
Nel pensiero comune abbondano idee fuorvianti ed errate sui Rom. Quasi sempre, poi, gli appartenenti a queste comunità vengono etichettati come “nomadi” o (peggio ancora) vengono associati a “clan mafiosi”. Per fortuna, però, ci sono stime e dati coerenti sul numero di Rom e Sinti presenti in Italia, sulla loro origine, la loro lingua e soprattutto il loro nome, che ancora troppo spesso viene identificato nel termine “Zingari”. Partiamo proprio dal nome, allora. Come si chiamano?
Il termine “Zingaro” deriva dal nome di un’antica setta eretica, quella degli Athingani, detti anche Atsingani o Atsinganos. Il nome significa letteralmente “coloro che non vogliono toccare ed essere toccati”. Gli Athingani, infatti, rifiutavano qualsiasi contatto e interazione con le popolazioni estranee, praticavano inoltre la “magia” e conducevano uno stile di vita itinerante. La setta degli Athingani era presente su tutto il territorio dell’Impero bizantino, e quando i Rom arrivarono in quelle stesse zone vennero erroneamente scambiati per loro, con ripercussioni fortemente negative. All’epoca, essere associati agli Athingani significava essere esclusi ed emarginati. L’appellativo, poi, si attaccò addosso alla popolazione romaní senza mai perdere la sua connotazione negativa. Il termine si è evoluto, col tempo, perdendo la A- iniziale, e generando quindi da Atsingano le parole Tsigano, Zigano e infine Zingaro.1G.Spinelli, Rom e Sinti dieci cose che dovresti sapere, Busto Arsizio, People srl, 2022, p. 26 Proprio quest’ultimo termine fu usato dal disegno criminale nazista che si spinse fino alla follia di creare un apposito lager nei campi di sterminio lo Zigeunerlager. Ultimi tra gli ultimi. Il termine corretto è Rom: è un etnonimo, indica cioè il mondo in cui gli stessi Rom si definiscono e ciò in cui si riconoscono. In particolare, la parola Rom indica le comunità rimaste nei Balcani e quelle arrivate in Italia attraverso l’Adriatico.
La prima attestazione nel Sud Italia
Nel Regno di Napoli arrivarono soprattutto famiglie romanès emigranti alla ricerca di una nuova patria cui offrire i prodotti delle loro attività di fabbri, di ferrai, di maniscalchi, di chiodai, di allevatori e commercianti, ma anche di pastori, di braccianti e di imprenditori agricoli. Che fossero emigranti e non girovaghi occasionali si rileva dal fatto che cercarono e trovarono un importante e stabile insediamento soprattutto nelle Province d’Apruzzi (Abruzzo e Molise), dove a tutt’oggi i loro discendenti vivono. I casi di inclusione socio-economica di famiglie romanès sono certificati da numerosi documenti.2Santino Spinelli, Le verità negate. Storia, cultura e tradizioni della popolazione romaní, Milano, Meltemi 2021, p. 88.
… E in chillo tiempo [de la regina Ioanna seconda]
vide lo duca de Egitto co’ la mogliere e li figlie andare pezzendo per Napole.3Santino Spinelli, Le verità negate. Storia, cultura e tradizioni della popolazione romaní, Milano,Meltemi 2021, p. 88.[
L’autore di queste brevi note di cronaca è Loise de Rosa, noto memorialista di cose napoletane del Quattrocento, e il duca d’Egitto che egli dice di aver visto in giro per Napoli in cerca di elemosine con moglie e figli al seguito al tempo della regina Giovanna II d’Angiò, morta nel 1435, molto probabilmente è il capo di quella stessa comitiva di rom in transito per Bologna e Forlì nell’estate del 1422 che era stata descritta, come si ricorderà, nelle cronache riportate da Ludovico Antonio Muratori. In ogni caso è questa la prima segnalazione accertata della presenza della comunità romanès nella città di Napoli.
