
I Romani posero ogni cura in tre cose soprattutto, che furono dai Greci neglette, cioè nell’aprire le strade, nel costruire acquedotti e nel disporre nel sottosuolo le cloache”
(Plinio il Vecchio)
La Via Appia è stata la prima e più importante delle grandi strade costruite dai Romani. Fu voluta nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco per garantire una comunicazione rapida e diretta tra Roma e Capua, “civitas sine suffragio”, seconda città della Repubblica romana e loro alleata dal 338 a.C.
Ponti, viadotti, gallerie assicurarono un percorso assolutamente rettilineo e rapido per i tempi, attraverso distese d’acqua, paludi e montagne. Grazie anche a queste prerogative, la Via Appia, tramite di propagazione della civiltà romana e crocevia di diverse culture, è stata iscritta il 27 luglio 2024 nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. Un giusto riconoscimento che ha fatto talmente inorgoglire qualche politico nostrano che, nella fretta di trovare un posto sul carro dei vincitori?!?, ha gridato, urbi et orbi, “la Via Appia, volano di sviluppo e identità di noi sanniti…”.
E no. Per carità! La regina viarum rivela una concezione sorprendentemente moderna, con soluzioni ingegneristiche all’avanguardia, ma è un patrimonio che rappresenta esclusivamente l’identità di Roma dopo la conquista del Sannio! Altrimenti è come se dicessimo che… Giuseppe Garibaldi e/o Camillo Benso di Cavour sono “patrimonio” del Regno di Napoli!
Ma riavvolgiamo un po’ il nastro.
Le prime “viae”, come venivano indicate le strade che partivano da Roma, furono costruite soprattutto per consentire rapidi spostamenti delle legioni in un impero che si ingrandiva sempre di più. Migliaia di chilometri di vie diritte, edificate con grande perizia, in pratica uno dei più grandiosi complessi monumentali che l’uomo abbia mai lasciato di se stesso.

E tra il Lazio-Campania?
Qui si estendevano terre pianeggianti e fertili, che i romani chiamavano “campi”, ed in cui venivano stanziati, man mano che avanzavano le conquiste, i cittadini privi di terre e i veterani con un onorevole benservito dell’esercito. Fino allo scoppio delle Guerre Sannitiche, la Campania era raggiungibile solo attraverso un percorso preistorico che gli Etruschi utilizzarono per colonizzarla tra i secoli VIII e VI a.C. Una via tutt’altro che funzionale alla politica romana di conquista e controllo del territorio, e che attraversava zone controllate da tribù italiche tutt’altro che disposte a perdere quei pascoli utili durante la stagione fredda. Campi che a Roma servivano per produrre grano per sfamare le truppe. Era necessario quindi realizzare una strada che segnasse una svolta, anche per evitare che le legioni fossero spesso costrette a seguire tratti montani, lungo valli e gole in un territorio ideale per la guerriglia e le imboscate, non certo adatto ad un esercito organizzato come il loro. Erano autentiche trappole da percorrere pericolosamente in fila indiana: “Costringere le legioni romane a camminare in fila indiana, sembra sia stata una tattica vincente“. Lo sostenne il tedesco prof. Heinrich Sturemburg, nel libro Zu den Schlachtfeldern am Trasimenischen See und in den Caudinischen Pässen.
Nell’immediato, serviva una strada comoda e sicura per raggiungere Capua, ai confini dei monti Pentri, ed il castrum realizzato a Caiatia, sul Volturno. E così nacque la prima “autostrada” verso il sud: “La Via Appia”, la strada che, in 195 km., collegava Roma a Capua con un percorso agile e più breve della Via Latina. Nel 268 a.C. poi, mezzo secolo dopo l’imboscata delle Forche Caudine e una ventina di anni dopo la conquista dei monti Pentri, con l’inizio del trasferimento delle bellicose tribù dai monti a valle e la nascita di Saepinum e Telesia, Roma prolungò la via fino a Maleventum, ribattezzata Beneventum dopo la vittoria contro Pirro, re dell’Epiro, oggi corrispondente a una regione tra Albania e Grecia”. Il percorso della nuova arteria strategicamente abbandonò le valli dei fiumi Volturno e Calore, comunque soggette al controllo Pentro, attraverso la valle oggi chiamata “caudina.
