
È noto che il culto della dea Iside è conosciuto in Italia già dal II secolo a.C., introdotto dai mercanti alessandrini che avevano interessi commerciali con la città di Pozzuoli.1Cfr.: R. Pirelli, Il culto di Iside a Benevento, in De Caro S., Egittomania. Iside e il Mistero, ed. Electa, Napoli, 2007, pp. 129-36.
Alla battaglia di Pirro nel 275 a.C. a Maleventum, dopo una sanguinosa sconfitta dei Sanniti, i Romani accentuano la loro politica economica e militare nel distretto principale del centro Italia, tale da ribattezzare la città stessa Beneventum, in segno di buon auspicio.2Cfr.: M. Nuzzolo, Misteri a Benevento, «Archeo», Timeline Publishing s.r.l., Roma, 2012, 326, pag. 95.
In epoca imperiale, gli imperatori Flavi si appropriano del culto prestigioso ed antico dedicato alla dea Iside, ne innalzano costruzioni rituali detti Isei -che si trovano ovunque nel bacino del Mare Nostrum – e legano il proprio nome alla città – con la costruzione dell’Iseo Campense, dedicato alla dea da Domiziano (89 d.C., Benevento), al ritorno dal suo viaggio in Egitto-. In realtà Domiziano, che aveva fatto di se stesso un ‘dominus et deus’, aveva dedicato il tempio ad Iside Pelagia, la dea della maternità e della fertilità.3«E Iside compare a partire dal 71 d.C. sulle monete e sulle medaglie coniate dagli imperatori. Con Caracalla, la religione della grande dea raggiunse il suo apogeo. In onore di Iside a Roma si celebravano due grandi cerimonie pubbliche: il 5 marzo si festeggiava il Navigium Isidis, la seconda era la festività dell’Inventio, celebrata tra il 29 ottobre e i primi di novembre» Cfr.: M.L. Nava, L’eredità egizia del mito di Iside in Aa.Vv., Catalogo della mostra Mater, Ed. Arbor Sapientiae, Roma, 2015, pp.65ss.
È interessante sottolineare che, nel 436, il Concilio di Efeso decretò di attribuire a Maria il titolo di theotokos e di trasformare la ‘grande Iside’ e i vari templi isiaci in soggetto di culto mariano. La presenza dei Longobardi –popolazione di stirpe germanica – nel territorio sannita, portò con sé gli antichi riti di origine celtica: cerimonie funebri con falò; banchetti allietati da danze e sacrifici di animali; auspici, compiuti nella notte intorno ad un albero sacro o ‘noce’, su cui si fonda il mito delle janare.
Queste liturgie pagane – istruite da numerose sacerdotesse o streghe, in estasi all’albero degli dei e alla luce del fuoco – legano il culto di Iside all’arbor sacra longobarda. Il nome dato alle streghe beneventane (janare) riporta il ricercatore indietro nel tempo, al termine ‘ianara’ ed al dio Giano, custode delle porte (janua), o ancora alla dea Diana, che i Sanniti, adoravano come dea Mefite ed Ecate, identificata a sua volta con Iside.4Cfr.: P. Caruso, Santi, Spiriti, Streghe, Ed. Realtà Sannita, Benevento, 2001, pp.40ss.
Le janare, conoscitrici delle proprietà lenitive delle erbe medicinali -quali discendenti dirette della dea Iside-, presiedevano alla gestazione e al parto; di qui, la tradizionale attribuì ad esse poteri magici utili al sesso femminile.
