
Nell’anno 2009, durante le “Celebrazioni per il nono centenario della morte di sant’Anselmo d’Aosta”, ascoltai, con interesse, docenti universitari, membri di prestigiosi istituti e altri dotti relatori i quali, in Alife e in San Salvatore Telesino, parlarono, come da apposito “programma”, del tempo in cui era vissuto e dei maggiori suoi scritti; nella circostanza, qualcuno del pubblico mi sussurrò: “Sarebbe stato giusto ricordarlo anche in Caiazzo”. Alla fine, volli conoscere chi fosse stato il santo e se, perché, in che modo e in qual misura avesse avuto rapporti con le diocesi di Alife, di Telese e di Caiazzo: indagai, da medico, e consultando scritti di studiosi locali e no e –tradotti in italiano– di Eadmero segretario e biografo di sant’Anselmo, appresi e annotai il tutto in un inedito Sant’Anselmo d’Aosta nella storia della medicina in Campania.
Di recente, è stato trattato di sant’Anselmo in tre interessanti articoli: Emilio Bove ne ha detto in merito all’assistenza sanitaria nel locale monastero del Santo Salvatore e all’ acquisto del Cenobio, nel 1822; Antonio Bove ne ha fatto riferimento a proposito del raro e prezioso scriptorium in quell’abazia. 1E. Bove, L’assistenza sanitaria nel monastero del Santo Salvatore, in “Almanacco”, Istituto Storico Sannio Telesino –ISST– (31 ottobre 2021). Id., Acquisto dell’abbazia di San Salvatore nel 1822, in “Almanacco”, ISST, (13 maggio 2023). A. Bove , Lo scriptorium nell’abbazia Benedettina del Santo Salvatore, in “Almanacco”, ISST (21 aprile 2023).
Oggi, riporto qui di seguito, con qualche altra nota di testo e in sintesi, almeno quel che raccolsi sulla presenza del personaggio dal San Salvatore Telesino a Liberi. Al riguardo, mi pare non superfluo premettere che Anselmo nacque ad Aosta nel 1033, si ritirò nel monastero di Bec rinomato per la scuola medica, vestì l’abito talare e nel ’63 fu nominato priore. Consacrato arcivescovo nel 1093, decise, per controversie amministrative e politiche, di recarsi a Roma da papa Urbano II a chiedergli consigli e aiuto. Nel novembre del ‘97 partì insieme a Eadmero.2Nicola Abbagnano, Storia della filosofia, Torino, UTET, 1959, 3 voll., I, pp. 318-319. Claudio Rendina, I Papi. Storia e segreti, Roma, Newton, 1983, p. 326.
Giunto a Roma, nell’estate del 1098, l’illustre religioso fu condotto alla presenza del pontefice in consiglio con la nobiltà romana. Si prostrò, Urbano lo sollevò con sollecitudine, lo baciò fraternamente, si disse lieto della visita, indugiò a tesserne le lodi e soggiunse, tra l’altro, che lo stimava “maestro quanto mai qualificato in tutte le arti liberali” –compresa, è ovvio, l’arte medica– e volle che attendesse presso di lui l’evolversi della vicenda che lo aveva ivi condotto. Ma poiché in quelle zone il caldo della stagione ardeva ogni cosa e vivere in città era di certo poco salubre, specialmente per gli stranieri –e in modo particolare per Anselmo, di salute cagionevole– uno dei presenti, di nome Giovanni, già monaco del Bec, “Allora, invece, Abbate del Cenobio di San Salvatore Telesino, consenziente il Papa lo prese, come proprio genitore, e benevolmente lo condusse nella sua villa denominata Schiavi”.3Eadmer, Vita, II, cit., XXIX. Cfr. Eadmer, S. Anselmi vita, in Acta Sanctorum, Aprilis II, Anversa, 1675. Eadmer, Vita Anselmi, in Acta SS., Aprilis II, Parigi, in Migne, PL., 158, 45-118. Per i testi latini sui fatti, cfr. anche Id., Historia Novarum in Anglia; R.W. Southern, The life of St. Anselm, p. 106; Giovanni di Salisburgo, Liber de vita Sancti Anselmi, in Luigi Cielo, L’abbazia normanna di San Salvatore de Telesia. Stazione di ospitalità sulla via Latina, in “Annuario”, Associazione Storica Valle Telesina, I, 2016, pp.36 e 45-46, in 27-51.
