
San Salvatore Telesino nasce per volontà dei monaci dell’omonima abbazia benedettina i quali, dovendo accogliere profughi dalla città di Telesia, distrutta dalle incursioni saracene e dai terremoti, offrirono a questi sventurati un pezzo di terra dove fondare un villaggio. Si formò così un gruppo di case che, per testimoniare la sua dipendenza monastica, assunse la denominazione di Casale di San Salvatore. Con tali premesse sarebbe stato lecito attendersi che il Casale avesse scelto un patrono in continuità con la tradizione benedettina. Invece a San Salvatore si venera san Leucio. Com’è possibile che un paese dipendente da un monastero, in cui ha dimorato sant’Anselmo d’Aosta, possa aver eletto a protettore un santo estraneo alla sua storia e alla sua tradizione? La cosa è abbastanza singolare. Come si spiega la nascita di questo culto? Il mistero è ancora più fitto se si pensa che nel Casale vi era un importante luogo di culto dedicato a San Michele Arcangelo (di tradizione longobarda) la cui chiesetta si trovava poco fuori dal centro abitato, in corrispondenza dell’attuale via Sant’Angelo. E diventa praticamente incomprensibile se si pensa che presso gli abitanti era popolare il culto di san Menna (detto anche Mennato), un santo eremita del IV secolo, la cui corruzione dialettale in “San Manno” dà origine a toponimi quali via Mannesi o Cese san Manno. Proviamo a trovare qualche spiegazione a questo fenomeno.
La Peste
Un fatto è assodato: fino alla fine del Seicento san Leucio non era il patrono di San Salvatore. Non vi è traccia di tale devozione né negli atti parrocchiali né in quelli della Curia vescovile di Cerreto. Ma allora, come lo è diventato? In assenza di documenti inoppugnabili avanziamo alcune ipotesi. È notorio che nel 1656 le province napoletane furono colte da una terribile epidemia di peste. La tremenda malattia provocò la decimazione di gran parte della popolazione del Regno e addirittura la scomparsa di alcuni centri abitati. Addirittura il piccolo abitato di Puglianello divenne completamente disabitato tanto che il vescovo di Cerreto soppresse la chiesa parrocchiale e unificò le rendite alla cattedrale. (Qualche anno dopo Puglianello fu aggregato al comune di San Salvatore).
Il miracolo
Sappiamo bene come l’epoca medievale viveva spesso momenti di particolare sofferenza (carestia, siccità, guerre) e il popolo in questi casi non aveva altra scelta che affidare a Dio il proprio destino. Ma era soprattutto in concomitanza con delle pericolose epidemie che questo bisogno di protezione diventava ancora più impellente.
Per combattere la malattia non c’erano terapie efficaci; l’unica possibilità di salvezza era l’intervento della divina misericordia.
Durante tali occasioni la comunità individuava un patrono, una persona a cui affidare la speranza del futuro. Patrono era colui che dimostrava di avere la necessaria potenza e la sufficiente capacità di far sentire la propria voce nel piegare i disegni celesti ai suoi fini. Egli veniva scelto in quanto avvocato (dal lat. advocatus da ad-vocare: chiamare a sé, invocare in aiuto). Lo strumento attraverso cui il patrono interveniva era il miracolo, cioè il compimento di un’operazione straordinaria, strabiliante e inaudita, interdetta ai comuni mortali. Il miracolo (dal lat. miràculum: cosa meravigliosa, da ammirare) è un evento fuori dal comune, insolito e irripetibile, che travalica dalle leggi della natura divenendo dunque, soprannaturale.
Proprio in occasione della peste del 1656 si diffuse il culto di san Rocco, patrono della peste, personaggio controverso e misterioso che, per l’occasione, ebbe numerose parrocchie a lui dedicate. Anche nelle nostre zone. In questa circostanza, nel Casale di San Salvatore si verificò un fatto insolito: la comunità non sembrò particolarmente colpita dal contagio e fu una delle poche a non subire un consistente calo demografico. Anzi, confrontando il censimento nel Regno di Napoli del 1595 (prima dell’epidemia) con quello del 1669 (dopo l’epidemia) si evidenzia un aumento della popolazione.