L’arbor sacra longobarda, come pure il serpente e gli auspici, propri della cultura longobarda, divengono, nel racconto De nuce maga beneventana (del protomedico Pietro Piperno del 1639)5Il Piperno indica la localizzazione del “noce, ‘in Ripa Ianara’ non lontano dalla riva del fiume Sabato”, cioè sulla ‘riva della strega’, secondo un’antica tradizione che risalirebbe al 1273. Cfr.: P. Piperno, Della superstiziosa Noce di Benevento [De Nuce Maga Beneventana], Pier Giacomo Gattaro, Napoli, 1640, pp. 13-28., veri e propri riti del sabba legati alle streghe.[/mfn]
Secondo la tradizione, a cui si rifà la Vita sancti Barbati episcopi Beneventani, la conversione dei Longobardi fu opera di Barbato6Barbato è il custode del sacro, che nato da una famiglia di origine sassone in ‘contrada foresta’ intorno al 602 a Castelvenere in Benevento, invita anche al lavoro della terra fertile. La sua stirpe, in cerca di fortuna nel profondo centro Italia e proveniente dal Wien – affluente del Danubio- fu nominata dai longobardi stessi ‘wiener volk’ (oggi ‘immigrati del Wien’ o viennesi). Castelvenere deriverebbe il proprio titolo onomastico da tali immigrazioni. “Dopo la conversione operata dal santo, il Longobardi beneventani divennero abbastanza munifici verso le istituzioni religiose e eressero chiese, specie in onore di San Michele Arcangelo, da essi molto venerato”. Cfr.: N. Vigliotti, Telesia… Telese Terme, due millenni, Arti Grafiche Don Bosco, Telese Terme, Bn, 1993, pag. 96, vescovo di Benevento. Uomo di grande cultura e custode della disciplina morale e teologica, guidò personalmente le chiese sannite prive di pastori, come pure quella dell’antica Telesia.
Secondo la tradizione, Romualdo, duca della città e portavoce dei Longobardi, temendo l’avanzata e l’assedio della città da parte dell’imperatore Costante II, alle parole del santo7La tradizione vuole che Barbato, fermatosi a pregare, abbia avuto una visione della Madre di Dio. Nel condurre “Romualdo alle mura di cinta della città, anche il duca vede la Madre di Dio, tutta smagliante di luce, terribile come un oste schierato in campo contro il nemico”. Cfr.: A. De Blasio. Il nostro paese, Tip. Opera ‘Ragazzi di San Filippo’, Cava dei Tirreni, 1957, pag. 106., si convertì al Cristianesimo e fece abbattere l’antico noce pagano.8“Il patrizio beneventano Ottavio Bilotta fece porre un’iscrizione sul luogo dell’evento, che ricordasse l’opera di San Barbato”. Cfr.: P. Caruso, op. cit., pag. 115).

Ad oggi, il culto del santo non è stato intaccato dalla modernizzazione dei tempi. Dopo la sua morte (19 febbraio 683), le sue reliquie – divise e custodite in parte dai benedettini nel santuario di Montevergine (sui monti dell’entroterra avellinese), in parte sotto l’altare maggiore del duomo di Benevento ed in parte in un’urna in Castelvenere – sono meta di migliaia di pellegrini che arrivano da ogni dove, in ogni momento dell’anno, e alla ‘festa del Tuono’, il 19 febbraio. Al santo si addebitano numerose guarigioni e inspiegabili apparizioni, come pure la protezione contro i lacci del maligno.
Il culto delle reliquie resta un’eredità del cristianesimo, ma anche una connessione tra l’uomo ed il ‘supremo’, l’incognito e il ‘mistico’. E. Taylor ebbe a dire che tali oggetti benché inanimati, incidono direttamente sulla vita dei fedeli e sono essenziali per la loro sopravvivenza9Per saperne di più vedi Joseph Campbell, Mitologia primitiva, ed. Mondadori, Milano 1999. – spesso funzionali alla riuscita delle azioni quotidiane del vivere –.
