
Non finiremo mai di essere grati a Theodor Mommsen, epigrafista e filologo tedesco, autore del Corpus Inscriptionum Latinarum in cui ha catalogato, tra l’altro, anche le iscrizioni ritrovate a Telesia. Egli, per meglio svolgere il suo accurato lavoro, dimorò a San Salvatore in due diverse occasioni (nel 1845 e nel 1878) ospite presso la famiglia Pacelli, nei cui giardini erano state trasportate le iscrizioni dell’antica città per essere meglio conservate.1Theodor Mommsen (1817-1903), raccolse nel suo Corpus Inscriptionum Latinarum (C.I.L.), opera monumentale in più volumi pubblicata nel 1863, raccolse e descrisse le iscrizioni epigrafiche latine sino alla caduta dell’Impero romano d’Occidente. Nel IX volume sono contenute le iscrizioni relative a Telesia e rinvenute negli orti della famiglia Pacelli (hortis pacellianis).
Una di esse – rinvenuta come le altre in hortis pacellianis – si rivela di un’importanza straordinaria.
L’iscrizione così recita:

Perché questa iscrizione assume un’importanza fondamentale? Perché ci fornisce una informazione preziosa, basta leggerne il contenuto: «Lollia, quarta figlia di Marco, con disposizione testamentaria dispone che col suo denaro (pecunia) si costruisse una casa, un orto per la scuola gladiatoria».
Ed ecco la notizia: Telesia era sede di un ludus, ossia di una scuola di addestramento per gladiatori. La cosa potrebbe apparire abbastanza scontata poiché se la città possedeva un anfiteatro, conseguentemente in esso dovevano svolgersi anche combattimenti tra gladiatori che, tra tutti gli spettacoli a cui si poteva assistere a Roma e nell’Impero, erano i più popolari e i più graditi. L’allestimento di uno spettacolo di lotta gladiatoria (munera gladiatoria) costituiva sempre un elemento di grande richiamo di pubblico. Apprezzato e desiderato da tutti, esso affascinava le masse popolari molto più degli spettacoli teatrali (oltre all’anfiteatro, Telesia possedeva anche un teatro semicircolare).
Ma i giochi gladiatori, per i telesini come per i romani, erano molto più di un semplice passatempo. Servivano a magnificare le capacità dei legionari, a trasmettere valori di coraggio, di forza e di resilienza e rivestivano perfino un aspetto educativo per le future generazioni. Rappresentavano inoltre un efficace strumento di comunicazione in quanto talvolta ricostruivano delle battaglie realmente esistite e servivano a far conoscere alla popolazione, priva di qualsiasi strumento informativo, l’esito delle guerre a cui gli eserciti si erano sottoposti.
La violenza dei combattimenti, la crudeltà dei singoli protagonisti eccitavano gli spettatori creando delle vere e proprie fazioni a favore dell’uno o dell’altro contendente. Non di rado le opposte “tifoserie” dalle gradinate venivano alle mani come nelle odierne partite di calcio e il tifo favoriva anche le scommesse in denaro sull’esito del combattimento. Il sadico piacere derivante dalla vista del sangue dei gladiatori scatenava scene di vero e proprio isterismo collettivo. Il sangue rappreso o brandelli dei loro abiti erano oggetto di un fiorente mercato, venduti al mercato nero come se fossero delle reliquie; addirittura si riteneva che fossero capaci di scacciare il malocchio e venivano conservati gelosamente come degli amuleti.2J. Carcopino, La vita quotidiana a Roma, Ed. Laterza, Roma-Bari, 1995.
Nell’antica Roma la storia dei combattimenti tra gladiatori schiavi si sviluppò lungo un periodo di oltre cinquecento anni, dal 105 a.C., anno in cui Caio Mario decise di inserirli tra i giochi circensi, al 439 d.C. che segnò l’anno della loro definitiva abolizione, probabilmente decisa sotto la spinta di un’opinione pubblica in maggioranza cristianizzata e in grado di esercitare la propria influenza sulle autorità civili.