L’incremento potrebbe essere la conseguenza di un processo di immigrazione proveniente dagli abitanti della Rocca (Massa Superiore), ma una leggenda popolare attribuisce questa anomalia all’intercessione miracolosa di san Leucio.
Pare che qualche anno prima gli abitanti del luogo avessero trovato all’interno di un rudere dell’antica Telesia una statua lignea dai tratti bizantini raffigurante un vescovo e che l’avessero portata in chiesa con una solenne processione.

Un santo che piaceva ai longobardi
L’identificazione dell’icona con san Leucio è abbastanza plausibile: il culto leuciano era divenuto molto popolare tra i longobardi beneventani ed è certo che tra i numerosi corpora sanctorum giunti a Benevento, vi fossero anche le spoglie mortali di Euprescio, figlio di Eudecio e di Eufrodisia, vescovo di Brindisi, conosciuto successivamente come Leucio, (dal lat. leucos, bianco, colui che ha ricevuto la luce). Di conseguenza anche nella Telesia longobarda, sede di gastaldato, era noto il culto di san Leucio, grazie anche ai continui rapporti tra la popolazione sannita e quella salentina lungo le vie degli antichi tratturi. Secondo tale leggenda san Leucio avrebbe avuto il merito di aver protetto la popolazione di San Salvatore dalla tremenda epidemia del 1656. E questo sarebbe all’origine della devozione per il vescovo brindisino. A sostegno di tale ipotesi c’è il fatto che prima di tale data non vi è alcuna testimonianza del suo culto. Solo nel 1674 si fa cenno per la prima volta alla presenza di un altare e di una tela raffigurante il santo nella chiesa di San Salvatore. Trent’anni dopo, nel 1703, san Leucio sarebbe stato riconosciuto ufficialmente patrono della comunità di San Salvatore. Vi è anche un altro riscontro: fino al 1673 nei registri di battesimo della parrocchia mancano riferimenti onomastici al santo e a nessun nascituro viene imposto il nome di Leucio. Esso compare per la prima volta in un atto di battesimo del 9 gennaio 1673 (si tratta di Leucio Rabuano, figlio di Salvatore e Angela Crocetta). Dopodichè il nome Leucio diventa sempre più popolare, segno evidente di radicamento del culto.
L’istituzione del culto
Con l’elezione di san Leucio a santo protettore, il locale Municipio stipulò una convenzione con la Parrocchia, nell’intento di garantire ampia diffusione del culto e di stabilire le modalità delle celebrazioni in onore del santo Patrono. In una scrittura datata 10 aprile 1750 venne ratificato il seguente accordo:
L’Università di questa terra di S. Salvatore si obbliga a corrispondere annui ducati 30 acciò dall’Arciprete e preti si celebrasse la festività del Glorioso S. Leucio, Patrono e Protettore di questa suddetta Terra, con Messa, Vespri e Processione e con Messa nell’ottava nel chiudere la statua. Occorrendo nei pubblici bisogni cacciare in processione la suddetta statua, i preti siano tenuti gratis con l’obbligo all’Università di mettervi tutte le cere, e soltanto le ceri della Messa vanno a beneficio dei preti. Come pure la suddetta Università tiene l’obbligo di porre le ceri nel triduo di carnevale, nei venerdì di marzo, nella commemorazione dei Morti e nella novena di Natale e le ceri che restano si dividono tra essi preti che sono obbligati ad assistervi.
Il pittore Antonio Sarnelli
Nel 1776, quando il culto per san Leucio era già profondamente diffuso, l’Università di San Salvatore commissionò al pittore Antonio Sarnelli un affresco raffigurante il santo patrono della comunità. La delibera è del 1 dicembre 1776:
Si approva di prendere ducati sessanta, prezzo richiesto, e dargli al pittore napolitano Antonio Sarnelli, perché necessita acquistare un nuovo quadro per la venerazione del nostro glorioso Patrono san Leucio, essendo l’antico marcito dalla umidità della muraglia della Chiesa.