Per quel che nello specifico concerne il tema, va rilevato, tuttavia, che Anselmo raggiunse prima –ed era ovvio – l’abbazia del SS. Salvatore e la tradizione vuole che durante il soggiorno, indicando con precisione un sito nel cenobio fece scavare un fosso: da esso sgorgò terapeutica acqua portentosa e venne definito “pozzo di S. Anselmo”.4Angelo Michele Iannacchino, Storia di Telesia. Sua diocesi e Pastori, Benevento, D’Alessandro, 1900, pp.62 e 94-95. Anche per questo, ritengo, autore anonimo del XII secolo dipinse, nella chiesa del monastero, un affresco che raffigura un presule santo, con aureola, bacolo pastorale nella mano destra e libro nella sinistra; reputo, altresì, che l’immagine sia proprio quella di sant’Anselmo in quanto anche somigliante ad altre due del medesimo arcivescovo, ma senza aureola e di autori diversi.5Una, in tondo, lo è nell’aspetto, vid. Giuseppe Bailone, Anselmo d’Aosta, in “homolaicus.com”; altra, in ovale, lo è, con bacolo nella mano destra e libro nella sinistra, nel Sigillo di Anselmo arcivescovo per grazia di Dio.
Non saprei dire quanto durò la sosta nell’abbazia. Si sa, invece, che partiti da San Salvatore, Anselmo, Eadmero e Giovanni raggiunsero la Villa Schiavi. Il cenobio, infatti, vi possedeva, in diocesi di Caiazzo, una villa, ossia un centro di campagna, denominata Sclavia; più nel dettaglio si trattava di una grangia costituita da ospizio per monaci podere e fattoria ovvero, abitazione del fattore, costruzione per quanti vi lavorassero e strutture necessarie al tipo di attività.6Cfr. AA.VV., Nuovissimo Dardano, Dizionario della lingua italiana, Roma, Armando Curcio Editore., 1982, alle voci.
La località, poiché in cima ad un monte, offriva in estate un clima balsamico e mite. Per giunta, l’abitazione per il presule era stata approntata sopra un’altura, isolata dal trambusto della gente. Anselmo se ne avvide e, allietato dalla previsione della tranquillità, esclamò, facendo riferimento al Salmo: “Questa è la mia dimora, qui abiterò per sempre”. Non solo: decise di vivere secondo i princìpi ai quali si rammaricava di aver disatteso da quando era stato consacrato arcivescovo; pertanto “si dedicò giorno e notte alle opere di pietà, alla vita ascetica e allo studio dei problemi mistici”. Inoltre, “spinto dall’amore per la fede, portò a termine l’opera Cur Deus homo”, Perché Dio (s’ è fatto) uomo, capolavoro, in due libri al quale aveva dato inizio in Inghilterra e che tratta il dogma della Incarnazione e della Redenzione.7Eadmer, Vita, II, XXX. Cfr. pure Benedetto Calati, Anselmo di Aosta, in AA. VV., Bibliotheca Sanctorum, Pontificia Università Lateranense, Roma, Città Nuova, 1998, 12 voll., II, colonna 12, in 8-19.
Intanto, al pari dell’apostolo Paolo, “s’era fatto tutto per tutti per aiutare tutti” e, per quanto gli fosse possibile, “accontentava tutti, ad uno ad uno, con disponibilità e benevolenza, sopra qualsiasi problema gli presentassero”. L’aiuto si realizzò anche attraverso la pratica del magistero in materia di fede, tant’è vero che “ammetteva alla sua conversazione chiunque volesse ascoltarlo”.81 Cor, 5,22, in Eadmer, Vita, II, XXX.
É possibile ritenere, per quanto Eadmero non ne abbia fatto riferimento, che l’uomo del Signore si sia impegnato anche nell’aiuto ai malati, dal momento che, come si dirà, “numerose persone” nel territorio soffrivano di forme morbose differenti; del resto, circa il rapporto di Anselmo con le arti liberali, e perciò non esclusa la disciplina medica, si apprende, oltretutto, che in una lettera al monaco Maurizio, egli afferma di averle insegnate;9Cfr. Alfonso Abbamondi, S. Anselmo d’Aosta nella Storia, nella Pedagogia e nella Filosofia, Napoli, Melfi e Joele, 1911, pp. 83-86. non solo: già era solito dedicare “affetto e sollecitudine tanto ai sani quanto agli infermi”. Soprattutto questo tipo di intervento, sorretto dalle conoscenze scientifiche, come s’è detto, nell’arte medica spiegherebbe perché “la fama di lui crebbe in breve volger di tempo, si diffuse nel territorio e indusse gli abitanti ad amarlo e a venerarlo; insomma, chiunque ebbe modo di avvicinarlo e di riceverne la benedizione si considerò veramente beato”.10Eadmer, Vita, I, XIII e II, XXX..