Il termine reliquiae (dal verbo lat. relinquo, –ere, ovvero abbandonare o allontanarsi da), indicò, nell’uso comune, ‘ciò che ne restava di un oggetto dopo la conclusione di una vicenda’ o di un processo ma anche ‘i resti, gli avanzi di ciò che si lasciava dietro di sé’. Il cristianesimo della prima ora prese a prestito il termine per indicare i resti corporei di alcuni morti ‘speciali’, i santi – cui i cristiani, sin dai primi tempi, attribuirono una venerazione per le opere e segni che fecero sia in vita, sia dal momento della morte.10“Nel Medioevo i pignora -i segni tangibili della vita di Gesù, di un apostolo o di un santo- erano ciò di cui i fedeli illetterati avevano bisogno per capire e per credere. Tale manifestazione cultuale non è rappresentata esclusivamente dagli oggetti in sé, ma anche dalla gente che li venera, li inventa, li fabbrica, li vende o li ruba. Ecco allora perché le reliquie acquistano un indubbio valore storiografico. Mentre il loro prestigio cambiava da luogo a luogo e variava da persona a persona, nel Medioevo non c’era classe di individui – fossero essi teologi, re o contadini- per cui le reliquie non avessero un ruolo preminente. Nelle chiese esse richiedevano altari finemente addobbati e teche preziose; nelle aule di giustizia si giurava su di loro di dire la verità; sui campi di battaglia venivano esibite come segni propiziatori e simboli della fede individuale”. Cfr.: Lombatti A., Il culto delle reliquie, ed. Sugarco, Milano, 2007, pp. 70-1.
Una reliquia diventa una dote da custodire o ciò che un santo lascia sulla terra dopo la sua morte -o il suo corpo diviso o integro, o degli oggetti utilizzati in vita o al momento della morte-.
Ma la fine stessa della vita non fu condizione sufficiente per ammettere l’autenticità di una reliquia. Essa ha bisogno di una comunità che ne riconosca il valore e l’integrità. Se la santità è il luogo privilegiato di intercessione presso Dio delle preghiere dei cristiani, allora il riconoscimento della reliquia (visibile e accessibile, ponte tra due realtà dell’umano e del divino) è garanzia dell’azione di intercessione di Dio presso l’umano che lo invoca.
Questi culti, apparentemente irrazionali, sarebbero stati alla base, secondo Tylor, di una ‘evoluzione’ del pensiero religioso che avrebbe condotto, di pari passo con la civilizzazione, ad un cristianesimo strutturato e mai lontano dalla figura di un Pater ed Essere creatore.
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[1] Cfr.: R. Pirelli, Il culto di Iside a Benevento, in De Caro S., Egittomania. Iside e il Mistero, ed. Electa, Napoli, 2007, pp. 129-36.
[2] Cfr.: M. Nuzzolo, Misteri a Benevento, «Archeo», Timeline Publishing s.r.l., Roma, 2012, 326, pag. 95.
[3] «E Iside compare a partire dal 71 d.C. sulle monete e sulle medaglie coniate dagli imperatori. Con Caracalla, la religione della grande dea raggiunse il suo apogeo. In onore di Iside a Roma si celebravano due grandi cerimonie pubbliche: il 5 marzo si festeggiava il Navigium Isidis, la seconda era la festività dell’Inventio, celebrata tra il 29 ottobre e i primi di novembre». Cfr.: M. L. Nava, L’eredità egizia del mito di Iside in Aa.Vv., Catalogo della mostra Mater, ed. Arbor Sapientiae, Roma 2015, pp. 65ss.[4]Cfr.: P. Caruso, Santi, spiriti, streghe, ed. Realtà Sannita, Benevento, 2001, pp. 40ss.
[5] Il Piperno indica la localizzazione del “noce, ‘in Ripa Ianara’ non lontano dalla riva del fiume Sabato”, cioè sulla ‘riva della strega’, secondo un’antica tradizione che risalirebbe al 1273. Cfr.: P. Piperno, Della superstiziosa Noce di Benevento [De Nuce Maga Beneventana], Pier Giacomo Gattaro, Napoli, 1640, pp. 13-28.
[6] “Il grosso noce si ergeva al centro, rinsecchito, ed i rami, simili a lunghe braccia ischeletrite, si protendevano verso il cielo […]. La radura intorno era spoglia e mille orme di zoccoli disegnavano una sorta di cerchio, come se una mandria di bestie impazzite avesse scalpitato per tutta la notte. Arrivavano a gruppi le streghe, cavalcando anche maiali e montoni”. Cfr.: N. Pacelli, Streghe, ed. FRI, Roma, 1991, pag. 45.
