
L’Abbazia benedettina del Santo Salvatore ospita un Antiquarium dove sono esposte alcune lapidi dell’antica città romana di Telesia. Tra queste, una in particolare è particolarmente interessante perché ci consente di conoscere alcuni aspetti della vita politica e sociale della città. Si tratta di un frammento di iscrizione risalente alla seconda metà del I sec. a.C. che purtroppo ci è giunto monco.
L’iscrizione riportata dal Mommsen
Per fortuna il Mommsen, durante il suo soggiorno-studio a Telesia, ebbe l’opportunità di visionare la lapide nella sua interezza. All’epoca essa era custodita in Ortis Pacellianis (cioè nei giardini della famiglia Pacelli, in via Villa) e ne descrisse il contenuto nel suo Corpus Inscriptionum Latinarum pubblicato nel 1888. Già allora però l’iscrizione era frantumata in tre parti, oggi invece ne rimane solo la parte sinistra. La traduzione letterale è la seguente:
A Lucio Manlio Rufo morto a 77 anni. Nominato Seviro, organizzò a proprie spese un banchetto per i coloni telesini, per i loro figli e per tutti gli abitanti della città, uno spettacolo teatrale e un banchetto con vino e crostini. Per i suoi meriti, coloni e abitanti raccolsero una somma per realizzare un suo ritratto in clipeo per onorarlo. Questo monumento sepolcrale non è trasmesso all’erede

Chi era Manlio Rufo?
Apprendiamo così che in occasione della sua morte, i cittadini di Telesia dedicarono a Lucio Manlio Rufo, un imponente monumento sepolcrale.
Ma chi era questo personaggio? Purtroppo non ne sappiamo molto.
La famiglia Rufo, insieme a quella di Ponzio, Minucio ed Ennio, è ampiamente citata tra le più importanti famiglie telesine. Si tratta quindi di una famiglia del luogo e il personaggio, per essere il destinatario di un’iscrizione, dovette essere sicuramente un benefattore, una persona di notevole popolarità o qualcuno particolarmente influente nella società telesina. La lapide descritta dal Mommsen ci svela qualche altro particolare in più: Lucio Manlio Rufo era un liberto, cioè un ex servo che aveva avuto la possibilità di riscattare il suo stato di schiavitù. Nella società romana, infatti, oltre all’aristocrazia e agli uomini liberi, c’era un’ulteriore categoria, quella dei liberti, schiavi emancipati che riuscivano a liberarsi dalla loro condizione di inferiorità. Succedeva agli schiavi dotati di particolari attitudini capaci di gestire i beni dei loro proprietari con particolare profitto. Essi finivano così per arricchirsi grazie ad una percentuale sugli affari o a regalie fatte dal proprio padrone.
In questi casi il padrone li liberava dall’originario stato di schiavitù in segno di gratitudine o, più frequentemente, in cambio di una consistente cifra in denaro. Per riconoscenza il liberto conservava il cognome del padrone che lo aveva liberato. È probabile dunque che Rufo non fosse il cognome originale di questo personaggio ma che lo avesse acquisito a seguito dell’emancipazione sociale.
In ogni caso il Lucio Manlio Rufo in questione, doveva essere stato certamente un personaggio intraprendente, capace di farsi apprezzare nella vita cittadina per le sue doti e per le sue qualità. Si spiega così il motivo per cui i suoi concittadini lo elessero Seviro, un titolo che nella società romana aveva prevalentemente un valore onorifico ma con un forte significato convenzionale poiché testimoniava la sua ascesa sociale e gli consentiva di entrare in società.
Seviri augustales
I liberti non divenivano mai cittadini a pieno titolo. A loro erano interdette cariche politiche ordinarie; potevano però aspirare alla nomina di Seviro, una carica prevalentemente simbolica ma che soddisfaceva l’ambizione di un riconoscimento sociale. I Seviri erano adibiti al culto dell’Imperatore (Seviri Augustales) ed entravano a far parte della vita sociale, avendo il privilegio di poter presenziare a pubbliche iniziative e cerimonie. Per la verità, proprio in queste occasioni essi venivano frequentemente dileggiati e trattati come dei parvenu in quanto la loro condotta spesso non appariva consona allo status che avevano appena acquisito. Il motivo è facilmente comprensibile: costoro, partendo da un’umile condizione sociale, non conoscevano le regole delle buone maniere ed avevano atteggiamenti poco eleganti, talvolta sopra le righe, comportamenti tipici degli zoticoni arricchiti. Pare che questa condizione abbia dato origine ad un attributo che ancora oggi viene definito libertino.