La presenza di Anselmo a Sclavia si rivelò di notevole utilità pratica anche in altro modo, prodigioso e singolare. Un confratello, amministratore di quella tenuta, da buon padrone di casa e per volere dell’abate, prestava servizio all’Arcivescovo; ebbene, quel monaco –uomo, direi, pratico e perspicace– avendone valutato il grado di cultura e il modo di pensare e di agire, ritenendolo pervaso dalla grazia di Dio e prevedendo che per merito di lui e attraverso lui il Signore avrebbe, prima o poi, operato prodigi, concepì il disegno di trarne un utile immediato e consistente. Al riguardo, “la penuria d’acqua costringeva la gente del luogo a non pochi sacrifici”, infatti sul versante più impervio della montagna c’era, sì, un pozzo e perfino molto profondo, però si esauriva nel corso della giornata, sicché, “dall’ora nona al giorno seguente non era più possibile attingervi neppure una goccia del prezioso liquido”.11Id., ibid. II, XXXI. Potrebbe essersi trattato di una sorgente che si esauriva, via, via, nei mesi estivi oppure era del tipo così detto intermittente, peraltro conosciuto e descritto già nell’Evo Antico, cfr. Lucio Anneo Seneca, Questioni naturali, a cura di Dionigi Vottero, Sancasciano, TEA, 1990, 16, 1, pp. 410-411.

Insomma, deciso ad ovviare all’inconveniente, il fattore della villa, lagnandosene con Anselmo, gli confidò l’intendimento di scavare una buca per raccogliere acqua da falde sotterranee, “giusto nel luogo dove abitava” e sperando che il Signore, nella sua infinita bontà, volesse risolvergli il problema.12Eadmer, II, XXXI. É verosimile che, come si avrà modo di dire, la località proposta per lo scavo si trovasse a non molta distanza dalla polla intermittente cui Eadmero fece cenno. Comunque, le aspettative del benedettino, il quale, è evidente, aveva a cuore le sorti dell’azienda, delle persone che vi lavoravano e delle famiglie che da essa dipendevano, non andarono deluse.
Anselmo approvò la lodevole intenzione del fattore e lo esortò a tentare l’impresa. A questo punto –poiché quelle espressioni erano di conforto, ma in pratica non realizzavano alcunché, anzi avrebbero potuto alla fine condurlo all’insuccesso– il monaco venne allo scoperto e, senza più tergiversare e per garantirsi il risultato, chiese all’arcivescovo di effettuare una ricognizione sopra luogo, di recitare una orazione, di impartire la benedizione e di vibrare, lui, il primo colpo nel suolo. Il presule, anche per non urtare la suscettibilità del confratello e non deluderne le attese acconsentì e si recò sul posto, accompagnato da Eadmero. Con non poca meraviglia, questi aggiunse: “Che dire? Si vedeva un masso di notevole dimensione e il voler trovare una sorgente in un luogo simile era pura follia”. Ciò non ostante, “dopo aver rivolto a Dio una preghiera di supplica”, perché in quel punto facesse sgorgare acqua perenne e pura, il presule non uno, ma “tre colpi inferse nel terreno”, lo aprì e volle che altri proseguissero nell’escavo.13Id., ibid.
I tre colpi vibrati alla ricerca dell’acqua, anche se saranno apparsi gesti comuni, furono in quella circostanza, mi pare, meditati e pregni di simbolismo. Anselmo, infatti, era dell’opinione che “a chi indaga una realtà incomprensibile, come la Trinità basti di giungere col ragionamento che essa ci sia anche se non intende in che modo essa sia”.14Anselmo, Monologion, 1, 64 in N. Abbagnano, cit., p. 320.
Pochi giorni erano trascorsi dall’inizio dei lavori, allorquando una polla eruppe zampillando dalla viva roccia e produsse sui presenti grande impressione e indicibile entusiasmo. Ma v’è dell’altro: “Il pozzo portato a compimento, benché non avesse profondità considerevole, apparve provvisto di una copiosa riserva d’acqua quanto mai limpida e salubre”. La notizia si diffuse con rapidità, suscitò molta sorpresa e chi venne a conoscenza del fatto ne attribuì il merito soltanto all’uomo di santa vita; da quel momento, gli abitanti della zona appellarono la scaturigine: “Pozzo dell’Arcivescovo di Canterbury” e allo stesso modo ancora la chiamavano quando, tempo dopo, Eadmero redasse la di lui biografia.15Eadmer, Vita, II, XXXI. Per il testo latino circa le vicende attinenti al pozzo, cfr. anche Southern, in L. Cielo, cit.
Anselmo dimorò a Sclavia “ivi aspettando il tempo del concilio che il Papa stesso avrebbe celebrato a Bari nelle calende di ottobre” e al quale avrebbe preso parte. Nel Settembre del 1098, si mise in viaggio per la città pugliese accompagnato dal fido Eadmero. “Finito il concilio” partirono per Roma, dove sostarono per un certo tempo. Raggiunsero quindi la Francia e dopo un esilio, il ritorno in Inghilterra, un secondo viaggio a Roma sempre per contrasti politici, ed altro esilio in Francia, Anselmo ritornò, finalmente, a Canterbury, nel 1106. Stava indagando, ansiosamente, sull’origine e sulla natura dell’anima allorché, consunto ormai nel fisico, morì il 21 di aprile del 1109, circondato dalla fama di santità.16Eadmer, Vita, II°, XXXIIII. Cfr. altresì B. Calati, cit., col. 6-7. N. Abbagnano, cit., I, pp. 319-320 e 330.
