
Secondo un’antica tradizione popolare, che affonda le sue radici in epoca medievale, un trauma improvviso e violento (un forte spavento o un’emozione inaspettata) poteva provocare la verminara, vale a dire la formazione di vermi nell’intestino.1Dal latino vermina = colica o dolore di ventre.
Mai nessuno ha spiegato precisamente come questi vermi comparirebbero nell’apparato digerente; sta di fatto che essi – a seguito di un forte turbamento dell’organismo – si renderebbero responsabili di disturbi intestinali più o meno gravi.
Questa convinzione ha attraversato i secoli fino a perdurare, soprattutto nei ceti sociali meno abbienti, fino ai giorni nostri.
In passato la teoria maggiormente in voga, utilizzata per giustificare la presenza e l’attività di questi animaletti era la seguente: i vermi risiedono normalmente nell’organismo umano e sono contenuti all’interno di una sacca a forma di ciambella o meglio di gomitolo. La loro presenza sarebbe importantissima per le funzioni dell’organismo ospite dove eserciterebbero una funzione preminentemente metabolica.2In gergo napoletano il gomitolo viene detto gliòmmero. Il termine è usato anche per indicare un intricato componimento letterario composto da allusioni, battute e doppi sensi. Avrebbero cioè effetti benefici in quanto migliorerebbero i processi digestivi. Tuttavia, la loro “normale” e benemerita attività, potrebbe essere improvvisamente sconvolta a seguito di un evento scatenante. In tal caso questi stessi parassiti, anziché esercitare il loro lavoro quotidiano si metterebbero in agitazione fuoriuscendo dal loro alveo naturale. Ciò provocherebbe la verminara.
I sintomi derivanti da tale condizione clinica non sono sempre gli stessi ma variano da persona a persona, sia per intensità che per durata: si può andare da un mal di pancia passeggero ad una sintomatologia particolarmente imponente e di gravità tale da scatenare perfino la morte.
Tra i disturbi lievi vanno annoverate le vertigini e/o una fastidiosa sensazione di stordimento e di fiacchezza che, col passar del tempo, sfocia in un tipico pallore cutaneo e in una vera e propria sindrome psico-astenica.
I disturbi più importanti, invece, rappresentano la conseguenza di un interessamento generalizzato dell’apparato gastroenterico e si manifestano generalmente con vomito profuso, ripetute scariche di diarrea e dolori crampiformi interessanti tutti i quadranti dell’addome.
Il quadro clinico, in alcuni casi, potrebbe complicarsi con la comparsa della febbre e, in tal caso, la prognosi può diventare infausta.
Sempre secondo la credulità popolare, la presenza di vermi potrebbe essere responsabile di una sindrome acuta realizzantesi con un quadro clinico angosciante e drammatico: quella dei riscenzielli.
Il termine, di chiara derivazione popolare, indica un fenomeno allarmante della malattia, caratterizzato da spasmi e contratture del corpo e un corredo di sintomi critici.
Il vocabolo “riscenziello”, benché usato quasi esclusivamente dal volgo, ha probabilmente origini colte e deriva dal latino “descensus” e indica lo svenimento, la caduta a terra del malato.3Il termine viene utilizzato in medicina col significato di prolasso, discesa.
Da un punto di vista nosologico il riscenziello rappresenta l’analogo di ciò che la medicina ufficiale definisce “convulsione” e sta ad indicare un quadro clinico corrispondente a quello delle crisi epilettiche.4Etimologicamente il termine epilessia è di derivazione ippocratica e significa letteralmente “essere colto di sorpresa”. Indicava così l’imprevedibilità della comparsa dei sintomi. Cfr. D.F. Scott, La storia della terapia dell’epilessia, Momento Medico, Salerno, 1994.
I riscenzielli erano molto frequenti nei bambini in cui provocavano delle vere e proprie crisi convulsive attribuite ai vermi ma in realtà legate al repentino innalzamento della temperatura corporea.5Rappresenta l’analogo del termine scientifico di Eclampsia infantile.