I Rom erano presenti in tutti i livelli della società dai mercanti, agli artigiani fino alla corte reale del re Ferrante (Ferdinando I). Fu il caso di tale Lorenzo Perrone, detto anche Cingaro, “coco de la Maistà del Signore Re”.4Fonti aragonesi, XIII, Frammenti dei Registri “Curiae Summariae” degli anni 1463-1499, a cura di C. Vultaggio, Napoli, presso l’Accademia Pontaniana, 1990, p. 233. I suoi servigi furono talmente apprezzati che, oltre a sollevarlo dal pagamento delle imposte:
Re Ferdinando I dona a Lorenzo Perrone, detto Cingaro, suo domestico e cuoco, alcune case del valore di duc[ati] 230 site in Napoli, in piazza S. Giorgio Maggiore in vico o piazza de li Zuruli, facenti parte dei beni di Antonello de Petruciis devoluti alla Regia Corte.5Regesto della Cancelleria Aragonese di Napoli, a cura di J. Mazzoleni, Napoli, L’arte tipografica, 1951, p. 67
È comprensibile l’eventuale sorpresa nell’apprendere alcuni fatti, normali. Come accennato, l’informazione e le credenze comuni sono piene di stereotipi e fake news che con gli anni (secoli), hanno finito per costruire un’immagine del popolo rom menzognera e razzista.
Tornando alla nostra storia…
Napoli era una 1400 era già una grande capitale europea, a cui le nobili case europee guardavano con ammirazione e invidia, grazie anche al mecenatismo dei suoi sovrani. Ma con l’aumentare del prestigio, aumenta anche la mole di persone che confluiva a Napoli, e più in generale del Regno, in cerca di nuove opportunità. Alla crescita tumultuosa della città erano corrisposti, infatti, numerosi e altrettanto inevitabili inconvenienti di ordine pubblico, sanitari, giudiziari, annonari a causa dei quali nel 1560 il viceré duca d’Alcalà chiese addirittura al Sovrano di imporre un blocco all’arrivo di altri forestieri. La sua proposta fu respinta, ma si cominciò intanto a controllare e a disciplinare molte di tali ‘indesirate’ presenze. Non è un caso se proprio gli anni 1559-1585 segnassero un momento di straordinario inasprimento, oltre che di inconsueta confluenza tra l’azione di governo vicereale e l’iniziativa delle gerarchie ecclesiastiche nei confronti di rom, ebrei, vagabondi e rinnegati, ora irrimediabilmente associati ai caratteri della mobilità sul territorio e, quindi, della ‘pericolosità’ sociale6Il fenomeno della messa al bando delle etnie e delle comunità scomode coinvolse tutta Europa, che ciclicamente nei momenti di crisi risvegliò i suoi sentimenti più tenebrosi, xenofobi e antisemiti. Citando Croce potremmo dire che “ogni storia è storia contemporanea”. 7E. Novi Chavarria, Sulle tracce degli zingari, cit. p.38.
Molti furono costretti a vivere ai confini della città, in particolare nella zona di Porta Capuana.8Ivi, op.cit. p. 42 Nonostante i decreti e successivi ritorni in città la presenza romanì a Napoli assunse i caratteri della continuità.

L’Agro Telesino
Da secoli le province del Mezzogiorno d’Italia alimentavano dalle regioni orientali del Mediterraneo flussi di immigrazione più o meno contenuti di manodopera servile utilizzata nelle grandi proprietà feudali o arruolata negli eserciti regi e signorili. Ma è via via che ci si addentra nel volgere degli anni tra Quattro e Cinquecento, in concomitanza con l’avvio del trend economico positivo da un lato e con la macroscopica portata della sfida ottomana nel Mediterraneo dall’altro, che il fenomeno divenne più vistoso. Esso andò configurandosi sullo sfondo di un rimescolamento etnico e del simultaneo confronto e scambio con l’Islam e con la Cristianità greca che costituivano anch’essi tratti di lunga durata nella storia socio-antropologica del Mezzogiorno. Fu da allora in ogni caso, e per gli stessi motivi, che gruppi di rom relativamente consistenti cominciarono a premere sulle coste e i confini italiani insieme a migliaia di altri profughi in cerca di una nuova collocazione.9Ivi, cit., p. 47
La prima attestazione che abbiamo sul suolo italiano è a Bologna, 142210Una stele ricorda ancora oggi l’arrivo dei rom in città., da lì seguendo le vie del commercio, passando per Roma, arrivando nel Regno di Napoli. Da Napoli seguirono l’antico tracciato romano della via Appia passava per San Vittore, Teano e Capua, da dove si diramava per la via degli Abruzzi e la via delle Calabrie. La prima attraversando Venafro, Isernia, Sulmona e L’Aquila raggiungeva le vie della transumanza dislocate nel grande sistema formato dagli Abruzzi e dalla Capitanata e nel sistema minore compreso tra il Matese e il Vallo di Diano.