Antonio Sarnelli, napoletano, proveniente dalla bottega di Paolo De Matteis compose per l’occasione una tela di grande impatto emotivo che rievocava un suo precedente dipinto realizzato in Spagna due anni prima e attribuito a san Palladio.
La versione sansalvatorese venne “personalizzata” mediante evidenti riferimenti nella parte inferiore ad un paesaggio di sfondo contenente suggestive attinenze al Casale di San Salvatore con il Castello baronale, la collina della Rocca e l’abbazia benedettina.
Nel 1800, infine, la vecchia statua ritrovata nel rudere della vecchia Telesia, venne sostituita con una nuova statua del patrono, commissionata alla bottega di Gaspare Castelli, rinomato scultore napoletano.

Divergenze o ricerca di autonomia?
Sembrerebbe dunque che la scelta di eleggere san Leucio come patrono di San Salvatore sia nata a seguito della scampata epidemia di peste. Ma potrebbe esserci anche qualche altra motivazione. Si potrebbe supporre una scelta in antitesi con la tradizione benedettina, incoraggiata dalla volontà degli abitanti del neonato Casale di San Salvatore di recidere quel rapporto di dipendenza monastica mediante la promozione di un nuovo culto autonomo e indipendente. L’ipotesi, ancorché indimostrabile, potrebbe essere verosimile.

Come si ricorderà, l’abbazia di San Salvatore esercitava sul Casale i diritti feudali e rappresentava in definitiva l’unica ed indiscussa Auctoritas. E forse proprio questo elemento potrebbe essere alla base di una serie di problemi relazionali con gli abitanti del Casale.
Alla base di queste vicende potrebbero esserci state delle divergenze tra l’Università comunale, in costante e progressiva espansione, e la comunità monastica che gradualmente riduceva la sua influenza. Potrebbero esserci state delle divergenze riconducibili a tentativi di rivendicare diritti di autonomia comunale. Sebbene non esistano prove a sostegno di tali ipotesi, è appurato che l’abbazia ha vissuto analoghe contrapposizioni con altre comunità su cui esercitava la sua influenza. È nota la vicenda di Carattano, altro feudo alle dipendenze dei monaci di San Salvatore, in cui i contadini del luogo, riconoscendo nell’abate l’avido tiranno che pretendeva tasse non proporzionate alle loro possibilità, lo accolsero con urla ed imprecazioni e lo scacciarono con una violenta sassaiola, richiedendo nel contempo l’indipendenza municipale e Statuti autonomi.
Qualcosa di simile potrebbe essere accaduto anche nel borgo di San Salvatore. Ciò spiegherebbe il motivo per cui, nonostante l’influsso del potente monastero, la cittadinanza decida di scegliersi un protettore estraneo alla tradizione benedettina, quasi a volersi riscattare dalla soggezione e a recidere qualsiasi legame con la comunità religiosa di derivazione.
___________
Bibliografia:
E. Bove, Il lungo viaggio del beato Leucio, Piedimonte Matese, 2000
P. D’Onofrj, Vita di Santo Leucio primo vescovo di Brindisi, Stamperia Raimondi, Napoli, 1789.
Antonella Selvaggio
Archeologa classica. Lavora presso l’Università del Salento.
Medico e scrittore. Ha all’attivo numerose collaborazioni con riviste di carattere storico. Ha pubblicato una Vita di San Leucio, il libro: “Da Casale a Comune” e la Storia della Parrocchiale Santa Maria Assunta di San Salvatore Telesino. Ha partecipato all’Antologia “Dieci Medici Raccontano”, che ha ottenuto il “Premio Rufolo 2019”. Premio Olmo 2009 per il romanzo storico «L’ultima notte di Bedò», è anche autore di alcuni saggi sulla Storia della Medicina tra cui uno studio sulla Depressione dal titolo «Il potere misterioso della bile nera, breve storia della depressione da Ippocrate a Charlie Brown». Nel 2024 ha pubblicato “Fu la peste” e “Islam a Telesia” per ABE Editore Napoli. Fondatore e Direttore Editoriale della Casa Editrice Fioridizucca.