[7] Barbato è il custode del sacro, che nato da una famiglia di origine sassone in ‘contrada foresta’ intorno al 602 a Castelvenere in Benevento, invita anche al lavoro della terra fertile. La sua stirpe, in cerca di fortuna nel profondo centro Italia e proveniente dal Wien – affluente del Danubio- fu nominata dai longobardi stessi ‘wiener volk’ (oggi ‘immigrati del Wien’ o viennesi). Castelvenere deriverebbe il proprio titolo onomastico da tali immigrazioni. “Dopo la conversione operata dal santo, il Longobardi beneventani divennero abbastanza munifici verso le istituzioni religiose e eressero chiese, specie in onore di San Michele Arcangelo, da essi molto venerato”. Cfr.: N. Vigliotti, Telesia.. Telese Terme, due millenni, Arti Grafiche ‘Don Bosco’, Telese Terme -BN-, 1993 pag. 96.
[8] La tradizione vuole che Barbato, fermatosi a pregare, abbia avuto una visione della Madre di Dio. Nel condurre «Romualdo alle mura di cinta della città, anche il duca vede la Madre di Dio, tutta smagliante di luce, terribile come un oste schierato in campo contro il nemico». Cfr.: De Blasio, A., Il nostro paese, Tip. Opera ‘Ragazzi di San Filippo’, Cava dei Tirreni, 1957, pag. 106).
[9] “Il patrizio beneventano Ottavio Bilotta fece porre un’iscrizione sul luogo dell’evento, che ricordasse l’opera di San Barbato” (cf. P. Caruso,op. cit., pag. 115).
[10] Per saperne di più vedi Joseph Campbell, Mitologia primitiva, ed. Mondadori, Milano 1999.
[11] «Nel Medioevo i pignora – i segni tangibili della vita di Gesù, di un apostolo o di un santo – erano ciò di cui i fedeli illetterati avevano bisogno per capire e per credere. Tale manifestazione cultuale non è rappresentata esclusivamente dagli oggetti in sé, ma anche dalla gente che li venera, li inventa, li fabbrica, li vende o li ruba. Ecco allora perché le reliquie acquistano un indubbio valore storiografico. Mentre il loro prestigio cambiava da luogo a luogo e variava da persona a persona, nel Medioevo non c’era classe di individui – fossero essi teologi, re o contadini – per cui le reliquie non avessero un ruolo preminente. Nelle chiese esse richiedevano altari finemente addobbati e teche preziose; nelle aule di giustizia si giurava su di loro di dire la verità; sui campi di battaglia venivano esibite come segni propiziatori e simboli della fede individuale». Cfr.: Lombatti A., Il culto delle reliquie, ed. Sugarco, Milano, 2007, pp. 70-1.
Antonella Selvaggio
Archeologa classica. Lavora presso l’Università del Salento.
Medico e scrittore. Ha all’attivo numerose collaborazioni con riviste di carattere storico. Ha pubblicato una Vita di San Leucio, il libro: “Da Casale a Comune” e la Storia della Parrocchiale Santa Maria Assunta di San Salvatore Telesino. Ha partecipato all’Antologia “Dieci Medici Raccontano”, che ha ottenuto il “Premio Rufolo 2019”. Premio Olmo 2009 per il romanzo storico «L’ultima notte di Bedò», è anche autore di alcuni saggi sulla Storia della Medicina tra cui uno studio sulla Depressione dal titolo «Il potere misterioso della bile nera, breve storia della depressione da Ippocrate a Charlie Brown». Nel 2024 ha pubblicato “Fu la peste” e “Islam a Telesia” per ABE Editore Napoli. Fondatore e Direttore Editoriale della Casa Editrice Fioridizucca.


