrafe di due righi, il superiore più impresso, separati da un incavo ovale; l’iscrizione contrassegnava la SEP(oltura) FEM(minile) sottostante al pavimento del vicino edificio di culto e la pietra tombale venne rimossa in seguito alla costruzione del cimitero dal 1840 al ’50 ed a restauri. (6) Va rilevato che la località risulta ancora definita, in vernacolo: Cementéri, cioè Cimiteri.
S E P
0
F E M
Sopra altra lapide di cm.72×18, proveniente, è verosimile, dalla Pietraroia del Medioevo, murata poi sulla scala d’accesso all’orto Iadevito in Via S. Anna al n. 22 e al presente non più visibile, un’incisione in due righi, mutila nella seconda T, diceva, volta dal latino: “Di Cristo sia al servizio / questo altare =” .
CHRISTOSERVAT
ALTAREHOC =
Un gradino d’ingresso, in pietra, di cm 120 x18 e murato capovolto in Via Municipio, n. 10, riporta incisa la frase che, in due righi, volta dal latino dice: “(A Cristo n)ostro in Croce esaltato / (Mar)zio Varro (ne) piamente dedicò (nell’anno) 15 (??)”. I due numeri a termine del secondo rigo lasciano intendere che la scritta alluda ad altare costruito nel XVI secolo.

Alquanto singolare, a lato di un portone e in alto, sulla facciata di un’abitazione in Via della Libertà, una lastra lapidea di cm. 16×40, riporta, scolpiti, due contigui arti inferiori e, al di sotto, incisa, la data 1666; è un ex voto poi ridotto ad altro uso ?

Del tutto chiara, invece, sul muro a capo del sottopasso in Via del Grappa, in una nicchia in pietra e protetta da grata metallica, un’unica maiolica, verosimilmente cerretese e di cm 40 x 45 ca , raffigura la Vergine e una iscrizione indica, in basso a destra, M. SS. DEL CARMENE e, in basso a sinistra, la data di costruzione A D. / 1877 e, al di sotto, “M. N.”, le iniziali del ceramista. (7)

Da menzionare sono pure tre anonime croci. Su Via Circonvallazione, a destra salendo, ne stanno due spostatevi, negli anni Settanta – Ottanta del secolo scorso, di dieci metri o poco più, di fronte alla Via Fontanelle sicché alla zona è stato assegnato il toponimo di Località Croce; (8) di esse, una, scolpita a tutto tondo, è costituita da un monolito alto cm 158, sopra una base che, alta cm. 55 ca. (9) presenta, sulla superfice posteriore, appena visibile, altra croce, di mm 50×50, ricavata, in un tondo a rilievo, con quattro incavi circolari. Il tutto ha avuto forse il fine, se non di rammentare visite missionarie, almeno di segnare un limite del primo centro abitato, medievale, e del terzo, attuale. Fuori l’abitato, sopra una roccia, in località Burroni, “da tempo immemorabile vi è infissa una croce rustica“ la quale era meta “di visite e processioni all’inizio del mese di maggio” ed è stata anche oggetto della poesia d’un cittadino del luogo; (10) la tradizione vuole che vi sia stata posta dai Padri Passionisti e che le visite e le processioni, definite “rogazioni”, abbiano avuto il fine di implorare, appunto, la salvaguardia dei campi e l’abbondanza dei raccolti. (11)

Negli anni Trenta del secolo passato, i Padri Passionisti, missionari in Pietraroia, eressero su basamento in pietra, in località Aria Corte, una croce munita di due lance e tre chiodi, in ferro.

Altra croce simile la posero in località Castello. V’è chi ricorda che, quando era bambino, intorno al 1962, allorché il terreno intorno venne spianato per dar luogo a Piazza Castello e il monumento spostato, gli operai tenevano in mano la scritta INRI, i chiodi e due lance, simili a quelle che stavano sull’analogo monumento all’Aria Corte. Sul sostegno lapideo, di cm, 48x70x25, (12) ancora si legge, in cinque righi, che il tutto è a ricordo della sacra missione dei Padri Passionisti dall’1 al 15 marzo dell’anno 1936, XIV del fascismo; sul verso del tronco verticale si notano due grossi chiodi.

