
Un articolo de Il Mattino del 6 febbraio 1999 racconta gli ultimi anni di vita di un’anziana coppia che viveva a Napoli, in un palazzo signorile al numero 16 di via dei Mille. Gli anziani coniugi non avevano più amici né conoscenti; da anni ormai non frequentavano più salotti borghesi, rifuggivano banchetti, incontri nei circoli e caffè letterari conducendo, praticamente, una vita da reclusi. Eppure per anni avevano frequentato l’élite culturale partenopea, da Matilde Serao a Scarfoglio. Il loro salotto, nel passato, aveva ospitato frequentemente il celebre poeta Salvatore Di Giacomo, lo scrittore Roberto Bracco e perfino Gabriele D’Annunzio.
Uscivano solo per ritirare la pensione, lui col bastone, piccolo e attonito, un lungo cappotto, lei sfiancata e stretta al suo braccio. Nessuno sapeva che quel vecchio aveva scritto un’opera diretta da Toscanini, e celebri romanze e quel piccolo capolavoro che comincia «…Nu juorno me ne jette da la casa, jenno vennenno spingule frangese»: che la madre cantava a Rosario nella culla.
Negli anni ’50 Max Vajro, famoso giornalista e scrittore napoletano, era tra i pochi ammessi a frequentare quella casa dove i due vecchi vivevano – o meglio, sopravvivevano – lontani dal mondo e fuori dalla realtà. Visto dal di fuori l’edificio appariva austero: risaliva agli inizi dell’Ottocento e mostrava una facciata sobria ed un ampio portale d’ingresso. Dentro, invece, era quasi barocco, con le scale bocciardate in pietra ruvida e un vistoso passamano in legno intarsiato. L’appartamento conservava un fascino antico e raffinato: nel salone spiccavano tendaggi di broccato, mobili di pregio e una discreta collezione di quadri d’autore; al centro della stanza alcune poltrone lise dal tempo e un polveroso tavolino di cristallo erano adagiate su un enorme tappeto, sbiadito e consunto, che sicuramente aveva vissuto tempi migliori. Addossati alle pareti c’erano due pianoforti su cui facevano bella mostra ritratti di famiglia dentro preziose cornici d’argento di varia forma e grandezza. Ma tutto l’ambiente appariva ormai decadente, sintomo evidente di un declino inesorabile che ormai durava da troppi anni. La voglia di vivere dei due coniugi s’era fermata dodici anni prima, in una fredda e piovosa giornata d’autunno quando il destino, proprio nel mezzo della battaglia conseguente allo sbarco alleato in Sicilia, li aveva condotti a San Salvatore Telesino, un paesino del Sannio dove alcuni loro conoscenti s’erano già recati per sfuggire ai bombardamenti americani.
Era l’estate del 1943. Enrico ed Elvira De Leva avevano preso in affitto alcune stanze nella casa di Federico Rabuano (zi’ Riruccio), al secondo piano di un palazzo addossato alla chiesa parrocchiale. Con loro c’era Rosario, unico figlio della coppia, sedici anni appena compiuti. S’erano sposati tardi; lui era preso da un lavoro impegnativo, quello di pianista compositore e direttore d’orchestra, che non gli concedeva la possibilità di pensare al matrimonio ma, a poco più di cinquant’anni, aveva finalmente deciso di portare all’altare la donna che da diversi anni condivideva la sua passione, facendogli da segretaria. Erano giunti a San Salvatore col cuore gonfio di speranza e tanta felicità. Un viaggio avventuroso, condotto in treno fino ad un certo punto e poi a bordo di un calesse, insieme ad un’altra famiglia di sfollati con i più piccoli sistemati nel bagagliaio. Il borgo era tranquillo; qui le bombe venivano raccontate dalla radio. A Napoli, invece l’atmosfera era divenuta irrespirabile. Oltretutto, alle incursioni dei mastodontici B24 americani si era aggiunto anche il Vesuvio che, stanco di colorare il cielo di grigio con sbuffi di fumo dal suo cratere, aveva cominciato ad eruttare lava. Finalmente un po’ di pace, un po’ di tranquillità. Il presidio tedesco di stanza in paese faceva ogni pomeriggio il solito giro di perlustrazione, ma non dava fastidio e le giornate scorrevano con ritmo lento, imperturbabile, ovattato.