A Telesia, dunque, secondo l’iscrizione indicata dal Mommsen, c’era una scuola di addestramento all’arte gladiatoria.
Il Petrucci, nella sua Storia di Telese, ne indica perfino il posto esatto. Si trovava in un luogo chiamato Grotte di Pugliano e che lui descrive in nodo minuzioso: «un sito posto su di un’agevole collinetta, aprico, e all’oriente di Monte Pugliano: quindi opportuno per la conservazione della salute de’ Gladiatori».3L. Petrucci, Storia di Telese, Ms., 1853-1863.
Il fabbricato era situato in aperta campagna, circondato da una fertile pianura, a distanza di circa un miglio dall’anfiteatro. Egli trae questo convincimento dalla particolare conformazione dell’edificio sulla cui destinazione d’uso non sembra nutrire dubbi. Suddiviso in diversi ambienti ciascuno dei quali a seconda degli allenamenti a cui i gladiatori dovevano sottostare.
Petrucci descrive la presenza di un sisto, ossia di un portico, presente nella parte orientale dell’edificio delle dimensioni di 160 palmi per 20 di larghezza.4Il sisto, secondo l’accurata definizione che ne dà il Trutta nella sua Dissertatione, era una loggia, un portico coperto costruito sul livello del terreno fatto per “ricevere i venti, ed i raggi solari ed insfuggire la pioggia”. In esso gli atleti si esercitavano alla lotta al riparo dalle intemperie, soprattutto nella stagione invernale. Cfr.: G.F. Trutta, Dissertationi istoriche delle antichità alifane, tip. Simoniana, Napoli, 1776, pag. 149.
Il loggione, lungo il perimetro dei tre lati (settentrione, oriente e mezzogiorno), era contornato da archi in pietra muniti di finestre che davano aria agli ambienti. Per una migliore comprensione della sua descrizione, il Petrucci allega alla sua opera un disegno esplicativo e dichiara: «In effetti si vede un Sisto a parte Orientale lungo 160 palmi per 20 di larghezza. Esso gira a parallelogramma a settentrione e mezzogiorno per 100 palmi in ogni lato. Da mezzogiorno diverge ad occidente per 80 palmi, ma non arriva a toccare l’estremità settentrionale. Tre entrate, una a settentrione, e due a mezzogiorno danno accesso nel Sisto: oltre un’altra entrata ad occidente, che immette in un altro recinto interno e separato, giusta la pianta, che annetto».

«Il Sisto per i tre lati di Settentrione, oriente, e mezzogiorno è guarnito esteriormente da archi: e tra i spazii, che lasciano le curve, si veggono i vani delle finestre, che davano lume al Sisto orientale. I due ultimi archi verso mezzogiorno sono più bassi, ed offrono due camerette poggiate sulla massiccezza de’ medesimi. Nel muro interno del Sisto orientale si veggono sei vani di porte, per le quali si entra a sei camere quadrate di 20. palmi quadrati per lato. Dietro le tre camere a parte di mezzogiorno sta una piazza. Dietro le tre altre camere a settentrione si vede il recinto interno, ma nel mezzo sta un muro saldo di venti palmi in quadro, sul quale poggiano le volte del fabbricato. Quest’edificio teneva sicuramente un piano superiore, di cui non restano avanzi. Io credo che su di esso si ascendeva dal lato di occidente, e propriamente dalla punta settentrionale. Di fatti il Sisto a questo lato si vede terminato dopo la lunghezza di palmi 80. Rimangono perciò non solo 20 palmi per chiudere la figura del parallelogramma, ma più altri 20 palmi per formare simmetria col lato meridionale, che offre un prolungamento di quel Sisto. I calcinacci, che covrono questo sito, e più la nuova grada costruita per ascendere alla masseria attuale non permettono ulteriori indagini».5L. Petrucci, Storia di Telese, Ms., 1853-1863.
