
Nella legislazione italiana il confino politico, ovvero il domicilio coatto degli oppositori, non è un istituto di recente introduzione. L’idea di istituire una misura di isolamento per avversari politici ed oppositori al regime, vede la sua origine nella famigerata legge Pica, risalente agli albori dell’Unità d’Italia.
Promulgata ufficialmente il 15 agosto 1863, la legge n. 1409, promossa dal deputato abruzzese Giuseppe Pica1Giuseppe Pica (1813-1887) Deputato e patriota. Si laureò in legge a Napoli ed esercitò la professione forense. Per le sue opinioni liberali, venne arrestato nel 1845, ma, dopo otto mesi di prigionia, venne rimesso in libertà. Dopo la concessione della Costituzione, fu deputato dell’Aquila nel Parlamento napoletano. A seguito della reazione del 1849, fu sottoposto a processo e condannato a 26 anni, condanna che espiò nei bagni penali di Procida, Montefusco e Montesarchio con Carlo Poerio e Luigi Settembrini. Graziato nel gennaio 1859, scontò l’esilio a Londra. Con l’Unità d’Italia approdò al Parlamento del Regno e legò il suo nome alla famosa legge del 1863, che ebbe un ruolo importante nello sgominare il brigantaggio nelle provincie meridionali. La nomina a senatore, ottenuta nel novembre 1873, chiuse la sua carriera politica., fu concepita come strumento eccezionale e temporaneo per contrastare il brigantaggio nelle province meridionali ma il suo impiego, nel corso degli anni, si estese ad una più ampia gamma di oppositori politici.2Il Governo avrà inoltre facoltà di assegnare per un periodo di tempo non maggiore di un anno un domicilio coatto agli oziosi, ai vagabondi, alle persone sospette, secondo la definizione del Codice penale, non che ai camorristi e sospetti manutengoli, dietro parere di Giunta composta del Prefetto, del Presidente del Tribunale, del Procuratore del Re e di due Consiglieri provinciali». Legge n. 1409 del 15 agosto 1863, art. 5.
In verità, la legge Pica, nella sua prima formulazione, fu mutuata dall’art. 91 della legge di Pubblica Sicurezza del Regno di Sardegna del 13 novembre 1859, n. 3720. Quest’ultima concedeva al titolare della prefettura – chiamato governatore – la facoltà di «negare all’ozioso o vagabondo l’autorizzazione a stabilire domicilio nella città ed altri luoghi da lui scelti» se ciò risultava in conflitto col mantenimento dell’ordine pubblico.3G. Grassi, R. Brucoli, Da Terlizzi a Ventotene, isola di confino, Ed. Insieme, Bari, 2011, p. 16.
La misura del domicilio coatto, introdotta con la legge Pica, venne successivamente perfezionata con la legge Lanza4Giovanni Lanza (1810-1882) Medico, proprietario terriero, volontario nel 1848, si dedicò alla politica, fino a diventare vicepresidente del Parlamento Subalpino nel 1852. Nominato da Cavour ministro dell’Istruzione nel 1855, divenne successivamente Presidente della Camera e Presidente del Consiglio dal 1869 al 1873. del 1865 (legge n. 2248 del 20 marzo 1865). Il provvedimento legislativo di Giovanni Lanza, ministro dell’Interno del governo La Marmora, fu definitivamente sistematizzato nel Testo Unico di pubblica sicurezza n. 153 del 30 giugno 1889.
Nel 1894, in seguito ad una serie di agitazioni sociali, dei moti di Lunigiana e dell’attentato contro Francesco Crispi, all’epoca Presidente del Consiglio, fu varata la legge n. 316 del 19 luglio 1894 che si propose di inasprire le pene contenute nella precedente normativa, snellire le procedure per l’invio al confino di soggetti pericolosi e decretò un incremento della la durata del domicilio coatto da uno a cinque anni.