Nessun presagio di ciò che si stava compiendo.
Agli inizi di ottobre gli eventi precipitarono. I tedeschi cominciarono a minare i ponti per poi farli saltare nel tentativo di rallentare l’avanzata americana. Durante la notte, uno di quei ponti venne sminato da mano ignota, un ipotetico tentativo di sabotaggio. L’episodio fornì il pretesto ai tedeschi per l’emanazione di un bando inquietante:
«Gli uomini dai 15 ai 60 anni devono presentarsi al Comando della Veermacht entro mezzanotte. Chi non lo farà sarà passato per le armi».
All’alba del giorno seguente la famiglia De Leva fu bruscamente svegliata da violenti colpi battuti col calcio dei fucili contro il loro uscio. Erano i soldati tedeschi che rastrellavano gli uomini da deportare. Per farlo non si facevano scrupolo di violare qualsiasi intimità, senza preoccuparsi del terrore che generava quel gesto selvaggio e prepotente. Lanciando ordini incomprensibili, irruppero al secondo piano, nell’appartamento della famiglia De Leva che rimase attonita e incapace di qualsiasi reazione. Scrutarono i coniugi e puntarono subito il fucile contro il figlio che, ancora scarmigliato, dovette rivestirsi in fretta e avviarsi per le scale. Il padre era troppo vecchio per essere reclutato.
Giunto in piazza, Rosario fu aggregato ad una piccola folla di uomini, intorpiditi dal freddo e sotto una pioggia minuta, lenta e sottile. Tutt’intorno c’erano soldati tedeschi ben armati e una mitragliatrice posta su una camionetta, orientata nella loro direzione, per scoraggiare qualsiasi tentativo di fuga. Nel giro di una mezz’ora un corteo, infoltito da nuovi arrivi, si avviò a piedi verso la Villa. Giunti presso uno slargo, al quadrivio che congiungeva Telese con Piedimonte d’Alife, il gruppo venne fatto salire su due camion che stazionavano al centro della carreggiata. Un cordone militare teneva a debita distanza i familiari dei poveri sventurati, preoccupati per la sorte dei loro cari. A testa bassa salì sul camion anche Rosario, i tedeschi furono inflessibili, incuranti delle grida straziate di Elvira che, in camicia da notte e sotto una pioggia incalzante, implorava disperatamente il rilascio del figlio invocando la Vergine con le braccia al cielo.
Fu l’ultima volta che gli anziani coniugi videro il loro Rosario. Lo ritrovarono cinque giorni dopo, crivellato dai colpi di una mitragliatrice, in una chiesetta di contrada Odi a Faicchio. Giaceva insieme ad altri tre amici, anche loro vittime della stessa sorte. Stavano tornando a casa, liberi dalla prigionia tedesca, ma lungo la via del ritorno s’erano imbattuti in una pattuglia nemica che li aveva crudelmente assassinati.

Biografia di Enrico De Leva:
Enrico De Leva nacque nel popoloso quartiere di San Ferdinando il 18 gennaio 1867, lo stesso anno di Pirandello. I suoi genitori, Salvatore e Giuseppa Casaccoli, compresero subito il grande talento musicale del loro giovane figliolo e lo avviarono come alunno interno al Conservatorio di S. Pietro a Maiella, affidandolo agli insegnamenti di un grande maestro di pianoforte, Florestano Rossomandi e alla grande esperienza di Nicola D’Arienzo, maestro di storia della musica e composizione. Studiò poi con Luigi Sangermano, ultimo discepolo del famoso Saverio Mercadante, di cui fu l’unico allievo. Iniziò giovanissimo a comporre canzoni napoletane, cui si dedicò per tutto l’arco della sua esistenza e alle quali è legata la sua fama. Si impegnò anche nella composizione di opere più ardue e complesse quali lavori teatrali e sinfonici: tale attività ebbe inizio con l’opera in quattro atti La Camargo, su libretto di G. Pessina, rappresentata al teatro Regio di Torino il 2 marzo 1898 sotto la direzione di A. Toscanini (l’opera, modificata in alcune parti fu riprodotta al teatro S. Carlo di Napoli il 23 aprile dello stesso anno diretta da E. Vitale). Inoltre, pur non avendo conseguito alcun diploma, la solida preparazione maturata negli anni di permanenza nel conservatorio napoletano e la laboriosa esperienza quale autodidatta gli consentirono di iniziare una brillante carriera concertistica come pianista e iniziò le sue tournée in varie città italiane e straniere. Nel 1908 fu a Londra per un’acclamata tournée di concerti al seguito di Francesco Paolo Tosti, cantante e autore di celebri romanze da salotto. Il prestigio raggiunto nella sua città gli procurò incarichi e pubblici riconoscimenti: nel 1907 successe a N. D’Arienzo come direttore artistico dell’istituto musicale dei Ss. Giuseppina e Lucia di Napoli.
