Il 2 febbraio 1487 moriva il vescovo Marino Morola lasciando così scoperta la diocesi di Sant’Agata dei Goti. Nello stesso periodo, a Benevento, un fortissimo e violento fazionismo divideva l’enclave pontificia in due: la fazione della «parte di basso» fedele al papa e la fazione della «parte di sopra», fedele agli Aragonesi1A. Zazo, Benevento e le sue lotte civili nei secoli XV e XVI, in ۫ «Samnium», XXXIX (1966), pp. 153-196.. Tra gli esponenti maggiori della prima, vi era la famiglia dei Capobianco e fu proprio uno dei loro membri che papa Innocenzo VIII,2E non da Urbano VI come erroneamente indicato da F. Viparelli nelle sue Memorie istoriche della città di Sant’Agata de’ Goti, Napoli 1841, p. 70. il 16 febbraio 1487, insediò come nuovo vescovo a Sant’Agata: Pietro Paolo Capobianco, nato a Benevento nella seconda metà del XV secolo.3A. Zazo, Dizionario bio-bibliografico del Sannio, Napoli 1972, p. 66; P. Sarnelli, Memorie cronologiche de’ vescovi, ed arciuescovi della S. chiesa di Benevento, colla serie de’ duchi, e principi Longobardi della stessa città, Napoli 1691, p. 527. Si venne quindi a creare un notevole turbamento politico con gli avversari di Ferrante d’Aragona nelle condizioni di assumere potere e influenza nel Regno, oltre i confini di Benevento. Tale spinosa situazione portò Ferrante ad avviare una vivace azione diplomatica incaricando Giacomo Pontano di ottenere dal papa
chel R.do Electo de sancta Agata facesse permutatione con lo Episcopo de Ugento: lo quale episcopato vale meglio de quactrocento ducati lanno, et quello de sancta Agata vale trecento cinquanta et fine in quactrocento.4 F. Trinchera, Codice Aragonese, II, 1, Napoli 1868, p. 67, n. 75 (6 aprile 1492).
in quanto
Noi desideramo tanto quanto se possa dire che in Benevento non succeda inconveniente, et per mantenere quella cita in quieto et pacifico vivere, omne di pensamo, como se habiano ad evitare li disordini che possessero occorrere […].5Ibidem.
La richiesta di permuta venne sollecitata, inutilmente, il 16 novembre dello stesso anno, sempre tramite il Pontano, ma anche la diocesi di Castellaneta, giudicata da Ferrante più redditizia, non sembrava interessare al vescovo Capobianco «duro»6Ivi, p. 172, n. 193 (21 settembre 1492). e «difficile»7Ibidem, che, appoggiato dal papa, preferiva mantenere la sua influenza, e quindi l’appoggio al pontefice e alla sua famiglia, rimanendo nei pressi di Benevento8Ivi, pp. 182-183, n. 206 (16 novembre 1492).
Ferrante riprese la sua strategia l’anno seguente quando, venendo a conoscenza delle condizioni di salute molto gravi del vescovo Capobianco,9Id., Codice Aragonese, II, 2, Napoli 1870, p. 307, n. 635 (13 novembre 1493). in quel momento residente a Roma, incaricò Luigi de Paladinis di pregare il nuovo papa Alessandro VI, a nominare vescovo di quella diocesi Alfonso Gallego, abate di S. Filareto e «nostro affectionatissimo servitore […] perche de presente ha vimo inteso che lo episcopo de Sancta agata e morto de peste […]».10Ivi, p. 315, n. 647 (22 novembre 1493). Il vescovo Capobianco, dato troppo presto per spacciato, si rimise in salute, mantenne la diocesi e addirittura, sopravvivendo allo stesso Ferrante, fu presente con gli altri vescovi al Duomo di Napoli, durante l’incoronazione di Alfonso II, il 2 maggio 1494.11V.De Lucia, Cenno topografico e istorico della città e diocesi di S. Agata de’ Goti, Napoli 1844, p. 24.
Grazie alla sua persistenza venne nominato da Alessandro VI, assistente alla cappella pontificia e vicario della basilica vaticana,12A. Zazo, Dizionario cit., Napoli 1972, p. 66. cariche che furono confermate anche dal successivo papa Giulio II.13Dato significativo considerando la forte rivalità tra Papa Alessandro VI Borgia e Papa Giulio II della Rovere.