Nel frattempo, pure la storia della polla di Villa Sclavia, ormai riconosciuta miracolosa, aveva raggiunto, addirittura ed è quanto dire, i paesi d’oltralpe, tanto è vero che quando Eadmero, molto tempo dopo la permanenza nelle diocesi di Telese e di Caiazzo e quella vicenda, ordinò gli appunti e scrisse la vita del maestro, non dimenticò di annotare: “coloro i quali capitarono da noi e venivano da quella regione, riferirono che, avendo bevuto di quell’acqua, numerose persone colpite da disturbi e da febbri di varia natura, in breve erano state ricondotte al primitivo stato di sanità”.17Eadmer, Vita, II, XXXIIII.

Non so quando –se in seguito alla proposta o nell’anno della canonizzazione sempre nel Medioevo, o in seguito– gli abitanti della Villa Sclavia, poi Schiavi e dal 1862 Liberi, abbiano mutato denominazione alla sorgente; il certo è che nel 1985, la chiamavano in modo più semplice, ma appropriato, “’u puzzillu ‘e sant’Anselmu”, il piccolo pozzo di sant’Anselmo. Agli inizi del terzo millennio, “un’edicola votiva”, costruita accosto al recinto del pozzo, in tempi non ben precisati, e “tenuta con decoro da mano devota”, testimoniava la “trasmissione del culto reso al Taumaturgo fino ai giorni nostri”: nel 2001, infatti, la vetusta cappellina recintata e con pozzo antistante reso sicuro da grata metallica ostruente, stava ancora in sede.18Dante B. Marrocco, Guida del Medio Volturno, Piedimonte Matese, Associazione Storica Medio Volturno, 1985, p. 80. Vid. R. Di Lello, Acque sacrali, acque medicinali, in “Clarus”, Piedimonte Matese, Diocesi di Alife-Caiazzo, I, 2-3 (2001) 3, p. 9.
Sempre in quell’anno e nella contrada, qualcuno ancora menzionava un altro pozzo a circa cento metri di distanza da “quello di S. Anselmo”, sullo stesso lato della strada, nella proprietà Colucci: era molto più profondo, dava acqua agli abitanti di Villa, però, di solito ogni anno e poco alla volta rimaneva asciutto per tutta l’estate, fino alle piogge autunnali; per questa ragione, la gente del luogo si recava ad attingere alla sorgente di Liberi19Referenti, in ordine cronologico, sono stati il sig. Dante Colucci, il dott. Giuseppe d’Agostino, l’insegnante Maria Biasucci, il sig. Filippo Applauso e la sig.ra Giuseppina D’Agostino, di Liberi. nella quale l’acqua vi è stata sempre sufficiente ai bisogni degli abitanti e non è mai venuta meno anche quando s’è prolungata la siccità.20Bernardino Di Dario, Notizie storiche della Città e Diocesi di Caiazzo, Lanciano, G. Carabba, 1941, pp. 277-278.
E qui, omettendo pure le ipotesi e le deduzioni conclusive alle quali pervenni e formulai, dirò soltanto che, oggi, la struttura risulta differente, ma il 21 di aprile, a Liberi, ricorre ancora, con sentita partecipazione di popolo, la festa del Patrono sant’Anselmo d’Aosta.
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[1] E. Bove, L’assistenza sanitaria nel monastero del Santo Salvatore, in “Almanacco”, Istituto Storico Sannio Telesino –ISST– (31 ottobre 2021). Id., Acquisto dell’abbazia di San Salvatore nel 1822, in “Almanacco”, ISST, (13 maggio 2023). A. Bove , Lo scriptorium nell’abbazia Benedettina del Santo Salvatore, in “Almanacco”, ISST (21 aprile 2023).
[2] Nicola Abbagnano, Storia della filosofia, Torino, UTET, 1959, 3 voll., I, pp. 318-319. Claudio Rendina, I Papi. Storia e segreti, Roma, Newton, 1983, p. 326.
[3] Eadmer, Vita, II, cit., XXIX. Cfr. Eadmer, S. Anselmi vita, in Acta Sanctorum, Aprilis II, Anversa, 1675. Eadmer, Vita Anselmi, in Acta SS., Aprilis II, Parigi, in Migne, PL., 158, 45-118. Per i testi latini sui fatti, cfr. anche Id., Historia Novarum in Anglia; R.W. Southern, The life of St. Anselm, p. 106; Giovanni di Salisburgo, Liber de vita Sancti Anselmi, in Luigi Cielo, L’abbazia normanna di San Salvatore de Telesia. Stazione di ospitalità sulla via Latina, in “Annuario”, Associazione Storica Valle Telesina, I, 2016, pp.36 e 45-46, in 27-51.
[4] Angelo Michele Iannacchino, Storia di Telesia. Sua diocesi e Pastori, Benevento, D’Alessandro, 1900, pp.62 e 94-95.
