
Alla fine del XIX secolo, Papa Leone XIII suggerì la costruzione di diciannove monumenti per un grande omaggio a Dio, da edificarsi su altrettanti monti nelle varie regioni italiane.
II 5 Settembre 1896, nell’ultima seduta generale del XIV Congresso cattolico italiano riunito a Fiesole, venne approvata con entusiasmo l’idea di un grande voto a Gesù Cristo redentore, consacrandogli 19 monti – così quanti erano i secoli trascorsi della Redenzione – con altrettanti monumenti, sparsi su tutto il territorio nazionale.
Il progetto fu inserito fra le iniziative del Comitato Internazionale Romano per l’omaggio solenne a Gesù Redentore, presieduta dal conte Giovanni Acquaderni. Per l’esecuzione si formava in seno al Comitato, il 12 giugno 1899, una speciale commissione attuativa guidata da Filippo Tolli, che aveva localmente delle commissioni corrispondenti, le quali avevano il compito di individuare le vette che fossero ben visibili e di facile accesso nelle diverse regioni italiane dove questi dovevano sorgere, dando il via alla costruzione dei primi due (uno in Piemonte e l’altro in Sicilia) che furono inaugurati nel 1900.
Al progetto iniziale si aggiunse una ventesima vetta con l’inserimento del Monte Capreo, nei pressi di Carpineto Romano, città natale di Papa Leone XIII, per consacrare una cima anche al nuovo secolo che stava iniziando. I monumenti, però, dedicati a Gesù Cristo Redentore per il Giubileo del 1900 alla fine furono di più, perché per qualche monte escluso dall’elenco ufficiale si pensò di raccogliere ugualmente l’appello del Papa e di provvedere ‘in proprio’.
Il monumento dedicato a Cristo Redentore eretto sul Monte Acero di Faicchio figura nell’elenco dei dieci monumenti aggiunti ed è il penultimo inaugurato in ordine cronologico, il 30 Novembre 1902.
Il Papa volle che su ogni monumento fosse incisa la seguente frase dedicatoria: “JESU CHRISTO DEO RESTITUTAE PER IPSUM SALUTIS / ANNO MCM / LEO P.P.XIII” – “A Gesù Cristo Dio che attraverso Se stesso ci ha restituito la salvezza / Anno 1900 / Papa Leone XIII”.

L’Illustrissimo e Reverendissimo Monsignor Angelo Michele Iannacchino, Vescovo della Diocesi di Cerreto Sannita, manifestò ai suoi fedeli il volere del Sommo Pontefice e, fin dai primi albori del nuovo secolo, ai parroci ed al suo popolo raccomandò di favorire l’opera di innalzare una Croce a Gesù Redentore sul Montacero, affidandone la direzione al Reverendo Don Gabriele Biondi, arciprete della Collegiata di San Martino.
Si raccolsero difatti circa mille lire, ma l’opera, iniziata con tanto calore, fu assalita da tale torpore che fu sul punto di ridare agli oblatori le offerte elargite. Ma il risveglio venne dal congresso cattolico di Taranto nel Settembre 1901, ove presero parte i professori Carlo Luigi Di Lella e Sigismondo Santagata che una volta tornati incoraggiarono l’amico fraterno, Sac. Dott. Amedeo Franco e altri compagni a coadiuvare l’arciprete Biondi nell’erezione non più di una Croce, ma di un glorioso monumento al Cristo Redentore sul Montacero.
Difatti, il 15 Dicembre 1901, nella Chiesa di San Martino, con l’intervento del Vescovo, del clero e del popolo, si inaugurò il Comitato per il Monumento; si stampò, inoltre, un numero unico del giornale La Croce nel quale si nominarono diversi comitati parrocchiali, i zelatori e le zelatrici.
Ma un nuovo e doloroso periodo di rilassamento invase gli animi e si pensava già di rinunziare alla bella idea del monumento e di contentarsi di una Croce.
In uno scritto, il Sac. Amedeo Franco afferma:
“..non poteva il nostro cuore contentarsi del solo simbolo della Redenzione..i nostri occhi in Roma, in occasione del Giubileo Papale di Leone XIII avevano visto quella maestosa figura del Cristo Redentore negli stabilimenti della ditta Rosa Zanazio e C…come provvedere ad una spesa superiore alle diecimila lire? il cuore ci diceva che il popolo fa miracoli quando si sà trattare. Il nostro popolo, che sembra inerte e freddo, opera prodigi quando una mano svelta ed una voce ardita lo scuote e noi ci lanciammo fiduciosi in mezzo al popolo e lo chinammo ai nostri voleri; girammo per tre volte l’intera diocesi sotto la sferza di un sole cocente, coperti da una polvere noiosa che lungo le nostre bianche strade ci fu fedele compagna di viaggio. Mai tornammo a casa a mani vuote, invece ricolmi di offerte generose. Tutti i paesi della diocesi si associarono a vedere l’opera compiuta ed in men che si dica, quando tutto sembrava rubarci le più belle speranze di un giorno glorioso, potemmo pubblicare con la stampa di aver raccolto la vistosa somma di seimila lire!”