Proprio tra questi itinerari molti rom riuscirono a costruirsi fisse dimore, vivendo di artigianato e pastorizia. Così avvenne alle porte di Napoli, in Terra di Lavoro tra la piana del Volturno e l’Agro telesino, in particolare a Capua dopo il 1445 e tra Cerreto Sannita e S. Lorenzello, dove intorno al 1493 ritroviamo alcuni “gipzi” dediti al commercio e all’allevamento di animali. Così avvenne nell’area che attraverso il passo del Vinchiaturo collegava Napoli alle regioni della transumanza.11E. Novi Chavarria, op.cit., p. 47
In questi luoghi, avvantaggiati forse dalla compresenza con le tradizioni greco-bizantine che vi si conservavano e che le nuove immigrazioni dai Balcani andavano ulteriormente rafforzando, molti di loro si radicarono stabilmente sul territorio dando vita in qualche caso anche a inedite forme di sincretismo religioso.12E. Novi Chavarria, op.cit., p. 48 13Da menzionare l’unicum della città di Jelsi, nel Sannio Molisano. Il nome più antico del paese è Tibiczan, nome di chiara origine bulgara, poi trasformatosi in vari nomi (elencati in ordine cronologico): Gibbiza, Gittia, “Terra Gyptie”, Gilizza, Gelzi, Ielzi, fino ad arrivare al penultimo nome dato durante il Regno delle Due Sicilie, quello di Ielsi.
Un indizio indiretto ma altrettanto sostanziale circa la presenza di gipzi in quegli anni nella zona racchiusa tra la piana del Volturno e l’Agro telesino viene dalla toponomastica. Il 12 ottobre 1493 tra l’Università di Cerreto e il feudatario Giovan Tommaso Carafa II conte di Maddaloni, confermati da Alfonso II d’Aragona il 18 giugno dell’anno successivo e sottoposti nel 1541 a nuova ratifica a seguito della transazione avutasi tra il nuovo conte di Maddaloni Diomede III Carafa e l’Università, speciali norme regolamentarono il pascolo «in curtibus Cornii, giptij, Trocchiae, S. Laurenzelli» vietandone l’accesso ai contadini e ai loro animali domestici e bovini nel periodo compreso tra l’inizio di agosto e la fine di ottobre, quando cioè bisognava raccogliere il foraggio per i mesi invernali.14E. Novi Chavarria, op.cit., p. 53
Si trattava evidentemente di difese padronali adibite al pascolo degli animali dislocate nell’area compresa tra Cerreto Sannita e S. Lorenzello dove i Carafa, in concomitanza con l’incremento del patrimonio zootecnico ovino, l’impianto di lanifici e di un importante polo manifatturiero, furono tra i primi baroni ad avviare nel Regno il passaggio da un sistema di terre aperte a quello di territori “difesi” con palizzate e recinzioni. L’uso del genitivo giptij farebbe pensare allora non solo al passaggio di uno o più rom nella zona, ma anche al ruolo attivo esercitato da almeno uno di loro nella recinzione o nella coltura del terreno che ne portava il nome. Nel secolo successivo famiglie con il cognome Gizzi risultano documentate sia a Cerreto che a S. Lorenzello.15 Cfr. R. Pescitelli, Scias lector … I notai di Cerreto Sannita e le loro memorie (sec. XVII-XIX), in «Archivio storico del Sannio», 1-2, 1992, pp. 157-251. Esse erano stabili sul territorio. Dai dati ancora parziali di una ricerca in corso, rileviamo che tra il 1874 e il 1928 nei comuni di Cusano e S. Lorenzello, e nell’area limitrofa costituita dai centri di Cusano Mutri, Faicchio, Valfortore, Baselice e Campolattaro, risiedevano ancora almeno 54 individui maschi col cognome Gizzi.16E. Novi Chavarria, op.cit., p. 54. Dai sentieri antichi romani, passando per quelli della transumanza la popolazione romanì trovò stanziale sistemazione tra i paesi dell’Agro Telesino fino ad arrivare ai nostri giorni, come tanti abitanti dei paesi limitrofi, nella cittadina di Telese Terme dove è presente una numerosa comunità ormai da decenni.