Come vescovo di Sant’Agata fu il primo che fece redigere e rettificare le nuove platee dei beni, riuscì poi ad arricchire il complesso dei beni posseduti dal capitolo ottenendo l’aggregazione della Badia di S. Sofia e della Badia di S. Lorenzo al Monte, con grangia presso Dugenta,14F. Viparelli, Memorie cit., Napoli 1841, pp. 70-72. con cui dovette ottenere il monopolio della pastorizia locale15«[…] divenne il Capitolo patrone di parte del pascolo de’ demanj di questa Città» Id. p.72..
Pietro Paolo Capobianco morì, mantenendo la propria diocesi, nel 1505, sopravvivendo anche all’ultimo sovrano aragonese Federico I (9 novembre 1504)16Ibidem; A. Zazo, Dizionario cit., Napoli 1972, p. 66.. La sua figura è particolarmente interessante in virtù dell’importanza che dovette avere la circoscrizione vescovile di Sant’Agata dei Goti in quel tempo e in generale nella storia del Mezzogiorno. La vicinanza all’enclave pontificia, la posizione strategica e il grande possesso demaniale dovettero influire non poco sulla vita politica, economica e sociale del territorio.
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[1] A. Zazo, Benevento e le sue lotte civili nei secoli XV e XVI, in ۫ «Samnium», XXXIX (1966), pp. 153-196.
F. Viparelli, Memorie cit., Napoli 1841, pp. 70-72.
[2] E non da Urbano VI come erroneamente indicato da F. Viparelli nelle sue Memorie istoriche della città di Sant’Agata de’ Goti, Napoli 1841, p. 70.
[3] A. Zazo, Dizionario bio-bibliografico del Sannio, Napoli 1972, p. 66; P. Sarnelli, Memorie cronologiche de’ vescovi, ed arciuescovi della S. chiesa di Benevento, colla serie de’ duchi, e principi Longobardi della stessa città, Napoli 1691, p. 527.
[4] F. Trinchera, Codice Aragonese, II, 1, Napoli 1868, p. 67, n. 75 (6 aprile 1492).
[5] Ibidem.
[6] Ivi, p. 172, n. 193 (21 settembre 1492).
[7] Ibidem.
[8] Ivi, pp. 182-183, n. 206 (16 novembre 1492).
[9] Id., Codice Aragonese, II, 2, Napoli 1870, p. 307, n. 635 (13 novembre 1493).
[10] Ivi, p. 315, n. 647 (22 novembre 1493).
[11] V. De Lucia, Cenno topografico e istorico della città e diocesi di S. Agata de’ Goti, Napoli 1844, p. 24.
[12] A. Zazo, Dizionario cit., Napoli 1972, p. 66.
[13] Dato significativo considerando la forte rivalità tra Papa Alessandro VI Borgia e Papa Giulio II della Rovere.
[14] F. Viparelli, Memorie, Cit., Napoli 1841, pp.70-72.
[15] «[…] divenne il Capitolo patrone di parte del pascolo de’ demanj di questa Città» Id. p.72.
[16] Ibidem; A. Zazo, Dizionario cit., Napoli 1972, p. 66.
Bibliografia
Chiavassa M., La nobiltà in Benevento e ms. sulle Famiglie nobili beneventane di monsignor Mario della Vipera arcidiacono di Benevento, s.l., 1950
Sarnelli P., Memorie cronologiche de’ vescovi, ed arciuescovi della S. chiesa di Benevento, colla serie de’ duchi, e principi Longobardi della stessa città, Napoli, 1691.
De Lucia V., Cenno topografico e istorico della città e diocesi di S. Agata de’ Goti, Napoli 1844, p. 24.
Trinchera F., Codice Aragonese o sia lettere regie, ordinamenti ed altri atti governativi dei sovrani aragonesi di Napoli riguardanti l’amministrazione interna del reame e le relazioni all’estero, vol. II, Parte I, Napoli 1868.
Trinchera F., Codice Aragonese o sia lettere regie, ordinamenti ed altri atti governativi dei sovrani aragonesi di Napoli riguardanti l’amministrazione interna del reame e le relazioni all’estero, vol. II, Parte II, Napoli 1870.
Viparelli F., nelle sue Memorie istoriche della città di Sant’Agata de’ Goti, Napoli 1841, pp. 70-72.
Zazo A., Benevento e le sue lotte civili nei secoli XV e XVI, in ۫ «Samnium», XXXIX (1966), pp. 153-196.
Zazo A., Dizionario bio-bibliografico del Sannio, Napoli 1972, p. 66.
Sitografia
https://www.treccani.it/enciclopedia/pietro-paolo-capobianco_%28Dizionario-Biografico%29/