Studi successivi hanno individuato nella masseria La Grotta, in territorio di Castelvenere, il sito indicato dal Petrucci.6Un’analisi approfondita del sito archeologico è stata pubblicata in un interessante studio di G. Renda. Cfr.: Aa.Vv. Carta archeologica e ricerche in Campania, Ed. L’Erma di Bretschneider, Roma, 2012.
Questa masseria effettivamente presenta le caratteristiche descritte dal Petrucci; indagini archeologiche hanno riconosciuto che i vani al pianterreno dell’attuale abitazione potrebbero essere ascrivibili all’epoca antica, sia per le tecniche edilizie, sia per l’opera cementizia utilizzata. Ciò rende ancora più suggestiva l’ipotesi che la masseria in questione fosse stata in realtà una schola gladiatoria e non un criptoportico (come farebbe pensare il toponimo “grotta”).

Lo storico di San Salvatore così afferma: «Le quattro branche del sito erano destinate all’ammaestramento in tempo d’inverno, che si alternavano in ciascun sisto e a tenori della stagione, o a tenori delle varie lezioni. La piazza all’interno formava un Xystum ove esercitavansi i gladiatori in tempo d’està o nelle buone giornate d’inverno. Ai lati meridionale, e settentrionale del parallelogramma vi era lo spazio conveniente per l’esercizio a Cielo scoverto, che soleva adombrarsi con platani, e con altri alberi frondosi».7L. Petrucci, Cit.
I gladiatori, quindi, potevano addestrarsi in qualunque periodo dell’anno. Essi erano dei veri e propri eroi, come le star del cinema dei giorni nostri, avevano i loro fans, conducevano una vita riservata in luoghi igienicamente salutari per custodire la loro condizione fisica. Erano costantemente assistiti da un’equipe di medici e la loro attività professionale era legata al “lanista”, una figura a metà strada tra un procuratore sportivo e un odierno impresario. Spesso a questa professione si dedicavano ex gladiatori che, per ragioni di età, avevano concluso l’attività agonistica. Il lanista s’impegnava nella compravendita dei gladiatori, provvedeva a organizzare la loro giornata, programmava i combattimenti e controllava che i gladiatori conducessero una vita serena e morigerata.8Il termine “lanista” avrebbe origini etrusche e significherebbe letteralmente carnefice, torturatore. Si ritiene che anche i «ludi gladiatori» avessero origini etrusche essendo stati introdotti a Roma dal re etrusco Tarquinio Prisco. Cfr.: F. Paolucci, Gladiatori, i dannati dello spettacolo, Ed. Giunti, Milano, 2003, pag. 9. Il suo profitto derivava dall’affittare la propria squadra all’organizzatore degli spettacoli circensi (editor) poiché era il tenutario del contratto di vincolo sportivo (oggi diremmo del “cartellino”). Addirittura se un gladiatore moriva durante un combattimento, l’organizzatore dello spettacolo era tenuto a pagare integralmente al lanista la quotazione dell’atleta.9G. Pacifici, Le maschere del male. Una sociologia, FrancoAngeli Editore, Milano, 2015, pag. 34.
Contrariamente a quanto si crede, infatti, i combattimenti gladiatori non erano all’ultimo sangue ma sottoposti a regole e rituali rigorosi. L’essenza del combattimento non era la morte ma l’esibizione di abilità, forza e resistenza. Lo spettacolo puntava a mettere in cena i valori di una società fortemente militarizzata.
Si vuole che l’arte della gladiatura sia nata in Campania intorno al IV sec. a.C. originariamente come rituale funerario quando ai combattimenti, che avvenivano con armi di legno e senza provocare morti né ferire gravemente, partecipavano i parenti del defunto. L’usanza divenne sempre più frequente e abbastanza in voga presso gli Etruschi che però decisero di utilizzare armi di ferro, rendendo lo spettacolo ancora più cruento. Solo nel II sec. a.C. i Romani appresero quest’arte dagli Etruschi e la fecero propria, rendendola popolare.