Svolse anche un’intensa attività didattica, prima come docente privato e poi, a partire dal 1915, come titolare della cattedra di canto nel conservatorio di S. Pietro a Maiella. Nominato più volte membro di giurie di concorsi e commissioni artistiche, si dedicò anche all’attività di conferenziere e nel 1905 tenne al Circolo filologico di Napoli la conferenza «Impressioni e giudizi musicali», in cui affrontò vari problemi di attualità e in particolare quello relativo alla divulgazione del wagnerismo in Italia. Nel 1916 fu tra gli organizzatori del comitato di festeggiamenti per il centenario di Giovanni Paisiello, di cui pronunziò il discorso celebrativo. Venne nominato, inoltre, Presidente del primo congresso della Federazione orchestrale italiana tenutosi a Milano nello stesso periodo.

Legato da profonda amicizia a Gabriele D’Annunzio, ebbe giovanissimo i primi riconoscimenti per la sua delicata vena poetica, tra cui un contratto offertogli dall’editore Ricordi, che se ne assicurò la collaborazione, pubblicando molte sue composizioni.
Particolarmente significativo fu il sodalizio artistico stabilito con Salvatore Di Giacomo, dalla cui collaborazione nacque, nel 1888, la più celebre delle sue canzoni, la gustosa e ironica ‘E spingole frangese, ispirata a modelli d’intonazione popolare. A Piedigrotta fu un delirio; il motivo entrò subito nel repertorio del teatro di varietà e di tutti i divi del café-chantant superando ben presto i confini nazionali.
Il sodalizio con Salvatore Di Giacomo gli consentì di musicare, oltre alla nota ‘E spingole frangese, diverse altre opere tra cui: il duetto Ammore piccerillo, la squisita A Capemonte riecheggiante la graziosa levità del Settecento napoletano, la pastorale ‘a Nuvena, Lacreme amare, Lassame sta, Bonnì bonnì, Rose Rusé e l’arietta Nu pianefforte ‘e notte.
Non meno proficua fu la collaborazione con Roberto Bracco, autore nel 1908 di una raccolta di testi poetici che offrirono al De Leva vari spunti d’ispirazione. Dalla raccolta nacquero canzoni ispirate a canti tradizionali come ‘O munaciello e ‘Nù passariello sperzo.
Particolarmente significativo fu il contributo di De Leva all’arte del canto che trovò il suo ambiente ideale nel clima spumeggiante e raffinato del salone Margherita, il più elegante café chantant partenopeo, ove riviveva la spensierata atmosfera parigina e dove, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del nuovo secolo, vi sfilarono i nomi più prestigiosi del cosiddetto teatro minore internazionale, tra cui Nicola Maldacea, Fregoli, Elvira Donnarumma, Cléo de Merode, e la bella Otero.
Altrettanto ricca fu la sua produzione di romanze in cui, seguendo il filone della tipica romanza all’italiana di tradizione ottocentesca, ripercorse le tappe d’una gloriosa tradizione melodica che aveva trovato a Napoli il suo ambiente ideale.