[5] Una, in tondo, lo è nell’aspetto, vid. Giuseppe Bailone, Anselmo d’Aosta, in “homolaicus.com”; altra, in ovale, lo è, con bacolo nella mano destra e libro nella sinistra, nel Sigillo di Anselmo arcivescovo per grazia di Dio.
[6] Cfr. AA.VV., Nuovissimo Dardano, Dizionario della lingua italiana, Roma, Armando Curcio Editore., 1982, alle voci.
[7] Eadmer, Vita, II, XXX. Cfr. pure Benedetto Calati, Anselmo di Aosta, in AA. VV., Bibliotheca Sanctorum, Pontificia Università Lateranense, Roma, Città Nuova, 1998, 12 voll., II, colonna 12, in 8-19.
[8] 1 Cor, 5,22, in Eadmer, Vita, II, XXX.
[9] Cfr. Alfonso Abbamondi, S. Anselmo d’Aosta nella Storia, nella Pedagogia e nella Filosofia, Napoli, Melfi e Joele, 1911, pp. 83-86.
[10] Eadmer, Vita, I, XIII e II, XXX.
[11] Id., ibid. II, XXXI. Potrebbe essersi trattato di una sorgente che si esauriva, via, via, nei mesi estivi oppure era del tipo così detto intermittente, peraltro conosciuto e descritto già nell’Evo Antico, cfr. Lucio Anneo Seneca, Questioni naturali, a cura di Dionigi Vottero, Sancasciano, TEA, 1990, 16, 1, pp. 410-411.
[12] Eadmer, II, XXXI.
[13] Id., ibid.
[14] Anselmo, Monologion, 1, 64 in N. Abbagnano, cit., p. 320.
[15] Eadmer, Vita, II, XXXI. Per il testo latino circa le vicende attinenti al pozzo, cfr. anche Southern, in L. Cielo, cit.
[16] Eadmer, Vita, II°, XXXIIII. Cfr. altresì B. Calati, cit., col. 6-7. N. Abbagnano, cit., I, pp. 319-320 e 330.
[17] Eadmer, Vita, II, XXXIIII.
[18] Dante B. Marrocco, Guida del Medio Volturno, Piedimonte Matese, Associazione Storica Medio Volturno, 1985, p. 80. Vid. R. Di Lello, Acque sacrali, acque medicinali, in “Clarus”, Piedimonte Matese, Diocesi di Alife-Caiazzo, I, 2-3 (2001) 3, p. 9.
[19] Referenti, in ordine cronologico, sono stati il sig. Dante Colucci, il dott. Giuseppe d’Agostino, l’insegnante Maria Biasucci, il sig. Filippo Applauso e la sig.ra Giuseppina D’Agostino, di Liberi.
[20] Bernardino Di Dario, Notizie storiche della Città e Diocesi di Caiazzo, Lanciano, G. Carabba, 1941, pp. 277-278.
Antonella Selvaggio
Archeologa classica. Lavora presso l’Università del Salento.
Medico e scrittore. Ha all’attivo numerose collaborazioni con riviste di carattere storico. Ha pubblicato una Vita di San Leucio, il libro: “Da Casale a Comune” e la Storia della Parrocchiale Santa Maria Assunta di San Salvatore Telesino. Ha partecipato all’Antologia “Dieci Medici Raccontano”, che ha ottenuto il “Premio Rufolo 2019”. Premio Olmo 2009 per il romanzo storico «L’ultima notte di Bedò», è anche autore di alcuni saggi sulla Storia della Medicina tra cui uno studio sulla Depressione dal titolo «Il potere misterioso della bile nera, breve storia della depressione da Ippocrate a Charlie Brown». Nel 2024 ha pubblicato “Fu la peste” e “Islam a Telesia” per ABE Editore Napoli. Fondatore e Direttore Editoriale della Casa Editrice Fioridizucca.


Laurea magistrale in Lettere. Docente a Prato. Ha approfondito gli eventi storici che portarono alla “Marcia della fame” del 1957 nei comuni del Valfortore sannita. Ha scritto il “Catasto Onciario della Terra di San Salvatore”.

Scrittore, poeta e divulgatore culturale. Medico di continuità assistenziale. Autore di diversi saggi storici e racconti. Ha partecipato all’antologia “Dieci Medici Raccontano”. Fondatore del Premio Nazionale Olmo che tutti gli anni si svolge in Raviscanina (Ce).
Dottore in Lettere. all’Università di Salerno, indirizzo “storico medievale”. Si è poi laureata in Scienze della Formazione primaria all’Ateneo di Campobasso. Studiosa della storia della sua città. Lettrice instancabile di autori italiani e stranieri, si occupa della formazione di piccoli lettori e poeti. È insegnante nella Scuola Primaria da quindici anni. Ha sperimentato innovative metodologie di approccio alla lettura utilizzando le nuove tecnologie che hanno portato alla pubblicazione di una ricerca dal titolo: TIC e DSA. Riflessioni ed esperienze sulle nuove frontiere della pedagogia speciale, Ed. EriksonLive. La storia locale e la ricerca accurata le ha permesso di pubblicare anche un Saggio in storia medievale sull’assetto urbano e riorganizzazione del territorio della Benevento nei sec. XI e XII. Animatore culturale, scrive poesie per fermare in foto-scritte, attimi di vita.