Laurea magistrale in Lettere. Docente a Prato. Ha approfondito gli eventi storici che portarono alla “Marcia della fame” del 1957 nei comuni del Valfortore sannita. Ha scritto il “Catasto Onciario della Terra di San Salvatore”.

Scrittore, poeta e divulgatore culturale. Medico di continuità assistenziale. Autore di diversi saggi storici e racconti. Ha partecipato all’antologia “Dieci Medici Raccontano”. Fondatore del Premio Nazionale Olmo che tutti gli anni si svolge in Raviscanina (Ce).
Dottore in Lettere. all’Università di Salerno, indirizzo “storico medievale”. Si è poi laureata in Scienze della Formazione primaria all’Ateneo di Campobasso. Studiosa della storia della sua città. Lettrice instancabile di autori italiani e stranieri, si occupa della formazione di piccoli lettori e poeti. È insegnante nella Scuola Primaria da quindici anni. Ha sperimentato innovative metodologie di approccio alla lettura utilizzando le nuove tecnologie che hanno portato alla pubblicazione di una ricerca dal titolo: TIC e DSA. Riflessioni ed esperienze sulle nuove frontiere della pedagogia speciale, Ed. EriksonLive. La storia locale e la ricerca accurata le ha permesso di pubblicare anche un Saggio in storia medievale sull’assetto urbano e riorganizzazione del territorio della Benevento nei sec. XI e XII. Animatore culturale, scrive poesie per fermare in foto-scritte, attimi di vita.
Lorenzo Piombo, medico psichiatra, dirigente del Dipartimento Salute Mentale della ASL di Benevento. Ricercatore e studioso di storia. Vive e opera a Morcone.
Avvocato. Patrocinante in Cassazione. Scrittore di Storia Locale. Opera a Guardia Sanframondi.
Architetto e docente. Appassionato cultore di Storia Locale in Cerreto Sannita, città in cui vive. Ha come campi di interesse gli insediamenti abitativi sanniti. Collabora con il Blog dell’Istituto Storico del Sannio di cui è socio fondatore. È autore del saggio “Cominium Ocritum e le forche caudine: una storia
Studioso del ‘700 napoletano e dell’epopea di Federico II ha approfondito in modo particolare le influenza arabe sull’architettura napoletana. Studioso di suffisso e di religioni orientali.
Medico del Lavoro. Regista teatrale. Giornalista pubblicista. Fondatore di “Byblos”, la biblioteca del Sannio. Scrittore e divulgatore della storia e dei personaggi del Sannio, ha pubblicato “A tavola nel Sannio”, una guida ai ristoranti della provincia di Benevento; “Dietro la Leggenda” (2016), una raccolta di racconti ispirati a fiabe e a leggende del Sannio. Nel 2017 ha pubblicato “Samnes”, un romanzo storico sull’epopea sannita. Ha curato la trascrizione del manoscritto e la stampa dei tre volumi delle “Memorie storiche di Cerreto Sannita per Arcidiacono Nicola Rotondi”. Nel 2019 ha pubblicato “Guida alla Valle Telesina e al Sannio”. Ha pubblicato “Il delitto del pozzo dei pazzi”, un medical-thriller ambientato nel primo ‘900 nell’ospedale degli Incurabili di Napoli. È autore della “Storia di Cerreto dalla preistoria alla seconda guerra mondiale (2022) e di “Fiabe e Favole in cerretese”, edito da Fioridizucca. (2023).
È nato e vive a Castelvenere. Già docente di materie letterarie nella scuola statale, ha pubblicato diverse raccolte di liriche, pagine di ricerca letteraria, studi relativi alla cultura popolare. È presente in antologie, dizionari bio-bibliografici e testi scolastici. Appassionato si storia e di tradizioni locali, è membro di associazioni culturali nazionali. I suoi versi hanno ricevuto giudizi positivi da parte della critica e in concorsi letterari si è classificato ai primi posti.
