Al termine del primo conflitto mondiale, Gabriele D’Annunzio creò il mito della “vittoria mutilata” per denunciare il mancato riconoscimento dei diritti territoriali sulla Dalmazia. Ciò contribuì ad esacerbare sentimenti nazionali che furono all’origine di profondi conflitti sociali che, nel giro di pochi anni, portarono l’Italia al fascismo. Il nuovo regime, fin dagli esordi, si prodigò per sviluppare una coscienza collettiva e alimentare sentimenti di identità nazionale attraverso l’uso politico della propaganda, l’utilizzo sapiente dei mass media, la mobilitazione di massa, i raduni e la martellante educazione scolastica per infondere in tutti gli italiani il senso di un’identità fascista e consolidare il consenso politico.
A pochi mesi dalla Marcia su Roma, tale progetto patriottico si sviluppò anche attraverso la costruzione di simboli e testimonianze concrete a ricordo dei soldati italiani caduti durante la prima guerra mondiale, allo scopo di esaltare le vicende belliche, promuovere l’orgoglio collettivo. Nel giro i pochi anni sorsero, un po’ dovunque, grandi monumenti pubblici, cimiteri di guerra, sacrari e tombe dedicate al milite ignoto e a ricordo delle vittime civili e militari.
Anche a San Salvatore Telesino, l’Amministrazione comunale aderì convintamente agli ideali e alle proposte del regime e si adeguò al nuovo corso politico promuovendo iniziative finalizzate a sostenere il governo e il nuovo assetto politico-sociale che il fascismo intendeva dare all’Italia.
Nella primavera del 1923 il sindaco, comm. Amedeo Pacelli, figlio del famoso on. Salvatore Pacelli, possidente e politico sansalvatorese,1Salvatore Pacelli (1836-1902), giurista e politico. Presidente della Provincia di Benevento (dal 1873 al 1876), deputato del Regno d’Italia per tre legislature (dal 1876 al 1882), sindaco di San Salvatore Telesino (dal 1895 al 1902). ritenne necessario erigere un pubblico Monumento in memoria dei caduti in battaglia, come doveroso atto di riconoscimento nei confronti dei propri concittadini.
Si rese perciò promotore della costituzione di un Comitato civico per la costruzione di un Monumento ai caduti in guerra.
In breve tempo la Giunta comunale individuò l’area adatta allo scopo: lo spazio prospiciente alla Casa municipale, proprio davanti ai grandi finestroni che affacciavano su “via del Progresso”, una strada che più tardi (nel 1931) a seguito delle disposizioni impartite da Mussolini, fu ribattezzata in “via Roma”2In occasione del X anniversario dell’era fascista (28 ottobre 1931) i podestà ricevettero dai prefetti una circolare che obbligava i comuni ad intitolare una via non secondaria di ogni centro al nome di Roma.
Proprio a quell’altezza l’ampia carreggiata cittadina si congiungeva con via Bagni, la carrozzabile che conduceva alle Terme di Telese. Si diede così avvio ad una sottoscrizione popolare che raggiunse la somma necessaria per la realizzazione del monumento.
I lavori iniziarono nel 1924 e il progetto cominciò a prendere forma.
Venne eretto un massiccio obelisco di pietra basaltica a base rettangolare, elevato su tre gradoni. Sulla fascia inferiore del monumento, sporgente ai tre lati vennero poste tre lapidi di bronzo, una per lato (anteriormente, a destra e a sinistra) che recavano incisi i nomi dei caduti della guerra 1915-18.
Sul capitello superiore dell’obelisco, invece, (facciata anteriore) venne scalpellata la frase:
AI SUOI FIGLI EROI
SAN SALVATORE TELESINO
Sul quadrante anteriore dell’obelisco venne inserita una lastra commemorativa in bronzo. Lo stesso sindaco Pacelli si incaricò di affidare l’incarico ad un famoso scultore di origini molisane la realizzazione dell’opera d’arte. L’autore era tra i più quotati sul mercato: Vincenzo Puchetti.3Vincenzo Puchetti (1894-1947), nativo di Campobasso si recò giovanissimo a Napoli dove conseguì il diploma presso il Regio Istituto delle Belle Arti di Napoli, specializzandosi proprio nella produzione di Monumenti ai caduti. Ufficiale di complemento in Fanteria fu ferito in guerra e decorato con Croce al Merito di Guerra, Croce di Cavaliere della Corona d’Italia e Maggiore di Fanteria del ruolo d’onore. Morì a Napoli il 15 maggio 1947 all’età di 53 anni. Le sue opere più importanti sono i monumenti di Boiano, Termoli, Larino, Riccia, Roccarainola, Trivento e Campobasso.
Puchetti volle realizzare per il Monumento di San Salvatore Telesino una lastra per celebrare la Vittoria conseguita dagli italiani nella Grande guerra. In essa era raffigurata una figura femminile, dalla chioma fluente e dalle lunghe ali, nell’atto di sorreggere un soldato ignudo e munito di spada nella mano destra.
Nell’opera è evidente l’allegoria alla Vittoria alata, solitamente identificata con la dea greca Nike a cui s’ispiravano i classici come simbolo della vittoria sulla morte.
La scultura, di grande impatto emotivo venne inaugurata il 25 luglio 1925 con una solenne cerimonia a cui parteciparono le principali autorità civili e religiose e il popolo festante.
L’opera realizzata dallo scultore molisano rimase incastonata nel monumento fino al 1942 quando, nel corso della seconda guerra mondiale, il bronzo venne fuso per essere utilizzato a fini bellici. Si decise così di sostituire la preziosa opera del Puchetti con una semplice lastra di marmo bianca in cui furono scolpiti alcuni versi della poesia “All’Italia” di Giacomo Leopardi:
…E MOLLE FOSSE
DEL SANGUE MIO
QUEST’ALMA TERRA.
L’area intorno al monumento venne recintata con rete metallica e attrezzata a rigoglioso giardino con piante e verde pubblico.
Il giorno della solenne cerimonia inaugurale del Monumento l’area circostante venne addobbata a festa ; per l’occasione, alle finestre del Municipio vennero esposte bandiere tricolori e addobbi floreali.
Riportiamo di seguito alcune foto che ricordano la cerimonia.
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[1] Salvatore Pacelli (1836-1902), giurista e politico. Presidente della Provincia di Benevento (dal 1873 al 1876), deputato del Regno d’Italia per tre legislature (dal 1876 al 1882), sindaco di San Salvatore Telesino (dal 1895 al 1902).
[2] In occasione del X anniversario dell’era fascista (28 ottobre 1931) i podestà ricevettero dai prefetti una circolare che obbligava i comuni ad intitolare una via non secondaria di ogni centro al nome di Roma.
[3] Vincenzo Puchetti (1894-1947), nativo di Campobasso si recò giovanissimo a Napoli dove conseguì il diploma presso il Regio Istituto delle Belle Arti di Napoli, specializzandosi proprio nella produzione di Monumenti ai caduti. Ufficiale di complemento in Fanteria fu ferito in guerra e decorato con Croce al Merito di Guerra, Croce di Cavaliere della Corona d’Italia e Maggiore di Fanteria del ruolo d’onore. Morì a Napoli il 15 maggio 1947 all’età di 53 anni.