Il sontuoso banchetto
Nel caso di Lucio Manlio Rufo, la nomina a Seviro cittadino deve averlo sicuramente gratificato oltre ogni aspettativa tant’è vero che, per esprimere la sua profonda riconoscenza, decise di organizzare un grande evento di ringraziamento. Un festino, di quelli indimenticabili e strabilianti. Non c’è dubbio che egli avesse a disposizione una notevole quantità di denaro poiché per celebrare l’ambito riconoscimento non badò a spese. L’iscrizione specifica che per l’occasione fu invitata l’intera cittadinanza: tutti gli abitanti (coloni), i loro figli e finanche gli stranieri presenti in città anche senza cittadinanza (incolis). Tutti poterono assistere ad un magnifico spettacolo teatrale (ludos scaenicos) che si concluse con un ricco e sontuoso banchetto (epulum). Per l’abbondanza delle libagioni, la cerimonia risultò memorabile negli anni a venire per cui i suoi conterranei, in occasione della morte dell’illustre concittadino avvenuta all’età di 77 anni, raccolsero con una pubblica colletta i fondi necessari per realizzare un ritratto in marmo del benefattore inserito all’interno di una cornice circolare (clipeum). Il mausoleo venne esposto in una pubblica piazza della città.
Vino bianco o rosso?
L’iscrizione ritrovata dal Mommsen ci dà indicazioni riguardanti anche il menù offerto durante il memorabile banchetto. Esso era costituito da mulsum e crustulum.
Il mulsum era una bevanda a base di vino, particolarmente apprezzata dai romani. Per la sua realizzazione veniva usato indifferentemente il vino bianco (vinum candidum) o rosso, che i romani chiamavano nero (vinum atrum). Nella Campania felix il vitigno più celebre e più apprezzato era il Falerno, una sorta di Brunello di Montalcino dei nostri tempi, anche se non aveva nulla a che vedere col vino di oggi.
Nell’antichità i rudimentali processi di vinificazione non consentivano di bere vino in purezza. Aspro e grossolano, di bassa gradazione alcoolica inacidiva facilmente (acetum) e lasciava nelle coppe una notevole quantità di feccia. Esso era destinato agli schiavi. Per renderlo più gradevole al palato, i romani ovviavano a questi inconvenienti preparando il mulsum, ovvero una bevanda liquorosa resa gradevole dalla mescolanza con delle spezie aromatiche. La sua ricetta più comune prevedeva l’utilizzo in un litro di vino di quattro cucchiai di miele e di un cucchiaino di pepe macinato. Ma non mancavano alternative particolarmente bizzarre.
Il crustulum della cucina romana
La cronaca vuole che i liberti, più di tutti, si lasciassero tentare dai piaceri della buona tavola e per tale motivo erano frequente oggetto di satira. Nella letteratura antica si ritrovano numerosi esempi di cui il più famoso è quello di Petronio che nel suo Satyricon narra le vicende di Trimalcione, un liberto arricchito, dedito in maniera smodata alla crapula e all’ebbrezza alcoolica.
Il crustulum romano, che serviva per accompagnare il vino, appare di più difficile descrizione. Esso viene genericamente tradotto con il vocabolo italiano di biscotto. Tuttavia tale definizione non gli rende merito. Il termine biscotto appare più appropriato ad indicare il buccellatum, un dolce di orzo o frumento così definito perchè veniva “sbocconcellato” cioè ridotto a bocconi. Spesso il suo impasto era farcito con fichi secchi, mandorle tritate o zucca e, per conservarlo più a lungo, veniva cotto due volte (bis-cotto).
Più correttamente, invece, il crustulum preparato dai maestri pasticcieri romani (pistores dulciarii) sarebbe un pasticcino simile ad una mini-frittella, paragonabile a quella che oggi, in gergo anglo-sassone, viene definita plumcake.
A questo punto è opportuno fare alcune considerazioni sulla pasticceria realizzata nel periodo romano. Essa aveva poco e niente di dolce ed era di gran lunga diversa da come noi oggi la intendiamo.

