In un articolo su simboli apotropaici, nella Cerreto Sannita rifondata dopo il terremoto del 1688 e resa viva con il concorso di menti napoletane, ho scritto che, oltre ai mascheroni architettonici, figure di non minore interesse inducono a riflettere in merito al tema e appaiono in opere di ceramisti per edifici sacri, case e private edicole rurali; dunque C’è ancora da indagare, nel dettaglio.(1) Per questo motivo e sempre per saperne di più ho svolto una ricerca, partendo da Napoli, se ne vedrà il perché, ed ho appreso quanto segue.
Si intende anche, per apotropaico, ciò che è capace “di tener lontana ogni influenza malefica”; per edicola, una “piccola cappella contenente un’immagine sacra o, più spesso, nicchia o struttura analoga incassata nelle mura esterne di un edificio e recante un’immagine sacra”; per pannello, un “elemento, parte superficiale piana di una struttura, delimitata talvolta da una cornice, e con funzione decorativa”; per scaramanzia, qualcosa che “nella credenza popolare, scongiura il malocchio o la cattiva sorte”. (2) Edicola e pannello manifestano analogo significato nella parlata comune in Cerreto.(3)
A Napoli, non pochi sono i vecchi palazzi con facciate austere e portali e sopra l’architrave sovente sta la rosta, più spesso in legno che in ferro. Nell’ Evo Antico, la rosta presentava “maschere di satiri e demoni“ con “funzione protettiva”; così pure nell’Evo Moderno, al di sopra delle porte d’ingresso alle abitazioni hanno avuto posto maschere, per lo piùspaventose, al fine di ”scacciare ogni pericolo”. Per protezione è stato fatto ricorso anche ad allegorie differenti quali, ad esempio, la conchiglia o la testa del putto: la conchiglia, di buon augurio, spesso simboleggia la vita e la fertilità e allude all’ospitalità; la testa del putto angelico trova subito rapporto con la tutela dell’angelo custode.(4) La testa angelica, tuttavia, non è il solo elemento sacro
Antica consuetudine in Campania, infatti, consisteva nel porre tempietti accanto all’entrata nelle mura domestiche o praticare in esse incavi e corredare gli uni e gli altri con immagini delle divinità stimate protettrici della casa e dalla famiglia. A Napoli, al pari di mascheroni hanno trovato utilizzo edicole e pannelli che, non pochi, costituiscono prova di devozione popolare e chiunque può realizzarli; di solito stanno a piano strada o piazza o più in alto, su pareti di edifici pubblici e privati; appaiono di dimensioni ineguali, a tempio oppure a nicchia, con volta ovale e contengono, o in dipinti o, qualche volta, in statuine di terracotta, effigi di Santi e Madonne con Anime del Purgatorio, Angeli e il Bambino. Dalla fine del XVI secolo, inoltre, la devozione popolare, a Napoli, indusse le famiglie in numero crescente, a procurarsi immagini di santi e reliquie da custodire in casa esposte sotto campane di vetro. A sostegno di questo culto privato non furono estranee due catastrofi, la peste del 1656 e il terremoto del 1688, con gli atti conseguenti di invocare Santi, Anime del Purgatorio e familiari defunti per l’intercessione, presso Dio, di aiuto e tutela. In occasione di quella epidemia, che si ritenne annunciata da prodigi, e di altre terribili calamità, proprio San Gennaro, il Patrono, non fu assente, cosicché, al termine della moria, la fede nell’immagine e nell’assistenza del Santo si diffuse in tutto il Regno di Napoli. Del resto, Gennaro, morto a Pozzuoli, nella persecuzione del 305 viene stimato fra i protettori più popolari dalle pestilenze e mali differenti. (5)
A Cerreto le dette due catastrofi non furono da meno e, pur se in diversa misura letali, non lo furono altre nel Settecento e nell’Ottocento.(6) Il violento movimento tellurico del 1688 annientò il centro abitato, mieté vittime e indusse a costruire, più a valle e secondo un nuovo, razionale disegno, la così detta nuova Cerreto, (7) Cerreto Sannita.