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Note:
[1] G.Spinelli, Rom e Sinti dieci cose che dovresti sapere, Busto Arsizio, People srl, 2022, pg.26
[2] Santino Spinelli, Le verità negate. Storia, cultura e tradizioni della popolazione romaní, Milano, Meltemi 2021, p. 88.
[3] L. De Rosa, [Lodi Napoli], in A. Altamura, Napoli aragonese nei ricordi di Loise de Rosa, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, 1971, p. 23.
[4] Fonti aragonesi, XIII, Frammenti dei Registri “Curiae Summariae” degli anni 1463-1499, a cura di C. Vultaggio, Napoli, presso l’Accademia Pontaniana, 1990, p. 233.
[5] Regesto della Cancelleria Aragonese di Napoli, a cura di J. Mazzoleni, Napoli, L’Arte Tipografica, 1951, p. 67.
[6] Il fenomeno della messa al bando delle etnie e delle comunità scomode coinvolse tutta Europa, che ciclicamente nei momenti di crisi risvegliò i suoi sentimenti più tenebrosi, xenofobi e antisemiti. Citando Croce potremmo dire che “ogni storia è storia contemporanea”.
[7] E. Novi Chavarria, Sulle tracce degli zingari, cit. ,p. 38.
[8] Ivi, op.cit., p. 42.
[9] Ivi, cit., p. 47.
[10] Una stele ricorda ancora oggi l’arrivo dei rom in città.
[11] E. Novi Chavarria, op.cit., p. 47.
[12] E. Novi Chavarria, op.cit., p. 48.
[13] Da menzionare l’unicum della città di Jelsi, nel Sannio Molisano. Il nome più antico del paese è Tibiczan, nome di chiara origine bulgara, poi trasformatosi in vari nomi (elencati in ordine cronologico): Gibbiza, Gittia, “Terra Gyptie”, Gilizza, Gelzi, Ielzi, fino ad arrivare al penultimo nome dato durante il Regno delle Due Sicilie, quello di Ielsi.
[14] E. Novi Chavarria, op.cit., p. 53.
[15] Cfr. R. Pescitelli, Scias lector … I notai di Cerreto Sannita e le loro memorie (sec. XVII-XIX), in «Archivio storico del Sannio», 1-2, 1992, pp. 157-251.
[16] E. Novi Chavarria, op.cit., p. 54.
Antonella Selvaggio
Archeologa classica. Lavora presso l’Università del Salento.
Medico e scrittore. Ha all’attivo numerose collaborazioni con riviste di carattere storico. Ha pubblicato una Vita di San Leucio, il libro: “Da Casale a Comune” e la Storia della Parrocchiale Santa Maria Assunta di San Salvatore Telesino. Ha partecipato all’Antologia “Dieci Medici Raccontano”, che ha ottenuto il “Premio Rufolo 2019”. Premio Olmo 2009 per il romanzo storico «L’ultima notte di Bedò», è anche autore di alcuni saggi sulla Storia della Medicina tra cui uno studio sulla Depressione dal titolo «Il potere misterioso della bile nera, breve storia della depressione da Ippocrate a Charlie Brown». Nel 2024 ha pubblicato “Fu la peste” e “Islam a Telesia” per ABE Editore Napoli. Fondatore e Direttore Editoriale della Casa Editrice Fioridizucca.