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Bibliografia:
M. Gavio Apicio, De Re Coquinaria
T. Mommsen, Corpus Inscriptionum Latinarum.
Antonella Selvaggio
Archeologa classica. Lavora presso l’Università del Salento.
Medico e scrittore. Ha all’attivo numerose collaborazioni con riviste di carattere storico. Ha pubblicato una Vita di San Leucio, il libro: “Da Casale a Comune” e la Storia della Parrocchiale Santa Maria Assunta di San Salvatore Telesino. Ha partecipato all’Antologia “Dieci Medici Raccontano”, che ha ottenuto il “Premio Rufolo 2019”. Premio Olmo 2009 per il romanzo storico «L’ultima notte di Bedò», è anche autore di alcuni saggi sulla Storia della Medicina tra cui uno studio sulla Depressione dal titolo «Il potere misterioso della bile nera, breve storia della depressione da Ippocrate a Charlie Brown». Nel 2024 ha pubblicato “Fu la peste” e “Islam a Telesia” per ABE Editore Napoli. Fondatore e Direttore Editoriale della Casa Editrice Fioridizucca.


Laurea magistrale in Lettere. Docente a Prato. Ha approfondito gli eventi storici che portarono alla “Marcia della fame” del 1957 nei comuni del Valfortore sannita. Ha scritto il “Catasto Onciario della Terra di San Salvatore”.

Scrittore, poeta e divulgatore culturale. Medico di continuità assistenziale. Autore di diversi saggi storici e racconti. Ha partecipato all’antologia “Dieci Medici Raccontano”. Fondatore del Premio Nazionale Olmo che tutti gli anni si svolge in Raviscanina (Ce).
Dottore in Lettere. all’Università di Salerno, indirizzo “storico medievale”. Si è poi laureata in Scienze della Formazione primaria all’Ateneo di Campobasso. Studiosa della storia della sua città. Lettrice instancabile di autori italiani e stranieri, si occupa della formazione di piccoli lettori e poeti. È insegnante nella Scuola Primaria da quindici anni. Ha sperimentato innovative metodologie di approccio alla lettura utilizzando le nuove tecnologie che hanno portato alla pubblicazione di una ricerca dal titolo: TIC e DSA. Riflessioni ed esperienze sulle nuove frontiere della pedagogia speciale, Ed. EriksonLive. La storia locale e la ricerca accurata le ha permesso di pubblicare anche un Saggio in storia medievale sull’assetto urbano e riorganizzazione del territorio della Benevento nei sec. XI e XII. Animatore culturale, scrive poesie per fermare in foto-scritte, attimi di vita.
Lorenzo Piombo, medico psichiatra, dirigente del Dipartimento Salute Mentale della ASL di Benevento. Ricercatore e studioso di storia. Vive e opera a Morcone.
Avvocato. Patrocinante in Cassazione. Scrittore di Storia Locale. Opera a Guardia Sanframondi.
Architetto e docente. Appassionato cultore di Storia Locale in Cerreto Sannita, città in cui vive. Ha come campi di interesse gli insediamenti abitativi sanniti. Collabora con il Blog dell’Istituto Storico del Sannio di cui è socio fondatore. È autore del saggio “Cominium Ocritum e le forche caudine: una storia
Studioso del ‘700 napoletano e dell’epopea di Federico II ha approfondito in modo particolare le influenza arabe sull’architettura napoletana. Studioso di suffisso e di religioni orientali.
Medico del Lavoro. Regista teatrale. Giornalista pubblicista. Fondatore di “Byblos”, la biblioteca del Sannio. Scrittore e divulgatore della storia e dei personaggi del Sannio, ha pubblicato “A tavola nel Sannio”, una guida ai ristoranti della provincia di Benevento; “Dietro la Leggenda” (2016), una raccolta di racconti ispirati a fiabe e a leggende del Sannio. Nel 2017 ha pubblicato “Samnes”, un romanzo storico sull’epopea sannita. Ha curato la trascrizione del manoscritto e la stampa dei tre volumi delle “Memorie storiche di Cerreto Sannita per Arcidiacono Nicola Rotondi”. Nel 2019 ha pubblicato “Guida alla Valle Telesina e al Sannio”. Ha pubblicato “Il delitto del pozzo dei pazzi”, un medical-thriller ambientato nel primo ‘900 nell’ospedale degli Incurabili di Napoli. È autore della “Storia di Cerreto dalla preistoria alla seconda guerra mondiale (2022) e di “Fiabe e Favole in cerretese”, edito da Fioridizucca. (2023).