Nella nuova Cerreto il portone dei palazzi veniva “arricchito spesso da una rosta semicircolare costituita da assi lignei” e con base talvolta ornata “da un orrido mascherone con funzione apotropaica o dalla testa di un puttino o da una conchiglia”; l’architettura riproduceva “modelli e stili dei palazzi napoletani in quanto i progettisti venivano da Napoli”. Non mancavano edicole e pannelli che eseguiti tra il 1690 e la metà dell’Ottocento, con soggetti religiosi in affresco o in stucco o in ceramica, erano parte di abitazioni signorili e qualche volta di casette e stavano su prospetti, su portali, su terrazze o all’interno di vani; esempi di edicole in stucco della fine del XVII secolo, uno con Madonna e angioletti, (8) qui sopra riproposti, impreziosiscono due facciate, e risultano a protezione e di non minore importanza rispetto ai mascheroni apotropaici. Tra gli edifici sacri va segnalata la Chiesa di San Gennaro, con l’immagine in stucco del Santo, commissionata nel 1722 da un ricco mercante. (9).
Rispetto ai mascheroni e ai manufatti in affresco e in stucco, le icone in ceramica, tenute in vista, onorate devotamente e all’occorrenza implorate, mi son sembrate di non minore rilevanza e m’hanno indotto a pensare che talvolta siano state viste come apotropaiche, in particolare protettrici e per giunta, se su case di campagna, addirittura favorevoli alla fertilità ed alla produttività agricola.
Dopo il terremoto, la città da edificare richiedeva molti artigiani sicché, per interessamento del feudatario Carafa, vi giunsero in maggior numero da Napoli. La produzione ceramica fu, nella nuova Cerreto, da principio, opera di mastri forestieri e già nel 1692 un ceramista napoletano vi aprì laboratorio e bottega, in seguito, vennero a lavorarvi sempre da Napoli, gente del luogo imparò l’arte, ma non la mise da parte e in pochi anni i manufatti diventarono da popolari anche artistici e i primi decenni del Settecento ne furono un periodo d’oro. L’artigianato continuò, per quanto in misura ridotta, per quasi tutto l’Ottocento.(10)
Oltre che in edifici sacri, opere in ceramica con figure rassicuranti da tenere esposte, venerare e, semmai, supplicare per interventi benefici, non mancarono in dimore private: modelli ne sono i pannelli con san Lorenzo Martire, del ‘700, “su parete di casa”, di sant’Antonio Abate, del 1736, “su facciata di casa”, della Madonna Immacolata, del 1758, “su facciata di abitazione”, qui riproposti, e di San Donato che, del 1740, “dall’alto dell’antico ponte sul Titerno in San Lorenzello <caccia il male>” perché causa di sofferenze. E ancora, S. Antonio Abate, Sant’ Antuòno, protettore dei ceramisti, veniva raffigurato nella piastrella sistemata a tutela sopra l’imboccatura della fornace. (11) Tra le mattonelle collocate in apposita ancona sopra l’entrata, sotto una finestra o in cima alla scala, san Lorenzo risultava con graticola a lato.(12) Da tener presente, altresì, che san Lorenzo, morto da martire sulla graticola di un rogo nella seconda metà del 1200, è reputato ancora protettore dalle ustioni, mentre sant’ Antonio Abate, morto da eremita in una grotta nella seconda metà del secolo successivo, soffrì di urenti patologie della pelle e di Herpes zooster, il così detto Fuoco di sant’Antonio, pertanto lo si implora contro queste forme morbose e, per esteso, contro tutte le pestilenze compresa la peste bubbonica.(13) Esempi in dialetto cerretese, oltre la detta supplica a Sant’ Antonio Abate, sono, tra numerose altre, quella a San Silvestro, perché liberi la casa da pene e da guai, a santa Francesca perché una pianta cresca, alle Anime Purganti, per essere da Dio consolati, a San Modesto perché sani le donne dai mali e dalla peste, alla Madonna della Libera, perché liberi da peste e carestia.(14)
E vi fu chi, nella zona del distrutto centro abitato, in un pezzo di terra a destra di strada tra le località Tinta e Sant’Anna, possedeva casa colonica con sul prospetto e in una nicchia, l’immagine in ceramica della Madonna, in un pannello, forse del primo ‘800, di sei mattonelle quadrate disposte in verticale tre per lato e per un’altezza di circa sessanta cm. L’opera è stata rubata dopo che il colono ha lasciato massaria e campagna. (15)
Per concludere, in Cerreto sono state fotografate, analizzate ed esposte architetture, in non pochi particolari: edificireligiosi e palazzi, portali, il grazioso volto di un puttino e mascheroni, facce che,, di tradizione pagana, “dall’aspetto spaventoso, lapidee su facciate e più numerose in legno sulle roste, “si pensava potessero scacciare ogni pericolo da quello fisico al malocchio e alla sfortuna” e “avevano anche il significato di benvenuto”. Altrettanto significanti sono le “numerose edicole di ceramica”, con effigi di santi, di madonne e di anime del purgatorio, sistemate, a tutela, all’esterno e/o all’interno di abitazioni; considerate derivazione degli antichi tempietti pagani eretti in determinati punti di strade, vengono ritenute “quasi una contrapposizione cattolica dei mascheroni” (16) scaramantici; ed anche per questo risultano non meno importanti e degne di attenzione.