Tra le sue canzoni napoletane pubblicate da diversi editori, tra cui la Casa Editrice Ricordi di Milano, si ricordano: Nun me guardà (poesia di P. Cinquegrana, Milano 1884); ‘A novena (S.Di Giacomo, ibid. 1888); Bonnì ! Bonnì ! (S. Di Giacomo, Napoli 1888); ‘E spingole frangese (S. Di Giacomo, Milano 1888); Vocca ‘e rosa (G. Turco, ibid. 1889); A Capemonte (S. Di Giacomo, ibid. 1890); I bersaglieri (M. Giobbe, Napoli 1895); ‘Nu passariello sperzo (R. Bracco, Napoli 1901); Voce luntana (S. Di Giacomo, Milano 1910); Scusate, si, ve prego (R. Bracco, London 1913); inoltre, tutte pubblicate dall’editore Ricordi, ma senza indicazione di data: Amore piccerillo (S. Di Giacomo); Durmenno (R. Bracco); Lacreme amare, Lassamme sta!, Rosa! Rosè! (S. Di Giacomo); Nanninè, Suspirata (F., Russo); ‘O munaciello (R. Bracco); Campana d’ammore (P. Ruocco, Napoli 1939). Delle oltre cento romanze, tutte pubblicate a Milano dall’editore Ricordi salvo diversa indicazione, si ricordano: Stelle cadenti (L. Conforti, 1893); Vecchio mistero (N. Misari, 1893); Voce del vento (F. Cimmino, 1899); A che pensi ? (E. Praga, 1899); Alla neve (G. De Abate, 1899); Bocca adorata (O. Caterini, 1899); Cuore e cavallo (E. Panzacchi, 1899); Distacco (G. Bellezza, 1899); Finirti a’ piè (E. Castellano, 1899); Mentre ritorna il sole (E. Panzacchi, 1899); Non lo sa ! (L. Stecchetti, 1899); Notte sul mare (F. Cimmino, 1899); Perché ? (D. Milelli, 1899); Rêvons c’est l’heure (P. Verlaine, 1900); Mentre tu canti (E. Panzacchi, 1901); E non ti basta ancor ? (G. Perruzzini da H. Heine, Firenze 1902); Sotto le finestre (G. De Monaco, Napoli 1907); Dolce menzogna (O. De Sica, 1907); Vegliando (C. Enrico, 1908); Mentre tu dormi (R. Mazzola, 1908); Canta il mare (R. Mazzola, 1910); Notte di luna (L. Laccetti, 1913); L’anima sogna (R. Mazzola, 1913); Come voi, arietta di stile antico (G. Chiabrera, 1913); Dolce sorriso, chiara pupilla, rispetto popolare (1913); Passa Pierrot (R. Mazzola, 1918); La pavana (R. Mazzola, 1919); Per l’azzurro (R. Mazzola, 1919); Bionda signora (O. De Sica, 1919) e varie altre su testi di F. Dall’Ongaro, G. Costa, R. Bracco, G. Possina, R. Pagliara ed E. Panzacchi.
Compose inoltre vari pezzi per pianoforte, pubblicati dall’editore Ricordi, salvo diversa indicazione; ricordiamo tra gli altri: Heures delicieuses (1911); Canzone, Gavotta, Minuetto, Pagine d’album (s.a.); Maschere (1913); Tristezza (1913); Réverences à la Marquise (1913); Gondoliera (1918); Bon soir Colombine (London 1911). Tra le composizioni di più ampio respiro si ricordano: Le quattro stagioni d’amore. Epithalamio del cavalier Pessina con echi melodici del maestro E. De Luca (Napoli 1889); La sirenetta (da La Gioconda di G. D’Annunzio per soprano e orchestra) e infine una Suite in quattro tempi per orchestra (Londra s.a.).

Rallentata l’attività negli anni che precedettero la seconda guerra mondiale, la interruppe completamente a partire dal 1943 in seguito alla tragica fine dell’unico figlio Rosario, trucidato a soli sedici anni dai tedeschi. Morì a Napoli il 23 luglio 1955.
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Bibliografia:
E. Bove, L’ultima notte di Bedò, Ed. Vereja, Benevento, 2008
S. Di Massa, Il Café-chantant e la canzone a Napoli, Ed. F. Fiorentino, Napoli, 1969
Antonella Selvaggio
Archeologa classica. Lavora presso l’Università del Salento.