Ma, a parte la Via Latina che garantiva un collegamento verticale tra Lazio e la Campania, non esisteva alcun sentiero trasversale che, attraverso gli Appennini collegasse il versante Tirrenico con quello Adriatico (mare Superum), la Daunia, ambita sia per gli estesi campi di grano, indispensabile per sfamare le truppe, sia sbocco a mare verso l’ambito Oriente? Pochi, pochissimi ne hanno parlato… anche se le puntuali descrizioni di Tito Livio e Polibio non danno adito a dubbi. E se lo storico Pietro Napoli-Signorelli, già nel libro Vicende della coltura nelle due Sicilia,1812, avvertiva: «Attenzione! prima però di questa via (Appia), esisteva la Via che è dalla Calazia Campana per Furclas Caudinas, menava a Luceria, ed era, a dir di Livio, assai breve, e questa non apparteneva né alla Latina né all’Appia formate da poi», Domenico Caiazza (La Via Latina ed i suoi raccordi) e don Nicola Vigliotti la hanno con precisione individuata in quel tratto di strada che, partendo da Torre Marafi di Faicchio e seguendo il Titerno, raggiungeva Saepinum per arrivare nella Daunia. “Sin dal tempo delle Primavere Sacre, diversi erano gli itinerari che, attraverso la catena del Matese, portavano i Sanniti a contatto con i connazionali stanziati a Sud del Massiccio, sulla destra del basso Titerno…: vie certo non facili, ma più brevi...”– scriveva D. Nicola Vigliotti nel libro: “S. Lorenzello e la Valle del Titerno”, per sottolineare l’importanza strategica della Valle tra le Guerre Sannitiche ed Annibaliche quale collegamento tra Campania e Puglia:
“…una saliva da Sepino alle pendici meridionali del Mutria, scendeva giù per la valle del Titerno e, dopo aver seguito per breve tratto il Monterbano, attraversava il Titerno sul ponte detto di Annibale, per poi raggiungere Cerreto e proseguire a Sud verso la Valle Telesina”.

E più recentemente Il Prof. Marcello Gaggiotti, nel convegno La romanisation du Samnium, tenuto a Napoli il 4-5 Novembre 1988, parlando di Saepinum, sembra proprio confermare questi assunti: «L’elemento cardine dell’intera articolazione paganico-vicana dei Pentri è costituito dalla viabilità: ad una direttrice trasversale, transmontana, che aveva come terminali rispettivamente la Campania e la costa Adriatica, maggiormente attiva in epoca più antica, se ne contrappone una longitudinale, fra l’Abruzzo e la Puglia». E Saepinum, fino a prova contraria, non fu costruita “lungo il tratturo Pescasseroli-Candela, come sommariamente si dice, ma all’incrocio tra questo tratturo e quello trasmontano, il cardo. Quale percorso fosse più importante all’epoca della fondazione della New Town romana lo si legge chiaramente nello schema urbanistico dell’Urbs Saepinum. Il Foro e la Basilica sono decisamente in funzione del tratturo che attraversa Porta Tammaro e Porta Terravecchia, mentre lungo il Pescasseroli-Candela sorsero solo edifici funzionale alla transumanza… ri-organizzata da Roma per far pagare il “pedaggio”!

Ma i riferimenti storici?
Ecco Tito Livio.

La prima volta ne parla (Ab urbe condita IX, 2) quando indica una alternativa alla strada che da Caiatia conduceva a Luceria: «altera per Furculas Caudinas, brevior». E cita ancora il riferimento topografico “Furculas Caudinas” là dove descrive l’indecisione dei sanniti che, dopo aver bloccato i romani tra le due gole, non sapendo cosa fare, chiesero aiuto al padre di Gaio, Erennio: «Is ubi accepit ad Furculas Caudinas inter duos saltus clausos esse exercitus Romanos». E così la descrive: “Si tratta però di un luogo con questo tipo di conformazione: due gole profonde, strette e coperte di boschi, collegate da una catena ininterrotta di montagne. In mezzo a queste montagne si apre una pianura abbastanza ampia, ricca di acque e di pascoli, e tagliata da una strada. Ora, per accedervi è necessario attraversare la prima gola, mentre per uscire si deve o tornare sui propri passi per la strada fatta all’andata, oppure – qualora si voglia procedere – attraversare una gola ancora più stretta e impervia della prima”. Sembra proprio una descrizione degna di una guida del TCI.

