Se crolla qualsiasi cosa a Pompei, oppure ad Ercolano, oppure ancora in altri siti annoverati tra i grandi attrattori, accade, giustamente, il finimondo e non solo tra gli addetti ai lavori. Dell’accaduto subito se ne dà ampio risalto attraverso le reti televisive e le testate giornalistiche nazionali e internazionali, amplificando la notizia in ogni recesso della società civile.

Accade che crolla un cospicuo tratto delle belle mura dell’antica Telesia e l’accaduto, ad eccezione di qualche giornale locale, è quasi del tutto ignorato sia dal mondo della cultura sia da parte delle Istituzioni.

Per meglio comprendere la portata della perdita delle mura di Telesia è necessario spendere qualche parola su di esse.

La città romana di Telesia, di fondazione craccana, si sovrappone in parte ad una serie di nuclei insediativi di età sannitica; negli ultimi decenni della Repubblica venne dotata di una cinta muraria, ancora in gran parte conservata, caratterizzata dalla sequenza di numerose torri collegate da mesopirgi (cortine) concavi: un’opera unica e spettacolare di poliorcetica, carica di significati ideali e di volontà di autorappresentazione. Lo studio dell’impianto urbanistico di Telesia e della sua fortificazione muraria fu affrontato pionieristicamente da Lorenzo Quilici e in particolare sulla loro rispondenza alle teorie poliorcetiche tardoellenistiche. Su questo aspetto fondamentale e unico nel suo genere, nel 1984 presso il Centre J. Berard di Napoli fu organizzato un convegno dal titolo: «Portas turreis moiros faciundum coiraverunt».
Nel 1984 fu redatta una carta archeologica dell’impianto urbano di Telesia nella scala 1 a 2000, nel 1997 il Comune di San Salvatore Telesino con l’allora Soprintendenza archeologica di Salerno e con la consulenza scientifica del GLIA (GRUPPO LAVORO INSEDIAMENTI ANTICHI) coordinato da Carlo Giuliano Franciosi e gli architetti Morichi, Paone, Rispoli, Sanpaolo e Balasco che approntarano un Progetto esecutivo per la valorizzazione e recupero di Telesia presentato nell’ambito dei FESR. Scopo prioritario del progetto era un intervento generalizzato di consolidamento e restauro delle mura con la realizzazione di un percorso pedonale guidato dei visitatori lungo tutto il tracciato delle cortine murarie, ritenendo del tutto secondaria l’ipotesi dello scavo dell’anfiteatro.
Raccomandazione caduta nel vuoto, perché poi si è fatto il contrario di quanto fu progettato!

(La foto della torre poligonale e la pianta della città appartengono all’archivio privato di Alfredo Balasco di cui l’autore mantiene il copyright. Quelle del recente crollo sono tratte da Beneventonews24.it).



Alfredo Balasco

Laureato in Architettura presso l'Università degli Studi di Napoli "Federico II", con 110 e lode. Da anni svolge l'attività professionale nel settore dei Beni Culturali come esperto nel rilievo architettonico e di complessi archeologici e come progettista nel settore del restauro e dell'allestimento museografico e di apparati didattici-informativi. Consulente scientifico presso le Soprintendenze archeologiche campane; si occupa, inoltre, dello studio della architettura teatrale antica, in modo particolare dei teatri di età romana e degli apparati architettonici.