Architetto, libero professionista. Si occupa di progettazione architettonica, interior design e aspetti legati all’architettura del paesaggio. Dal 2021 è Consigliere dell’ordine degli Architetti della Provincia di Benevento. Ha partecipato a Mostre sul restauro architettonico e a numerose iniziative riguardanti la promozione territoriale.
Insegnante, vive a Caiazzo. È Presidente del’Associazione Storica del Caiatino.
Cultore di storia locale e delle tradizioni del suo paese. Autore del saggio “Notizie storiche ed urbanistiche di Cerreto antica” in cui ha ricostruito l’antico borgo distrutto dal terremoto del 1688.
Originario di Castelvenere. Già dipendente del Miur ora in pensione. Appassionato di Storia locale ed animatore di gruppi per la diffusione della lingua e delle tradizioni di Castelvenere.
Nato a Napoli e residente in Piedimonte Matese. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli e successiva specializzazione in Chirurgia generale all’Università di Modena è stato aiuto chirurgo presso l’ospedale civile di Piedimonte Matese e, dal maggio 1990, primario del reparto di Pronto Soccorso. Attualmente è pensionato. Dal 1° giugno 1978 è socio corrispondente dell’Associazione Culturale Italo Ispanica “C. Colombo – Madrid”. Negli anni 1972-73, in collaborazione con altri, ha pubblicato alcuni articoli specialistici su riviste mediche. Cultore di storia e tradizioni locali ha pubblicato studi su vari Annuari e collane dell’Associazione Storica del Medio Volturno (sodalizio del quale oltre che socio è stato in passato anche componente del consiglio direttivo) ed in altre riviste e quotidiani regionali.
Musicista. Maestro di clarinetto ed orchestrale. Studioso di storia della filosofia e del ‘700 napoletano. Esperto simbolista e autore di testi esoterico/filosofici.
Nato a Telese Terme ma originario di Amorosi è stato allievo del filosofo Massimo Achille Bonfantini. Laureato in Semiotica e Filosofia del Linguaggio presso l’Università l’Orientale di Napoli. Dedica le sue ricerche prevalentemente allo studio della filosofia e della psicologia dell’inconscio, come dei nuovi percorsi conoscitivi applicati alle neuroscienze. Ha pubblicato Cento petali e una rosa. Semiosi di un romanzo storico (Natan, 2016), Filosofia hegeliana e religione. Osservazioni su Sebastiano Maturi (Natan, 2017) e, recentemente, il saggio dal titolo: Nel gioco di un’incerta reciprocità: Gregory Bateson e la teoria del “doppio legame” (Ediz. Del Faro, 2020).
Nato a Ponte, dove risiede. Dipendente del gruppo Ferrovie dello Stato. Cultore di storia locale con particolare attenzione al periodo medievale. Ha pubblicato “Ponte tra Cronaca e Storia”, “Domenico Ocone, quarant’anni di storia pontese…”, “Le Vie di Ponte tra Storia e Leggenda”. Collabora con varie associazioni culturali.
Farmacista. Dopo la laurea ha conseguito un master biennale e un corso di perfezionamento, approfondendo le conoscenze in ambito fitoterapico, micoterapico e nutraceutico, con la pubblicazione del lavoro di tesi sulla rivista di divulgazione scientifica di medicina naturale ‘Scienza Natura’ del Prof. Ivo Bianchi. Attivo nel sociale, è membro del Rotary Club Valle Telesina ed è amante dello sport e della natura. Innamorato del proprio territorio, ha iniziato a coltivare l’interesse per la storia locale.


Presidente dell’Associazione culturale “La Biblioteca del Sannio”, dottore di ricerca presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” con una tesi sulla metadatazione della cartografia storica. Giornalista e direttore di Canale Sassuolo. Già docente a contratto di Lingua e Cultura Spagnola e Global History, presso il dipartimento di Scienze Politiche dell’ateneo vanvitelliano, è attualmente tutor di Storia Contemporanea e Storia dei Partiti e Movimenti politici.



Laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Dirigente amministrativa presso l’Università del Molise.
