Svolgendo il tema, ho appreso che il termine apotropaico deriva dal greco “àpotròpaios”, che allontana i mali1Guglielmo Gemoll, Vocabolario greco-italiano, Firenze, Sandron, 1983, p. 139. e attiene alle origini e alle tradizioni della nostra cultura; nell’Evo Antico, infatti, i Sanniti erano popolo religioso, ma superstizioso; influenze indoeuropee, greche, etrusche e romane ne costituivano componenti della religione, con animismo, antropomorfismo, feticismo e magia; nella vita comune, facevano uso di amuleti, talismani e altri accorgimenti apotropaici.2Cfr. E.T. Salmon, Il Sannio e i Sanniti, Torino, Einaudi, 1985, pp. 24, 44, 56, 75, 76, 136, 174, 237, 286, 303, 304, 315, 361,413, per la storia di Telese e Cerreto; pp. 155-2001, pass. e pp. 158 e 160, per religione e magia. Vd., pure, AA.VV., Sannio Pentri e Frentani dal VI al I sec A. C., Roma, De Luca, pass.                                                                                                                      
Il credere in espedienti del genere e il ricorrervi è stato tramandato, attraverso il Medioevo, all’Età Moderna e ai nostri giorni, anche negli abitati sul versante campano del Matese e, alle falde,3 Per es., cfr. p. 245 e vd. fig. 12, p. 259, in Angela Iacobucci, Tracce longobarde a Guardia Sanframondi e lungo la Via latina, “Annuario 2020”, Associazione Storica Valle Telesina (ASVT) V, 2021, pp. 223-269. fin oltre il territorio telesino. 
Storia, tradizione e comportamenti provano che la religiosità e la fede in Dio e nei Santi sono state e sono notevoli in diocesi di Cerreto Sannita –Telese – Sant’Agata de’ Goti, nondimeno, attestano anche il ricorso, ancora oggi e di solito sottaciuto, ad altre soluzioni non proprio religiose. Tra i simboli ritenuti in possesso di poteri magici. risultano, un po’ dovunque,4Ad es., vd. figg. 10-12, p. 216, in Pellegrino Gillo, Segni del tempo. La storia che ci ricorda, il caso di San Lorenzo Maggiore, “Annuario 2018”, ASVT, III, 2019, pp. 209-229. bassorilievi nella pietra o nel legno, manufatti d’argilla a stampo o plasmata, disegnata o meno, prodotti di metallo; sono mascheroni che raffigurano grotteschi volti di umani, di animali, di demoni e di esseri d’un mondo fantasticosono imitazioni di volatili, di vegetali, di rettili; sono arcane iscrizioni; stanno su facciate di abitazioni e su ante di ingressi, al fine di scongiurare eventi deleteri, nonché l’influsso dannoso di chi, jettatòre, capace di malocchio, jettatura,5Da jettare, avvilire, F. Galiani, Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, Napoli, Porcelli, MDCCLXXXIII, I, p. 184.) In it., iattura. guardi la dimora o ne tocchi la porta o il battente. 
Entrando nello specifico, sembra pertanto che, in qualche centro abitato, un precedente evento catastrofico abbia suggerito, a prescindere dalla tradizione, l’uso in più larga misura di siffatti simboli che ritengo, appunto, apotropaici; tanto, infatti, pare essersi verificato nella odierna Cerreto ricostruita poco più a valle in seguito alla distruzione provocata dal terremoto del 5 giugno 16886Cfr. R. Di Lello, E la montagna di Pietraroia tremò, “Rivista Storica del Sannio”, Napoli, Arte Tipografica, I, 2009, pp. 59-84. e diventata luogo, quindi, di palazzo vescovile, di cattedrale, di residenze più o meno sontuose e di istituti di cultura.
Già nel 1949-‘50, da convittore di IV ginnasio nell’Istituto Luigi Sodo, notavo, ogni giorno, sul cancello dell’androne, ordinariamente chiuso, la sigla, se ben ricordo, SSTC ovvero Sacro Seminario Telesino-Cerretano, che noi interni, ignorandone il significato, interpretavamo, però: Studenti Siete Tutti Carcerati.7Rimembranza confermatami per tel. dall’allora prefetto di camerata prof. Vincenzo Galietti. Nel corso dell’abituale ora ’e passéggio, se nell’abitato, ero attratto, invece, da architettonici volti ghignanti o severi, comunque impressionanti, su degli ingressi. 
Ancora oggi, in estate, salendo a Pietraroia, mi fermo ad osservarli: i più appariscenti, scolpiti in pietra o in  legno nel XVIII-XIX sec. o prodotti in argilla, sono componenti di prospetti o di portali e, vere opere d’arte, rendono ancor più belli palazzi e ingressi; talvolta, la rosta, con la contrapposizione degli elementi che la compongono, sembra alludere a predominanti radiazioni benefiche che, dipartendosi dal mascherone, vanno a interrompere periferici, pungenti influssi malefici. Non mancano bassorilievi con iscrizioni e, associati o meno su ante di portoni o porte, battenti in ferro, differenti per figura e dimensione. Mi sembra, pertanto, non superfluo riportare almeno qualche esempio (Figure 1-6) tra i più significanti, per chi, non addetto ai lavori, è interessato all’argomento e non ha la possibilità di ammirarne. 
In Piazza Luigi Sodo, appaiono un vetusto mascherone alla base di rosta, in legno ed uno in ceramica firmata, alla base di rosta metallica, ma di questo secolo.8L’immagine e quelle che seguono  mi sono state inviate, con e mail del 27 -11- 2021 e, l’ultima, del 27-10-2021, dall’architetto Lorenzo Morone che ringrazio. 