Lorenzo Piombo, medico psichiatra, dirigente del Dipartimento Salute Mentale della ASL di Benevento. Ricercatore e studioso di storia. Vive e opera a Morcone.
Avvocato. Patrocinante in Cassazione. Scrittore di Storia Locale. Opera a Guardia Sanframondi.
Architetto e docente. Appassionato cultore di Storia Locale in Cerreto Sannita, città in cui vive. Ha come campi di interesse gli insediamenti abitativi sanniti. Collabora con il Blog dell’Istituto Storico del Sannio di cui è socio fondatore. È autore del saggio “Cominium Ocritum e le forche caudine: una storia
Studioso del ‘700 napoletano e dell’epopea di Federico II ha approfondito in modo particolare le influenza arabe sull’architettura napoletana. Studioso di suffisso e di religioni orientali.
Medico del Lavoro. Regista teatrale. Giornalista pubblicista. Fondatore di “Byblos”, la biblioteca del Sannio. Scrittore e divulgatore della storia e dei personaggi del Sannio, ha pubblicato “A tavola nel Sannio”, una guida ai ristoranti della provincia di Benevento; “Dietro la Leggenda” (2016), una raccolta di racconti ispirati a fiabe e a leggende del Sannio. Nel 2017 ha pubblicato “Samnes”, un romanzo storico sull’epopea sannita. Ha curato la trascrizione del manoscritto e la stampa dei tre volumi delle “Memorie storiche di Cerreto Sannita per Arcidiacono Nicola Rotondi”. Nel 2019 ha pubblicato “Guida alla Valle Telesina e al Sannio”. Ha pubblicato “Il delitto del pozzo dei pazzi”, un medical-thriller ambientato nel primo ‘900 nell’ospedale degli Incurabili di Napoli. È autore della “Storia di Cerreto dalla preistoria alla seconda guerra mondiale (2022) e di “Fiabe e Favole in cerretese”, edito da Fioridizucca. (2023).
È nato e vive a Castelvenere. Già docente di materie letterarie nella scuola statale, ha pubblicato diverse raccolte di liriche, pagine di ricerca letteraria, studi relativi alla cultura popolare. È presente in antologie, dizionari bio-bibliografici e testi scolastici. Appassionato si storia e di tradizioni locali, è membro di associazioni culturali nazionali. I suoi versi hanno ricevuto giudizi positivi da parte della critica e in concorsi letterari si è classificato ai primi posti.
Architetto, libero professionista. Si occupa di progettazione architettonica, interior design e aspetti legati all’architettura del paesaggio. Dal 2021 è Consigliere dell’ordine degli Architetti della Provincia di Benevento. Ha partecipato a Mostre sul restauro architettonico e a numerose iniziative riguardanti la promozione territoriale.
Insegnante, vive a Caiazzo. È Presidente del’Associazione Storica del Caiatino.
Cultore di storia locale e delle tradizioni del suo paese. Autore del saggio “Notizie storiche ed urbanistiche di Cerreto antica” in cui ha ricostruito l’antico borgo distrutto dal terremoto del 1688.
Originario di Castelvenere. Già dipendente del Miur ora in pensione. Appassionato di Storia locale ed animatore di gruppi per la diffusione della lingua e delle tradizioni di Castelvenere.
Nato a Napoli e residente in Piedimonte Matese. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli e successiva specializzazione in Chirurgia generale all’Università di Modena è stato aiuto chirurgo presso l’ospedale civile di Piedimonte Matese e, dal maggio 1990, primario del reparto di Pronto Soccorso. Attualmente è pensionato. Dal 1° giugno 1978 è socio corrispondente dell’Associazione Culturale Italo Ispanica “C. Colombo – Madrid”. Negli anni 1972-73, in collaborazione con altri, ha pubblicato alcuni articoli specialistici su riviste mediche. Cultore di storia e tradizioni locali ha pubblicato studi su vari Annuari e collane dell’Associazione Storica del Medio Volturno (sodalizio del quale oltre che socio è stato in passato anche componente del consiglio direttivo) ed in altre riviste e quotidiani regionali.
Musicista. Maestro di clarinetto ed orchestrale. Studioso di storia della filosofia e del ‘700 napoletano. Esperto simbolista e autore di testi esoterico/filosofici.