Ma come potevano essere curati questi malanni? I vecchi guaritori del popolo lo facevano attraverso alcuni rituali consolidati tra loro, molto simili nelle diverse culture popolari – sebbene suscettibili di alcune variazioni regionali – ma in ogni caso finalizzati alla risoluzione del problema che si riteneva possibile solo mediante l’espulsione dei vermi dall’organismo.
Per poter ottenere questo risultato era necessario, in via preliminare, procedere ad “inciarmare” i vermi, cioè riuscire a immobilizzarli per renderli inoffensivi e per poi poterne assumere il controllo.
A questa finalità era legata la prima parte del rituale.

La pratica di “inciarmare” i vermi era comune a tutte le culture. Nel napoletano il termine inciarmare viene probabilmente adottato a seguito della dominazione francese e deriva dalla voce «Charme» nata inizialmente per significare l’incantesimo magico e successivamente utilizzata in senso lato per indicare il potere di fascinazione femminile. La sua etimologia è comunque più antica: dal latino –in intensivo e cantare, ossia recitare formule magiche o, più in generale, ammaliare. È la stessa radice latina da cui deriva «Carmen»: canto, poesia, profezia. Essa trova particolari analogie con l’attività svolta dagli incantatori di serpenti (particolarmente diffusi nelle culture orientali) i quali, con il loro lento movimento e la musica dolce e melodiosa del flauto, ottengono un effetto ipnotico sui rettili.

Nella tradizione popolare del meridione d’Italia solitamente la persona addetta a “inciarmare la verminara” era femminile e l’intervento veniva praticato quasi esclusivamente su bambini o giovani in età adolescenziale. A queste patologie, infatti, erano particolarmente esposti persone considerate per natura più deboli (e quindi le donne e specialmente i bambini).
Nella maggior parte dei casi i pazienti sottoposti a tale pratica appartenevano alle classi meno abbienti dove la scarsa possibilità di adottare regole igieniche personali e familiari, la povertà sociale e il basso livello di scolarizzazione, favorivano l’adesione a queste credenze popolari e il conseguente ricorso a pratiche al limite dell’esoterismo.
L’inciarmatrice (detta anche “incarmatrice”)6Sinonimo di «incantatrice», «maliarda», «donna capace di sedurre». Cfr.: Vocabolario Treccani.era una guaritrice – più raramente si trattava di uomini – depositaria di un antichissimo sapere tradizionale, in grado di agire efficacemente e in modo alternativo rispetto alle cure della medicina ufficiale.
Solitamente essa, a differenza del medico, operava in maniera gratuita o in cambio di qualche genere di prima necessità (raramente veniva ricompensata con il denaro). Il rituale a cui si affidava era in genere molto semplice: cospargeva la pancia del bambino con olio e aglio e con il palmo aperto della mano praticava dei leggeri massaggi su tutto l’addome. Poi appoggiava delicatamente la fredda lama di un coltello sulla pancia e intorno all’ombelico recitando contemporaneamente una serie di formule incomprensibili (le parole venivano pronunciate sottovoce e a labbra strette per evitare che i presenti potessero comprenderne il significato). Poi “segnava” con la punta del coltello delle piccole croci sulla pancia del paziente e continuava a pronunciare litanie. Le croci mimavano l’atto di tagliare idealmente i vermi presenti nell’intestino in modo tale che potessero essere successivamente espulsi.
Una variante meno diffusa di tale procedura consisteva nell’utilizzo di una tazzina di caffè capovolta che veniva attaccata allo stomaco del paziente a mo’ di ventosa quasi a voler risucchiare i vermi fuori dall’organismo infetto; la tecnica è conosciuta in medicina alternativa come “coppettazione”.7La coppettazione, particolarmente diffusa nella medicina orientale, era già conosciuta alla medicina ippocratica secondo la quale serviva a riattivare i liquidi nel corpo e ad evitare ristagni. Rappresenta una tecnica controversa e scarsamente supportata da prove scientifiche ed è basata sul presupposto di un beneficio ottenuto mediante risucchio pressorio. In qualche caso i due rituali (quello delle croci e quello della tazzina) si alternavano.