La lapide sul muro di un’abitazione, all’angolo tra Via Aurora e Via Municipio, presenta il toponimo: VICO DE CARLO; De Carlo è cognome locale, ma di chi, in questo caso? Nel vicoletto s’aprono sei ingressi appartenenti a quattro famiglie dai cognomi differenti e la ricerca sul campo e l’indagine nell’ Archivio Comunale (13) non hanno fornito alcuna notizia in merito. Ipotizzo, pertanto, che la lapide, senza il nome, sia stata dedicata ai due De Carlo arcipreti, tra quelli succedutisi dal 1477 ad oggi, ossia a don Antonio (1886-1915) e a don Lorenzo (1917-1962). (14) nonché, se non esclusivamente, a monsignor Nicola De Carlo, nato a Pietraroia e vescovo in Argentina (1918 1951), il quale, nel dicembre del 1949, avendo accompagnato un pellegrinaggio a Roma in occasione dell’imminente Anno Santo, venne a salutare parenti, amici e compaesani, prima della fine, nell’ottobre del ‘51. (15)

Negli anni Sessanta, in località Santa Crocella stava “l’edicola del Crocefisso”, in pietra (16) sul margine sinistro della strada che, al confine e attraverso una selva, menava da Pietraroia a Sepino; poco oltre il margine opposto, nel bosco, s’intravedevano resti di mura. Appresi dal sindaco Domenico Falcigno e dall’impiegato comunale Giacomo De Carlo che quel tabernacolo era stato eretto a cura delle rispettive municipalità, alla cerimonia erano presenti i sindaci, colonello Finizia, per Sepino e maestro Cusanelli, per Pietraroia insieme a numerosi cittadini dei due paesi e aveva fatto seguito una festosa colazione al sacco con vivande preparate da Giovanni Fusco di Sepino; tanto, per celebrare e ricordare, come da relativa lapide, che “una croce piccola” in pietra, ma artistica, era stata posta là “dove” un “monastero famoso” era sorto secoli prima di quel giorno d’ ottobre. Tempo dopo, un ignorante, irrispettoso mariuolo stimò la croce reperto antico e di inestimabile valore pecuniario, la divelse e la portò via. (17) Il 23 giugno del 2016, un meritevole gruppo di volontari ha fissato una nuova croce nell’edicola, sempre dotata di lapide, restaurata e protetta da un sistema di sicurezza. (18) L’iscrizione è di notevole importanza in quanto rimanda ad un documento che dà notizie –e ritorniamo al punto d’inizio– su Pietraroia medievale, sul toponimo e sull’attività degli abitanti: in esso, infatti, un Breve locationis, un contratto di locazione, per intenderci, stipulato nell’agosto del 1274, e conservato nell’Archivio della chiesa di Santa Cristina, in Sepino, riferisce che il priore del locale cenobio di S. Croce dette in fitto, a tredici uomini “Petre Rogie”, una selva che il monastero possedeva nel finitimo territorio “Petre Rogie”. In seguito, sempre nel Medioevo, qualcuno annotò, sul verso della pergamena, l’indicazione: “De silva Preta Rogie”. (19).