Medico e scrittore. Ha all’attivo numerose collaborazioni con riviste di carattere storico. Ha pubblicato una Vita di San Leucio, il libro: “Da Casale a Comune” e la Storia della Parrocchiale Santa Maria Assunta di San Salvatore Telesino. Ha partecipato all’Antologia “Dieci Medici Raccontano”, che ha ottenuto il “Premio Rufolo 2019”. Premio Olmo 2009 per il romanzo storico «L’ultima notte di Bedò», è anche autore di alcuni saggi sulla Storia della Medicina tra cui uno studio sulla Depressione dal titolo «Il potere misterioso della bile nera, breve storia della depressione da Ippocrate a Charlie Brown». Nel 2024 ha pubblicato “Fu la peste” e “Islam a Telesia” per ABE Editore Napoli. Fondatore e Direttore Editoriale della Casa Editrice Fioridizucca.


Laurea magistrale in Lettere. Docente a Prato. Ha approfondito gli eventi storici che portarono alla “Marcia della fame” del 1957 nei comuni del Valfortore sannita. Ha scritto il “Catasto Onciario della Terra di San Salvatore”.

Scrittore, poeta e divulgatore culturale. Medico di continuità assistenziale. Autore di diversi saggi storici e racconti. Ha partecipato all’antologia “Dieci Medici Raccontano”. Fondatore del Premio Nazionale Olmo che tutti gli anni si svolge in Raviscanina (Ce).
Dottore in Lettere. all’Università di Salerno, indirizzo “storico medievale”. Si è poi laureata in Scienze della Formazione primaria all’Ateneo di Campobasso. Studiosa della storia della sua città. Lettrice instancabile di autori italiani e stranieri, si occupa della formazione di piccoli lettori e poeti. È insegnante nella Scuola Primaria da quindici anni. Ha sperimentato innovative metodologie di approccio alla lettura utilizzando le nuove tecnologie che hanno portato alla pubblicazione di una ricerca dal titolo: TIC e DSA. Riflessioni ed esperienze sulle nuove frontiere della pedagogia speciale, Ed. EriksonLive. La storia locale e la ricerca accurata le ha permesso di pubblicare anche un Saggio in storia medievale sull’assetto urbano e riorganizzazione del territorio della Benevento nei sec. XI e XII. Animatore culturale, scrive poesie per fermare in foto-scritte, attimi di vita.
Lorenzo Piombo, medico psichiatra, dirigente del Dipartimento Salute Mentale della ASL di Benevento. Ricercatore e studioso di storia. Vive e opera a Morcone.
Avvocato. Patrocinante in Cassazione. Scrittore di Storia Locale. Opera a Guardia Sanframondi.
Architetto e docente. Appassionato cultore di Storia Locale in Cerreto Sannita, città in cui vive. Ha come campi di interesse gli insediamenti abitativi sanniti. Collabora con il Blog dell’Istituto Storico del Sannio di cui è socio fondatore. È autore del saggio “Cominium Ocritum e le forche caudine: una storia
Studioso del ‘700 napoletano e dell’epopea di Federico II ha approfondito in modo particolare le influenza arabe sull’architettura napoletana. Studioso di suffisso e di religioni orientali.
Medico del Lavoro. Regista teatrale. Giornalista pubblicista. Fondatore di “Byblos”, la biblioteca del Sannio. Scrittore e divulgatore della storia e dei personaggi del Sannio, ha pubblicato “A tavola nel Sannio”, una guida ai ristoranti della provincia di Benevento; “Dietro la Leggenda” (2016), una raccolta di racconti ispirati a fiabe e a leggende del Sannio. Nel 2017 ha pubblicato “Samnes”, un romanzo storico sull’epopea sannita. Ha curato la trascrizione del manoscritto e la stampa dei tre volumi delle “Memorie storiche di Cerreto Sannita per Arcidiacono Nicola Rotondi”. Nel 2019 ha pubblicato “Guida alla Valle Telesina e al Sannio”. Ha pubblicato “Il delitto del pozzo dei pazzi”, un medical-thriller ambientato nel primo ‘900 nell’ospedale degli Incurabili di Napoli. È autore della “Storia di Cerreto dalla preistoria alla seconda guerra mondiale (2022) e di “Fiabe e Favole in cerretese”, edito da Fioridizucca. (2023).