Ma fu con l’avvento del fascismo che l’istituto del confinamento politico ebbe la sua massima applicazione. Esso venne formalmente introdotto con le cosiddette leggi fascistissime, un termine che identifica una serie di norme giuridiche emanate tra il 1925 e il 1926, che sancirono la trasformazione dell’ordinamento giuridico del Regno d’Italia nel regime fascista. Esse affermavano la supremazia del potere esecutivo sul potere legislativo e stabilivano l’abolizione dei partiti politici di opposizione, delle libertà di stampa e di associazione. Decretarono inoltre l’istituzione di uno speciale Tribunale per la Difesa dello Stato, utilizzato per emarginare gli oppositori politici5Il Tribunale speciale per la difesa dello Stato fu un organo speciale del regime fascista competente a giudicare i reati contro la sicurezza dello Stato e del regime, istituito con la legge n. 2008 del 25 novembre 1926.
Il nuovo testo, opera del ministro dell’Interno Luigi Federzoni, (legge n. 1848 del 6 novembre 1926), superò la precedente normativa sul domicilio coatto (legge 6144 del 30 giugno 1889) ed istituì il confino politico per gli oppositori, detto confino di polizia: un provvedimento esplicitamente pensato per colpire in maniera preventiva coloro che erano ritenuti predisposti o sospetti all’attività politica. Con questa stessa legge, oltre ad istituire il Tribunale speciale (con competenza sui reati contro la sicurezza dello Stato ed un collegio giudicante formato da membri della polizia volontaria per la sicurezza nazionale e delle Forze Armate) si decretò la nascita dell’OVRA, una polizia segreta del regime, che aveva compiti di vigilanza e repressione di organizzazioni sovversive e che divenne operativa a partire dal 1927.6L’acronimo, non del tutto chiaro, dovrebbe significare “opera vigilanza repressione antifascismo”; consisteva in uno speciale organismo che raggruppava tutti i servizi di polizia politica, con una competenza territoriale più vasta e con poteri più ampi rispetto a quelli delle Questure. Cfr.: Ovra in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana.

Il confino di polizia, giustificato dal regime come misura preventiva di ordine pubblico, divenne il più efficace tra i mezzi adottati dalla macchina della repressione fascista per combattere il dissenso politico.
La nuova normativa fascista prevedeva l’istituzione di apposite Commissioni provinciali, composte dal Prefetto, dal Questore, dal Comandante dei Carabinieri e da un ufficiale della milizia che deliberavano l’allontanamento e l’assegnazione al domicilio coatto di persone considerate pericolose (il confino poteva durare da uno a cinque anni, prorogabili) in modo da creare una separazione materiale e psicologica tra oppositori al regime e società civile. La decisione dunque, non scaturiva dallo svolgimento di un regolare processo con conseguente sentenza di un tribunale ma era, più semplicemente, la conclusione di una decisione autonoma di questa Commissione, che aveva il potere di decidere in maniera del tutto arbitraria.

Col passar degli anni, l’istituto giuridico del confino, subì ulteriori modificazioni e venne ulteriormente disciplinato nel 1931, con la promulgazione del Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza:
Possono essere assegnati al confino di polizia, coloro che svolgono o abbiano manifestato il proposito di svolgere un’attività rivolta a sovvertire violentemente gli ordinamenti politici, economici o sociali costituiti nello Stato o a contrastare o a ostacolare l’azione dei poteri dello Stato.
Venne introdotto l’obbligo del lavoro per i confinati, che dovevano rispettare rigidi orari per l’uscita ed il rientro nella propria abitazione ed avevano il divieto tassativo di frequentare esercizi pubblici, luoghi di ritrovo e di creare assembramento con gli abitanti del luogo.7M. Franzinelli, Confino di polizia in Dizionario del Fascismo a cura di V. de Grazia e S. Luzzatto, Torino, Einaudi, 2003.