Nell’antica città di Telesia l’imponente palcoscenico per gli spettacoli gladiatori era rappresento dall’anfiteatro, una maestosa struttura ubicata fuori dalle mura urbiche, poco distante dalla porta di Capua, nel luogo detto “Imperiale”. La sua edificazione è coeva a quella dell’anfiteatro di Pompei. Questo complesso monumentale occupava un’area ellittica complessiva di oltre 84×62 metri. Ma di questo parleremo in un prossimo articolo.

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[1] Theodor Mommsen (1817-1903), raccolse nel suo Corpus Inscriptionum Latinarum (C.I.L.), opera monumentale in più volumi pubblicata nel 1863, raccolse e descrisse le iscrizioni epigrafiche latine sino alla caduta dell’Impero romano d’Occidente. Nel IX volume sono contenute le iscrizioni relative a Telesia e rinvenute negli orti della famiglia Pacelli (hortis pacellianis).
[2] J. Carcopino, La vita quotidiana a Roma, Ed. Laterza, Roma-Bari, 1995.
[3] L. Petrucci, Storia di Telese, Ms., 1853-1863.
[4] Il sisto, secondo l’accurata definizione che ne dà il Trutta nella sua Dissertatione, era una loggia, un portico coperto costruito sul livello del terreno fatto per «ricevere i venti, ed i raggi solari ed insfuggire la pioggia». In esso gli atleti si esercitavano alla lotta al riparo dalle intemperie, soprattutto nella stagione invernale. Cfr.: G. Trutta, Dissertazioni istoriche delle antiche città alifane, Tip. Simoniana, Napoli pag. 149.
[5] L. Petrucci, Storia di Telese, Ms., 1853-1863.
[6] Un’analisi approfondita del sito archeologico è stata pubblicata in un interessante studio di G. Renda. Cfr.: Aa.Vv. Carta archeologica e ricerche in Campania, Ed. L’Erma di Bretschneider, Roma, 2012.
[7] L. Petrucci, Storia di Telese, Ms., 1853-1863.
[8] Il termine “lanista” avrebbe origini etrusche e significherebbe letteralmente carnefice, torturatore. Si ritiene che anche i «ludi gladiatori» avessero origini etrusche essendo stati introdotti a Roma dal re etrusco Tarquinio Prisco. Cfr.: F. Paolucci, Gladiatori, i dannati dello spettacolo, Ed. Giunti, Milano, 2003, pag. 9.
[9] G. Pacifici, Le maschere del male. Una sociologia, FrancoAngeli Editore, Milano, 2015, pag. 34.
Antonella Selvaggio
Archeologa classica. Lavora presso l’Università del Salento.
Medico e scrittore. Ha all’attivo numerose collaborazioni con riviste di carattere storico. Ha pubblicato una Vita di San Leucio, il libro: “Da Casale a Comune” e la Storia della Parrocchiale Santa Maria Assunta di San Salvatore Telesino. Ha partecipato all’Antologia “Dieci Medici Raccontano”, che ha ottenuto il “Premio Rufolo 2019”. Premio Olmo 2009 per il romanzo storico «L’ultima notte di Bedò», è anche autore di alcuni saggi sulla Storia della Medicina tra cui uno studio sulla Depressione dal titolo «Il potere misterioso della bile nera, breve storia della depressione da Ippocrate a Charlie Brown». Nel 2024 ha pubblicato “Fu la peste” e “Islam a Telesia” per ABE Editore Napoli. Fondatore e Direttore Editoriale della Casa Editrice Fioridizucca.


Laurea magistrale in Lettere. Docente a Prato. Ha approfondito gli eventi storici che portarono alla “Marcia della fame” del 1957 nei comuni del Valfortore sannita. Ha scritto il “Catasto Onciario della Terra di San Salvatore”.