Laurea magistrale in Lettere. Docente a Prato. Ha approfondito gli eventi storici che portarono alla “Marcia della fame” del 1957 nei comuni del Valfortore sannita. Ha scritto il “Catasto Onciario della Terra di San Salvatore”.

Scrittore, poeta e divulgatore culturale. Medico di continuità assistenziale. Autore di diversi saggi storici e racconti. Ha partecipato all’antologia “Dieci Medici Raccontano”. Fondatore del Premio Nazionale Olmo che tutti gli anni si svolge in Raviscanina (Ce).
Dottore in Lettere. all’Università di Salerno, indirizzo “storico medievale”. Si è poi laureata in Scienze della Formazione primaria all’Ateneo di Campobasso. Studiosa della storia della sua città. Lettrice instancabile di autori italiani e stranieri, si occupa della formazione di piccoli lettori e poeti. È insegnante nella Scuola Primaria da quindici anni. Ha sperimentato innovative metodologie di approccio alla lettura utilizzando le nuove tecnologie che hanno portato alla pubblicazione di una ricerca dal titolo: TIC e DSA. Riflessioni ed esperienze sulle nuove frontiere della pedagogia speciale, Ed. EriksonLive. La storia locale e la ricerca accurata le ha permesso di pubblicare anche un Saggio in storia medievale sull’assetto urbano e riorganizzazione del territorio della Benevento nei sec. XI e XII. Animatore culturale, scrive poesie per fermare in foto-scritte, attimi di vita.
Lorenzo Piombo, medico psichiatra, dirigente del Dipartimento Salute Mentale della ASL di Benevento. Ricercatore e studioso di storia. Vive e opera a Morcone.
Avvocato. Patrocinante in Cassazione. Scrittore di Storia Locale. Opera a Guardia Sanframondi.
Architetto e docente. Appassionato cultore di Storia Locale in Cerreto Sannita, città in cui vive. Ha come campi di interesse gli insediamenti abitativi sanniti. Collabora con il Blog dell’Istituto Storico del Sannio di cui è socio fondatore. È autore del saggio “Cominium Ocritum e le forche caudine: una storia
Studioso del ‘700 napoletano e dell’epopea di Federico II ha approfondito in modo particolare le influenza arabe sull’architettura napoletana. Studioso di suffisso e di religioni orientali.
Medico del Lavoro. Regista teatrale. Giornalista pubblicista. Fondatore di “Byblos”, la biblioteca del Sannio. Scrittore e divulgatore della storia e dei personaggi del Sannio, ha pubblicato “A tavola nel Sannio”, una guida ai ristoranti della provincia di Benevento; “Dietro la Leggenda” (2016), una raccolta di racconti ispirati a fiabe e a leggende del Sannio. Nel 2017 ha pubblicato “Samnes”, un romanzo storico sull’epopea sannita. Ha curato la trascrizione del manoscritto e la stampa dei tre volumi delle “Memorie storiche di Cerreto Sannita per Arcidiacono Nicola Rotondi”. Nel 2019 ha pubblicato “Guida alla Valle Telesina e al Sannio”. Ha pubblicato “Il delitto del pozzo dei pazzi”, un medical-thriller ambientato nel primo ‘900 nell’ospedale degli Incurabili di Napoli. È autore della “Storia di Cerreto dalla preistoria alla seconda guerra mondiale (2022) e di “Fiabe e Favole in cerretese”, edito da Fioridizucca. (2023).
È nato e vive a Castelvenere. Già docente di materie letterarie nella scuola statale, ha pubblicato diverse raccolte di liriche, pagine di ricerca letteraria, studi relativi alla cultura popolare. È presente in antologie, dizionari bio-bibliografici e testi scolastici. Appassionato si storia e di tradizioni locali, è membro di associazioni culturali nazionali. I suoi versi hanno ricevuto giudizi positivi da parte della critica e in concorsi letterari si è classificato ai primi posti.
