
La famiglia Sarriano, proveniente dalla Spagna, vanta origini molto antiche. Un suo componente giunse in Sicilia già alla fine del XIII secolo. A seguito della sconfitta e morte di Manfredi di Svevia, nella battaglia di Benevento del 26 febbraio 1266, Carlo I d’Angiò divenne re del Regno di Sicilia che comprendeva, oltre alla Sicilia, anche tutta l’Italia Meridionale. La Sicilia, da sempre fedele alla casa Sveva, si mostrò da subito particolarmente avversa ai nuovi dominatori francesi. Ciò provocò la reazione degli Angioini, i quali attuarono, oltre ad un’opprimente politica fiscale, anche una generalizzata riduzione delle libertà.
La rivolta scoppiò la sera del 30 marzo 1282, Lunedì dell’Angelo, sul sagrato della chiesa del Santo Spirito, a Palermo, durante la celebrazione dei Vespri da cui prese poi il nome.
I siciliani chiamarono in loro aiuto il re Pietro III d’Aragona che aveva sposato Costanza, figlia del defunto re Manfredi di Svevia, considerata, in quanto sua erede, la legittima pretendente al Regno di Sicilia.
Il 4 settembre, a Palermo, Pietro fu incoronato re di Sicilia con il nome di Pietro I. Tra i tanti nobili e militari giunti in Sicilia al seguito di Pietro d’Aragona vi era anche il giovane Bernardo Sarriano.
Bernardo de Sarrià (il cognome fu poi italianizzato in Sarriano) nacque nel 1266 nel castello di Confrides1Confrides è un piccolo comune spagnolo nella provincia di Alicante nella regione di Valenzia. in Spagna. Il padre Vidal de Sarrià, era un nobile cavaliere a cui il re Giovanni I d’Aragona aveva assegnato il predetto castello di Confrides dopo la sua conquista avvenuta nel 1264.2Nel 1271 Bernardo succedette al padre nel possesso del castello. Alla sua morte, avvenuta nel dicembre 1335, visto che non vi erano eredi, il castello passerà all’infante Pietro d’Aragona che era uscito vittorioso dalla contesa per la successione al trono contro i suoi fratellastri che il Sarriano aveva appoggiato.
Nel 1286 Bernardo fu dal re Giacomo I, che era succeduto al padre nell’anno precedente, messo a capo di una piccola flotta di venti galee siciliane con il compito di fare incursioni lungo le coste tirreniche del Regno di Napoli. Durante questa missione, Bernardo Sarriano devastò alcuni centri costieri, quali Positano e Sorrento ma, soprattutto, riuscì a occupare le isole di Capri e Procida da cui controllò per circa tre mesi il Golfo di Napoli attaccando e distruggendo numerosi navigli angioini. L’azione più eclatante fu l’occupazione e la distruzione del castello di Astura, sulle coste laziali del Regno Pontificio, per vendicare il tradimento operato dal signore del posto, Giovanni Frangipane, nei confronti di Corradino di Svevia. Nell’azione fu ucciso Michele Frangipane il cui padre Giovanni, nell’agosto del 1268, aveva catturato Corradino di Svevia che sceso dalla Germania, per rivendicare il Regno di Napoli da Carlo D’Angiò, era stato da questi sconfitto a Tagliacozzo. Dopo la battaglia Corradino con pochi compagni era riuscito a fuggire e ad arrivare nei pressi del castello di Astura. Catturato da Giovanni Frangipane, nonostante le suppliche del giovanissimo re, fu da questi consegnato a Carlo D’Angiò che il 29 ottobre lo fece decapitare nella piazza del Mercato di Napoli.
Giovanni Frangipane come premio per il suo vile e spregevole comportamento ricevette dal re Carlo d’Angiò i castelli di Apollosa, Torrecuso, Ponte e Fragneto. Corradino, in quanto figlio di Corrado IV fratellastro di Manfredi, era cugino della regina Costanza figlia di Manfredi, moglie di Pietro d’Aragona e madre di re Giacomo I di Sicilia che aveva commissionato l’impresa.