Ma anche la descrizione di Polibio è chiara! Nelle sue Historiae narra di Annibale che, dopo la battaglia di Canne del 216 a.C., decise di spostarsi da Gerione, ove era accampato, a Capua. Tre erano le strade percorribili: una attraverso il territorio ἐκ τῆς Σαυνίτιδος, un’altra attraverso quello degli irpini (Ἱρπίνους τόπων) e, il terzo, che scelse, è quello che, dopo aver attraversato il Sannio, seguiva le strettoie del Monte Erbano (III-XCII): «Ἀννίβας … ἐκ τῆς Σαυνίτιδος τὰ στενὰ κατὰ τὸν Ἐριβιανὸν.«Annibale, continua Polibio con la sua precisa descrizione, appena uscito dalle strettoie di Monterbano seguendo il corso del fiume Aturnum, giunse in una pianura che tagliava quasi a metà, e qui, al lato (del fiume) che guarda verso Roma, «ἐκ τοῦ πρὸς Ῥώμην μέρους εἶχε…» realizzò l’accampamento. Conoscendo la sua intenzione di «conquistare Capua» il sito doveva essere poco distante dalla città alleata di Roma dal 340 a.C. Non solo. Doveva avere tanta erba e tanta acqua per uomini e animali al seguito. Quindi il sito ove accamparsi era appena fuori da strette gole, lungo il fiume Aturno*, Nome che deriva da a Turno, ex Turio ed oggi Tullio, il maggior affluente del Titerno, come chiarisce anche Carla Schick nel suo volume Le Storie di Polibio – sul lato destro, come diciamo oggi. C’è un solo monte il cui nome è la traduzione italiana di Ἐριβιανὸν: il Monte Erbano.
C’è un solo fiume che, dopo aver attraversato le strette gole, “τὰ στενὰ”, del monte Eribano sbocca in una pianura tagliandola a metà. Questo fiume è il Titerno. E c’è un solo percorso che rientra nei parametri descrittivi di Tito Livio e Polibio. E’ il percorso lungo le gole del Titerno: la Via Brevior tra l’accampamento romano di Caiatia e Lucera.

Né bisogna farsi trarre in inganno dal toponimo “Valle Caudina” perché una superficiale interpretazione potrebbe indurre in errore. La località che oggi si chiama Valle Caudina è solo una parte del territorio abitato dai Caudini nei secoli a.C.: il territorium Caudium (genitivo episegetico). E la pianura nota oggi come «Valle Telesina», tra i fiumi Calore e Volturno e i monti del Matese ne era parte integrante. «I Caudini, come scrive Salmon, vivevano ai margini della pianura campana, nella valle dell’Isclero e lungo il tratto centrale del Volturno».

«Telesia, oppidum dei Sanniti Caudini», scrisse, qualche anno fa, l’archeologa triestina Gabriella d’Henry, nel libro: La romanisation du Samnium, e nell’800, Nicola Corcia, Storico ed Archeologo, nella voluminosa Storia delle Due Sicilie, scrive: «Presso la descritta città (Cerreto) alto si leva tra le eminenze del Sannio Caudino il monte detto Erbano» .
Per sottolineare l’importanza della Via Brevior e della zona montuosa che taglia, da Ovest ad Est, ecco due citazioni “intriganti”: “Ciò che appare certo, scrisse Adriano La Regina su La Repubblica del 12/08/08, e che cambia di non poco la tradizionale ricostruzione storica, è che gran parte delle guerre sannitiche si svolsero proprio nella parte del Sannio corrispondente al Molise interno, tra Isernia, Agnone, Campobasso e Sepino»
“C’è da aspettarsi che ciò che ha detto Mommsen venga scardinato e rivoluzionato perché, attraverso l’esperienza del presente mutano le prospettive con cui si legge il passato e vengono fuori testimonianze dimenticate che lo rivelano diverso da come credevamo”. Marco Buonocore, ex Direttore Biblioteca Apostolica Vaticana.