Architetto, libero professionista. Si occupa di progettazione architettonica, interior design e aspetti legati all’architettura del paesaggio. Dal 2021 è Consigliere dell’ordine degli Architetti della Provincia di Benevento. Ha partecipato a Mostre sul restauro architettonico e a numerose iniziative riguardanti la promozione territoriale.
Insegnante, vive a Caiazzo. È Presidente del’Associazione Storica del Caiatino.
Cultore di storia locale e delle tradizioni del suo paese. Autore del saggio “Notizie storiche ed urbanistiche di Cerreto antica” in cui ha ricostruito l’antico borgo distrutto dal terremoto del 1688.
Originario di Castelvenere. Già dipendente del Miur ora in pensione. Appassionato di Storia locale ed animatore di gruppi per la diffusione della lingua e delle tradizioni di Castelvenere.
Nato a Napoli e residente in Piedimonte Matese. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli e successiva specializzazione in Chirurgia generale all’Università di Modena è stato aiuto chirurgo presso l’ospedale civile di Piedimonte Matese e, dal maggio 1990, primario del reparto di Pronto Soccorso. Attualmente è pensionato. Dal 1° giugno 1978 è socio corrispondente dell’Associazione Culturale Italo Ispanica “C. Colombo – Madrid”. Negli anni 1972-73, in collaborazione con altri, ha pubblicato alcuni articoli specialistici su riviste mediche. Cultore di storia e tradizioni locali ha pubblicato studi su vari Annuari e collane dell’Associazione Storica del Medio Volturno (sodalizio del quale oltre che socio è stato in passato anche componente del consiglio direttivo) ed in altre riviste e quotidiani regionali.
Musicista. Maestro di clarinetto ed orchestrale. Studioso di storia della filosofia e del ‘700 napoletano. Esperto simbolista e autore di testi esoterico/filosofici.
Nato a Telese Terme ma originario di Amorosi è stato allievo del filosofo Massimo Achille Bonfantini. Laureato in Semiotica e Filosofia del Linguaggio presso l’Università l’Orientale di Napoli. Dedica le sue ricerche prevalentemente allo studio della filosofia e della psicologia dell’inconscio, come dei nuovi percorsi conoscitivi applicati alle neuroscienze. Ha pubblicato Cento petali e una rosa. Semiosi di un romanzo storico (Natan, 2016), Filosofia hegeliana e religione. Osservazioni su Sebastiano Maturi (Natan, 2017) e, recentemente, il saggio dal titolo: Nel gioco di un’incerta reciprocità: Gregory Bateson e la teoria del “doppio legame” (Ediz. Del Faro, 2020).
Nato a Ponte, dove risiede. Dipendente del gruppo Ferrovie dello Stato. Cultore di storia locale con particolare attenzione al periodo medievale. Ha pubblicato “Ponte tra Cronaca e Storia”, “Domenico Ocone, quarant’anni di storia pontese…”, “Le Vie di Ponte tra Storia e Leggenda”. Collabora con varie associazioni culturali.
Farmacista. Dopo la laurea ha conseguito un master biennale e un corso di perfezionamento, approfondendo le conoscenze in ambito fitoterapico, micoterapico e nutraceutico, con la pubblicazione del lavoro di tesi sulla rivista di divulgazione scientifica di medicina naturale ‘Scienza Natura’ del Prof. Ivo Bianchi. Attivo nel sociale, è membro del Rotary Club Valle Telesina ed è amante dello sport e della natura. Innamorato del proprio territorio, ha iniziato a coltivare l’interesse per la storia locale.


Presidente dell’Associazione culturale “La Biblioteca del Sannio”, dottore di ricerca presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” con una tesi sulla metadatazione della cartografia storica. Giornalista e direttore di Canale Sassuolo. Già docente a contratto di Lingua e Cultura Spagnola e Global History, presso il dipartimento di Scienze Politiche dell’ateneo vanvitelliano, è attualmente tutor di Storia Contemporanea e Storia dei Partiti e Movimenti politici.



Laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Dirigente amministrativa presso l’Università del Molise.
Dottore di ricerca in Ingegneria Elettronica ed informatica presso l’Università degli Studi di Napoli. Ha Svolto attività didattica presso l’Università Federico II. Vive a Telese.
Vive a Morcone. Presidente Italia Nostra Matese Alto Tammaro.
Maestro elementare, appassionato studioso e cultore di Storia Locale.
Biologo residente a Telese Terme. Cultore di storia locale con particolare riferimento alla storia del periodo sannitico. È autore del saggio “La Leonessa e il fenomeno luminoso nella grotta di Sant’Angelo” edito da Fioridizucca nel 2022.
Già sindaco di Caiazzo, dopo aver conseguito la maturità scientifica, rivolge il suo impegno politico alle battaglie del Partito Radicale, soprattutto nel campo della tutela dell’ambiente e in quello per una giustizia giusta. Nel 1980 viene eletto consigliere comunale a Caiazzo, città in cui vive, in rappresentanza della “nuova sinistra”. Nel 1982 aderisce alla Lega per l’Ambiente, promuovendo diverse iniziative per la tutela del fiume Volturno e per il recupero del patrimonio edilizio del centro storico di Caiazzo. Tra il 1987 e il 1994 è Presidente dell’Associazione Storica del Caiatino. Nel 1994 viene eletto sindaco di Caiazzo con la lista civica “Rinascita Caiatina”. Rieletto nel 1998, si adopera per una crescita socio-economica della città; realizza un programma pluriennale, che viene selezionato anche da “Sviluppo Italia” SpA per la costituzione di un Laboratorio di sperimentazione per lo sviluppo locale. Presidente dell’Associazione “Città Paesaggio” dal 2003, è coordinatore del progetto “Per una Carta dei paesaggi dell’olio e dell’olivo”, realizzato d’intesa con l’Associazione nazionale “Città dell’Olio”. Nel 2007 aderisce a Slow Food, dedicandosi soprattutto alla salvaguardia delle piccole produzioni agricole. Ha pubblicato con le Edizioni 2000diciassette: La Memoria e L’Oblio, un saggio sull’eccidio di Caiazzo durante l’ultimo conflitto mondiale.
Giornalista Pubblicista. Esperto di Enologia, collabora a diversi siti web del settore. Collaboratore del blog lucianopignataro.it è responsabile dell’Ufficio Stampa del Sannio Consorzio Tutela Vini.
Dottore in Storia. Autore di un saggio storico, conseguente a ricerca d’archivio, sul suo Comune dal titolo: Faicchio 1920 – 1946 dall’avvento del Fascismo alla nascita della Repubblica, 2016.
Promotore culturale dell’area di Faicchio. Dopo aver conseguito la maturità classica si è laureato in Economia. È dirigente d’impresa a Milano nel settore delle borse valori e mercati finanziari. Ha scritto diversi articoli sulla stampa finanziaria nazionale, tra cui il Sole 24 Ore ed Investire. È appassionato di cultura locale, ha vinto il premio Prosa IX Premio letterario dell’Associazione Storica del Medio Volturno. Titolare delle strutture ricettive “Magie del Sannio” ha dato vita anche al “Piccolo Museo privato di Faicchio Magie del Sannio”.
Giornalista professionista. Scrittore di romanzi e direttore di diverse testate radio televisive. Fondatore del sito: Neifatti.it
Esperta di Comunicazione Istituzionale; in particolar modo di Social Media Policy e e di politiche agroalimentari legate all’economia di piccola scala per Slow Food, in Campania e Basilicata. Suoi contributi in ambito associativo sono legati a tradizioni e culture della terra e del territorio. Ha effettuato training in storiografia in Francia.
Infaticabile animatore culturale dell’area del Caiatino e del Casertano. Allievo del prof. Galasso. Fondatore di Gruppi culturali dediti alla divulgazione della storia del Territorio, attualmente responsabile di Procedimento Unità Operativa Biblioteca civica e Archivio Storico del Comune di Caiazzo.