Mediante l’istituto del confino, il regime fascista non isolò solo gli avversari politici, ma anche intellettuali e docenti universitari che rifiutavano di giurare fedeltà al fascismo, giornalisti e scrittori critici verso il regime, semplici oppositori che venivano genericamente additati come antifascisti, esponenti delle minoranze etniche e religiose e, dopo l’introduzione della legislazione razziale del 1938, anche gli omosessuali, definiti in maniera dispregiativa pederasti, accusati di «attentato alla dignità della razza» e pertanto ritenuti pericolosi per la morale pubblica.
Il più delle volte, il confino di polizia veniva applicato come una misura preventiva, e non punitiva, per un reato che poteva essere utilizzato come strumento per il mantenimento dell’ordine pubblico. Il provvedimento era più grave della semplice ammonizione, una sanzione che prevedeva solo l’obbligo di rendere conto – talvolta quotidianamente – della propria presenza alle autorità di pubblica sicurezza, ma certamente meno grave di una pena detentiva poiché consentiva al condannato di conservare, sia pure nei limiti stabiliti e con alcune limitazioni, la libertà personale.
Tuttavia, per finire al confino bastava veramente poco: partecipare al funerale di un amico comunista, deporre fiori sulla tomba di un antifascista, screditare il regime anche semplicemente con il racconto di storielle sul fascismo o sul duce, leggere libri ritenuti sovversivi, cantare inni considerati rivoluzionari (anche in abitazioni private), festeggiare il primo maggio ecc.
L’assegnazione al confino avveniva con procedure sommarie ed in maniera sollecita: bastava che la polizia segnalasse un soggetto come “pericoloso” e la Commissione Provinciale di Pubblica Sicurezza poteva deliberare il domicilio coatto, senza ulteriori accertamenti e senza tener conto delle considerazioni dell’imputato. L’individuo veniva deportato, senza alcuna possibilità di difesa, in una località indicata dalla Commissione – abitualmente in villaggi o borghi lontani dalle grandi città, oppure in isole remote e difficilmente raggiungibili – dove potevano essere costantemente sorvegliati e dove era difficile, per i detenuti, comunicare con l’esterno.
Le zone maggiormente utilizzate erano quelle dell’Italia meridionale, perché economicamente depresse e più difficili da raggiungere. Si preferivano, inoltre, le piccole isole che garantivano una maggiore sicurezza.

Le aree interne maggiormente utilizzate furono quelle della Lucania: Matera, Grassano, Aliano; della Calabria: Gerace e Pizzo Calabro e della Sardegna: Fonni, Orune, Sorgono.
Molte furono le isole interessate come località di confino: Ustica, Ponza, Ventotene, Lipari, Lampedusa, Isole Tremiti.
Le zone del Sud venivano usate molto spesso, perché economicamente depresse e difficili da raggiungere.
Le condizioni di vita dei confinati variavano in base alla località, ma generalmente erano molto dure: i confinati percepivano un’indennità, detta mazzetta, che inizialmente era di 5 lire al giorno ma che, con la crisi del ’29, venne ridotta a 4 e, in alcuni casi, a 3 lire. Non potevano in alcun modo lasciare l’isola o il paese assegnato; erano sottoposti a controlli giornalieri e dovevano presentarsi regolarmente alle autorità. Per loro, le possibilità di lavoro erano estremamente ridotte, per cui spesso vivevano in condizioni di estrema povertà.
Le comunicazioni con l’esterno risultavano particolarmente complicate le comunicazioni con la famiglia di origine erano sottoposte ad una ferrea censura sulla corrispondenza. Ovviamente gli antifascisti più influenti erano i più sorvegliati.

Dopo l’entrata dell’Italia in guerra, il confino fu esteso a ebrei, dissidenti interni, omosessuali.
Dal 1927 al 1943 la misura del confino politico fu inflitta a 12.330 oppositori politici, 177 dei quali morirono durante il periodo di isolamento. Con la caduta del fascismo il confino fu abolito e molti ex confinati divennero protagonisti della nascita della Repubblica Italiana.