Nato a Telese Terme ma originario di Amorosi è stato allievo del filosofo Massimo Achille Bonfantini. Laureato in Semiotica e Filosofia del Linguaggio presso l’Università l’Orientale di Napoli. Dedica le sue ricerche prevalentemente allo studio della filosofia e della psicologia dell’inconscio, come dei nuovi percorsi conoscitivi applicati alle neuroscienze. Ha pubblicato Cento petali e una rosa. Semiosi di un romanzo storico (Natan, 2016), Filosofia hegeliana e religione. Osservazioni su Sebastiano Maturi (Natan, 2017) e, recentemente, il saggio dal titolo: Nel gioco di un’incerta reciprocità: Gregory Bateson e la teoria del “doppio legame” (Ediz. Del Faro, 2020).
Nato a Ponte, dove risiede. Dipendente del gruppo Ferrovie dello Stato. Cultore di storia locale con particolare attenzione al periodo medievale. Ha pubblicato “Ponte tra Cronaca e Storia”, “Domenico Ocone, quarant’anni di storia pontese…”, “Le Vie di Ponte tra Storia e Leggenda”. Collabora con varie associazioni culturali.
Farmacista. Dopo la laurea ha conseguito un master biennale e un corso di perfezionamento, approfondendo le conoscenze in ambito fitoterapico, micoterapico e nutraceutico, con la pubblicazione del lavoro di tesi sulla rivista di divulgazione scientifica di medicina naturale ‘Scienza Natura’ del Prof. Ivo Bianchi. Attivo nel sociale, è membro del Rotary Club Valle Telesina ed è amante dello sport e della natura. Innamorato del proprio territorio, ha iniziato a coltivare l’interesse per la storia locale.


Presidente dell’Associazione culturale “La Biblioteca del Sannio”, dottore di ricerca presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” con una tesi sulla metadatazione della cartografia storica. Giornalista e direttore di Canale Sassuolo. Già docente a contratto di Lingua e Cultura Spagnola e Global History, presso il dipartimento di Scienze Politiche dell’ateneo vanvitelliano, è attualmente tutor di Storia Contemporanea e Storia dei Partiti e Movimenti politici.



Laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Dirigente amministrativa presso l’Università del Molise.
Dottore di ricerca in Ingegneria Elettronica ed informatica presso l’Università degli Studi di Napoli. Ha Svolto attività didattica presso l’Università Federico II. Vive a Telese.
Vive a Morcone. Presidente Italia Nostra Matese Alto Tammaro.
Maestro elementare, appassionato studioso e cultore di Storia Locale.
Biologo residente a Telese Terme. Cultore di storia locale con particolare riferimento alla storia del periodo sannitico. È autore del saggio “La Leonessa e il fenomeno luminoso nella grotta di Sant’Angelo” edito da Fioridizucca nel 2022.
Già sindaco di Caiazzo, dopo aver conseguito la maturità scientifica, rivolge il suo impegno politico alle battaglie del Partito Radicale, soprattutto nel campo della tutela dell’ambiente e in quello per una giustizia giusta. Nel 1980 viene eletto consigliere comunale a Caiazzo, città in cui vive, in rappresentanza della “nuova sinistra”. Nel 1982 aderisce alla Lega per l’Ambiente, promuovendo diverse iniziative per la tutela del fiume Volturno e per il recupero del patrimonio edilizio del centro storico di Caiazzo. Tra il 1987 e il 1994 è Presidente dell’Associazione Storica del Caiatino. Nel 1994 viene eletto sindaco di Caiazzo con la lista civica “Rinascita Caiatina”. Rieletto nel 1998, si adopera per una crescita socio-economica della città; realizza un programma pluriennale, che viene selezionato anche da “Sviluppo Italia” SpA per la costituzione di un Laboratorio di sperimentazione per lo sviluppo locale. Presidente dell’Associazione “Città Paesaggio” dal 2003, è coordinatore del progetto “Per una Carta dei paesaggi dell’olio e dell’olivo”, realizzato d’intesa con l’Associazione nazionale “Città dell’Olio”. Nel 2007 aderisce a Slow Food, dedicandosi soprattutto alla salvaguardia delle piccole produzioni agricole. Ha pubblicato con le Edizioni 2000diciassette: La Memoria e L’Oblio, un saggio sull’eccidio di Caiazzo durante l’ultimo conflitto mondiale.
Giornalista Pubblicista. Esperto di Enologia, collabora a diversi siti web del settore. Collaboratore del blog lucianopignataro.it è responsabile dell’Ufficio Stampa del Sannio Consorzio Tutela Vini.
Dottore in Storia. Autore di un saggio storico, conseguente a ricerca d’archivio, sul suo Comune dal titolo: Faicchio 1920 – 1946 dall’avvento del Fascismo alla nascita della Repubblica, 2016.
Promotore culturale dell’area di Faicchio. Dopo aver conseguito la maturità classica si è laureato in Economia. È dirigente d’impresa a Milano nel settore delle borse valori e mercati finanziari. Ha scritto diversi articoli sulla stampa finanziaria nazionale, tra cui il Sole 24 Ore ed Investire. È appassionato di cultura locale, ha vinto il premio Prosa IX Premio letterario dell’Associazione Storica del Medio Volturno. Titolare delle strutture ricettive “Magie del Sannio” ha dato vita anche al “Piccolo Museo privato di Faicchio Magie del Sannio”.