Buona Pasqua a tutti… con l’augurio che, non si sa mai, un giorno potremo esultare perchè “la Via Brevior” entrerà, di diritto, non dico nel patrimonio Unesco (perché no?), ma almeno in un parco Archeologico all’interno di quello Nazionale del Matese.
Antonella Selvaggio
Archeologa classica. Lavora presso l’Università del Salento.
Medico e scrittore. Ha all’attivo numerose collaborazioni con riviste di carattere storico. Ha pubblicato una Vita di San Leucio, il libro: “Da Casale a Comune” e la Storia della Parrocchiale Santa Maria Assunta di San Salvatore Telesino. Ha partecipato all’Antologia “Dieci Medici Raccontano”, che ha ottenuto il “Premio Rufolo 2019”. Premio Olmo 2009 per il romanzo storico «L’ultima notte di Bedò», è anche autore di alcuni saggi sulla Storia della Medicina tra cui uno studio sulla Depressione dal titolo «Il potere misterioso della bile nera, breve storia della depressione da Ippocrate a Charlie Brown». Nel 2024 ha pubblicato “Fu la peste” e “Islam a Telesia” per ABE Editore Napoli. Fondatore e Direttore Editoriale della Casa Editrice Fioridizucca.


Laurea magistrale in Lettere. Docente a Prato. Ha approfondito gli eventi storici che portarono alla “Marcia della fame” del 1957 nei comuni del Valfortore sannita. Ha scritto il “Catasto Onciario della Terra di San Salvatore”.

Scrittore, poeta e divulgatore culturale. Medico di continuità assistenziale. Autore di diversi saggi storici e racconti. Ha partecipato all’antologia “Dieci Medici Raccontano”. Fondatore del Premio Nazionale Olmo che tutti gli anni si svolge in Raviscanina (Ce).
Dottore in Lettere. all’Università di Salerno, indirizzo “storico medievale”. Si è poi laureata in Scienze della Formazione primaria all’Ateneo di Campobasso. Studiosa della storia della sua città. Lettrice instancabile di autori italiani e stranieri, si occupa della formazione di piccoli lettori e poeti. È insegnante nella Scuola Primaria da quindici anni. Ha sperimentato innovative metodologie di approccio alla lettura utilizzando le nuove tecnologie che hanno portato alla pubblicazione di una ricerca dal titolo: TIC e DSA. Riflessioni ed esperienze sulle nuove frontiere della pedagogia speciale, Ed. EriksonLive. La storia locale e la ricerca accurata le ha permesso di pubblicare anche un Saggio in storia medievale sull’assetto urbano e riorganizzazione del territorio della Benevento nei sec. XI e XII. Animatore culturale, scrive poesie per fermare in foto-scritte, attimi di vita.
Lorenzo Piombo, medico psichiatra, dirigente del Dipartimento Salute Mentale della ASL di Benevento. Ricercatore e studioso di storia. Vive e opera a Morcone.
Avvocato. Patrocinante in Cassazione. Scrittore di Storia Locale. Opera a Guardia Sanframondi.
Architetto e docente. Appassionato cultore di Storia Locale in Cerreto Sannita, città in cui vive. Ha come campi di interesse gli insediamenti abitativi sanniti. Collabora con il Blog dell’Istituto Storico del Sannio di cui è socio fondatore. È autore del saggio “Cominium Ocritum e le forche caudine: una storia
Studioso del ‘700 napoletano e dell’epopea di Federico II ha approfondito in modo particolare le influenza arabe sull’architettura napoletana. Studioso di suffisso e di religioni orientali.
Medico del Lavoro. Regista teatrale. Giornalista pubblicista. Fondatore di “Byblos”, la biblioteca del Sannio. Scrittore e divulgatore della storia e dei personaggi del Sannio, ha pubblicato “A tavola nel Sannio”, una guida ai ristoranti della provincia di Benevento; “Dietro la Leggenda” (2016), una raccolta di racconti ispirati a fiabe e a leggende del Sannio. Nel 2017 ha pubblicato “Samnes”, un romanzo storico sull’epopea sannita. Ha curato la trascrizione del manoscritto e la stampa dei tre volumi delle “Memorie storiche di Cerreto Sannita per Arcidiacono Nicola Rotondi”. Nel 2019 ha pubblicato “Guida alla Valle Telesina e al Sannio”. Ha pubblicato “Il delitto del pozzo dei pazzi”, un medical-thriller ambientato nel primo ‘900 nell’ospedale degli Incurabili di Napoli. È autore della “Storia di Cerreto dalla preistoria alla seconda guerra mondiale (2022) e di “Fiabe e Favole in cerretese”, edito da Fioridizucca. (2023).