È nato e vive a Castelvenere. Già docente di materie letterarie nella scuola statale, ha pubblicato diverse raccolte di liriche, pagine di ricerca letteraria, studi relativi alla cultura popolare. È presente in antologie, dizionari bio-bibliografici e testi scolastici. Appassionato si storia e di tradizioni locali, è membro di associazioni culturali nazionali. I suoi versi hanno ricevuto giudizi positivi da parte della critica e in concorsi letterari si è classificato ai primi posti.
Architetto, libero professionista. Si occupa di progettazione architettonica, interior design e aspetti legati all’architettura del paesaggio. Dal 2021 è Consigliere dell’ordine degli Architetti della Provincia di Benevento. Ha partecipato a Mostre sul restauro architettonico e a numerose iniziative riguardanti la promozione territoriale.
Insegnante, vive a Caiazzo. È Presidente del’Associazione Storica del Caiatino.
Cultore di storia locale e delle tradizioni del suo paese. Autore del saggio “Notizie storiche ed urbanistiche di Cerreto antica” in cui ha ricostruito l’antico borgo distrutto dal terremoto del 1688.
Originario di Castelvenere. Già dipendente del Miur ora in pensione. Appassionato di Storia locale ed animatore di gruppi per la diffusione della lingua e delle tradizioni di Castelvenere.
Nato a Napoli e residente in Piedimonte Matese. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli e successiva specializzazione in Chirurgia generale all’Università di Modena è stato aiuto chirurgo presso l’ospedale civile di Piedimonte Matese e, dal maggio 1990, primario del reparto di Pronto Soccorso. Attualmente è pensionato. Dal 1° giugno 1978 è socio corrispondente dell’Associazione Culturale Italo Ispanica “C. Colombo – Madrid”. Negli anni 1972-73, in collaborazione con altri, ha pubblicato alcuni articoli specialistici su riviste mediche. Cultore di storia e tradizioni locali ha pubblicato studi su vari Annuari e collane dell’Associazione Storica del Medio Volturno (sodalizio del quale oltre che socio è stato in passato anche componente del consiglio direttivo) ed in altre riviste e quotidiani regionali.
Musicista. Maestro di clarinetto ed orchestrale. Studioso di storia della filosofia e del ‘700 napoletano. Esperto simbolista e autore di testi esoterico/filosofici.
Nato a Telese Terme ma originario di Amorosi è stato allievo del filosofo Massimo Achille Bonfantini. Laureato in Semiotica e Filosofia del Linguaggio presso l’Università l’Orientale di Napoli. Dedica le sue ricerche prevalentemente allo studio della filosofia e della psicologia dell’inconscio, come dei nuovi percorsi conoscitivi applicati alle neuroscienze. Ha pubblicato Cento petali e una rosa. Semiosi di un romanzo storico (Natan, 2016), Filosofia hegeliana e religione. Osservazioni su Sebastiano Maturi (Natan, 2017) e, recentemente, il saggio dal titolo: Nel gioco di un’incerta reciprocità: Gregory Bateson e la teoria del “doppio legame” (Ediz. Del Faro, 2020).
Nato a Ponte, dove risiede. Dipendente del gruppo Ferrovie dello Stato. Cultore di storia locale con particolare attenzione al periodo medievale. Ha pubblicato “Ponte tra Cronaca e Storia”, “Domenico Ocone, quarant’anni di storia pontese…”, “Le Vie di Ponte tra Storia e Leggenda”. Collabora con varie associazioni culturali.
Farmacista. Dopo la laurea ha conseguito un master biennale e un corso di perfezionamento, approfondendo le conoscenze in ambito fitoterapico, micoterapico e nutraceutico, con la pubblicazione del lavoro di tesi sulla rivista di divulgazione scientifica di medicina naturale ‘Scienza Natura’ del Prof. Ivo Bianchi. Attivo nel sociale, è membro del Rotary Club Valle Telesina ed è amante dello sport e della natura. Innamorato del proprio territorio, ha iniziato a coltivare l’interesse per la storia locale.