(1. Foto R. Di Lello) (2. Foto Lorenzo Morone)

Poco oltre la detta piazza, si mostrano, rispettivamente in Via Gizzi e in Corso Carafa, sulla destra, altri due mascheroni alla base di rosta, in legno, ma il secondo,  volutamente incompleto, dentro una conchiglia. 

(3. Foto Lorenzo Morone) (4. Foto Lorenzo Morone)

Tra Corso Carafa e Via Parente, “su un cantonale di una casa” fa capolino un mascherone, ”autentica rarità che andrebbe recuperata prima che scompaia”9Ref. L. Morone, 27-11-2021) 

(5. Foto Lorenzo Morone)

In Via Torrente,10Ref. L. Morone, email 27-10-2021. sopra una soglietta lapidea stanno, in bassorilievo, un vegetale ed una iscrizione  del tutto singolari.  

(6. Foto Lorenzo Morone)

Non solo: i cinque floridi rametti, così come altri esemplari analoghi, richiamano alla mente la parte inferiore dell’ Albero della vita e Sargon di Akkad, raffigurati in un bassorilievo in pietra, mesopotamico e del XXIV-XXIII secolo.
Figure che, di non minore interesse, inducono a riflettere in merito al tema, appaiono in opere di ceramisti locali realizzate, dal XVIII secolo, per edifici sacri, case 11Vid., ad es., Nicola Vigliotti, I Giustiniani e la ceramica cerretese, Cerreto Sannita, ISA, 1980, tav. XV; Nicola Vigliotti e Renato Pescitelli, La Ceramica di CerretoSannita e San Lorenzello, San Lorenzello, Ente Culturale Scuola Cantori, pass. e Tavole, iniziale e XIII, XIV, XV, XVIII, XIX e, specialmente, XII e XVI che raffigurano pannelli sacri apposti su case in Via Ungaro e in Via Telesina. e private edicole rurali. 
A convalida di quanto ho ritenuto e scritto, m’è stato riferito che ai simboli menzionati “sono comunemente, attribuiti, a tutt’oggi,  poteri magici a tutela di case e famiglie”; per giunta, “su abitazioni di campagna vi sono”, perfino, “pigne d’uva, anche a favore della fertilità e della produzione dei campi”;12Ref. G.T., Cerreto Sannita, 15-9-2021, ore 11,11. (12) v’è chi aggiunge e prova che qualcuno commissiona altresì bomboniere da battesimo in ceramica “a pigna d’uva, per buon augurio del neonato”13Ref. maestro d’Arte, sez. ceramica, Ada Colapetella, con Laboratorio di Ceramica Artistica in Piedimonte Matese, via San Rocco 20, nonché Giovanni Foggia, ibid., 13-10-2021, ore 12. e, non è improbabile, della prolificità materna.  
M’è capitato, inoltre, di scorrere un libro che tratta, per il XIX secolo, di simboli religiosi, massonici, carbonari14AA.VV., Simbolismi esoterici e religiosi nella  Cerreto Sannita di Michele Ungaro, San Salvatore Telesino, Istituto Storico Sannio Telesino, 2021, pp. 12 e pass. e, forse, sotto certi aspetti, anche apotropaici.
Ho letto, pure, in un interessante trattato, che nella rifondata Cerreto, data “la predominanza del portale sulla prospettiva” il portone risulta “arricchito spesso da una rosta semicircolare costituita da assi lignei disposti a ventaglio o da fregi a volute o da motivi floreali stilizzati, la cui base talvolta è ornata o da un orrido mascherone con funzione apotropaica o dalla testa di un puttino o da una conchiglia. // Tutti , come si nota, atti a far risaltare l’imponenza e l’importanza del portale”.15Renato Pescitelli, Palazzi Case e Famiglie Cerretesi nel XVIII secolo, Cerreto Sannita, Teta, 2009, p. 41. Ringrazio la gentile signora Luisa Montefusco che il 25-10-2021, mi ha inviato in dono il volume.
Da ultimo, ho appreso che in Cerreto “di mascheroni ce ne sono tanti, in legno, in pietra e in stucco”;16Ref. L. Morone, 27-11-2021. dunque? C’è da indagare e pubblicare, di simboli apotropaici, più nel dettaglio.