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Note:
1- R. Di Lello, Artistici simboli apotropaici in Cerreto Sannita, in “Almanacco”, Telese, Istituto Storico Sannio Telesino (ISST), 9-12-2021.
2- Nuovissimo Dardano. Dizionario della lingua Italiana, Roma, Armando Curcio Editore, 1982, pp.130, 617, 1361, 1821
3- Come sovente ho udito.
4- Cfr. Marina Cavaliere, Porte, portali e roste di Napoli, Roma, Newton, 1995, pp. 30-59, pass.
5- Cfr. Maria Rosaria Costa, Le edicole sacre di Napoli, Roma, Newton, 1998, pp. 8, 12-15, 21-24, 28-29 e pass. Marino Niola, pp. 55-56, in AA.VV. San Gennaro Il Mito, Roma, la Repubblica-Napoli, Guida Editori, 2024, pp. 53-64. Luciano Sterpellone, I santi e la medicina Medici Taumaturghi Protettori, Alba, San Paolo,1994,pp. 243-244, 272.
6- Cfr. Memorie storiche di Cerreto Sannita per Nicola arcidiacono Rotondi, a c.d. Antonello Santagata, Telese, ISST, parte I, 2019, pp. 177-187; II, b, 2023, pp. 66-78. R. Di Lello. Epidemie in Cerreto Sannita, in “Almanacco”, Telese, ISST, 11-12-2023.
7- Cfr. Nicola arcidiacono Rotondi, cit., I, pp. 181-187, II, a, 2019, pp. 15-42. Vincenzo Mazzacane, Memorie storiche di Cerreto Sannita, Cerreto Sannita, Tipografia Editrice Telesina, 1911, pp. 113-126- 135-142; R. Di Lello,9-12-2021, cit.
8- Renato Pescitelli, Palazzi Case e Famiglie Cerretesi nel XVIII secolo, Cerreto Sannita, TETA print, 2009, pp.36, 41, 43, 117, 122-124, 347, 360, 418-429.
9- AA.VV. Cerreto Sannita Città di fondazione A. D. 1688, Cerreto Sannita, Teta-print, s.p., 2014, pass
10- Cfr. Nicola Vigliotti, I Giustiniani e la ceramica cerretese, Cerreto Sannita, Istituto Statale d’Arte, 1980, pp. 13-48 e Tavole, III, IV, VII, VIII- XV, XVII-XXIV, XXVII, 2. Vid. N. Vigliotti- R. Pescitelli, 2007, cit., p. 72.
11- N. Vigliotti–R. Pescitelli, pass. e Tavole XI,XII,XVI. N. Vigliotti, 1980, cit. p. 25 e tav. XV, 1.
12- V. Mazzacane, Memorie storiche di Cerreto Sannita, a c.d. Aldo Mazzacane, Napoli, Liguori Editore, 1990, pp. 173-174.
13- Cfr. L. Sterpellone, cit., pp. 262-263 e 239-241.
14- Cfr. Elena Cofrancesco, La Parlata Cerretese L’ Crratèn, Associazione Socio-Culturale Cerretese, 2022, pp. 127, 129, 132, 218 256, e pass,
15- Umberto De Nicola ha riferito del nonno, omonimo, Piedimonte Matese, Piazza Roma, 15-4-2024, ore 11,30.
16- AA.VV. 2014, cit.