Presidente dell’Associazione culturale “La Biblioteca del Sannio”, dottore di ricerca presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” con una tesi sulla metadatazione della cartografia storica. Giornalista e direttore di Canale Sassuolo. Già docente a contratto di Lingua e Cultura Spagnola e Global History, presso il dipartimento di Scienze Politiche dell’ateneo vanvitelliano, è attualmente tutor di Storia Contemporanea e Storia dei Partiti e Movimenti politici.



Laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Dirigente amministrativa presso l’Università del Molise.
Dottore di ricerca in Ingegneria Elettronica ed informatica presso l’Università degli Studi di Napoli. Ha Svolto attività didattica presso l’Università Federico II. Vive a Telese.
Vive a Morcone. Presidente Italia Nostra Matese Alto Tammaro.
Maestro elementare, appassionato studioso e cultore di Storia Locale.
Biologo residente a Telese Terme. Cultore di storia locale con particolare riferimento alla storia del periodo sannitico. È autore del saggio “La Leonessa e il fenomeno luminoso nella grotta di Sant’Angelo” edito da Fioridizucca nel 2022.
Già sindaco di Caiazzo, dopo aver conseguito la maturità scientifica, rivolge il suo impegno politico alle battaglie del Partito Radicale, soprattutto nel campo della tutela dell’ambiente e in quello per una giustizia giusta. Nel 1980 viene eletto consigliere comunale a Caiazzo, città in cui vive, in rappresentanza della “nuova sinistra”. Nel 1982 aderisce alla Lega per l’Ambiente, promuovendo diverse iniziative per la tutela del fiume Volturno e per il recupero del patrimonio edilizio del centro storico di Caiazzo. Tra il 1987 e il 1994 è Presidente dell’Associazione Storica del Caiatino. Nel 1994 viene eletto sindaco di Caiazzo con la lista civica “Rinascita Caiatina”. Rieletto nel 1998, si adopera per una crescita socio-economica della città; realizza un programma pluriennale, che viene selezionato anche da “Sviluppo Italia” SpA per la costituzione di un Laboratorio di sperimentazione per lo sviluppo locale. Presidente dell’Associazione “Città Paesaggio” dal 2003, è coordinatore del progetto “Per una Carta dei paesaggi dell’olio e dell’olivo”, realizzato d’intesa con l’Associazione nazionale “Città dell’Olio”. Nel 2007 aderisce a Slow Food, dedicandosi soprattutto alla salvaguardia delle piccole produzioni agricole. Ha pubblicato con le Edizioni 2000diciassette: La Memoria e L’Oblio, un saggio sull’eccidio di Caiazzo durante l’ultimo conflitto mondiale.
Giornalista Pubblicista. Esperto di Enologia, collabora a diversi siti web del settore. Collaboratore del blog lucianopignataro.it è responsabile dell’Ufficio Stampa del Sannio Consorzio Tutela Vini.
Dottore in Storia. Autore di un saggio storico, conseguente a ricerca d’archivio, sul suo Comune dal titolo: Faicchio 1920 – 1946 dall’avvento del Fascismo alla nascita della Repubblica, 2016.
Promotore culturale dell’area di Faicchio. Dopo aver conseguito la maturità classica si è laureato in Economia. È dirigente d’impresa a Milano nel settore delle borse valori e mercati finanziari. Ha scritto diversi articoli sulla stampa finanziaria nazionale, tra cui il Sole 24 Ore ed Investire. È appassionato di cultura locale, ha vinto il premio Prosa IX Premio letterario dell’Associazione Storica del Medio Volturno. Titolare delle strutture ricettive “Magie del Sannio” ha dato vita anche al “Piccolo Museo privato di Faicchio Magie del Sannio”.
Giornalista professionista. Scrittore di romanzi e direttore di diverse testate radio televisive. Fondatore del sito: Neifatti.it
Esperta di Comunicazione Istituzionale; in particolar modo di Social Media Policy e e di politiche agroalimentari legate all’economia di piccola scala per Slow Food, in Campania e Basilicata. Suoi contributi in ambito associativo sono legati a tradizioni e culture della terra e del territorio. Ha effettuato training in storiografia in Francia.