Scrittore, poeta e divulgatore culturale. Medico di continuità assistenziale. Autore di diversi saggi storici e racconti. Ha partecipato all’antologia “Dieci Medici Raccontano”. Fondatore del Premio Nazionale Olmo che tutti gli anni si svolge in Raviscanina (Ce).
Dottore in Lettere. all’Università di Salerno, indirizzo “storico medievale”. Si è poi laureata in Scienze della Formazione primaria all’Ateneo di Campobasso. Studiosa della storia della sua città. Lettrice instancabile di autori italiani e stranieri, si occupa della formazione di piccoli lettori e poeti. È insegnante nella Scuola Primaria da quindici anni. Ha sperimentato innovative metodologie di approccio alla lettura utilizzando le nuove tecnologie che hanno portato alla pubblicazione di una ricerca dal titolo: TIC e DSA. Riflessioni ed esperienze sulle nuove frontiere della pedagogia speciale, Ed. EriksonLive. La storia locale e la ricerca accurata le ha permesso di pubblicare anche un Saggio in storia medievale sull’assetto urbano e riorganizzazione del territorio della Benevento nei sec. XI e XII. Animatore culturale, scrive poesie per fermare in foto-scritte, attimi di vita.
Lorenzo Piombo, medico psichiatra, dirigente del Dipartimento Salute Mentale della ASL di Benevento. Ricercatore e studioso di storia. Vive e opera a Morcone.
Avvocato. Patrocinante in Cassazione. Scrittore di Storia Locale. Opera a Guardia Sanframondi.
Architetto e docente. Appassionato cultore di Storia Locale in Cerreto Sannita, città in cui vive. Ha come campi di interesse gli insediamenti abitativi sanniti. Collabora con il Blog dell’Istituto Storico del Sannio di cui è socio fondatore. È autore del saggio “Cominium Ocritum e le forche caudine: una storia
Studioso del ‘700 napoletano e dell’epopea di Federico II ha approfondito in modo particolare le influenza arabe sull’architettura napoletana. Studioso di suffisso e di religioni orientali.
Medico del Lavoro. Regista teatrale. Giornalista pubblicista. Fondatore di “Byblos”, la biblioteca del Sannio. Scrittore e divulgatore della storia e dei personaggi del Sannio, ha pubblicato “A tavola nel Sannio”, una guida ai ristoranti della provincia di Benevento; “Dietro la Leggenda” (2016), una raccolta di racconti ispirati a fiabe e a leggende del Sannio. Nel 2017 ha pubblicato “Samnes”, un romanzo storico sull’epopea sannita. Ha curato la trascrizione del manoscritto e la stampa dei tre volumi delle “Memorie storiche di Cerreto Sannita per Arcidiacono Nicola Rotondi”. Nel 2019 ha pubblicato “Guida alla Valle Telesina e al Sannio”. Ha pubblicato “Il delitto del pozzo dei pazzi”, un medical-thriller ambientato nel primo ‘900 nell’ospedale degli Incurabili di Napoli. È autore della “Storia di Cerreto dalla preistoria alla seconda guerra mondiale (2022) e di “Fiabe e Favole in cerretese”, edito da Fioridizucca. (2023).
È nato e vive a Castelvenere. Già docente di materie letterarie nella scuola statale, ha pubblicato diverse raccolte di liriche, pagine di ricerca letteraria, studi relativi alla cultura popolare. È presente in antologie, dizionari bio-bibliografici e testi scolastici. Appassionato si storia e di tradizioni locali, è membro di associazioni culturali nazionali. I suoi versi hanno ricevuto giudizi positivi da parte della critica e in concorsi letterari si è classificato ai primi posti.
Architetto, libero professionista. Si occupa di progettazione architettonica, interior design e aspetti legati all’architettura del paesaggio. Dal 2021 è Consigliere dell’ordine degli Architetti della Provincia di Benevento. Ha partecipato a Mostre sul restauro architettonico e a numerose iniziative riguardanti la promozione territoriale.
