
Spesso si parla delle cosiddette “discipline ancillari” alla ricerca storiografica facendo riferimento unicamente a materie come la paleografia, la diplomatica, l’archivistica, etc. Ordunque, è chiaro che chi per primo abbia pensato di circoscrivere tale ancillarità a un gruppuscolo di attività sì nobilissime, ma degne di un decrepito bibliotecario meclemburghese fine-settecentesco, erudito magari solo ed esclusivamente negli epitaffi sepolcrali in uso presso una remotissima civiltà ittita, ha in mente un’idea generale della Storia che corrisponde onanisticamente a quel che garba a lui. Ancillare alla Storia è qualunque tipo di conoscenza utile ad essa, dall’economia al diritto, dalla sociologia alla filosofia, dalla medicina alla fisica, poiché tante sono le pieghe del reale in cui lo storico deve addentrarsi altrettante sono le scienze di cui egli deve fare uso.

Ora, non si può chiedere allo storico le nozioni richieste ad un medico, un economista o un giurista, né si può chiedere alle facoltà universitarie di dedicare un corso ad insegnamenti già presenti in altre facoltà: se vuoi fare l’economista, fai economia; se vuoi fare il giurista, fai giurisprudenza. Nulla da eccepire. Da quello che è un estremo ideale, come ciò che ho appena precisato, si è però pensato bene di passare nei fatti all’altro estremo, in cui negli insegnamenti non è data benché minima nozione di quelle discipline, nemmeno di quelle più “umanistiche” come il diritto o la sociologia. In questo modo il concetto di propedeuticità nell’insegnamento della Storia è stato pressoché castrato. Così come alcune nozioni di diritto commerciale possono essere utili per lo studio della storia d’impresa, le università hanno pensato di bene di perpetuare nel corso degli anni di studio le stesse identiche nozioni, spacciandole come “utili” per esami futuri, che nei fatti sono esattamente identici ai primi. Insomma, è meglio che impari bene il fronte occidentale nella Grande Guerra, perché tra tre anni ti chiedo il fronte orientale. Il risultato di tali escamotage è stato una pura destoricizzazione della ricerca storica, dove ogni ricerca è un compendio di fatti da manuale, non teorie, e dove la bravura del ricercatore è data dal numero di note a piè di pagina e testi bibliografici che egli riesce a reperire. Alla Storia si è sempre data l’accusa, specie in ambito universitario, di essere troppo vaga, senza alcuno scopo se non l’erudizione, di volgarizzarsi progressivamente fino a diventare “storia pop” oppure regredire infantilmente verso quell’indicibile massacro didattico che è la Storia al liceo. Piano piano, magari con buone intenzioni, stiamo correndo verso quella catastrofe che qualcuno ha già profetizzato: la fine della Storia. Non quella vera, ma quella che tramandiamo.