È nato e vive a Castelvenere. Già docente di materie letterarie nella scuola statale, ha pubblicato diverse raccolte di liriche, pagine di ricerca letteraria, studi relativi alla cultura popolare. È presente in antologie, dizionari bio-bibliografici e testi scolastici. Appassionato si storia e di tradizioni locali, è membro di associazioni culturali nazionali. I suoi versi hanno ricevuto giudizi positivi da parte della critica e in concorsi letterari si è classificato ai primi posti.
Architetto, libero professionista. Si occupa di progettazione architettonica, interior design e aspetti legati all’architettura del paesaggio. Dal 2021 è Consigliere dell’ordine degli Architetti della Provincia di Benevento. Ha partecipato a Mostre sul restauro architettonico e a numerose iniziative riguardanti la promozione territoriale.
Insegnante, vive a Caiazzo. È Presidente del’Associazione Storica del Caiatino.
Cultore di storia locale e delle tradizioni del suo paese. Autore del saggio “Notizie storiche ed urbanistiche di Cerreto antica” in cui ha ricostruito l’antico borgo distrutto dal terremoto del 1688.
Originario di Castelvenere. Già dipendente del Miur ora in pensione. Appassionato di Storia locale ed animatore di gruppi per la diffusione della lingua e delle tradizioni di Castelvenere.
Nato a Napoli e residente in Piedimonte Matese. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli e successiva specializzazione in Chirurgia generale all’Università di Modena è stato aiuto chirurgo presso l’ospedale civile di Piedimonte Matese e, dal maggio 1990, primario del reparto di Pronto Soccorso. Attualmente è pensionato. Dal 1° giugno 1978 è socio corrispondente dell’Associazione Culturale Italo Ispanica “C. Colombo – Madrid”. Negli anni 1972-73, in collaborazione con altri, ha pubblicato alcuni articoli specialistici su riviste mediche. Cultore di storia e tradizioni locali ha pubblicato studi su vari Annuari e collane dell’Associazione Storica del Medio Volturno (sodalizio del quale oltre che socio è stato in passato anche componente del consiglio direttivo) ed in altre riviste e quotidiani regionali.
Musicista. Maestro di clarinetto ed orchestrale. Studioso di storia della filosofia e del ‘700 napoletano. Esperto simbolista e autore di testi esoterico/filosofici.
Nato a Telese Terme ma originario di Amorosi è stato allievo del filosofo Massimo Achille Bonfantini. Laureato in Semiotica e Filosofia del Linguaggio presso l’Università l’Orientale di Napoli. Dedica le sue ricerche prevalentemente allo studio della filosofia e della psicologia dell’inconscio, come dei nuovi percorsi conoscitivi applicati alle neuroscienze. Ha pubblicato Cento petali e una rosa. Semiosi di un romanzo storico (Natan, 2016), Filosofia hegeliana e religione. Osservazioni su Sebastiano Maturi (Natan, 2017) e, recentemente, il saggio dal titolo: Nel gioco di un’incerta reciprocità: Gregory Bateson e la teoria del “doppio legame” (Ediz. Del Faro, 2020).
Nato a Ponte, dove risiede. Dipendente del gruppo Ferrovie dello Stato. Cultore di storia locale con particolare attenzione al periodo medievale. Ha pubblicato “Ponte tra Cronaca e Storia”, “Domenico Ocone, quarant’anni di storia pontese…”, “Le Vie di Ponte tra Storia e Leggenda”. Collabora con varie associazioni culturali.
Farmacista. Dopo la laurea ha conseguito un master biennale e un corso di perfezionamento, approfondendo le conoscenze in ambito fitoterapico, micoterapico e nutraceutico, con la pubblicazione del lavoro di tesi sulla rivista di divulgazione scientifica di medicina naturale ‘Scienza Natura’ del Prof. Ivo Bianchi. Attivo nel sociale, è membro del Rotary Club Valle Telesina ed è amante dello sport e della natura. Innamorato del proprio territorio, ha iniziato a coltivare l’interesse per la storia locale.