Laurea magistrale in Lettere. Docente a Prato. Ha approfondito gli eventi storici che portarono alla “Marcia della fame” del 1957 nei comuni del Valfortore sannita. Ha scritto il “Catasto Onciario della Terra di San Salvatore”.

Scrittore, poeta e divulgatore culturale. Medico di continuità assistenziale. Autore di diversi saggi storici e racconti. Ha partecipato all’antologia “Dieci Medici Raccontano”. Fondatore del Premio Nazionale Olmo che tutti gli anni si svolge in Raviscanina (Ce).
Dottore in Lettere. all’Università di Salerno, indirizzo “storico medievale”. Si è poi laureata in Scienze della Formazione primaria all’Ateneo di Campobasso. Studiosa della storia della sua città. Lettrice instancabile di autori italiani e stranieri, si occupa della formazione di piccoli lettori e poeti. È insegnante nella Scuola Primaria da quindici anni. Ha sperimentato innovative metodologie di approccio alla lettura utilizzando le nuove tecnologie che hanno portato alla pubblicazione di una ricerca dal titolo: TIC e DSA. Riflessioni ed esperienze sulle nuove frontiere della pedagogia speciale, Ed. EriksonLive. La storia locale e la ricerca accurata le ha permesso di pubblicare anche un Saggio in storia medievale sull’assetto urbano e riorganizzazione del territorio della Benevento nei sec. XI e XII. Animatore culturale, scrive poesie per fermare in foto-scritte, attimi di vita.
Lorenzo Piombo, medico psichiatra, dirigente del Dipartimento Salute Mentale della ASL di Benevento. Ricercatore e studioso di storia. Vive e opera a Morcone.
Avvocato. Patrocinante in Cassazione. Scrittore di Storia Locale. Opera a Guardia Sanframondi.
Architetto e docente. Appassionato cultore di Storia Locale in Cerreto Sannita, città in cui vive. Ha come campi di interesse gli insediamenti abitativi sanniti. Collabora con il Blog dell’Istituto Storico del Sannio di cui è socio fondatore. È autore del saggio “Cominium Ocritum e le forche caudine: una storia
Studioso del ‘700 napoletano e dell’epopea di Federico II ha approfondito in modo particolare le influenza arabe sull’architettura napoletana. Studioso di suffisso e di religioni orientali.
Medico del Lavoro. Regista teatrale. Giornalista pubblicista. Fondatore di “Byblos”, la biblioteca del Sannio. Scrittore e divulgatore della storia e dei personaggi del Sannio, ha pubblicato “A tavola nel Sannio”, una guida ai ristoranti della provincia di Benevento; “Dietro la Leggenda” (2016), una raccolta di racconti ispirati a fiabe e a leggende del Sannio. Nel 2017 ha pubblicato “Samnes”, un romanzo storico sull’epopea sannita. Ha curato la trascrizione del manoscritto e la stampa dei tre volumi delle “Memorie storiche di Cerreto Sannita per Arcidiacono Nicola Rotondi”. Nel 2019 ha pubblicato “Guida alla Valle Telesina e al Sannio”. Ha pubblicato “Il delitto del pozzo dei pazzi”, un medical-thriller ambientato nel primo ‘900 nell’ospedale degli Incurabili di Napoli. È autore della “Storia di Cerreto dalla preistoria alla seconda guerra mondiale (2022) e di “Fiabe e Favole in cerretese”, edito da Fioridizucca. (2023).
È nato e vive a Castelvenere. Già docente di materie letterarie nella scuola statale, ha pubblicato diverse raccolte di liriche, pagine di ricerca letteraria, studi relativi alla cultura popolare. È presente in antologie, dizionari bio-bibliografici e testi scolastici. Appassionato si storia e di tradizioni locali, è membro di associazioni culturali nazionali. I suoi versi hanno ricevuto giudizi positivi da parte della critica e in concorsi letterari si è classificato ai primi posti.
