
Lunedì 21/04/2025, in mattinata, nel collegarmi con Google, è comparsa l’immagine di papa Francesco, di spalle, e la scritta: ”Profondo cordoglio per la morte […] Istituto Storico Sannio Telesino”. La notizia m’ha ingenerato, appunto, indicibile dispiacere, anche per l’attinenza del Santo Padre con il detto nostro territorio.
Anni or sono, infatti, ho pubblicato, tra l’altro, che Jorge Bergoglio nato da emigrati italiani, a Buenos Aires, il 17 dicembre 1936, ordinato sacerdote il 13 dicembre ’69, consacrato vescovo di Auca, nel 1992 e arcivescovo di Buenos Aires, 1998, è Papa Francesco dal 13 marzo del 2013. (R. Di Lello, Il vescovo Nicola De Carlo da Pietraroia nella considerazione di Orione, Peron, Bergoglio e altre personalità, Pietraroja, Associazione Culturale Pro Loco, 1918, p. 18, ntt. 29 e 30.) Ho pubblicato pure che il 14 settembre del 1882 a Pietraroja – in diocesi di Cerreto Sannita-Telese – nacque Nicola De Carlo, figlio di Paolo e di Maria Carmina Varrone. Tempo dopo, la famiglia emigrò in Argentina e si stabilì a Paranà. (Id., ibid., p. 7 e p. 18, ntt. 9-11.)
Nel 1903, Nicola portò a termine gli studi ecclesiastici e il 19 marzo del 1905 il vescovo lo ordinò sacerdote. Espletò diversi incarichi, nel 1918 ebbe la nomina a vescovo in Palestina e il 30 marzo del 1919 ricevette l’ordinazione episcopale per la diocesi argentina, Il 1 agosto del 1940 il Papa lo elesse “primo vescovo e fondatore della nuova diocesi di Resistencia” e nel discorso d’occasione il prelato parlò di argomenti sociali, politici e religiosi; in concreto, negli undici anni di episcopato apri trenta locali di formazione professionale e religiosa, tre consultori sanitari, due orfanotrofi ed altri siti di beneficenza e di assistenza.(Id. ibid., pp. 7-10, e p. 18, ntt. 11-23.). Tanto e altro di sociale, attrassero “l’attenzione e l’interesse” nonché la stima di Juan Domingo Perón, presidente della repubblica, ragion per cui il Governo donò al presule un’artistica croce pettorale e il presidente lo indicò alla nazione: “fulgido esempio di autentico pastore”. (Id. ibid., p. 10. E p. 16, nt. 23.)
Nel 1949, in occasione dell’Anno Santo del ’50, Nicola De Carlo accompagnò a Roma il pellegrinaggio diocesano. Non mancò di salutare Pietraroja, accoltovi dal popolo festante. Il Pontefice lo promosse Assistente al Soglio Pontificio. Ritornato a Resistencia, vi morì il 19 ottobre 1951. (Id., ibid., pp. 11-12, e p. 18, ntt. 24-27.)
Hanno rammentato Nicola De Carlo, sulla base di operati e dati, chi ne decise ed orientò la carriera e chi lo conobbe o ne udì parlare, quali, ad esempio, addirittura un uomo di santa vita don Orione, un capo di stato, il Peron, un arcivescovo. il Bergoglio, poi sommo pontefice, un docente universitario, il Quarracino, e storiografi quali il Camara, il Plaffen, il Manzelli. (Id., ibid., pass., p. 13 e pp. 18-19, ntt. 28-33.

Qui, nel dettaglio, sul valore del De Carlo, riporto alla lettera quanto ho scritto circa la stima notevole espressa dal Bergoglio. << Egli, in un dialogo con il rabbino Abraham Skorka, premette che la Chiesa è stata sempre occupata nel sociale, come dimostrano, in Argentina, i sacerdoti a stretto contatto con i bisognosi; le congregazioni religiose con gli orfanotrofi, le scuole e gli ospedali rispettivi; i religiosi che, uomini e donne, si applicavano nelle attività sociali e i preti che lavoravano gomito a gomito con gli emigranti; le suore che, assistendo gl’infermi, rimanevano vittime di malattie endemiche. Poi anche i laici affrontarono le questioni sociali e tra essi Evita Perón – moglie del presidente – con la sua Fondazione. (Id., ibid., p. 15, pp. 18 e 19, ntt. 29 e 41-42).
Dopo di ciò, il Bergoglio invita l’interlocutore a non dimenticare che, dapprincipio, la Chiesa non si scontrò col presidente Peron in quanto, non poco vicino a certi religiosi, intendeva utilizzare le tesi della dottrina sociale ecclesiastica tant’è vero che ne introdusse parecchie nei suoi scritti e nelle “questioni che sollevava”.
E uno che gli procurò “questi elementi” fu monsignor De Carlo che, assai vicino all’uomo politico e alla di lui consorte, collaborò pure “a scrivere alcuni dei loro libri” di carattere sociale. Egli cooperò tanto con la coppia presidenziale che il governo edificò, in suo onore, un seminario nella piazza principale di Resistencia; per giunta, ogni qual volta il Peron vi si recava, parlava al popolo da uno dei balconi dell’edificio. De Carlo “veniva guardato un po’ storto”, e accusato “di essere troppo coinvolto nella nuova politica”; egli, però, era “un grande pastore” e sosteneva “di non aver mai negoziato la sua coscienza, ed è vero”.
Il Bergoglio rammenta poi e pone in risalto che sul vescovo correva una voce interessante secondo la quale, in una delle visite a Resistencia, Peron dichiarò alla gente venuta ad ascoltarlo di voler mettere in chiaro un equivoco: s’andava dicendo che monsignor De Carlo era “peronista”; non era vero, in quanto era Perón ad essere “De Carlista”. All’inizio, infatti – conclude il Bergoglio – il mondo cristiano – e perciò il De Carlo – aveva dato aiuto al Perón, nel tracciare la direttiva sociale >>. (Id., ibid., pp. 15-16, e p. 19, ntt. 43-45)
Dunque? Quanto esposto è quasi una replica, breve, modesta, ma sincera, in memoria di Papa Francesco.