Nell’anno 1949, in località San Barbato di Ponte, fu ritrovata, dal prof. Giuseppe Capobianco (appassionato cultore di storia locale), in un terreno di proprietà del fratello Massimo, una tomba con importanti reperti di età Sannitica.
Data l’importanza della scoperta la notizia ebbe notevole risonanza sulla stampa dell’epoca e suscitò da subito l’interesse degli studiosi.
Ad una prima superficiale valutazione il materiale rinvenuto fu classificato come “appartenente all’epoca Sannitica del IV sec. a.C.”. Tuttavia l’insigne archeologo Amedeo Maiuri si rese subito conto che si trattava di oggetti risalenti ad un periodo precedente. In una sua nota del 20 marzo 1950, inviata al professore Alfredo Zazo, all’epoca direttore del Museo Provinciale di Benevento, a cui erano stati consegnati inizialmente gli oggetti rinvenuti, si legge “…a giudicare dalla fotografia apparsa sul quotidiano “Risorgimento” del 19 marzo u.s., il materiale rinvenuto non può assolutamente essere classificato come appartenente all’epoca sannitica del IV sec. a.C., ma deve trattarsi di oggetti di maggiore interesse, risalenti ad età più antica”.

La fibula sannitica di Ponte in bronzo – VII sec. a.C. – Rinvenuta a Ponte in località S. Barbato

Della scoperta si interessò da subito il Ministero della Pubblica Istruzione Direzione Generale delle Antichità e delle Belle Arti, che era stato messo al corrente dell’importante rinvenimento da una informativa pervenutagli dalla Legione Territoriale dei Carabinieri di Napoli. Con nota del 15 aprile 1950 quindi il Ministero chiedeva alla Soprintendenza alle Antichità notizie sulla scoperta. In data 18 aprile 1950 il prof. Amedeo Maiuri, Soprintentente alle Antichità per la Campania, così rispondeva «… si rileva che il materiale è di particolare interesse essendo la Fibula di età protostorica e di tipo particolarmente raro…data l’importanza del rinvenimento si stanno eseguendo ulteriori indagini, delle quali terremo informata codesta Direzione Generale.»

La Fibula, come attestato poi successivamente dagli studiosi, deriva da prototipi provenienti dall’area della civiltà egeo-anatolica e portati sul suolo della penisola italica dai coloni che fondarono i primi nuclei della Magna Grecia.
La particolare importanza di questo ritrovamento è dovuta al fatto che gli studiosi ritengono che la presenza di questo tipo di Fibula nelle aree interne del Sannio, nel caso specifico la Valle Telesina, è la prova incontrovertibile che già a partire dall’VIII-VII sec. a.C. le popolazioni sannitiche che abitavano questo territorio avevano scambi commerciali con le comunità elleniche stanziate principalmente sulla costa tirrenica, quali Cuma, Suessula o anche più a sud Paestum.

Punta di giavellotto sannitico in bronzo – VII sec. a.C. – Rinvenuta a Ponte in località S. Barbato