Medico ed esperto di storia della gastronomia.
Medico di Emergenza territoriale residente in Puglianello. Ha collaborato all’opera Dieci Medici Raccontano.
Studioso della storia del Risorgimento e cultore del periodo Borbonico, ha recentemente collaborato con un suo scritto all’antologia biografica dedicata a Michele Ungaro. Ha in corso un saggio su Sanchez De Luna, un Vescovo del ‘700.
Medico specialista in oncologia e cure palliative è autore principalmente di pubblicazioni scientifiche di settore in lingua inglese ed italiana. È stato inoltre relatore
Sannita di origini e toscano d’adozione. Medico anestesista, ha coltivato con interesse e particolarmente studiato la “Terapia del dolore”. Di tale disciplina è stato per lunghi anni docente all’Università di Siena. Ha avuto anche esperienze di insegnamento all’estero (Bobigny Paris nord, Accademia Russa delle Scienze mediche, Accademia Lettone di Scienze odontoiatriche). Ufficiale medico dell’Esercito italiano, è appassionato di esoterismo, di cultura e tradizioni popolari. E’ autore di saggistica. Ha recentemente pubblicato saggio su “Massoneria, relazioni umane e comunicazione tecnologica” edito da Fioridizucca edizioni.
Dottore in Legge ed autore di ricerche di Storia Locale. Ha partecipato al progetto “Un museo a colori” avente il fine di far conoscere il museo di arte ceramica di Cerreto Sannita. Le mansioni svolte sono state quelle di guida museale e bibliotecaria, e redazione di progetti e lavori di gruppo con gli altri volontari. Ha scritto un saggio nella Antologia dedicata al bicentenario della nascita di Michele Ungaro, edita dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita.
Andrea Ciervo nato a Caserta il 12.10.1975. Presbitero dal 24 novembre 2012 già Laureato in Giurisprudenza alla Federico II, con una tesi di Diritto Ecclesiastico sui Risvolti dei Patti Lateranensi col prof. Mario Tedeschi…tirocinante poi presso Studio Notaro in via Mezzocannone di Napoli…consegue il Baccalaureato presso l’Aloysianum di Padova nel 2007 con una tesi sulla Religione in Immanuel Kant col prof. Secondo Bongiovanni. Si Laurea in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica dell’ Italia Meridionale sezione san Tommaso nel 2012 sempre “Summa cum laude”
Dottore in Archeologia e Scienze Storiche, ha svolto diverse campagne di scavo alla necropoli del Cigno a Macchia Valfortore (CB), con l’Università degli studi di Napoli Federico II e alla necropoli di Crocifisso del tufo a Orvieto (TR), con il Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano e l’ Università dell’Arizona. È attuale vice Presidente della Pro Loco di Sant’Agata dei Goti (BN) dove svolge anche la funzione di OLP per il Servizio Civile Universale. È giornalista tirocinante presso la testata QuasiMezzogiorno. Sì è occupato di alcuni ambiti di archeologia della produzione del Sannio caudino. Attualmente s’interessa alle istituzioni sociali e militari del Medioevo. È vice Presidente dell’Istituto Storico Sannio Telesino.
Medico di Pronto Soccorso ed Emergenza Cultore di Storia Locale ha scritto il saggio: Telesia 1349 Peste e Terremoto edizioni duemiladicessette, 2016, Cartoline da Telese ed. Unione Filatelica Beneventana, 2009; Castelvenere Valdese insieme a P. Carlo Ed. Realtà Sannita, 2016; Officine Massoniche e Vendite Carbonare in Area Sannita insieme a F. Pace, edito dall’ASMV nel 2019. Ha scritto nell’Antologia sulla vita di Michele Ungaro edito dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita nel 2019.ha in corso di pubblicazione un libro di poesie. Dirige la collana di poesie della Casa Editrice FioriDiZucca. Presidente pro-tempore dell’Istituto Storico del Sannio Telesino. Premio Upupa 2017 e 2019 per gli studi di storia locale.