Dottore di ricerca in Ingegneria Elettronica ed informatica presso l’Università degli Studi di Napoli. Ha Svolto attività didattica presso l’Università Federico II. Vive a Telese.
Vive a Morcone. Presidente Italia Nostra Matese Alto Tammaro.
Maestro elementare, appassionato studioso e cultore di Storia Locale.
Biologo residente a Telese Terme. Cultore di storia locale con particolare riferimento alla storia del periodo sannitico. È autore del saggio “La Leonessa e il fenomeno luminoso nella grotta di Sant’Angelo” edito da Fioridizucca nel 2022.
Già sindaco di Caiazzo, dopo aver conseguito la maturità scientifica, rivolge il suo impegno politico alle battaglie del Partito Radicale, soprattutto nel campo della tutela dell’ambiente e in quello per una giustizia giusta. Nel 1980 viene eletto consigliere comunale a Caiazzo, città in cui vive, in rappresentanza della “nuova sinistra”. Nel 1982 aderisce alla Lega per l’Ambiente, promuovendo diverse iniziative per la tutela del fiume Volturno e per il recupero del patrimonio edilizio del centro storico di Caiazzo. Tra il 1987 e il 1994 è Presidente dell’Associazione Storica del Caiatino. Nel 1994 viene eletto sindaco di Caiazzo con la lista civica “Rinascita Caiatina”. Rieletto nel 1998, si adopera per una crescita socio-economica della città; realizza un programma pluriennale, che viene selezionato anche da “Sviluppo Italia” SpA per la costituzione di un Laboratorio di sperimentazione per lo sviluppo locale. Presidente dell’Associazione “Città Paesaggio” dal 2003, è coordinatore del progetto “Per una Carta dei paesaggi dell’olio e dell’olivo”, realizzato d’intesa con l’Associazione nazionale “Città dell’Olio”. Nel 2007 aderisce a Slow Food, dedicandosi soprattutto alla salvaguardia delle piccole produzioni agricole. Ha pubblicato con le Edizioni 2000diciassette: La Memoria e L’Oblio, un saggio sull’eccidio di Caiazzo durante l’ultimo conflitto mondiale.
Giornalista Pubblicista. Esperto di Enologia, collabora a diversi siti web del settore. Collaboratore del blog lucianopignataro.it è responsabile dell’Ufficio Stampa del Sannio Consorzio Tutela Vini.
Dottore in Storia. Autore di un saggio storico, conseguente a ricerca d’archivio, sul suo Comune dal titolo: Faicchio 1920 – 1946 dall’avvento del Fascismo alla nascita della Repubblica, 2016.
Promotore culturale dell’area di Faicchio. Dopo aver conseguito la maturità classica si è laureato in Economia. È dirigente d’impresa a Milano nel settore delle borse valori e mercati finanziari. Ha scritto diversi articoli sulla stampa finanziaria nazionale, tra cui il Sole 24 Ore ed Investire. È appassionato di cultura locale, ha vinto il premio Prosa IX Premio letterario dell’Associazione Storica del Medio Volturno. Titolare delle strutture ricettive “Magie del Sannio” ha dato vita anche al “Piccolo Museo privato di Faicchio Magie del Sannio”.
Giornalista professionista. Scrittore di romanzi e direttore di diverse testate radio televisive. Fondatore del sito: Neifatti.it
Esperta di Comunicazione Istituzionale; in particolar modo di Social Media Policy e e di politiche agroalimentari legate all’economia di piccola scala per Slow Food, in Campania e Basilicata. Suoi contributi in ambito associativo sono legati a tradizioni e culture della terra e del territorio. Ha effettuato training in storiografia in Francia.
Infaticabile animatore culturale dell’area del Caiatino e del Casertano. Allievo del prof. Galasso. Fondatore di Gruppi culturali dediti alla divulgazione della storia del Territorio, attualmente responsabile di Procedimento Unità Operativa Biblioteca civica e Archivio Storico del Comune di Caiazzo.