Non è che la medicina ufficiale, quella colta, facesse molto di più. Il principale strumento terapeutico a disposizione dei medici era la purga, solitamente costituita da un intruglio di erbe irritanti per la mucosa gastro-intestinale, e che quindi provocavano una evacuazione forzata, utile per l’eliminazione dei parassiti intestinali. Tale pratica non era indenne da rischi.
La spiegazione che la medicina “ufficiale” dava per giustificare questa terapia era contenuta nell’antico adagio in voga presso l’antica Scuola Medica Salernitana secondo cui l’evacuazione liberava l’organismo da ogni agente patogeno e ripristinava nell’ammalato il pregresso stato di salute. Tuttavia, per poter essere efficace, l’evacuazione doveva avvenire di primo mattino. In questo caso rappresentava sollievo e disintossicazione dell’organismo.
Defecatio matutina bona tam quam medicina.
Defecatio meridiana neque bona neque sana.
Defecatio vespertina ducit hominem ad ruinam.8In realtà questo detto non è mai stato riportato nel “Flos Medicinae Salerni”ed è probabile che il primo verso fosse attendibile mentre gli altri due possono considerarsi un’aggiunta successiva, probabilmente di origine goliardica.
_____________
[1] Dal latino vermina = colica o dolore di ventre.
[2]In gergo napoletano il gomitolo viene detto gliòmmero. Il termine è usato anche per indicare un intricato componimento letterario composto da allusioni, battute e doppi sensi.
[3] Il termine viene utilizzato in medicina col significato di prolasso, discesa.
[4] Etimologicamente il termine epilessia è di derivazione ippocratica e significa letteralmente “essere colto di sorpresa”. Indicava così l’imprevedibilità della comparsa dei sintomi. Cfr. D.F. Scott, La storia della terapia dell’epilessia, Momento Medico, Salerno, 1994.
[5] Rappresenta l’analogo del termine scientifico di Eclampsia infantile.
[6] Sinonimo di «incantatrice», «maliarda», «donna capace di sedurre». Cfr.: Vocabolario Treccani.
[7]La coppettazione, particolarmente diffusa nella medicina orientale, era già conosciuta alla medicina ippocratica secondo la quale serviva a riattivare i liquidi nel corpo e ad evitare ristagni. Rappresenta una tecnica controversa e scarsamente supportata da prove scientifiche ed è basata sul presupposto di un beneficio ottenuto mediante risucchio pressorio.
[8] In realtà questo detto non è mai stato riportato nel “Flos Medicinae Salerni”ed è probabile che il primo verso fosse attendibile mentre gli altri due possono considerarsi un’aggiunta successiva, probabilmente di origine goliardica.
Antonella Selvaggio
Archeologa classica. Lavora presso l’Università del Salento.
Medico e scrittore. Ha all’attivo numerose collaborazioni con riviste di carattere storico. Ha pubblicato una Vita di San Leucio, il libro: “Da Casale a Comune” e la Storia della Parrocchiale Santa Maria Assunta di San Salvatore Telesino. Ha partecipato all’Antologia “Dieci Medici Raccontano”, che ha ottenuto il “Premio Rufolo 2019”. Premio Olmo 2009 per il romanzo storico «L’ultima notte di Bedò», è anche autore di alcuni saggi sulla Storia della Medicina tra cui uno studio sulla Depressione dal titolo «Il potere misterioso della bile nera, breve storia della depressione da Ippocrate a Charlie Brown». Nel 2024 ha pubblicato “Fu la peste” e “Islam a Telesia” per ABE Editore Napoli. Fondatore e Direttore Editoriale della Casa Editrice Fioridizucca.