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NOTE:
[1] Giuseppe Pica (1813-1887) Deputato e patriota. Si laureò in legge a Napoli ed esercitò la professione forense. Per le sue opinioni liberali, venne arrestato nel 1845, ma, dopo otto mesi di prigionia, venne rimesso in libertà. Dopo la concessione della Costituzione, fu deputato dell’Aquila nel Parlamento napoletano. A seguito della reazione del 1849, fu sottoposto a processo e condannato a 26 anni, condanna che espiò nei bagni penali di Procida, Montefusco e Montesarchio con Carlo Poerio e Luigi Settembrini. Graziato nel gennaio 1859, scontò l’esilio a Londra. Con l’Unità d’Italia approdò al Parlamento del Regno e legò il suo nome alla famosa legge del 1863, che ebbe un ruolo importante nello sgominare il brigantaggio nelle provincie meridionali. La nomina a senatore, ottenuta nel novembre 1873, chiuse la sua carriera politica.
[2] «Il Governo avrà inoltre facoltà di assegnare per un periodo di tempo non maggiore di un anno un domicilio coatto agli oziosi, ai vagabondi, alle persone sospette, secondo la definizione del Codice penale, non che ai camorristi e sospetti manutengoli, dietro parere di Giunta composta del Prefetto, del Presidente del Tribunale, del Procuratore del Re e di due Consiglieri provinciali». Legge n. 1409 del 15 agosto 1863, art. 5.
[3] G. Grassi, R. Brucoli, Da Terlizzi a Ventotene, isola di confino, Ed. Insieme, Bari, 2011, p. 16.
[4] Giovanni Lanza (1810-1882) Medico, proprietario terriero, volontario nel 1848, si dedicò alla politica, fino a diventare vicepresidente del Parlamento Subalpino nel 1852. Nominato da Cavour ministro dell’Istruzione nel 1855, divenne successivamente Presidente della Camera e Presidente del Consiglio dal 1869 al 1873.
[5] Il Tribunale speciale per la difesa dello Stato fu un organo speciale del regime fascista competente a giudicare i reati contro la sicurezza dello Stato e del regime, istituito con la legge n. 2008 del 25 novembre 1926.
[6] L’acronimo, non del tutto chiaro, dovrebbe significare “opera vigilanza repressione antifascismo”; consisteva in uno speciale organismo che raggruppava tutti i servizi di polizia politica, con una competenza territoriale più vasta e con poteri più ampi rispetto a quelli delle Questure. Cfr.: Ovra in Enciclopedia italiana, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana.
[7] M. Franzinelli, Confino di polizia in Dizionario del Fascismo a cura di V. de Grazia e S. Luzzatto, Torino, Einaudi, 2003.
Antonella Selvaggio
Archeologa classica. Lavora presso l’Università del Salento.
Medico e scrittore. Ha all’attivo numerose collaborazioni con riviste di carattere storico. Ha pubblicato una Vita di San Leucio, il libro: “Da Casale a Comune” e la Storia della Parrocchiale Santa Maria Assunta di San Salvatore Telesino. Ha partecipato all’Antologia “Dieci Medici Raccontano”, che ha ottenuto il “Premio Rufolo 2019”. Premio Olmo 2009 per il romanzo storico «L’ultima notte di Bedò», è anche autore di alcuni saggi sulla Storia della Medicina tra cui uno studio sulla Depressione dal titolo «Il potere misterioso della bile nera, breve storia della depressione da Ippocrate a Charlie Brown». Nel 2024 ha pubblicato “Fu la peste” e “Islam a Telesia” per ABE Editore Napoli. Fondatore e Direttore Editoriale della Casa Editrice Fioridizucca.


Laurea magistrale in Lettere. Docente a Prato. Ha approfondito gli eventi storici che portarono alla “Marcia della fame” del 1957 nei comuni del Valfortore sannita. Ha scritto il “Catasto Onciario della Terra di San Salvatore”.