IL 15 Aprile 1902 si firmò il contratto per la fabbricazione di una base piramidale alta dieci metri da innalzarsi sulla cima del monte e dopo un mese, il 15 Maggio, con l’intervento di un delegato vescovile, del comitato, del clero e del popolo fu benedetta e murata sul Montacero la prima pietra del Monumento, seppellendovi una pergamena contenente ricordi storici e un astuccio con varie monete.
Poco dopo, ai primi di Giugno, il Sac. Amedeo Franco si recò a Roma per contrattare la fusione della statua del Redentore con la spettabile ditta Rosa Zanazio e C., il cui unico tipo di statue del Redentore era stato approvato dalla Congregazione dei Riti. Cosi la Statua, di ghisa bronzata, alta tre metri e del peso di sedici quintali, fusa negli stabilimenti di Vacoulers sulla Mosa e bronzata in Roma nelle officine della ditta Rosa Zanazio e C., giunse alla stazione di Telese il 10 Settembre 1902.
Trasportata sul carro della ditta Berner di Piedimonte d’Alife, transitando per la strada provinciale Telese-Guardia, giunse a Cerreto tra il popolo festante nelle prime ore del 12 Settembre.
Seguirono giorni di festa, aperta ufficialmente il 15 Settembre dal suono della musica cittadina e di quelle di Faicchio, Guardia e Pietrelcina; numerosi furono i pellegrinaggi, ricevuti dalle musiche, come le società operaie, all’ingresso del paese. Alle ore 10, l’ampia e bella piazza Vittorio Emanuele (oggi San Martino) era gremita di gente accorsa per assistere allo scoprimento della statua del Redentore e man mano si disposero le varie società operaie, le bande, le suore, uno stuolo di persone provenienti da paesi limitrofi, preti dell’intera diocesi e i pellegrini.
La maestosa statua del Redentore, che era un vero gioiello d’arte, venne posta ai piedi della gradinata della Chiesa di San Martino e fu scoperta alle ore 10,35 tra il suono della marcia reale, lo sparo di granate, il canto di un bellissimo inno composto dal Prof. Sigismondo Santagata e le grida di ‘Evviva!’
Dopo la benedizione da parte del Vescovo, l’Avvocato Gennaro De Simone di Napoli, da un apposito baldacchino, lesse un poderoso discorso.
Nei giorni a seguire e fino al 18 Settembre, ultimo dei solenni festeggiamenti, nella cittadina convennero persone di ogni paese per godere del clima festoso, delle musiche e dei fuochi pirotecnici.
Dopo le imponenti funzioni, la Statua del Redentore tendeva a Montacero come suo ultimo fine e il giorno 3 Ottobre 1902 col suono festoso delle campane e lo sparo delle batterie, venne accompagnata sulla vetta del monte da una moltitudine di fedeli. Venne il giorno 30 Novembre 1902, in cui alla presenza dell’arciprete Don Gabriele Biondi, che rappresentava il Vescovo, del Comitato, del clero e del popolo della diocesi si benedisse e si inaugurò il Monumento. Un coro di fanciulle di Faicchio, accompagnate dalla musica del suddetto paese, cantò un inno appositamente composto.
Vi furono parecchi discorsi recitati dall’arciprete, dal sindaco di Faicchio Sig. Pasquale Franco e di altri, dopo dei quali si procedette alla consegna del Monumento al Municipio di Faicchio, che intervenne alla solenne cerimonia nella persona del Sindaco e della Giunta. Alla fine tutti presero parte alla celebrazione della santa Messa ed il canto del Te Deum.
Come solenne approvazione di quanto erasi fatto, il Sommo Pontefice Leone XIII, per mezzo del cardinale Rampolla, mandò in dono al Comitato un bellissimo medaglione con la sua effige.
Ed il regnante Pontefice Pio X, il giorno 21 Novembre 1903, riceveva in privata udienza i componenti del Comitato, Signori Avv. Tommaso Carizzi, arciprete Gabriele Biondi, canonico Simone Di Lella, Dott. Sac. Amedeo Franco, canonico Sigismondo Santagata, Sac. Prof. Carlo Luigi Di Lella, Sac. Luigi D’Amico, i quali presentarono al Santo Padre un bozzetto del Monumento.
L’Avv, Carizzi lesse un indirizzo, chiedendo l’apostolica benedizione per tutti i cooperatori del Monumento, nonché la Messa del Redentore da celebrarsi sempre sul Montacero, e la indulgenza plenaria per tutti quelli che vi accedono in pellegrinaggio. Il Santo Padre accolse il dono con visibile compiacimento e disse che avrebbe concesso le desiderate grazie.
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Bibliografia:
1) Ricordi storici del Monumento a Gesù Cristo redentore sul Montacero nella diocesi di Cerreto-Telese-Settembre 1902
2)Progetto di una casa di salute e di un sanatorio contro la tisi alle falde di Montacero
3)Cathopedia-monumenti a Gesù Cristo Redentore per il Giubileo del 1900.