Laurea magistrale in Lettere. Docente a Prato. Ha approfondito gli eventi storici che portarono alla “Marcia della fame” del 1957 nei comuni del Valfortore sannita. Ha scritto il “Catasto Onciario della Terra di San Salvatore”.

Scrittore, poeta e divulgatore culturale. Medico di continuità assistenziale. Autore di diversi saggi storici e racconti. Ha partecipato all’antologia “Dieci Medici Raccontano”. Fondatore del Premio Nazionale Olmo che tutti gli anni si svolge in Raviscanina (Ce).
Dottore in Lettere. all’Università di Salerno, indirizzo “storico medievale”. Si è poi laureata in Scienze della Formazione primaria all’Ateneo di Campobasso. Studiosa della storia della sua città. Lettrice instancabile di autori italiani e stranieri, si occupa della formazione di piccoli lettori e poeti. È insegnante nella Scuola Primaria da quindici anni. Ha sperimentato innovative metodologie di approccio alla lettura utilizzando le nuove tecnologie che hanno portato alla pubblicazione di una ricerca dal titolo: TIC e DSA. Riflessioni ed esperienze sulle nuove frontiere della pedagogia speciale, Ed. EriksonLive. La storia locale e la ricerca accurata le ha permesso di pubblicare anche un Saggio in storia medievale sull’assetto urbano e riorganizzazione del territorio della Benevento nei sec. XI e XII. Animatore culturale, scrive poesie per fermare in foto-scritte, attimi di vita.
Lorenzo Piombo, medico psichiatra, dirigente del Dipartimento Salute Mentale della ASL di Benevento. Ricercatore e studioso di storia. Vive e opera a Morcone.
Avvocato. Patrocinante in Cassazione. Scrittore di Storia Locale. Opera a Guardia Sanframondi.
Architetto e docente. Appassionato cultore di Storia Locale in Cerreto Sannita, città in cui vive. Ha come campi di interesse gli insediamenti abitativi sanniti. Collabora con il Blog dell’Istituto Storico del Sannio di cui è socio fondatore. È autore del saggio “Cominium Ocritum e le forche caudine: una storia
Studioso del ‘700 napoletano e dell’epopea di Federico II ha approfondito in modo particolare le influenza arabe sull’architettura napoletana. Studioso di suffisso e di religioni orientali.
Medico del Lavoro. Regista teatrale. Giornalista pubblicista. Fondatore di “Byblos”, la biblioteca del Sannio. Scrittore e divulgatore della storia e dei personaggi del Sannio, ha pubblicato “A tavola nel Sannio”, una guida ai ristoranti della provincia di Benevento; “Dietro la Leggenda” (2016), una raccolta di racconti ispirati a fiabe e a leggende del Sannio. Nel 2017 ha pubblicato “Samnes”, un romanzo storico sull’epopea sannita. Ha curato la trascrizione del manoscritto e la stampa dei tre volumi delle “Memorie storiche di Cerreto Sannita per Arcidiacono Nicola Rotondi”. Nel 2019 ha pubblicato “Guida alla Valle Telesina e al Sannio”. Ha pubblicato “Il delitto del pozzo dei pazzi”, un medical-thriller ambientato nel primo ‘900 nell’ospedale degli Incurabili di Napoli. È autore della “Storia di Cerreto dalla preistoria alla seconda guerra mondiale (2022) e di “Fiabe e Favole in cerretese”, edito da Fioridizucca. (2023).
È nato e vive a Castelvenere. Già docente di materie letterarie nella scuola statale, ha pubblicato diverse raccolte di liriche, pagine di ricerca letteraria, studi relativi alla cultura popolare. È presente in antologie, dizionari bio-bibliografici e testi scolastici. Appassionato si storia e di tradizioni locali, è membro di associazioni culturali nazionali. I suoi versi hanno ricevuto giudizi positivi da parte della critica e in concorsi letterari si è classificato ai primi posti.