Il primo Sarriano di cui si hanno notizie certe è Pietro. Secondo quanto scrive Carlo Padiglione “Pietro Sarriano nato in Agerola, terra allora, appartenente al Ducato di Amalfi, appena terminati gli studi elementari nel paese nativo, venne in Napoli, e qui, datosi allo studio delle leggi, vi riuscì peritissimo. Salito in fama, si ebbe la cittadinanza napolitana; per lo che fu due volte nominato eletto del popolo, nel dicembre 1537, e nel giugno 1539. Fu pure giudice della Gran Corte della Vicaria, e Consigliere del Sacro Regio Consiglio di S. Chiara”.3Carlo Padiglione “Memorie storiche artistiche di S. Maria delle Grazie Maggiore a Capo Napoli con cenni biografici di alcuni illustri che vi furono sepolti” p.p. 118 – 120, Napoli 1855
Il Padiglione continua affermando che Pietro morì nell’anno 1556.4Il Padiglione arriva a questa conclusione rifacendosi all’anno riportato sulla lapide di sepoltura di Pietro: “PETRI SARRIANI U.J.D. REGII CONSILIARII HER SEPOLTURA ANNO DOMINI MD I VI”. Stabilendo che lettera, prima della V, che appare come una I, debba essere intesa invece come L, la cui parte orizzontale inferiore risulta chiaramente consumata, visto anche lo spazio tra la lettera I e la successiva lettera V e quindi debba leggersi MDLVI. Solo per completezza riportiamo anche quanto scritto da Francesco Pansa -“Istoria dell’antica repubblica d’Amalfi…”, pag. 258 – Napoli 1724 (pubblicazione postuma): “Nel qual anno morì Pietro Sarriano oriundo di Agerola, Regio Consigliero, e fu nella sua Cappella sepolto nella medesima Chiesa di S. Maria delle Grazie…”, poi continua riportando l’iscrizione della lapide tombale trascrivendo la data in numeri arabi “…anno Domini 1516” tratto chiaramente in errore dalla consunzione della lettera L (50) cosi come dimostrato dal Padiglione. Per completezza vedere anche nota 8.
Se, come scrive il Padiglione, Pietro, sin da piccolo è attestato in Agerola è molto probabile che i suoi genitori fossero già presenti in questo territorio al momento della sua nascita. Ritengo, quindi, molto verosimile quanto affermato da Aldo Cinque «Io credo che fu proprio la presenza dei d’Aragona sul trono di Napoli (1445-1505) a favorire l’arrivo in Campania dei Sarriano; non so se direttamente dalla Spagna o se, invece, dalla più vicina Sicilia, dove forse erano giunti durante quel secolo e mezzo che vide l’isola già aragonese e il sud Italia peninsulare ancora in mano agli Angioini. In ogni caso risalgono al Quattrocento le prime attestazioni del cognome Sarriano dalle nostre parti».5Aldo Cinque “I Sarriano di Agerola” Pubblicato in data 27 febbraio 2016 sul blog “da Jerula ad Agerola”.
Il 9 marzo del 1538 con istrumento, stipulato dal notaio Santillo Pagano di Napoli, Pietro comprò, da Diomede Carafa II,6Diomede Carafa apparteneva a una delle più potenti famiglie del Regno. Era figlio di Giovan Tommaso Carafa signore di Formicola, Pontelatrone, Pomigliano, Sessa, Cancello, Maddaloni, Cerreto, Pietraroia, Civitella, Guardia, San Lorenzo, Limata, San Lupo, Pontelandolfo, Casalduni e Ferrarisi. per la somma di 7000 ducati, il castello di Casalduni e il feudo di Ferrarisi. L’assenso sovrano fu firmato in Napoli dal viceré Don Pietro di Toledo, Marchese di Villafranca, e dal suo Regio Collaterale Consiglio il giorno18 dello stesso mese.7Erasmo Ricca “La Nobiltà del Regno delle Due Sicilie” Vol. I Casalduni pp. 194-204 – Napoli 1862
Pietro Sarriano moriva il 19 marzo del 1551.8 Questa data riportata da Erasmo Ricca op. cit. è la più attendibile e corretta perché supportata da documentazione ufficiale dell’epoca. Molto verosimilmente la data riportata sulla lapide tombale (1556) si riferisce alla sua apposizione. suo successore fu il figlio primogenito Giovanni Antonio che non aveva figli. Alla sua morte, avvenuta nel 1572, fu il fratello secondogenito Fabrizio ad ereditare i suoi beni.