È nato e vive a Castelvenere. Già docente di materie letterarie nella scuola statale, ha pubblicato diverse raccolte di liriche, pagine di ricerca letteraria, studi relativi alla cultura popolare. È presente in antologie, dizionari bio-bibliografici e testi scolastici. Appassionato si storia e di tradizioni locali, è membro di associazioni culturali nazionali. I suoi versi hanno ricevuto giudizi positivi da parte della critica e in concorsi letterari si è classificato ai primi posti.
Architetto, libero professionista. Si occupa di progettazione architettonica, interior design e aspetti legati all’architettura del paesaggio. Dal 2021 è Consigliere dell’ordine degli Architetti della Provincia di Benevento. Ha partecipato a Mostre sul restauro architettonico e a numerose iniziative riguardanti la promozione territoriale.
Insegnante, vive a Caiazzo. È Presidente del’Associazione Storica del Caiatino.
Cultore di storia locale e delle tradizioni del suo paese. Autore del saggio “Notizie storiche ed urbanistiche di Cerreto antica” in cui ha ricostruito l’antico borgo distrutto dal terremoto del 1688.
Originario di Castelvenere. Già dipendente del Miur ora in pensione. Appassionato di Storia locale ed animatore di gruppi per la diffusione della lingua e delle tradizioni di Castelvenere.
Nato a Napoli e residente in Piedimonte Matese. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli e successiva specializzazione in Chirurgia generale all’Università di Modena è stato aiuto chirurgo presso l’ospedale civile di Piedimonte Matese e, dal maggio 1990, primario del reparto di Pronto Soccorso. Attualmente è pensionato. Dal 1° giugno 1978 è socio corrispondente dell’Associazione Culturale Italo Ispanica “C. Colombo – Madrid”. Negli anni 1972-73, in collaborazione con altri, ha pubblicato alcuni articoli specialistici su riviste mediche. Cultore di storia e tradizioni locali ha pubblicato studi su vari Annuari e collane dell’Associazione Storica del Medio Volturno (sodalizio del quale oltre che socio è stato in passato anche componente del consiglio direttivo) ed in altre riviste e quotidiani regionali.
Musicista. Maestro di clarinetto ed orchestrale. Studioso di storia della filosofia e del ‘700 napoletano. Esperto simbolista e autore di testi esoterico/filosofici.
Nato a Telese Terme ma originario di Amorosi è stato allievo del filosofo Massimo Achille Bonfantini. Laureato in Semiotica e Filosofia del Linguaggio presso l’Università l’Orientale di Napoli. Dedica le sue ricerche prevalentemente allo studio della filosofia e della psicologia dell’inconscio, come dei nuovi percorsi conoscitivi applicati alle neuroscienze. Ha pubblicato Cento petali e una rosa. Semiosi di un romanzo storico (Natan, 2016), Filosofia hegeliana e religione. Osservazioni su Sebastiano Maturi (Natan, 2017) e, recentemente, il saggio dal titolo: Nel gioco di un’incerta reciprocità: Gregory Bateson e la teoria del “doppio legame” (Ediz. Del Faro, 2020).
Nato a Ponte, dove risiede. Dipendente del gruppo Ferrovie dello Stato. Cultore di storia locale con particolare attenzione al periodo medievale. Ha pubblicato “Ponte tra Cronaca e Storia”, “Domenico Ocone, quarant’anni di storia pontese…”, “Le Vie di Ponte tra Storia e Leggenda”. Collabora con varie associazioni culturali.
Farmacista. Dopo la laurea ha conseguito un master biennale e un corso di perfezionamento, approfondendo le conoscenze in ambito fitoterapico, micoterapico e nutraceutico, con la pubblicazione del lavoro di tesi sulla rivista di divulgazione scientifica di medicina naturale ‘Scienza Natura’ del Prof. Ivo Bianchi. Attivo nel sociale, è membro del Rotary Club Valle Telesina ed è amante dello sport e della natura. Innamorato del proprio territorio, ha iniziato a coltivare l’interesse per la storia locale.