Scrittore, poeta e divulgatore culturale. Medico di continuità assistenziale. Autore di diversi saggi storici e racconti. Ha partecipato all’antologia “Dieci Medici Raccontano”. Fondatore del Premio Nazionale Olmo che tutti gli anni si svolge in Raviscanina (Ce).
Dottore in Lettere. all’Università di Salerno, indirizzo “storico medievale”. Si è poi laureata in Scienze della Formazione primaria all’Ateneo di Campobasso. Studiosa della storia della sua città. Lettrice instancabile di autori italiani e stranieri, si occupa della formazione di piccoli lettori e poeti. È insegnante nella Scuola Primaria da quindici anni. Ha sperimentato innovative metodologie di approccio alla lettura utilizzando le nuove tecnologie che hanno portato alla pubblicazione di una ricerca dal titolo: TIC e DSA. Riflessioni ed esperienze sulle nuove frontiere della pedagogia speciale, Ed. EriksonLive. La storia locale e la ricerca accurata le ha permesso di pubblicare anche un Saggio in storia medievale sull’assetto urbano e riorganizzazione del territorio della Benevento nei sec. XI e XII. Animatore culturale, scrive poesie per fermare in foto-scritte, attimi di vita.
Lorenzo Piombo, medico psichiatra, dirigente del Dipartimento Salute Mentale della ASL di Benevento. Ricercatore e studioso di storia. Vive e opera a Morcone.
Avvocato. Patrocinante in Cassazione. Scrittore di Storia Locale. Opera a Guardia Sanframondi.
Architetto e docente. Appassionato cultore di Storia Locale in Cerreto Sannita, città in cui vive. Ha come campi di interesse gli insediamenti abitativi sanniti. Collabora con il Blog dell’Istituto Storico del Sannio di cui è socio fondatore. È autore del saggio “Cominium Ocritum e le forche caudine: una storia
Studioso del ‘700 napoletano e dell’epopea di Federico II ha approfondito in modo particolare le influenza arabe sull’architettura napoletana. Studioso di suffisso e di religioni orientali.
Medico del Lavoro. Regista teatrale. Giornalista pubblicista. Fondatore di “Byblos”, la biblioteca del Sannio. Scrittore e divulgatore della storia e dei personaggi del Sannio, ha pubblicato “A tavola nel Sannio”, una guida ai ristoranti della provincia di Benevento; “Dietro la Leggenda” (2016), una raccolta di racconti ispirati a fiabe e a leggende del Sannio. Nel 2017 ha pubblicato “Samnes”, un romanzo storico sull’epopea sannita. Ha curato la trascrizione del manoscritto e la stampa dei tre volumi delle “Memorie storiche di Cerreto Sannita per Arcidiacono Nicola Rotondi”. Nel 2019 ha pubblicato “Guida alla Valle Telesina e al Sannio”. Ha pubblicato “Il delitto del pozzo dei pazzi”, un medical-thriller ambientato nel primo ‘900 nell’ospedale degli Incurabili di Napoli. È autore della “Storia di Cerreto dalla preistoria alla seconda guerra mondiale (2022) e di “Fiabe e Favole in cerretese”, edito da Fioridizucca. (2023).
È nato e vive a Castelvenere. Già docente di materie letterarie nella scuola statale, ha pubblicato diverse raccolte di liriche, pagine di ricerca letteraria, studi relativi alla cultura popolare. È presente in antologie, dizionari bio-bibliografici e testi scolastici. Appassionato si storia e di tradizioni locali, è membro di associazioni culturali nazionali. I suoi versi hanno ricevuto giudizi positivi da parte della critica e in concorsi letterari si è classificato ai primi posti.
Architetto, libero professionista. Si occupa di progettazione architettonica, interior design e aspetti legati all’architettura del paesaggio. Dal 2021 è Consigliere dell’ordine degli Architetti della Provincia di Benevento. Ha partecipato a Mostre sul restauro architettonico e a numerose iniziative riguardanti la promozione territoriale.