Giornalista professionista. Scrittore di romanzi e direttore di diverse testate radio televisive. Fondatore del sito: Neifatti.it
Esperta di Comunicazione Istituzionale; in particolar modo di Social Media Policy e e di politiche agroalimentari legate all’economia di piccola scala per Slow Food, in Campania e Basilicata. Suoi contributi in ambito associativo sono legati a tradizioni e culture della terra e del territorio. Ha effettuato training in storiografia in Francia.
Infaticabile animatore culturale dell’area del Caiatino e del Casertano. Allievo del prof. Galasso. Fondatore di Gruppi culturali dediti alla divulgazione della storia del Territorio, attualmente responsabile di Procedimento Unità Operativa Biblioteca civica e Archivio Storico del Comune di Caiazzo.
Medico ed esperto di storia della gastronomia.
Medico di Emergenza territoriale residente in Puglianello. Ha collaborato all’opera Dieci Medici Raccontano.
Studioso della storia del Risorgimento e cultore del periodo Borbonico, ha recentemente collaborato con un suo scritto all’antologia biografica dedicata a Michele Ungaro. Ha in corso un saggio su Sanchez De Luna, un Vescovo del ‘700.
Medico specialista in oncologia e cure palliative è autore principalmente di pubblicazioni scientifiche di settore in lingua inglese ed italiana. È stato inoltre relatore
Sannita di origini e toscano d’adozione. Medico anestesista, ha coltivato con interesse e particolarmente studiato la “Terapia del dolore”. Di tale disciplina è stato per lunghi anni docente all’Università di Siena. Ha avuto anche esperienze di insegnamento all’estero (Bobigny Paris nord, Accademia Russa delle Scienze mediche, Accademia Lettone di Scienze odontoiatriche). Ufficiale medico dell’Esercito italiano, è appassionato di esoterismo, di cultura e tradizioni popolari. E’ autore di saggistica. Ha recentemente pubblicato saggio su “Massoneria, relazioni umane e comunicazione tecnologica” edito da Fioridizucca edizioni.
Dottore in Legge ed autore di ricerche di Storia Locale. Ha partecipato al progetto “Un museo a colori” avente il fine di far conoscere il museo di arte ceramica di Cerreto Sannita. Le mansioni svolte sono state quelle di guida museale e bibliotecaria, e redazione di progetti e lavori di gruppo con gli altri volontari. Ha scritto un saggio nella Antologia dedicata al bicentenario della nascita di Michele Ungaro, edita dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita.
Andrea Ciervo nato a Caserta il 12.10.1975. Presbitero dal 24 novembre 2012 già Laureato in Giurisprudenza alla Federico II, con una tesi di Diritto Ecclesiastico sui Risvolti dei Patti Lateranensi col prof. Mario Tedeschi…tirocinante poi presso Studio Notaro in via Mezzocannone di Napoli…consegue il Baccalaureato presso l’Aloysianum di Padova nel 2007 con una tesi sulla Religione in Immanuel Kant col prof. Secondo Bongiovanni. Si Laurea in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica dell’ Italia Meridionale sezione san Tommaso nel 2012 sempre “Summa cum laude”
Dottore in Archeologia e Scienze Storiche, ha svolto diverse campagne di scavo alla necropoli del Cigno a Macchia Valfortore (CB), con l’Università degli studi di Napoli Federico II e alla necropoli di Crocifisso del tufo a Orvieto (TR), con il Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano e l’ Università dell’Arizona. È attuale vice Presidente della Pro Loco di Sant’Agata dei Goti (BN) dove svolge anche la funzione di OLP per il Servizio Civile Universale. È giornalista tirocinante presso la testata QuasiMezzogiorno. Sì è occupato di alcuni ambiti di archeologia della produzione del Sannio caudino. Attualmente s’interessa alle istituzioni sociali e militari del Medioevo. È vice Presidente dell’Istituto Storico Sannio Telesino.
Medico di Pronto Soccorso ed Emergenza Cultore di Storia Locale ha scritto il saggio: Telesia 1349 Peste e Terremoto edizioni duemiladicessette, 2016, Cartoline da Telese ed. Unione Filatelica Beneventana, 2009; Castelvenere Valdese insieme a P. Carlo Ed. Realtà Sannita, 2016; Officine Massoniche e Vendite Carbonare in Area Sannita insieme a F. Pace, edito dall’ASMV nel 2019. Ha scritto nell’Antologia sulla vita di Michele Ungaro edito dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita nel 2019.ha in corso di pubblicazione un libro di poesie. Dirige la collana di poesie della Casa Editrice FioriDiZucca. Presidente pro-tempore dell’Istituto Storico del Sannio Telesino. Premio Upupa 2017 e 2019 per gli studi di storia locale.