Presidente dell’Associazione culturale “La Biblioteca del Sannio”, dottore di ricerca presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” con una tesi sulla metadatazione della cartografia storica. Giornalista e direttore di Canale Sassuolo. Già docente a contratto di Lingua e Cultura Spagnola e Global History, presso il dipartimento di Scienze Politiche dell’ateneo vanvitelliano, è attualmente tutor di Storia Contemporanea e Storia dei Partiti e Movimenti politici.



Laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Dirigente amministrativa presso l’Università del Molise.
Dottore di ricerca in Ingegneria Elettronica ed informatica presso l’Università degli Studi di Napoli. Ha Svolto attività didattica presso l’Università Federico II. Vive a Telese.
Vive a Morcone. Presidente Italia Nostra Matese Alto Tammaro.
Maestro elementare, appassionato studioso e cultore di Storia Locale.
Biologo residente a Telese Terme. Cultore di storia locale con particolare riferimento alla storia del periodo sannitico. È autore del saggio “La Leonessa e il fenomeno luminoso nella grotta di Sant’Angelo” edito da Fioridizucca nel 2022.
Già sindaco di Caiazzo, dopo aver conseguito la maturità scientifica, rivolge il suo impegno politico alle battaglie del Partito Radicale, soprattutto nel campo della tutela dell’ambiente e in quello per una giustizia giusta. Nel 1980 viene eletto consigliere comunale a Caiazzo, città in cui vive, in rappresentanza della “nuova sinistra”. Nel 1982 aderisce alla Lega per l’Ambiente, promuovendo diverse iniziative per la tutela del fiume Volturno e per il recupero del patrimonio edilizio del centro storico di Caiazzo. Tra il 1987 e il 1994 è Presidente dell’Associazione Storica del Caiatino. Nel 1994 viene eletto sindaco di Caiazzo con la lista civica “Rinascita Caiatina”. Rieletto nel 1998, si adopera per una crescita socio-economica della città; realizza un programma pluriennale, che viene selezionato anche da “Sviluppo Italia” SpA per la costituzione di un Laboratorio di sperimentazione per lo sviluppo locale. Presidente dell’Associazione “Città Paesaggio” dal 2003, è coordinatore del progetto “Per una Carta dei paesaggi dell’olio e dell’olivo”, realizzato d’intesa con l’Associazione nazionale “Città dell’Olio”. Nel 2007 aderisce a Slow Food, dedicandosi soprattutto alla salvaguardia delle piccole produzioni agricole. Ha pubblicato con le Edizioni 2000diciassette: La Memoria e L’Oblio, un saggio sull’eccidio di Caiazzo durante l’ultimo conflitto mondiale.
Giornalista Pubblicista. Esperto di Enologia, collabora a diversi siti web del settore. Collaboratore del blog lucianopignataro.it è responsabile dell’Ufficio Stampa del Sannio Consorzio Tutela Vini.
Dottore in Storia. Autore di un saggio storico, conseguente a ricerca d’archivio, sul suo Comune dal titolo: Faicchio 1920 – 1946 dall’avvento del Fascismo alla nascita della Repubblica, 2016.
Promotore culturale dell’area di Faicchio. Dopo aver conseguito la maturità classica si è laureato in Economia. È dirigente d’impresa a Milano nel settore delle borse valori e mercati finanziari. Ha scritto diversi articoli sulla stampa finanziaria nazionale, tra cui il Sole 24 Ore ed Investire. È appassionato di cultura locale, ha vinto il premio Prosa IX Premio letterario dell’Associazione Storica del Medio Volturno. Titolare delle strutture ricettive “Magie del Sannio” ha dato vita anche al “Piccolo Museo privato di Faicchio Magie del Sannio”.
Giornalista professionista. Scrittore di romanzi e direttore di diverse testate radio televisive. Fondatore del sito: Neifatti.it
Esperta di Comunicazione Istituzionale; in particolar modo di Social Media Policy e e di politiche agroalimentari legate all’economia di piccola scala per Slow Food, in Campania e Basilicata. Suoi contributi in ambito associativo sono legati a tradizioni e culture della terra e del territorio. Ha effettuato training in storiografia in Francia.