Presidente dell’Associazione culturale “La Biblioteca del Sannio”, dottore di ricerca presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” con una tesi sulla metadatazione della cartografia storica. Giornalista e direttore di Canale Sassuolo. Già docente a contratto di Lingua e Cultura Spagnola e Global History, presso il dipartimento di Scienze Politiche dell’ateneo vanvitelliano, è attualmente tutor di Storia Contemporanea e Storia dei Partiti e Movimenti politici.



Laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Dirigente amministrativa presso l’Università del Molise.
Dottore di ricerca in Ingegneria Elettronica ed informatica presso l’Università degli Studi di Napoli. Ha Svolto attività didattica presso l’Università Federico II. Vive a Telese.
Vive a Morcone. Presidente Italia Nostra Matese Alto Tammaro.
Maestro elementare, appassionato studioso e cultore di Storia Locale.
Biologo residente a Telese Terme. Cultore di storia locale con particolare riferimento alla storia del periodo sannitico. È autore del saggio “La Leonessa e il fenomeno luminoso nella grotta di Sant’Angelo” edito da Fioridizucca nel 2022.
Già sindaco di Caiazzo, dopo aver conseguito la maturità scientifica, rivolge il suo impegno politico alle battaglie del Partito Radicale, soprattutto nel campo della tutela dell’ambiente e in quello per una giustizia giusta. Nel 1980 viene eletto consigliere comunale a Caiazzo, città in cui vive, in rappresentanza della “nuova sinistra”. Nel 1982 aderisce alla Lega per l’Ambiente, promuovendo diverse iniziative per la tutela del fiume Volturno e per il recupero del patrimonio edilizio del centro storico di Caiazzo. Tra il 1987 e il 1994 è Presidente dell’Associazione Storica del Caiatino. Nel 1994 viene eletto sindaco di Caiazzo con la lista civica “Rinascita Caiatina”. Rieletto nel 1998, si adopera per una crescita socio-economica della città; realizza un programma pluriennale, che viene selezionato anche da “Sviluppo Italia” SpA per la costituzione di un Laboratorio di sperimentazione per lo sviluppo locale. Presidente dell’Associazione “Città Paesaggio” dal 2003, è coordinatore del progetto “Per una Carta dei paesaggi dell’olio e dell’olivo”, realizzato d’intesa con l’Associazione nazionale “Città dell’Olio”. Nel 2007 aderisce a Slow Food, dedicandosi soprattutto alla salvaguardia delle piccole produzioni agricole. Ha pubblicato con le Edizioni 2000diciassette: La Memoria e L’Oblio, un saggio sull’eccidio di Caiazzo durante l’ultimo conflitto mondiale.
Giornalista Pubblicista. Esperto di Enologia, collabora a diversi siti web del settore. Collaboratore del blog lucianopignataro.it è responsabile dell’Ufficio Stampa del Sannio Consorzio Tutela Vini.
Dottore in Storia. Autore di un saggio storico, conseguente a ricerca d’archivio, sul suo Comune dal titolo: Faicchio 1920 – 1946 dall’avvento del Fascismo alla nascita della Repubblica, 2016.
Promotore culturale dell’area di Faicchio. Dopo aver conseguito la maturità classica si è laureato in Economia. È dirigente d’impresa a Milano nel settore delle borse valori e mercati finanziari. Ha scritto diversi articoli sulla stampa finanziaria nazionale, tra cui il Sole 24 Ore ed Investire. È appassionato di cultura locale, ha vinto il premio Prosa IX Premio letterario dell’Associazione Storica del Medio Volturno. Titolare delle strutture ricettive “Magie del Sannio” ha dato vita anche al “Piccolo Museo privato di Faicchio Magie del Sannio”.
Giornalista professionista. Scrittore di romanzi e direttore di diverse testate radio televisive. Fondatore del sito: Neifatti.it
Esperta di Comunicazione Istituzionale; in particolar modo di Social Media Policy e e di politiche agroalimentari legate all’economia di piccola scala per Slow Food, in Campania e Basilicata. Suoi contributi in ambito associativo sono legati a tradizioni e culture della terra e del territorio. Ha effettuato training in storiografia in Francia.