Insegnante, vive a Caiazzo. È Presidente del’Associazione Storica del Caiatino.
Cultore di storia locale e delle tradizioni del suo paese. Autore del saggio “Notizie storiche ed urbanistiche di Cerreto antica” in cui ha ricostruito l’antico borgo distrutto dal terremoto del 1688.
Originario di Castelvenere. Già dipendente del Miur ora in pensione. Appassionato di Storia locale ed animatore di gruppi per la diffusione della lingua e delle tradizioni di Castelvenere.
Nato a Napoli e residente in Piedimonte Matese. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli e successiva specializzazione in Chirurgia generale all’Università di Modena è stato aiuto chirurgo presso l’ospedale civile di Piedimonte Matese e, dal maggio 1990, primario del reparto di Pronto Soccorso. Attualmente è pensionato. Dal 1° giugno 1978 è socio corrispondente dell’Associazione Culturale Italo Ispanica “C. Colombo – Madrid”. Negli anni 1972-73, in collaborazione con altri, ha pubblicato alcuni articoli specialistici su riviste mediche. Cultore di storia e tradizioni locali ha pubblicato studi su vari Annuari e collane dell’Associazione Storica del Medio Volturno (sodalizio del quale oltre che socio è stato in passato anche componente del consiglio direttivo) ed in altre riviste e quotidiani regionali.
Musicista. Maestro di clarinetto ed orchestrale. Studioso di storia della filosofia e del ‘700 napoletano. Esperto simbolista e autore di testi esoterico/filosofici.
Nato a Telese Terme ma originario di Amorosi è stato allievo del filosofo Massimo Achille Bonfantini. Laureato in Semiotica e Filosofia del Linguaggio presso l’Università l’Orientale di Napoli. Dedica le sue ricerche prevalentemente allo studio della filosofia e della psicologia dell’inconscio, come dei nuovi percorsi conoscitivi applicati alle neuroscienze. Ha pubblicato Cento petali e una rosa. Semiosi di un romanzo storico (Natan, 2016), Filosofia hegeliana e religione. Osservazioni su Sebastiano Maturi (Natan, 2017) e, recentemente, il saggio dal titolo: Nel gioco di un’incerta reciprocità: Gregory Bateson e la teoria del “doppio legame” (Ediz. Del Faro, 2020).
Nato a Ponte, dove risiede. Dipendente del gruppo Ferrovie dello Stato. Cultore di storia locale con particolare attenzione al periodo medievale. Ha pubblicato “Ponte tra Cronaca e Storia”, “Domenico Ocone, quarant’anni di storia pontese…”, “Le Vie di Ponte tra Storia e Leggenda”. Collabora con varie associazioni culturali.
Farmacista. Dopo la laurea ha conseguito un master biennale e un corso di perfezionamento, approfondendo le conoscenze in ambito fitoterapico, micoterapico e nutraceutico, con la pubblicazione del lavoro di tesi sulla rivista di divulgazione scientifica di medicina naturale ‘Scienza Natura’ del Prof. Ivo Bianchi. Attivo nel sociale, è membro del Rotary Club Valle Telesina ed è amante dello sport e della natura. Innamorato del proprio territorio, ha iniziato a coltivare l’interesse per la storia locale.


Presidente dell’Associazione culturale “La Biblioteca del Sannio”, dottore di ricerca presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” con una tesi sulla metadatazione della cartografia storica. Giornalista e direttore di Canale Sassuolo. Già docente a contratto di Lingua e Cultura Spagnola e Global History, presso il dipartimento di Scienze Politiche dell’ateneo vanvitelliano, è attualmente tutor di Storia Contemporanea e Storia dei Partiti e Movimenti politici.



Laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Dirigente amministrativa presso l’Università del Molise.
Dottore di ricerca in Ingegneria Elettronica ed informatica presso l’Università degli Studi di Napoli. Ha Svolto attività didattica presso l’Università Federico II. Vive a Telese.