Infaticabile animatore culturale dell’area del Caiatino e del Casertano. Allievo del prof. Galasso. Fondatore di Gruppi culturali dediti alla divulgazione della storia del Territorio, attualmente responsabile di Procedimento Unità Operativa Biblioteca civica e Archivio Storico del Comune di Caiazzo.
Medico ed esperto di storia della gastronomia.
Medico di Emergenza territoriale residente in Puglianello. Ha collaborato all’opera Dieci Medici Raccontano.
Studioso della storia del Risorgimento e cultore del periodo Borbonico, ha recentemente collaborato con un suo scritto all’antologia biografica dedicata a Michele Ungaro. Ha in corso un saggio su Sanchez De Luna, un Vescovo del ‘700.
Medico specialista in oncologia e cure palliative è autore principalmente di pubblicazioni scientifiche di settore in lingua inglese ed italiana. È stato inoltre relatore
Sannita di origini e toscano d’adozione. Medico anestesista, ha coltivato con interesse e particolarmente studiato la “Terapia del dolore”. Di tale disciplina è stato per lunghi anni docente all’Università di Siena. Ha avuto anche esperienze di insegnamento all’estero (Bobigny Paris nord, Accademia Russa delle Scienze mediche, Accademia Lettone di Scienze odontoiatriche). Ufficiale medico dell’Esercito italiano, è appassionato di esoterismo, di cultura e tradizioni popolari. E’ autore di saggistica. Ha recentemente pubblicato saggio su “Massoneria, relazioni umane e comunicazione tecnologica” edito da Fioridizucca edizioni.
Dottore in Legge ed autore di ricerche di Storia Locale. Ha partecipato al progetto “Un museo a colori” avente il fine di far conoscere il museo di arte ceramica di Cerreto Sannita. Le mansioni svolte sono state quelle di guida museale e bibliotecaria, e redazione di progetti e lavori di gruppo con gli altri volontari. Ha scritto un saggio nella Antologia dedicata al bicentenario della nascita di Michele Ungaro, edita dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita.
Andrea Ciervo nato a Caserta il 12.10.1975. Presbitero dal 24 novembre 2012 già Laureato in Giurisprudenza alla Federico II, con una tesi di Diritto Ecclesiastico sui Risvolti dei Patti Lateranensi col prof. Mario Tedeschi…tirocinante poi presso Studio Notaro in via Mezzocannone di Napoli…consegue il Baccalaureato presso l’Aloysianum di Padova nel 2007 con una tesi sulla Religione in Immanuel Kant col prof. Secondo Bongiovanni. Si Laurea in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica dell’ Italia Meridionale sezione san Tommaso nel 2012 sempre “Summa cum laude”
Dottore in Archeologia e Scienze Storiche, ha svolto diverse campagne di scavo alla necropoli del Cigno a Macchia Valfortore (CB), con l’Università degli studi di Napoli Federico II e alla necropoli di Crocifisso del tufo a Orvieto (TR), con il Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano e l’ Università dell’Arizona. È attuale vice Presidente della Pro Loco di Sant’Agata dei Goti (BN) dove svolge anche la funzione di OLP per il Servizio Civile Universale. È giornalista tirocinante presso la testata QuasiMezzogiorno. Sì è occupato di alcuni ambiti di archeologia della produzione del Sannio caudino. Attualmente s’interessa alle istituzioni sociali e militari del Medioevo. È vice Presidente dell’Istituto Storico Sannio Telesino.
Medico di Pronto Soccorso ed Emergenza Cultore di Storia Locale ha scritto il saggio: Telesia 1349 Peste e Terremoto edizioni duemiladicessette, 2016, Cartoline da Telese ed. Unione Filatelica Beneventana, 2009; Castelvenere Valdese insieme a P. Carlo Ed. Realtà Sannita, 2016; Officine Massoniche e Vendite Carbonare in Area Sannita insieme a F. Pace, edito dall’ASMV nel 2019. Ha scritto nell’Antologia sulla vita di Michele Ungaro edito dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita nel 2019.ha in corso di pubblicazione un libro di poesie. Dirige la collana di poesie della Casa Editrice FioriDiZucca. Presidente pro-tempore dell’Istituto Storico del Sannio Telesino. Premio Upupa 2017 e 2019 per gli studi di storia locale.