Architetto, libero professionista. Si occupa di progettazione architettonica, interior design e aspetti legati all’architettura del paesaggio. Dal 2021 è Consigliere dell’ordine degli Architetti della Provincia di Benevento. Ha partecipato a Mostre sul restauro architettonico e a numerose iniziative riguardanti la promozione territoriale.
Insegnante, vive a Caiazzo. È Presidente del’Associazione Storica del Caiatino.
Cultore di storia locale e delle tradizioni del suo paese. Autore del saggio “Notizie storiche ed urbanistiche di Cerreto antica” in cui ha ricostruito l’antico borgo distrutto dal terremoto del 1688.
Originario di Castelvenere. Già dipendente del Miur ora in pensione. Appassionato di Storia locale ed animatore di gruppi per la diffusione della lingua e delle tradizioni di Castelvenere.
Nato a Napoli e residente in Piedimonte Matese. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli e successiva specializzazione in Chirurgia generale all’Università di Modena è stato aiuto chirurgo presso l’ospedale civile di Piedimonte Matese e, dal maggio 1990, primario del reparto di Pronto Soccorso. Attualmente è pensionato. Dal 1° giugno 1978 è socio corrispondente dell’Associazione Culturale Italo Ispanica “C. Colombo – Madrid”. Negli anni 1972-73, in collaborazione con altri, ha pubblicato alcuni articoli specialistici su riviste mediche. Cultore di storia e tradizioni locali ha pubblicato studi su vari Annuari e collane dell’Associazione Storica del Medio Volturno (sodalizio del quale oltre che socio è stato in passato anche componente del consiglio direttivo) ed in altre riviste e quotidiani regionali.
Musicista. Maestro di clarinetto ed orchestrale. Studioso di storia della filosofia e del ‘700 napoletano. Esperto simbolista e autore di testi esoterico/filosofici.
Nato a Telese Terme ma originario di Amorosi è stato allievo del filosofo Massimo Achille Bonfantini. Laureato in Semiotica e Filosofia del Linguaggio presso l’Università l’Orientale di Napoli. Dedica le sue ricerche prevalentemente allo studio della filosofia e della psicologia dell’inconscio, come dei nuovi percorsi conoscitivi applicati alle neuroscienze. Ha pubblicato Cento petali e una rosa. Semiosi di un romanzo storico (Natan, 2016), Filosofia hegeliana e religione. Osservazioni su Sebastiano Maturi (Natan, 2017) e, recentemente, il saggio dal titolo: Nel gioco di un’incerta reciprocità: Gregory Bateson e la teoria del “doppio legame” (Ediz. Del Faro, 2020).
Nato a Ponte, dove risiede. Dipendente del gruppo Ferrovie dello Stato. Cultore di storia locale con particolare attenzione al periodo medievale. Ha pubblicato “Ponte tra Cronaca e Storia”, “Domenico Ocone, quarant’anni di storia pontese…”, “Le Vie di Ponte tra Storia e Leggenda”. Collabora con varie associazioni culturali.
Farmacista. Dopo la laurea ha conseguito un master biennale e un corso di perfezionamento, approfondendo le conoscenze in ambito fitoterapico, micoterapico e nutraceutico, con la pubblicazione del lavoro di tesi sulla rivista di divulgazione scientifica di medicina naturale ‘Scienza Natura’ del Prof. Ivo Bianchi. Attivo nel sociale, è membro del Rotary Club Valle Telesina ed è amante dello sport e della natura. Innamorato del proprio territorio, ha iniziato a coltivare l’interesse per la storia locale.


Presidente dell’Associazione culturale “La Biblioteca del Sannio”, dottore di ricerca presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” con una tesi sulla metadatazione della cartografia storica. Giornalista e direttore di Canale Sassuolo. Già docente a contratto di Lingua e Cultura Spagnola e Global History, presso il dipartimento di Scienze Politiche dell’ateneo vanvitelliano, è attualmente tutor di Storia Contemporanea e Storia dei Partiti e Movimenti politici.



Laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Dirigente amministrativa presso l’Università del Molise.
Dottore di ricerca in Ingegneria Elettronica ed informatica presso l’Università degli Studi di Napoli. Ha Svolto attività didattica presso l’Università Federico II. Vive a Telese.
Vive a Morcone. Presidente Italia Nostra Matese Alto Tammaro.
Maestro elementare, appassionato studioso e cultore di Storia Locale.
Biologo residente a Telese Terme. Cultore di storia locale con particolare riferimento alla storia del periodo sannitico. È autore del saggio “La Leonessa e il fenomeno luminoso nella grotta di Sant’Angelo” edito da Fioridizucca nel 2022.
Già sindaco di Caiazzo, dopo aver conseguito la maturità scientifica, rivolge il suo impegno politico alle battaglie del Partito Radicale, soprattutto nel campo della tutela dell’ambiente e in quello per una giustizia giusta. Nel 1980 viene eletto consigliere comunale a Caiazzo, città in cui vive, in rappresentanza della “nuova sinistra”. Nel 1982 aderisce alla Lega per l’Ambiente, promuovendo diverse iniziative per la tutela del fiume Volturno e per il recupero del patrimonio edilizio del centro storico di Caiazzo. Tra il 1987 e il 1994 è Presidente dell’Associazione Storica del Caiatino. Nel 1994 viene eletto sindaco di Caiazzo con la lista civica “Rinascita Caiatina”. Rieletto nel 1998, si adopera per una crescita socio-economica della città; realizza un programma pluriennale, che viene selezionato anche da “Sviluppo Italia” SpA per la costituzione di un Laboratorio di sperimentazione per lo sviluppo locale. Presidente dell’Associazione “Città Paesaggio” dal 2003, è coordinatore del progetto “Per una Carta dei paesaggi dell’olio e dell’olivo”, realizzato d’intesa con l’Associazione nazionale “Città dell’Olio”. Nel 2007 aderisce a Slow Food, dedicandosi soprattutto alla salvaguardia delle piccole produzioni agricole. Ha pubblicato con le Edizioni 2000diciassette: La Memoria e L’Oblio, un saggio sull’eccidio di Caiazzo durante l’ultimo conflitto mondiale.
Giornalista Pubblicista. Esperto di Enologia, collabora a diversi siti web del settore. Collaboratore del blog lucianopignataro.it è responsabile dell’Ufficio Stampa del Sannio Consorzio Tutela Vini.
Dottore in Storia. Autore di un saggio storico, conseguente a ricerca d’archivio, sul suo Comune dal titolo: Faicchio 1920 – 1946 dall’avvento del Fascismo alla nascita della Repubblica, 2016.
Promotore culturale dell’area di Faicchio. Dopo aver conseguito la maturità classica si è laureato in Economia. È dirigente d’impresa a Milano nel settore delle borse valori e mercati finanziari. Ha scritto diversi articoli sulla stampa finanziaria nazionale, tra cui il Sole 24 Ore ed Investire. È appassionato di cultura locale, ha vinto il premio Prosa IX Premio letterario dell’Associazione Storica del Medio Volturno. Titolare delle strutture ricettive “Magie del Sannio” ha dato vita anche al “Piccolo Museo privato di Faicchio Magie del Sannio”.
Giornalista professionista. Scrittore di romanzi e direttore di diverse testate radio televisive. Fondatore del sito: Neifatti.it
Esperta di Comunicazione Istituzionale; in particolar modo di Social Media Policy e e di politiche agroalimentari legate all’economia di piccola scala per Slow Food, in Campania e Basilicata. Suoi contributi in ambito associativo sono legati a tradizioni e culture della terra e del territorio. Ha effettuato training in storiografia in Francia.
Infaticabile animatore culturale dell’area del Caiatino e del Casertano. Allievo del prof. Galasso. Fondatore di Gruppi culturali dediti alla divulgazione della storia del Territorio, attualmente responsabile di Procedimento Unità Operativa Biblioteca civica e Archivio Storico del Comune di Caiazzo.