Vive a Morcone. Presidente Italia Nostra Matese Alto Tammaro.
Maestro elementare, appassionato studioso e cultore di Storia Locale.
Biologo residente a Telese Terme. Cultore di storia locale con particolare riferimento alla storia del periodo sannitico. È autore del saggio “La Leonessa e il fenomeno luminoso nella grotta di Sant’Angelo” edito da Fioridizucca nel 2022.
Già sindaco di Caiazzo, dopo aver conseguito la maturità scientifica, rivolge il suo impegno politico alle battaglie del Partito Radicale, soprattutto nel campo della tutela dell’ambiente e in quello per una giustizia giusta. Nel 1980 viene eletto consigliere comunale a Caiazzo, città in cui vive, in rappresentanza della “nuova sinistra”. Nel 1982 aderisce alla Lega per l’Ambiente, promuovendo diverse iniziative per la tutela del fiume Volturno e per il recupero del patrimonio edilizio del centro storico di Caiazzo. Tra il 1987 e il 1994 è Presidente dell’Associazione Storica del Caiatino. Nel 1994 viene eletto sindaco di Caiazzo con la lista civica “Rinascita Caiatina”. Rieletto nel 1998, si adopera per una crescita socio-economica della città; realizza un programma pluriennale, che viene selezionato anche da “Sviluppo Italia” SpA per la costituzione di un Laboratorio di sperimentazione per lo sviluppo locale. Presidente dell’Associazione “Città Paesaggio” dal 2003, è coordinatore del progetto “Per una Carta dei paesaggi dell’olio e dell’olivo”, realizzato d’intesa con l’Associazione nazionale “Città dell’Olio”. Nel 2007 aderisce a Slow Food, dedicandosi soprattutto alla salvaguardia delle piccole produzioni agricole. Ha pubblicato con le Edizioni 2000diciassette: La Memoria e L’Oblio, un saggio sull’eccidio di Caiazzo durante l’ultimo conflitto mondiale.
Giornalista Pubblicista. Esperto di Enologia, collabora a diversi siti web del settore. Collaboratore del blog lucianopignataro.it è responsabile dell’Ufficio Stampa del Sannio Consorzio Tutela Vini.
Dottore in Storia. Autore di un saggio storico, conseguente a ricerca d’archivio, sul suo Comune dal titolo: Faicchio 1920 – 1946 dall’avvento del Fascismo alla nascita della Repubblica, 2016.
Promotore culturale dell’area di Faicchio. Dopo aver conseguito la maturità classica si è laureato in Economia. È dirigente d’impresa a Milano nel settore delle borse valori e mercati finanziari. Ha scritto diversi articoli sulla stampa finanziaria nazionale, tra cui il Sole 24 Ore ed Investire. È appassionato di cultura locale, ha vinto il premio Prosa IX Premio letterario dell’Associazione Storica del Medio Volturno. Titolare delle strutture ricettive “Magie del Sannio” ha dato vita anche al “Piccolo Museo privato di Faicchio Magie del Sannio”.
Giornalista professionista. Scrittore di romanzi e direttore di diverse testate radio televisive. Fondatore del sito: Neifatti.it
Esperta di Comunicazione Istituzionale; in particolar modo di Social Media Policy e e di politiche agroalimentari legate all’economia di piccola scala per Slow Food, in Campania e Basilicata. Suoi contributi in ambito associativo sono legati a tradizioni e culture della terra e del territorio. Ha effettuato training in storiografia in Francia.
Infaticabile animatore culturale dell’area del Caiatino e del Casertano. Allievo del prof. Galasso. Fondatore di Gruppi culturali dediti alla divulgazione della storia del Territorio, attualmente responsabile di Procedimento Unità Operativa Biblioteca civica e Archivio Storico del Comune di Caiazzo.
Medico ed esperto di storia della gastronomia.