Medico ed esperto di storia della gastronomia.
Medico di Emergenza territoriale residente in Puglianello. Ha collaborato all’opera Dieci Medici Raccontano.
Studioso della storia del Risorgimento e cultore del periodo Borbonico, ha recentemente collaborato con un suo scritto all’antologia biografica dedicata a Michele Ungaro. Ha in corso un saggio su Sanchez De Luna, un Vescovo del ‘700.
Medico specialista in oncologia e cure palliative è autore principalmente di pubblicazioni scientifiche di settore in lingua inglese ed italiana. È stato inoltre relatore
Sannita di origini e toscano d’adozione. Medico anestesista, ha coltivato con interesse e particolarmente studiato la “Terapia del dolore”. Di tale disciplina è stato per lunghi anni docente all’Università di Siena. Ha avuto anche esperienze di insegnamento all’estero (Bobigny Paris nord, Accademia Russa delle Scienze mediche, Accademia Lettone di Scienze odontoiatriche). Ufficiale medico dell’Esercito italiano, è appassionato di esoterismo, di cultura e tradizioni popolari. E’ autore di saggistica. Ha recentemente pubblicato saggio su “Massoneria, relazioni umane e comunicazione tecnologica” edito da Fioridizucca edizioni.
Dottore in Legge ed autore di ricerche di Storia Locale. Ha partecipato al progetto “Un museo a colori” avente il fine di far conoscere il museo di arte ceramica di Cerreto Sannita. Le mansioni svolte sono state quelle di guida museale e bibliotecaria, e redazione di progetti e lavori di gruppo con gli altri volontari. Ha scritto un saggio nella Antologia dedicata al bicentenario della nascita di Michele Ungaro, edita dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita.
Andrea Ciervo nato a Caserta il 12.10.1975. Presbitero dal 24 novembre 2012 già Laureato in Giurisprudenza alla Federico II, con una tesi di Diritto Ecclesiastico sui Risvolti dei Patti Lateranensi col prof. Mario Tedeschi…tirocinante poi presso Studio Notaro in via Mezzocannone di Napoli…consegue il Baccalaureato presso l’Aloysianum di Padova nel 2007 con una tesi sulla Religione in Immanuel Kant col prof. Secondo Bongiovanni. Si Laurea in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica dell’ Italia Meridionale sezione san Tommaso nel 2012 sempre “Summa cum laude”
Dottore in Archeologia e Scienze Storiche, ha svolto diverse campagne di scavo alla necropoli del Cigno a Macchia Valfortore (CB), con l’Università degli studi di Napoli Federico II e alla necropoli di Crocifisso del tufo a Orvieto (TR), con il Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano e l’ Università dell’Arizona. È attuale vice Presidente della Pro Loco di Sant’Agata dei Goti (BN) dove svolge anche la funzione di OLP per il Servizio Civile Universale. È giornalista tirocinante presso la testata QuasiMezzogiorno. Sì è occupato di alcuni ambiti di archeologia della produzione del Sannio caudino. Attualmente s’interessa alle istituzioni sociali e militari del Medioevo. È vice Presidente dell’Istituto Storico Sannio Telesino.
Medico di Pronto Soccorso ed Emergenza Cultore di Storia Locale ha scritto il saggio: Telesia 1349 Peste e Terremoto edizioni duemiladicessette, 2016, Cartoline da Telese ed. Unione Filatelica Beneventana, 2009; Castelvenere Valdese insieme a P. Carlo Ed. Realtà Sannita, 2016; Officine Massoniche e Vendite Carbonare in Area Sannita insieme a F. Pace, edito dall’ASMV nel 2019. Ha scritto nell’Antologia sulla vita di Michele Ungaro edito dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita nel 2019.ha in corso di pubblicazione un libro di poesie. Dirige la collana di poesie della Casa Editrice FioriDiZucca. Presidente pro-tempore dell’Istituto Storico del Sannio Telesino. Premio Upupa 2017 e 2019 per gli studi di storia locale.