Medico ed esperto di storia della gastronomia.
Medico di Emergenza territoriale residente in Puglianello. Ha collaborato all’opera Dieci Medici Raccontano.
Studioso della storia del Risorgimento e cultore del periodo Borbonico, ha recentemente collaborato con un suo scritto all’antologia biografica dedicata a Michele Ungaro. Ha in corso un saggio su Sanchez De Luna, un Vescovo del ‘700.
Medico specialista in oncologia e cure palliative è autore principalmente di pubblicazioni scientifiche di settore in lingua inglese ed italiana. È stato inoltre relatore
Sannita di origini e toscano d’adozione. Medico anestesista, ha coltivato con interesse e particolarmente studiato la “Terapia del dolore”. Di tale disciplina è stato per lunghi anni docente all’Università di Siena. Ha avuto anche esperienze di insegnamento all’estero (Bobigny Paris nord, Accademia Russa delle Scienze mediche, Accademia Lettone di Scienze odontoiatriche). Ufficiale medico dell’Esercito italiano, è appassionato di esoterismo, di cultura e tradizioni popolari. E’ autore di saggistica. Ha recentemente pubblicato saggio su “Massoneria, relazioni umane e comunicazione tecnologica” edito da Fioridizucca edizioni.
Dottore in Legge ed autore di ricerche di Storia Locale. Ha partecipato al progetto “Un museo a colori” avente il fine di far conoscere il museo di arte ceramica di Cerreto Sannita. Le mansioni svolte sono state quelle di guida museale e bibliotecaria, e redazione di progetti e lavori di gruppo con gli altri volontari. Ha scritto un saggio nella Antologia dedicata al bicentenario della nascita di Michele Ungaro, edita dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita.
Andrea Ciervo nato a Caserta il 12.10.1975. Presbitero dal 24 novembre 2012 già Laureato in Giurisprudenza alla Federico II, con una tesi di Diritto Ecclesiastico sui Risvolti dei Patti Lateranensi col prof. Mario Tedeschi…tirocinante poi presso Studio Notaro in via Mezzocannone di Napoli…consegue il Baccalaureato presso l’Aloysianum di Padova nel 2007 con una tesi sulla Religione in Immanuel Kant col prof. Secondo Bongiovanni. Si Laurea in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica dell’ Italia Meridionale sezione san Tommaso nel 2012 sempre “Summa cum laude”
Dottore in Archeologia e Scienze Storiche, ha svolto diverse campagne di scavo alla necropoli del Cigno a Macchia Valfortore (CB), con l’Università degli studi di Napoli Federico II e alla necropoli di Crocifisso del tufo a Orvieto (TR), con il Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano e l’ Università dell’Arizona. È attuale vice Presidente della Pro Loco di Sant’Agata dei Goti (BN) dove svolge anche la funzione di OLP per il Servizio Civile Universale. È giornalista tirocinante presso la testata QuasiMezzogiorno. Sì è occupato di alcuni ambiti di archeologia della produzione del Sannio caudino. Attualmente s’interessa alle istituzioni sociali e militari del Medioevo. È vice Presidente dell’Istituto Storico Sannio Telesino.
Medico di Pronto Soccorso ed Emergenza Cultore di Storia Locale ha scritto il saggio: Telesia 1349 Peste e Terremoto edizioni duemiladicessette, 2016, Cartoline da Telese ed. Unione Filatelica Beneventana, 2009; Castelvenere Valdese insieme a P. Carlo Ed. Realtà Sannita, 2016; Officine Massoniche e Vendite Carbonare in Area Sannita insieme a F. Pace, edito dall’ASMV nel 2019. Ha scritto nell’Antologia sulla vita di Michele Ungaro edito dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita nel 2019.ha in corso di pubblicazione un libro di poesie. Dirige la collana di poesie della Casa Editrice FioriDiZucca. Presidente pro-tempore dell’Istituto Storico del Sannio Telesino. Premio Upupa 2017 e 2019 per gli studi di storia locale.