Insegnante, vive a Caiazzo. È Presidente del’Associazione Storica del Caiatino.
Cultore di storia locale e delle tradizioni del suo paese. Autore del saggio “Notizie storiche ed urbanistiche di Cerreto antica” in cui ha ricostruito l’antico borgo distrutto dal terremoto del 1688.
Originario di Castelvenere. Già dipendente del Miur ora in pensione. Appassionato di Storia locale ed animatore di gruppi per la diffusione della lingua e delle tradizioni di Castelvenere.
Nato a Napoli e residente in Piedimonte Matese. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli e successiva specializzazione in Chirurgia generale all’Università di Modena è stato aiuto chirurgo presso l’ospedale civile di Piedimonte Matese e, dal maggio 1990, primario del reparto di Pronto Soccorso. Attualmente è pensionato. Dal 1° giugno 1978 è socio corrispondente dell’Associazione Culturale Italo Ispanica “C. Colombo – Madrid”. Negli anni 1972-73, in collaborazione con altri, ha pubblicato alcuni articoli specialistici su riviste mediche. Cultore di storia e tradizioni locali ha pubblicato studi su vari Annuari e collane dell’Associazione Storica del Medio Volturno (sodalizio del quale oltre che socio è stato in passato anche componente del consiglio direttivo) ed in altre riviste e quotidiani regionali.
Musicista. Maestro di clarinetto ed orchestrale. Studioso di storia della filosofia e del ‘700 napoletano. Esperto simbolista e autore di testi esoterico/filosofici.
Nato a Telese Terme ma originario di Amorosi è stato allievo del filosofo Massimo Achille Bonfantini. Laureato in Semiotica e Filosofia del Linguaggio presso l’Università l’Orientale di Napoli. Dedica le sue ricerche prevalentemente allo studio della filosofia e della psicologia dell’inconscio, come dei nuovi percorsi conoscitivi applicati alle neuroscienze. Ha pubblicato Cento petali e una rosa. Semiosi di un romanzo storico (Natan, 2016), Filosofia hegeliana e religione. Osservazioni su Sebastiano Maturi (Natan, 2017) e, recentemente, il saggio dal titolo: Nel gioco di un’incerta reciprocità: Gregory Bateson e la teoria del “doppio legame” (Ediz. Del Faro, 2020).
Nato a Ponte, dove risiede. Dipendente del gruppo Ferrovie dello Stato. Cultore di storia locale con particolare attenzione al periodo medievale. Ha pubblicato “Ponte tra Cronaca e Storia”, “Domenico Ocone, quarant’anni di storia pontese…”, “Le Vie di Ponte tra Storia e Leggenda”. Collabora con varie associazioni culturali.
Farmacista. Dopo la laurea ha conseguito un master biennale e un corso di perfezionamento, approfondendo le conoscenze in ambito fitoterapico, micoterapico e nutraceutico, con la pubblicazione del lavoro di tesi sulla rivista di divulgazione scientifica di medicina naturale ‘Scienza Natura’ del Prof. Ivo Bianchi. Attivo nel sociale, è membro del Rotary Club Valle Telesina ed è amante dello sport e della natura. Innamorato del proprio territorio, ha iniziato a coltivare l’interesse per la storia locale.


Presidente dell’Associazione culturale “La Biblioteca del Sannio”, dottore di ricerca presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” con una tesi sulla metadatazione della cartografia storica. Giornalista e direttore di Canale Sassuolo. Già docente a contratto di Lingua e Cultura Spagnola e Global History, presso il dipartimento di Scienze Politiche dell’ateneo vanvitelliano, è attualmente tutor di Storia Contemporanea e Storia dei Partiti e Movimenti politici.



Laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Dirigente amministrativa presso l’Università del Molise.
Dottore di ricerca in Ingegneria Elettronica ed informatica presso l’Università degli Studi di Napoli. Ha Svolto attività didattica presso l’Università Federico II. Vive a Telese.