Infaticabile animatore culturale dell’area del Caiatino e del Casertano. Allievo del prof. Galasso. Fondatore di Gruppi culturali dediti alla divulgazione della storia del Territorio, attualmente responsabile di Procedimento Unità Operativa Biblioteca civica e Archivio Storico del Comune di Caiazzo.
Medico ed esperto di storia della gastronomia.
Medico di Emergenza territoriale residente in Puglianello. Ha collaborato all’opera Dieci Medici Raccontano.
Studioso della storia del Risorgimento e cultore del periodo Borbonico, ha recentemente collaborato con un suo scritto all’antologia biografica dedicata a Michele Ungaro. Ha in corso un saggio su Sanchez De Luna, un Vescovo del ‘700.
Medico specialista in oncologia e cure palliative è autore principalmente di pubblicazioni scientifiche di settore in lingua inglese ed italiana. È stato inoltre relatore
Sannita di origini e toscano d’adozione. Medico anestesista, ha coltivato con interesse e particolarmente studiato la “Terapia del dolore”. Di tale disciplina è stato per lunghi anni docente all’Università di Siena. Ha avuto anche esperienze di insegnamento all’estero (Bobigny Paris nord, Accademia Russa delle Scienze mediche, Accademia Lettone di Scienze odontoiatriche). Ufficiale medico dell’Esercito italiano, è appassionato di esoterismo, di cultura e tradizioni popolari. E’ autore di saggistica. Ha recentemente pubblicato saggio su “Massoneria, relazioni umane e comunicazione tecnologica” edito da Fioridizucca edizioni.
Dottore in Legge ed autore di ricerche di Storia Locale. Ha partecipato al progetto “Un museo a colori” avente il fine di far conoscere il museo di arte ceramica di Cerreto Sannita. Le mansioni svolte sono state quelle di guida museale e bibliotecaria, e redazione di progetti e lavori di gruppo con gli altri volontari. Ha scritto un saggio nella Antologia dedicata al bicentenario della nascita di Michele Ungaro, edita dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita.
Andrea Ciervo nato a Caserta il 12.10.1975. Presbitero dal 24 novembre 2012 già Laureato in Giurisprudenza alla Federico II, con una tesi di Diritto Ecclesiastico sui Risvolti dei Patti Lateranensi col prof. Mario Tedeschi…tirocinante poi presso Studio Notaro in via Mezzocannone di Napoli…consegue il Baccalaureato presso l’Aloysianum di Padova nel 2007 con una tesi sulla Religione in Immanuel Kant col prof. Secondo Bongiovanni. Si Laurea in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica dell’ Italia Meridionale sezione san Tommaso nel 2012 sempre “Summa cum laude”
Dottore in Archeologia e Scienze Storiche, ha svolto diverse campagne di scavo alla necropoli del Cigno a Macchia Valfortore (CB), con l’Università degli studi di Napoli Federico II e alla necropoli di Crocifisso del tufo a Orvieto (TR), con il Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano e l’ Università dell’Arizona. È attuale vice Presidente della Pro Loco di Sant’Agata dei Goti (BN) dove svolge anche la funzione di OLP per il Servizio Civile Universale. È giornalista tirocinante presso la testata QuasiMezzogiorno. Sì è occupato di alcuni ambiti di archeologia della produzione del Sannio caudino. Attualmente s’interessa alle istituzioni sociali e militari del Medioevo. È vice Presidente dell’Istituto Storico Sannio Telesino.
Medico di Pronto Soccorso ed Emergenza Cultore di Storia Locale ha scritto il saggio: Telesia 1349 Peste e Terremoto edizioni duemiladicessette, 2016, Cartoline da Telese ed. Unione Filatelica Beneventana, 2009; Castelvenere Valdese insieme a P. Carlo Ed. Realtà Sannita, 2016; Officine Massoniche e Vendite Carbonare in Area Sannita insieme a F. Pace, edito dall’ASMV nel 2019. Ha scritto nell’Antologia sulla vita di Michele Ungaro edito dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita nel 2019.ha in corso di pubblicazione un libro di poesie. Dirige la collana di poesie della Casa Editrice FioriDiZucca. Presidente pro-tempore dell’Istituto Storico del Sannio Telesino. Premio Upupa 2017 e 2019 per gli studi di storia locale.