Il 18 settembre 1584 moriva Vittoria Carafa dei duchi di Nocera, la quale oltre ai feudi di Torrecuso, Finocchio, Torrepalazzo, e Monterone possedeva anche il feudo di Ponte. Suo erede fu il nipote Filippo Caracciolo marchese di Vico. Essendo però questi notevolmente indebitato, il tribunale del Sacro Regio Consiglio, su istanza dei suoi creditori, vendé a Fabrizio Sarriano, già signore di Casalduni, il feudo di Ponte con le difese di “Aspro” e “Pantano”, il prezzo pagato fu di 17.000 ducati. L’Istrumento di vendita fu stipulato dal notaio Agnello De Martino di Napoli il 27 novembre 1585. Il 12 agosto del 1592, Fabrizio, donò i suoi feudi di Casalduni, Ponte e Ferrrarisi al figlio primogenito Pietro II in occasione della solenne promessa di matrimonio tra questi e Luisa de Leyva. I principi De Leyva, originari della regione della Navarra in Spagna erano tra le più importanti ed influenti famiglie dell’impero. Ai tempi dell’imperatore Carlo V, un ramo cadetto della famiglia, con capostipite Antonio (1480-1536), si stabilì in Lombardia. Egli fu comandante supremo dell’esercito imperiale e, per i suoi meriti, gli fu concesso il feudo di Ascoli di Capitanata (oggi Ascoli Satriano) in Puglia, con il titolo di principe. Inoltre, per il decisivo contributo dato alla vittoria delle truppe imperiali nella battaglia di Pavia contro i francesi, nel 1531 gli fu assegnato il feudo di Monza con il titolo di conte. Successore di Antonio fu il figlio Luigi, primo governatore spagnolo di Milano. Questi ebbe sei figli, tra i quali il conte di Monza, Martino, padre della famosa Monaca di Monza (suor Virginia Maria al secolo Marianna de Leyva 1575-1650). Primogenito di Luigi, e fratello di Martino, fu Antonio che ebbe assegnato il titolo di terzo principe di Ascoli. Sposò Eufrania de Guzman e dal matrimonio nacque, quintogenita, Luisa de Leyva.9
Erasmo Ricca “La Nobiltà del Regno delle Due Sicilie” Vol. I Casalduni pp. 194-204 – Napoli 1862, riporta a p. 197, erroneamente, che la moglie di Antonio era Maria de la Cueva. In realtà Maria o Mariana de la Cueva era sua madre in quanto moglie di Luigi. Aldo Cinque “Pietro 2° Sarriano sposa una cugina della monaca di Monza” pubblicato in data 1aprile 2016 sul blog “da Jerula ad Agerola”, riporta che Luisa era figlia di Giovanni (figlio quartogenito di Luigi), e di Beatrice Carafa.Luisa era comunque cugina di Marianna perché sia Antonio che Giovanni erano fratelli di Martino.
Al momento del fidanzamento tra Pietro e Luisa, i Sarriano non avevano nessun titolo nobiliare mentre i De Leyva ricoprivano importanti cariche all’interno dell’impero. In particolare, il fratello primogenito di Luisa di nome Antonio Luis, oltre ai titoli di principe di Ascoli e marchese di Atella, fu capitano generale dell’esercito di Francia, governatore dei Paesi Bassi, maresciallo di campo di S.M. in Italia, capitano generale della Lega Cattolica, governatore della provincia di Principato Ultra.
È probabile che la famiglia De Leyva, molto vicina agli ambienti di corte, si sia data da fare affinché la loro congiunta, di così nobile origine, potesse sposare un titolato.
Con diploma del 3 aprile 1602, il re Filippo III di Spagna accordò il titolo di conte di Casalduni a Fabrizio Sarriano e ai suoi eredi e successori in considerazione dei servigi resi, da lui come Giustiziere della città di Napoli e da suo padre Pietro come Regio Consigliere della Camera di Santa Chiara. Il 2 agosto del 1604 moriva Fabrizio Sarriano, primo conte di Casalduni, e gli succedette il figlio primogenito Pietro II che, come già detto, aveva sposato Luisa de Leyva. Morto Pietro II a succedergli, nel 1608, fu il figlio primogenito Fabrizio II che sposò Lavinia Minutolo. Fabrizio II morì il 30 luglio del 1616 e suo successore fu il figlio primogenito Pietro III, ma non essendo ancora maggiorenne, suoi tutori furono nominati la madre Lavinia Minutolo e lo zio paterno Giovanni. Il 29 novembre 1617 moriva Pietro III e non avendo eredi la madre, contessa Lavinia Minutolo, che era ancora sua tutrice, chiese che a succedergli fosse il suo secondogenito Fabrizio, fratello del predetto Pietro III, di appena tre anni.