Architetto, libero professionista. Si occupa di progettazione architettonica, interior design e aspetti legati all’architettura del paesaggio. Dal 2021 è Consigliere dell’ordine degli Architetti della Provincia di Benevento. Ha partecipato a Mostre sul restauro architettonico e a numerose iniziative riguardanti la promozione territoriale.
Insegnante, vive a Caiazzo. È Presidente del’Associazione Storica del Caiatino.
Cultore di storia locale e delle tradizioni del suo paese. Autore del saggio “Notizie storiche ed urbanistiche di Cerreto antica” in cui ha ricostruito l’antico borgo distrutto dal terremoto del 1688.
Originario di Castelvenere. Già dipendente del Miur ora in pensione. Appassionato di Storia locale ed animatore di gruppi per la diffusione della lingua e delle tradizioni di Castelvenere.
Nato a Napoli e residente in Piedimonte Matese. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli e successiva specializzazione in Chirurgia generale all’Università di Modena è stato aiuto chirurgo presso l’ospedale civile di Piedimonte Matese e, dal maggio 1990, primario del reparto di Pronto Soccorso. Attualmente è pensionato. Dal 1° giugno 1978 è socio corrispondente dell’Associazione Culturale Italo Ispanica “C. Colombo – Madrid”. Negli anni 1972-73, in collaborazione con altri, ha pubblicato alcuni articoli specialistici su riviste mediche. Cultore di storia e tradizioni locali ha pubblicato studi su vari Annuari e collane dell’Associazione Storica del Medio Volturno (sodalizio del quale oltre che socio è stato in passato anche componente del consiglio direttivo) ed in altre riviste e quotidiani regionali.
Musicista. Maestro di clarinetto ed orchestrale. Studioso di storia della filosofia e del ‘700 napoletano. Esperto simbolista e autore di testi esoterico/filosofici.
Nato a Telese Terme ma originario di Amorosi è stato allievo del filosofo Massimo Achille Bonfantini. Laureato in Semiotica e Filosofia del Linguaggio presso l’Università l’Orientale di Napoli. Dedica le sue ricerche prevalentemente allo studio della filosofia e della psicologia dell’inconscio, come dei nuovi percorsi conoscitivi applicati alle neuroscienze. Ha pubblicato Cento petali e una rosa. Semiosi di un romanzo storico (Natan, 2016), Filosofia hegeliana e religione. Osservazioni su Sebastiano Maturi (Natan, 2017) e, recentemente, il saggio dal titolo: Nel gioco di un’incerta reciprocità: Gregory Bateson e la teoria del “doppio legame” (Ediz. Del Faro, 2020).
Nato a Ponte, dove risiede. Dipendente del gruppo Ferrovie dello Stato. Cultore di storia locale con particolare attenzione al periodo medievale. Ha pubblicato “Ponte tra Cronaca e Storia”, “Domenico Ocone, quarant’anni di storia pontese…”, “Le Vie di Ponte tra Storia e Leggenda”. Collabora con varie associazioni culturali.
Farmacista. Dopo la laurea ha conseguito un master biennale e un corso di perfezionamento, approfondendo le conoscenze in ambito fitoterapico, micoterapico e nutraceutico, con la pubblicazione del lavoro di tesi sulla rivista di divulgazione scientifica di medicina naturale ‘Scienza Natura’ del Prof. Ivo Bianchi. Attivo nel sociale, è membro del Rotary Club Valle Telesina ed è amante dello sport e della natura. Innamorato del proprio territorio, ha iniziato a coltivare l’interesse per la storia locale.


Presidente dell’Associazione culturale “La Biblioteca del Sannio”, dottore di ricerca presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” con una tesi sulla metadatazione della cartografia storica. Giornalista e direttore di Canale Sassuolo. Già docente a contratto di Lingua e Cultura Spagnola e Global History, presso il dipartimento di Scienze Politiche dell’ateneo vanvitelliano, è attualmente tutor di Storia Contemporanea e Storia dei Partiti e Movimenti politici.



Laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Dirigente amministrativa presso l’Università del Molise.