Vive a Morcone. Presidente Italia Nostra Matese Alto Tammaro.
Maestro elementare, appassionato studioso e cultore di Storia Locale.
Biologo residente a Telese Terme. Cultore di storia locale con particolare riferimento alla storia del periodo sannitico. È autore del saggio “La Leonessa e il fenomeno luminoso nella grotta di Sant’Angelo” edito da Fioridizucca nel 2022.
Già sindaco di Caiazzo, dopo aver conseguito la maturità scientifica, rivolge il suo impegno politico alle battaglie del Partito Radicale, soprattutto nel campo della tutela dell’ambiente e in quello per una giustizia giusta. Nel 1980 viene eletto consigliere comunale a Caiazzo, città in cui vive, in rappresentanza della “nuova sinistra”. Nel 1982 aderisce alla Lega per l’Ambiente, promuovendo diverse iniziative per la tutela del fiume Volturno e per il recupero del patrimonio edilizio del centro storico di Caiazzo. Tra il 1987 e il 1994 è Presidente dell’Associazione Storica del Caiatino. Nel 1994 viene eletto sindaco di Caiazzo con la lista civica “Rinascita Caiatina”. Rieletto nel 1998, si adopera per una crescita socio-economica della città; realizza un programma pluriennale, che viene selezionato anche da “Sviluppo Italia” SpA per la costituzione di un Laboratorio di sperimentazione per lo sviluppo locale. Presidente dell’Associazione “Città Paesaggio” dal 2003, è coordinatore del progetto “Per una Carta dei paesaggi dell’olio e dell’olivo”, realizzato d’intesa con l’Associazione nazionale “Città dell’Olio”. Nel 2007 aderisce a Slow Food, dedicandosi soprattutto alla salvaguardia delle piccole produzioni agricole. Ha pubblicato con le Edizioni 2000diciassette: La Memoria e L’Oblio, un saggio sull’eccidio di Caiazzo durante l’ultimo conflitto mondiale.
Giornalista Pubblicista. Esperto di Enologia, collabora a diversi siti web del settore. Collaboratore del blog lucianopignataro.it è responsabile dell’Ufficio Stampa del Sannio Consorzio Tutela Vini.
Dottore in Storia. Autore di un saggio storico, conseguente a ricerca d’archivio, sul suo Comune dal titolo: Faicchio 1920 – 1946 dall’avvento del Fascismo alla nascita della Repubblica, 2016.
Promotore culturale dell’area di Faicchio. Dopo aver conseguito la maturità classica si è laureato in Economia. È dirigente d’impresa a Milano nel settore delle borse valori e mercati finanziari. Ha scritto diversi articoli sulla stampa finanziaria nazionale, tra cui il Sole 24 Ore ed Investire. È appassionato di cultura locale, ha vinto il premio Prosa IX Premio letterario dell’Associazione Storica del Medio Volturno. Titolare delle strutture ricettive “Magie del Sannio” ha dato vita anche al “Piccolo Museo privato di Faicchio Magie del Sannio”.
Giornalista professionista. Scrittore di romanzi e direttore di diverse testate radio televisive. Fondatore del sito: Neifatti.it
Esperta di Comunicazione Istituzionale; in particolar modo di Social Media Policy e e di politiche agroalimentari legate all’economia di piccola scala per Slow Food, in Campania e Basilicata. Suoi contributi in ambito associativo sono legati a tradizioni e culture della terra e del territorio. Ha effettuato training in storiografia in Francia.
Infaticabile animatore culturale dell’area del Caiatino e del Casertano. Allievo del prof. Galasso. Fondatore di Gruppi culturali dediti alla divulgazione della storia del Territorio, attualmente responsabile di Procedimento Unità Operativa Biblioteca civica e Archivio Storico del Comune di Caiazzo.
Medico ed esperto di storia della gastronomia.