E per concludere: nel 1973, Domenico Falcigno, fece costruire all’inizio del tratto di strada, che dalla via provinciale mena all’ingresso di Pietraroia, una edicola, vi sistemò la statua della Madonna e, a distanza di anni le dedicò una poesia. Nel 2005, l’amministrazione comunale Di Furia, deliberò di collocare, in sito attiguo, una statua marmorea di San Pio da Pietralcina. (20)

Tanto, allo stato dell’indagine e nella speranza che altri, di buona volontà, legga l’articolo, riveda le ipotesi, revisioni le eventuali inesattezze e renda noto.
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1- Cfr. R. Di Lello, Pietraroia. Pietre che parlano di sventure. (Nota preliminare), in “Pietraroja-Storia”, Istituto Storico Sannio Telesino.it (11/11/2020); ID., Pietre che parlano di vita civile in Pietraroia, in “Pietraroja-Storia”, ISST.it, (20/3/2021). 2- Vid. immagine a capo del testo. Foto arciprete Lorenzo De Carlo, 1937. 3- Cfr. Archivio Parrocchiale Pietraroia, AA.VV., Memorie, ms., a c.d. D. Varrone, pass. A.M. Iannacchino Storia di Telesia. Sua Diocesi e Pastori, Benevento, D’Alessandro, 1900, pp. 190-195. R. Pescitelli, Chiesa Telesina. Dal XVI al XVII secolo, Benevento, Auxiliatrix, 1977, pp. 169-179. D. Falcigno, Storia di tutti i giorni vecchi discorsi, Pro Loco Pietraroia-Comune Pietraroia, 2005, pp. 4 -10. F. Morante I leoni di Pietraroja in “La Provincia Sannitica”, Benevento, Auxiliatrix, (XVII, 2, 2007), pp. 23-27. R. Di Lello. 2020, cit. 4- Cfr. O. Muccilli, La presenza degli ordini monastico cavallereschi nella diocesi di Boiano, in “Rivista Storica del Sanno”, Napoli, Arte Tipografica (2, 2007), pp. 173-200. 5- Cfr. R. Di Lello, 2020 e 2021, cit. 6- Sulla costruzione del cimitero cfr. D. Falcigno, Storie di tutti i Giorni vecchi discorsi, Pro Loco Pietraroja, Comune Pietraroja, 2004, pp. 9-10. 7- Si tratta, è verosimile, di Marchitto Nicola di Francesco, come da Elenco dei ceramisti del XIX secolo, in Nicola Vigliotti-Renato Pascitelli, La ceramica di Cerreto Sannita e San Lorenzello, San Lorenzo Minore, ECSC,1991, pp. 66-67. 8- Ref. a tel. 0823 911825 N. Bello, 17-3-2021, ore 12.30. 9- Ref. Anna Luisa Bello, email 19-4-2021. 10- Cfr. D. Falcigno, 2004, cit., pp. 10-12. 11- Cfr. Pietraroja, Guida Turistica, Comitato prov. Benevento – Pro Loco Pietraroja – Comune di Pietraroja, s.d. e s.p., ma p. 22. 12- Ref. N. Bello, ore 11:10 del 26/12/2020. Id., email del 04-01-2021 e del 16-01-2021. 13- Identica è l’iscrizione a p. 2, della Tabella Toponimi Attivi, Comune di Pietraroja, Provincia di Benevento, 13/07/2021, pp. 1-3. 14- Cfr. Archivio Parrocchia Pietraroia, AA.VV., cit., p. 115. D. Falcigno, 2004, cit. pp.3-5. 15-Cfr. R. Di Lello, Il vescovo Nicola De Carlo da Pietraroia nella considerazione di Orione, Peron, Bergoglio e altre personalità, Prp Loco Pietraroja, 2018.16-Emma Giardina Cassella, Cusano Mutri, Roma, Gozzi E., 1984, p. 81. 17-R. Di Lello, Santa croce “in Silva Sepini” e Pietraroia in un contratto del 1274, in “Il Sannio Quotidiano”, Benevento, Pagine Sannite, V, 22 ottobre (2000) p. 11. 18- Emiddio Civitillo, Sul valico montano di “Santa Crocella”, Cusano Mutri, 17- 12- 2017. 19- R. Di lello, 2000, cit.. Id., Pietraro?a. Le vicende di un toponimo, in “La voce del Titerno”, Cerreto Sannita, Comunità Montana del Titerno, II, 10 (2006) pp. 12-13. 20- D. Falcigno, 2005, cit. p. 2.