Dottore di ricerca in Ingegneria Elettronica ed informatica presso l’Università degli Studi di Napoli. Ha Svolto attività didattica presso l’Università Federico II. Vive a Telese.
Vive a Morcone. Presidente Italia Nostra Matese Alto Tammaro.
Maestro elementare, appassionato studioso e cultore di Storia Locale.
Biologo residente a Telese Terme. Cultore di storia locale con particolare riferimento alla storia del periodo sannitico. È autore del saggio “La Leonessa e il fenomeno luminoso nella grotta di Sant’Angelo” edito da Fioridizucca nel 2022.
Già sindaco di Caiazzo, dopo aver conseguito la maturità scientifica, rivolge il suo impegno politico alle battaglie del Partito Radicale, soprattutto nel campo della tutela dell’ambiente e in quello per una giustizia giusta. Nel 1980 viene eletto consigliere comunale a Caiazzo, città in cui vive, in rappresentanza della “nuova sinistra”. Nel 1982 aderisce alla Lega per l’Ambiente, promuovendo diverse iniziative per la tutela del fiume Volturno e per il recupero del patrimonio edilizio del centro storico di Caiazzo. Tra il 1987 e il 1994 è Presidente dell’Associazione Storica del Caiatino. Nel 1994 viene eletto sindaco di Caiazzo con la lista civica “Rinascita Caiatina”. Rieletto nel 1998, si adopera per una crescita socio-economica della città; realizza un programma pluriennale, che viene selezionato anche da “Sviluppo Italia” SpA per la costituzione di un Laboratorio di sperimentazione per lo sviluppo locale. Presidente dell’Associazione “Città Paesaggio” dal 2003, è coordinatore del progetto “Per una Carta dei paesaggi dell’olio e dell’olivo”, realizzato d’intesa con l’Associazione nazionale “Città dell’Olio”. Nel 2007 aderisce a Slow Food, dedicandosi soprattutto alla salvaguardia delle piccole produzioni agricole. Ha pubblicato con le Edizioni 2000diciassette: La Memoria e L’Oblio, un saggio sull’eccidio di Caiazzo durante l’ultimo conflitto mondiale.
Giornalista Pubblicista. Esperto di Enologia, collabora a diversi siti web del settore. Collaboratore del blog lucianopignataro.it è responsabile dell’Ufficio Stampa del Sannio Consorzio Tutela Vini.
Dottore in Storia. Autore di un saggio storico, conseguente a ricerca d’archivio, sul suo Comune dal titolo: Faicchio 1920 – 1946 dall’avvento del Fascismo alla nascita della Repubblica, 2016.
Promotore culturale dell’area di Faicchio. Dopo aver conseguito la maturità classica si è laureato in Economia. È dirigente d’impresa a Milano nel settore delle borse valori e mercati finanziari. Ha scritto diversi articoli sulla stampa finanziaria nazionale, tra cui il Sole 24 Ore ed Investire. È appassionato di cultura locale, ha vinto il premio Prosa IX Premio letterario dell’Associazione Storica del Medio Volturno. Titolare delle strutture ricettive “Magie del Sannio” ha dato vita anche al “Piccolo Museo privato di Faicchio Magie del Sannio”.
Giornalista professionista. Scrittore di romanzi e direttore di diverse testate radio televisive. Fondatore del sito: Neifatti.it
Esperta di Comunicazione Istituzionale; in particolar modo di Social Media Policy e e di politiche agroalimentari legate all’economia di piccola scala per Slow Food, in Campania e Basilicata. Suoi contributi in ambito associativo sono legati a tradizioni e culture della terra e del territorio. Ha effettuato training in storiografia in Francia.
Infaticabile animatore culturale dell’area del Caiatino e del Casertano. Allievo del prof. Galasso. Fondatore di Gruppi culturali dediti alla divulgazione della storia del Territorio, attualmente responsabile di Procedimento Unità Operativa Biblioteca civica e Archivio Storico del Comune di Caiazzo.