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[1] Guglielmo Gemoll, Vocabolario greco-italiano, Firenze, Sandron, 1983, p. 139. 
[2] Cfr. E.T. Salmon, Il Sannio e i Sanniti, Torino, Einaudi, 1985, pp. 24, 44, 56, 75, 76, 136, 174, 237, 286, 303, 304, 315, 361,413, per la storia di Telese e Cerreto; pp. 155-2001, pass. e pp. 158 e 160, per religione e magia. Vd., pure, AA.VV., Sannio Pentri e Frentani dal VI al I sec A. C., Roma, De Luca, pass
[3] Per es., cfr. p. 245 e vd. fig. 12, p. 259, in Angela Iacobucci, Tracce longobarde a Guardia Sanframondi e lungo la Via latina, “Annuario 2020”, Associazione Storica Valle Telesina (ASVT) V, 2021, pp. 223-269. 
[4] Ad es., vd. figg. 10-12, p. 216, in Pellegrino Gillo, Segni del tempo. La storia che ci ricorda, il caso di San Lorenzo Maggiore, “Annuario 2018”, ASVT, III, 2019, pp. 209-229. 
[5] Da jettare, avvilire, F. Galiani, Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, Napoli, Porcelli, MDCCLXXXIII, I, p. 184.) In it., iattura.  
[6] Cfr. R. Di Lello, E la montagna di Pietraroia tremò, “Rivista Storica del Sannio”, Napoli, Arte Tipografica, I, 2009, pp. 59-84. 
[7] Rimembranza confermatami per tel. dall’allora prefetto di camerata prof. Vincenzo Galietti. 
[8] L’immagine e quelle che seguono  mi sono state inviate, con e mail del 27 -11- 2021 e, l’ultima, del 27-10-2021, dall’architetto Lorenzo Morone che ringrazio.
[9] Ref. L. Morone, 27-11-2021) 
[10] Ref. L. Morone, email 27-10-2021. 
[11] Vid., ad es., Nicola Vigliotti, I Giustiniani e la ceramica cerretese, Cerreto Sannita, ISA, 1980, tav. XV; Nicola Vigliotti e Renato Pescitelli, La Ceramica di CerretoSannita e San Lorenzello, San Lorenzello, Ente Culturale Scuola Cantori, pass. e Tavole, iniziale e XIII, XIV, XV, XVIII, XIX e, specialmente, XII e XVI che raffigurano pannelli sacri apposti su case in Via Ungaro e in Via Telesina. 
[12] Ref. G.T., Cerreto Sannita, 15-9-2021, ore 11,11. 
[13] Ref. maestro d’Arte, sez. ceramica, Ada Colapetella, con Laboratorio di Ceramica Artistica in Piedimonte Matese, via San Rocco 20, nonché Giovanni Foggia, ibid., 13-10-2021, ore 12. 
[14]AA.VV., Simbolismi esoterici e religiosi nella  Cerreto Sannita di Michele Ungaro, San Salvatore Telesino, Istituto Storico Sannio Telesino, 2021, pp. 12 e pass.
[15] Renato Pescitelli, Palazzi Case e Famiglie Cerretesi nel XVIII secolo, Cerreto Sannita, Teta, 2009, p. 41. Ringrazio la gentile signora Luisa Montefusco che il 25-10-2021, mi ha inviato in dono il volume.
[16] Ref. L. Morone, 27-11-2021.


Rosario Di Lello

Rosario Di Lello è nato a Napoli il 9 dicembre 1936 ed è residente in Piedimonte Matese. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli e successiva specializzazione in Chirurgia generale all’Università di Modena è stato aiuto chirurgo presso l’ospedale civile di Piedimonte Matese e, dal maggio 1990, primario del reparto di Pronto Soccorso. Attualmente è pensionato. Dal 1° giugno 1978 è socio corrispondente dell’Associazione Culturale Italo Ispanica “C. Colombo – Madrid”. Negli anni 1972-73, in collaborazione con altri, ha pubblicato alcuni articoli specialistici su riviste mediche. Cultore di storia e tradizioni locali ha pubblicato studi su vari Annuari e collane dell’Associazione Storica del Medio Volturno (sodalizio del quale oltre che socio è stato in passato anche componente del consiglio direttivo) ed in altre riviste e quotidiani regionali.