Infatti già all’inizio dell’VIII sec. a.C. (770-760) genti provenienti dall’area egea (Calcidesi) si erano stanziati sull’isola d’Ischia, creando un importante snodo commerciale, in un’area che già precedentemente aveva visto una presenza Micenea. È probabile che da questa prima base provenisse il nucleo di coloni che pochi decenni dopo arrivarono sulla terraferma fondando Cuma intorno al 730 a.C. 
I Greci stanziati a Cuma furono portatori di una civiltà sicuramente superiore a quella delle popolazioni italiche con le quali riuscirono a convivere pacificamente almeno nel primo periodo. Inoltre la posizione di Cuma, egemone rispetto al territorio circostante, le permise di creare intensi rapporti commerciali con le popolazioni dei dintorni quali Etruschi, Latini e Sanniti e di conseguenza tra questi e le colonie della Magna Grecia, della Sicilia e del Mediterraneo in generale.
La notizia di questa importante scoperta fu data al mondo scientifico per la prima volta dal professore Mario Napoli nel corso di un convegno di studi sulla Magna Grecia tenutosi a Bari nel 1957. L’eminente studioso, uno dei massimi esperti di questo periodo storico, così descrive il ritrovamento: “ E’ noto che la valle del Calore e la zona intorno a Benevento avevano, fino agli ultimi anni, restituito scarso materiale dell’epoca pre-romana; perciò il ritrovamento occasionale di una tomba a Ponte, in località San Barbato, assume particolare importanza, anche se è sparito il corredo di vasi.”. La tomba era ad umazione a fossa, coperta da un tumulo di pietre. Del corredo sono state recuperate una punta di lancia di bronzo e una fibula a ponte con spillo mobile e staffa, formata da un disco ellittico, decorato con quadrati e triangoli sottilmenti incisi. La fibula, di un tipo che sembra peculiario della Campania, e la punta di lancia trovano analogia in oggetti delle tombe pre-greche di Cuma e di quelle di Suessula, che non sembrano più recenti del sec. VIII a.C.1Mario Napoli, La parola del passato n. XII (1957), fasc. 53 pag. 135.
Il professore Elio Galasso data questi due reperti tra il VII e VI sec. a.C. infatti egli scrive: “… Il modello di fibula a due pezzi deriva da prototipi dell’ultima età micenea rinvenuti a Creta e Cipro e diffusi in età protostorica dalle originarie sedi della civiltà egeo-anatolica fino alla Sicilia e alla Spagna e di qui ridiscesi lungo le coste tirreniche della Penisola, seguendo le rotte del Mediterraneo documentate anche da monete e pesi…è inoltre da rilevare che tale tipo di fibula non si trova mai fuori dal Sannio e della Campania. Di qui l’ipotesi che il modello, giunto dal mare in età preellenica sia stato portato a definitiva maturazione appunto nel Sannio fra il sec. VII e il VI a.C.” 2Elio Galasso, Tra i Sanniti in terra beneventana, 1983, pp. 39 – 40
I due importanti reperti, come detto precedentemente, furono portati al Museo Provinciale di Benevento (oggi Museo del Sannio) ed esposti nella sezione Sannita, dove si trovano tuttora. 
Purtroppo, dopo alcuni anni, a seguito di una modifica degli allestimenti, nel riscrivere le didascalie, riportanti il luogo di rinvenimento dei due reperti, venne omessa la parola “Ponte”, per cui furono erroneamente catalogati come ritrovati in località San Barbato di … Benevento.
I cittadini di Ponte con il tempo dimenticarono completamente questi reperti anche perché nel frattempo il nome della località San Barbato era andato completamente in disuso ed era ricordato solo da qualche anziano.
A distanza di oltre trenta anni, dal rinvenimento, mi capitò, casualmente, di leggere gli atti del convegno sulla Magna Grecia tenutosi a Bari nel 1957 e quindi la relazione del professore Mario Napoli che ne dava appunto notizia indicando correttamente il luogo dove questo era avvenuto. Grazie a ciò fu possibile collegare i due reperti descritti con quelli presenti al Museo del Sannio ed erroneamente catalogati. 
Interessato della cosa l’allora direttore del museo, professore Elio Galasso, si provvide alla loro giusta catalogazione. 
Nel 1984 la descrizione e le foto dei due importanti reperti furono riportate, ad opera dello scrivente, in una monografia su Ponte,3Giuseppe Corbo, Ponte tra Cronaca e Storia (1991), pp. 17-20 ridando così nuovamente notorietà all’importante scoperta.
Con il tempo poi la Fibula è diventata il simbolo di Ponte e tutti ne vanno fieri perché essa testimonia come gia nel VII sec. a.C. nel nostro territorio vivevano persone che, oltre ad avere scambi commerciali con altre popolazioni particolarmente evolute, avevano raggiunto un grado di civiltà tale da portarli ad utilizzare oggetti così ricercati e raffinati. Da qualche anno è stato istituito un riconoscimento destinato a quei cittadini che, con la loro opera e il loro impegno, hanno contribuito ad elevare e far conoscere il paese di Ponte anche al di fuori dei confini comunali ed il premio è costituito appunto da una riproduzione in scala della Fibula.
Inoltre all’interno della toponomastica cittadina è stata inserita una strada del centro denominata “via della Fibula Sannita”, a perenne ricordo e testimonianza dell’importante scoperta. 

Brocchetta biansata a vernice nera –  IV sec. a.C. – Rinvenuta a Ponte in località San Barbato

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[1] Mario Napoli, La parola del passato n. XII (1957), fasc. 53 pag. 135.
[2] Elio Galasso, Tra i Sanniti in terra beneventana, 1983, pp. 39-40.
[3] Giuseppe Corbo, Ponte tra Cronaca e Storia (1991), pp. 17-20.




Giuseppe Corbo

Nato a Ponte, dove risiede. Dipendente del gruppo Ferrovie dello Stato. Cultore di storia locale con particolare attenzione al periodo medievale. Ha pubblicato "Ponte tra Cronaca e Storia", "Domenico Ocone, quarant'anni di storia pontese...", "Le Vie di Ponte tra Storia e Leggenda". Collabora con varie associazioni culturali.