Medico ed esperto di storia della gastronomia.
Medico di Emergenza territoriale residente in Puglianello. Ha collaborato all’opera Dieci Medici Raccontano.
Studioso della storia del Risorgimento e cultore del periodo Borbonico, ha recentemente collaborato con un suo scritto all’antologia biografica dedicata a Michele Ungaro. Ha in corso un saggio su Sanchez De Luna, un Vescovo del ‘700.
Medico specialista in oncologia e cure palliative è autore principalmente di pubblicazioni scientifiche di settore in lingua inglese ed italiana. È stato inoltre relatore
Sannita di origini e toscano d’adozione. Medico anestesista, ha coltivato con interesse e particolarmente studiato la “Terapia del dolore”. Di tale disciplina è stato per lunghi anni docente all’Università di Siena. Ha avuto anche esperienze di insegnamento all’estero (Bobigny Paris nord, Accademia Russa delle Scienze mediche, Accademia Lettone di Scienze odontoiatriche). Ufficiale medico dell’Esercito italiano, è appassionato di esoterismo, di cultura e tradizioni popolari. E’ autore di saggistica. Ha recentemente pubblicato saggio su “Massoneria, relazioni umane e comunicazione tecnologica” edito da Fioridizucca edizioni.
Dottore in Legge ed autore di ricerche di Storia Locale. Ha partecipato al progetto “Un museo a colori” avente il fine di far conoscere il museo di arte ceramica di Cerreto Sannita. Le mansioni svolte sono state quelle di guida museale e bibliotecaria, e redazione di progetti e lavori di gruppo con gli altri volontari. Ha scritto un saggio nella Antologia dedicata al bicentenario della nascita di Michele Ungaro, edita dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita.
Andrea Ciervo nato a Caserta il 12.10.1975. Presbitero dal 24 novembre 2012 già Laureato in Giurisprudenza alla Federico II, con una tesi di Diritto Ecclesiastico sui Risvolti dei Patti Lateranensi col prof. Mario Tedeschi…tirocinante poi presso Studio Notaro in via Mezzocannone di Napoli…consegue il Baccalaureato presso l’Aloysianum di Padova nel 2007 con una tesi sulla Religione in Immanuel Kant col prof. Secondo Bongiovanni. Si Laurea in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica dell’ Italia Meridionale sezione san Tommaso nel 2012 sempre “Summa cum laude”
Dottore in Archeologia e Scienze Storiche, ha svolto diverse campagne di scavo alla necropoli del Cigno a Macchia Valfortore (CB), con l’Università degli studi di Napoli Federico II e alla necropoli di Crocifisso del tufo a Orvieto (TR), con il Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano e l’ Università dell’Arizona. È attuale vice Presidente della Pro Loco di Sant’Agata dei Goti (BN) dove svolge anche la funzione di OLP per il Servizio Civile Universale. È giornalista tirocinante presso la testata QuasiMezzogiorno. Sì è occupato di alcuni ambiti di archeologia della produzione del Sannio caudino. Attualmente s’interessa alle istituzioni sociali e militari del Medioevo. È vice Presidente dell’Istituto Storico Sannio Telesino.
Medico di Pronto Soccorso ed Emergenza Cultore di Storia Locale ha scritto il saggio: Telesia 1349 Peste e Terremoto edizioni duemiladicessette, 2016, Cartoline da Telese ed. Unione Filatelica Beneventana, 2009; Castelvenere Valdese insieme a P. Carlo Ed. Realtà Sannita, 2016; Officine Massoniche e Vendite Carbonare in Area Sannita insieme a F. Pace, edito dall’ASMV nel 2019. Ha scritto nell’Antologia sulla vita di Michele Ungaro edito dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita nel 2019.ha in corso di pubblicazione un libro di poesie. Dirige la collana di poesie della Casa Editrice FioriDiZucca. Presidente pro-tempore dell’Istituto Storico del Sannio Telesino. Premio Upupa 2017 e 2019 per gli studi di storia locale.