Medico di Emergenza territoriale residente in Puglianello. Ha collaborato all’opera Dieci Medici Raccontano.
Studioso della storia del Risorgimento e cultore del periodo Borbonico, ha recentemente collaborato con un suo scritto all’antologia biografica dedicata a Michele Ungaro. Ha in corso un saggio su Sanchez De Luna, un Vescovo del ‘700.
Medico specialista in oncologia e cure palliative è autore principalmente di pubblicazioni scientifiche di settore in lingua inglese ed italiana. È stato inoltre relatore
Sannita di origini e toscano d’adozione. Medico anestesista, ha coltivato con interesse e particolarmente studiato la “Terapia del dolore”. Di tale disciplina è stato per lunghi anni docente all’Università di Siena. Ha avuto anche esperienze di insegnamento all’estero (Bobigny Paris nord, Accademia Russa delle Scienze mediche, Accademia Lettone di Scienze odontoiatriche). Ufficiale medico dell’Esercito italiano, è appassionato di esoterismo, di cultura e tradizioni popolari. E’ autore di saggistica. Ha recentemente pubblicato saggio su “Massoneria, relazioni umane e comunicazione tecnologica” edito da Fioridizucca edizioni.
Dottore in Legge ed autore di ricerche di Storia Locale. Ha partecipato al progetto “Un museo a colori” avente il fine di far conoscere il museo di arte ceramica di Cerreto Sannita. Le mansioni svolte sono state quelle di guida museale e bibliotecaria, e redazione di progetti e lavori di gruppo con gli altri volontari. Ha scritto un saggio nella Antologia dedicata al bicentenario della nascita di Michele Ungaro, edita dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita.
Andrea Ciervo nato a Caserta il 12.10.1975. Presbitero dal 24 novembre 2012 già Laureato in Giurisprudenza alla Federico II, con una tesi di Diritto Ecclesiastico sui Risvolti dei Patti Lateranensi col prof. Mario Tedeschi…tirocinante poi presso Studio Notaro in via Mezzocannone di Napoli…consegue il Baccalaureato presso l’Aloysianum di Padova nel 2007 con una tesi sulla Religione in Immanuel Kant col prof. Secondo Bongiovanni. Si Laurea in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica dell’ Italia Meridionale sezione san Tommaso nel 2012 sempre “Summa cum laude”
Dottore in Archeologia e Scienze Storiche, ha svolto diverse campagne di scavo alla necropoli del Cigno a Macchia Valfortore (CB), con l’Università degli studi di Napoli Federico II e alla necropoli di Crocifisso del tufo a Orvieto (TR), con il Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano e l’ Università dell’Arizona. È attuale vice Presidente della Pro Loco di Sant’Agata dei Goti (BN) dove svolge anche la funzione di OLP per il Servizio Civile Universale. È giornalista tirocinante presso la testata QuasiMezzogiorno. Sì è occupato di alcuni ambiti di archeologia della produzione del Sannio caudino. Attualmente s’interessa alle istituzioni sociali e militari del Medioevo. È vice Presidente dell’Istituto Storico Sannio Telesino.
Medico di Pronto Soccorso ed Emergenza Cultore di Storia Locale ha scritto il saggio: Telesia 1349 Peste e Terremoto edizioni duemiladicessette, 2016, Cartoline da Telese ed. Unione Filatelica Beneventana, 2009; Castelvenere Valdese insieme a P. Carlo Ed. Realtà Sannita, 2016; Officine Massoniche e Vendite Carbonare in Area Sannita insieme a F. Pace, edito dall’ASMV nel 2019. Ha scritto nell’Antologia sulla vita di Michele Ungaro edito dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita nel 2019.ha in corso di pubblicazione un libro di poesie. Dirige la collana di poesie della Casa Editrice FioriDiZucca. Presidente pro-tempore dell’Istituto Storico del Sannio Telesino. Premio Upupa 2017 e 2019 per gli studi di storia locale.