Infaticabile animatore culturale dell’area del Caiatino e del Casertano. Allievo del prof. Galasso. Fondatore di Gruppi culturali dediti alla divulgazione della storia del Territorio, attualmente responsabile di Procedimento Unità Operativa Biblioteca civica e Archivio Storico del Comune di Caiazzo.
Medico ed esperto di storia della gastronomia.
Medico di Emergenza territoriale residente in Puglianello. Ha collaborato all’opera Dieci Medici Raccontano.
Studioso della storia del Risorgimento e cultore del periodo Borbonico, ha recentemente collaborato con un suo scritto all’antologia biografica dedicata a Michele Ungaro. Ha in corso un saggio su Sanchez De Luna, un Vescovo del ‘700.
Medico specialista in oncologia e cure palliative è autore principalmente di pubblicazioni scientifiche di settore in lingua inglese ed italiana. È stato inoltre relatore
Sannita di origini e toscano d’adozione. Medico anestesista, ha coltivato con interesse e particolarmente studiato la “Terapia del dolore”. Di tale disciplina è stato per lunghi anni docente all’Università di Siena. Ha avuto anche esperienze di insegnamento all’estero (Bobigny Paris nord, Accademia Russa delle Scienze mediche, Accademia Lettone di Scienze odontoiatriche). Ufficiale medico dell’Esercito italiano, è appassionato di esoterismo, di cultura e tradizioni popolari. E’ autore di saggistica. Ha recentemente pubblicato saggio su “Massoneria, relazioni umane e comunicazione tecnologica” edito da Fioridizucca edizioni.
Dottore in Legge ed autore di ricerche di Storia Locale. Ha partecipato al progetto “Un museo a colori” avente il fine di far conoscere il museo di arte ceramica di Cerreto Sannita. Le mansioni svolte sono state quelle di guida museale e bibliotecaria, e redazione di progetti e lavori di gruppo con gli altri volontari. Ha scritto un saggio nella Antologia dedicata al bicentenario della nascita di Michele Ungaro, edita dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita.
Andrea Ciervo nato a Caserta il 12.10.1975. Presbitero dal 24 novembre 2012 già Laureato in Giurisprudenza alla Federico II, con una tesi di Diritto Ecclesiastico sui Risvolti dei Patti Lateranensi col prof. Mario Tedeschi…tirocinante poi presso Studio Notaro in via Mezzocannone di Napoli…consegue il Baccalaureato presso l’Aloysianum di Padova nel 2007 con una tesi sulla Religione in Immanuel Kant col prof. Secondo Bongiovanni. Si Laurea in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica dell’ Italia Meridionale sezione san Tommaso nel 2012 sempre “Summa cum laude”
Dottore in Archeologia e Scienze Storiche, ha svolto diverse campagne di scavo alla necropoli del Cigno a Macchia Valfortore (CB), con l’Università degli studi di Napoli Federico II e alla necropoli di Crocifisso del tufo a Orvieto (TR), con il Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano e l’ Università dell’Arizona. È attuale vice Presidente della Pro Loco di Sant’Agata dei Goti (BN) dove svolge anche la funzione di OLP per il Servizio Civile Universale. È giornalista tirocinante presso la testata QuasiMezzogiorno. Sì è occupato di alcuni ambiti di archeologia della produzione del Sannio caudino. Attualmente s’interessa alle istituzioni sociali e militari del Medioevo. È vice Presidente dell’Istituto Storico Sannio Telesino.
Medico di Pronto Soccorso ed Emergenza Cultore di Storia Locale ha scritto il saggio: Telesia 1349 Peste e Terremoto edizioni duemiladicessette, 2016, Cartoline da Telese ed. Unione Filatelica Beneventana, 2009; Castelvenere Valdese insieme a P. Carlo Ed. Realtà Sannita, 2016; Officine Massoniche e Vendite Carbonare in Area Sannita insieme a F. Pace, edito dall’ASMV nel 2019. Ha scritto nell’Antologia sulla vita di Michele Ungaro edito dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita nel 2019.ha in corso di pubblicazione un libro di poesie. Dirige la collana di poesie della Casa Editrice FioriDiZucca. Presidente pro-tempore dell’Istituto Storico del Sannio Telesino. Premio Upupa 2017 e 2019 per gli studi di storia locale.