Medico di Emergenza territoriale residente in Puglianello. Ha collaborato all’opera Dieci Medici Raccontano.
Studioso della storia del Risorgimento e cultore del periodo Borbonico, ha recentemente collaborato con un suo scritto all’antologia biografica dedicata a Michele Ungaro. Ha in corso un saggio su Sanchez De Luna, un Vescovo del ‘700.
Medico specialista in oncologia e cure palliative è autore principalmente di pubblicazioni scientifiche di settore in lingua inglese ed italiana. È stato inoltre relatore
Sannita di origini e toscano d’adozione. Medico anestesista, ha coltivato con interesse e particolarmente studiato la “Terapia del dolore”. Di tale disciplina è stato per lunghi anni docente all’Università di Siena. Ha avuto anche esperienze di insegnamento all’estero (Bobigny Paris nord, Accademia Russa delle Scienze mediche, Accademia Lettone di Scienze odontoiatriche). Ufficiale medico dell’Esercito italiano, è appassionato di esoterismo, di cultura e tradizioni popolari. E’ autore di saggistica. Ha recentemente pubblicato saggio su “Massoneria, relazioni umane e comunicazione tecnologica” edito da Fioridizucca edizioni.
Dottore in Legge ed autore di ricerche di Storia Locale. Ha partecipato al progetto “Un museo a colori” avente il fine di far conoscere il museo di arte ceramica di Cerreto Sannita. Le mansioni svolte sono state quelle di guida museale e bibliotecaria, e redazione di progetti e lavori di gruppo con gli altri volontari. Ha scritto un saggio nella Antologia dedicata al bicentenario della nascita di Michele Ungaro, edita dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita.
Andrea Ciervo nato a Caserta il 12.10.1975. Presbitero dal 24 novembre 2012 già Laureato in Giurisprudenza alla Federico II, con una tesi di Diritto Ecclesiastico sui Risvolti dei Patti Lateranensi col prof. Mario Tedeschi…tirocinante poi presso Studio Notaro in via Mezzocannone di Napoli…consegue il Baccalaureato presso l’Aloysianum di Padova nel 2007 con una tesi sulla Religione in Immanuel Kant col prof. Secondo Bongiovanni. Si Laurea in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica dell’ Italia Meridionale sezione san Tommaso nel 2012 sempre “Summa cum laude”
Dottore in Archeologia e Scienze Storiche, ha svolto diverse campagne di scavo alla necropoli del Cigno a Macchia Valfortore (CB), con l’Università degli studi di Napoli Federico II e alla necropoli di Crocifisso del tufo a Orvieto (TR), con il Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano e l’ Università dell’Arizona. È attuale vice Presidente della Pro Loco di Sant’Agata dei Goti (BN) dove svolge anche la funzione di OLP per il Servizio Civile Universale. È giornalista tirocinante presso la testata QuasiMezzogiorno. Sì è occupato di alcuni ambiti di archeologia della produzione del Sannio caudino. Attualmente s’interessa alle istituzioni sociali e militari del Medioevo. È vice Presidente dell’Istituto Storico Sannio Telesino.
Medico di Pronto Soccorso ed Emergenza Cultore di Storia Locale ha scritto il saggio: Telesia 1349 Peste e Terremoto edizioni duemiladicessette, 2016, Cartoline da Telese ed. Unione Filatelica Beneventana, 2009; Castelvenere Valdese insieme a P. Carlo Ed. Realtà Sannita, 2016; Officine Massoniche e Vendite Carbonare in Area Sannita insieme a F. Pace, edito dall’ASMV nel 2019. Ha scritto nell’Antologia sulla vita di Michele Ungaro edito dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita nel 2019.ha in corso di pubblicazione un libro di poesie. Dirige la collana di poesie della Casa Editrice FioriDiZucca. Presidente pro-tempore dell’Istituto Storico del Sannio Telesino. Premio Upupa 2017 e 2019 per gli studi di storia locale.