Fabrizio Sarriano quinto conte di Casalduni morì l’8 gennaio del 1636 suo successore fu il figlio primogenito Giuseppe, ma essendo ancora minorenne, suoi tutori furono nominati Anna Maria de Azzia, contessa di Casalduni, Pietro Minutolo e Giovanni Antonio Sarriano.

Con istrumento del 9 febbraio 1686, redatto dal notaio Domenico Bilotta di Pontelandolfo, Giuseppe Sarriano, sesto conte di Casalduni, donò i suoi feudi di Casalduni, Ponte e Ferrarisi con le difese di Aspro e Pantano e il titolo di conte di Casalduni al figlio primogenito Michele con l’obbligo per questi del sostentamento dei suoi sei fratelli: Domenico, Baldassarre, Nicola, Stefano, Carlo e Giovanni.
Michele morì l’8 settembre del 1709 e ne fu dichiarata erede la sua unica figlia di nome Saveria. Questa, essendo novizia nel monastero del Divino Amore di Napoli e non volendo rinunciare ai voti solenni professati, decise di cedere, con istrumento del notaio Niccolò De Palma di Napoli datato 3 febbraio 1713, le terre di Ponte e Casalduni e tutti gli altri possedimenti, nonché il titolo di conte di Casalduni, allo zio paterno Domenico primo nella linea di successione.
Domenico Sarriano, il 31 ottobre del 1722, con diploma sottoscritto in Vienna, ebbe dall’imperatore Carlo V d’Austria il titolo di duca di Ponte per sé e i suoi eredi e successori.
Alla sua morte, avvenuta, il 28 marzo del 1733, suo successore fu il figlio primogenito Gaetano che morì in Napoli il I febbraio del 1760, suo erede fu il figlio Domenico. Essendo quest’ultimo infermo di mente, sua tutrice fu nominata la madre Vittoria Lanfreschi che con istrumento del notaio Francesco Rinaldi di Pontelandolfo, rogato in data 8 agosto 1767, rinunciò ai feudi e titoli in favore del suo secondogenito di nome Carlo.
Carlo morì il 5 ottobre del 1801 e a succedergli fu il figlio primogenito di nome Gaetano che sposò Teresa Spinello dei principi di S. Giorgio ed ebbe un solo figlio maschio di nome Salvatore.
Nel 1854, essendo morto il padre, Salvatore divenne 14° conte di Casalduni e 6° duca di Ponte, sposò Raffaela Caracciolo figlia di Francesco Paolo duca di Rodi. Dal loro matrimonio nacque un solo figlio maschio di nome Carlo che alla morte del padre, avvenuta il 24 dicembre 1857, ne ereditò i titoli divenendo 15° conte di Casalduni e 7° duca di Ponte.
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NOTE:
[1] Confrides è un piccolo comune spagnolo nella provincia di Alicante nella regione di Valenzia.
[2] Nel 1271 Bernardo succedette al padre nel possesso del castello. Alla sua morte, avvenuta nel dicembre 1335, visto che non vi erano eredi, il castello passerà all’infante Pietro d’Aragona che era uscito vittorioso dalla contesa per la successione al trono contro i suoi fratellastri che il Sarriano aveva appoggiato.
[3] Carlo Padiglione “Memorie storiche artistiche di S. Maria delle Grazie Maggiore a Capo Napoli con cenni biografici di alcuni illustri che vi furono sepolti” p.p. 118 – 120, Napoli 1855.
[4] Il Padiglione arriva a questa conclusione rifacendosi all’anno riportato sulla lapide di sepoltura di Pietro: “PETRI SARRIANI U.J.D. REGII CONSILIARII HER SEPOLTURA ANNO DOMINI MD I VI”. Stabilendo che lettera, prima della V, che appare come una I, debba essere intesa invece come L, la cui parte orizzontale inferiore risulta chiaramente consumata, visto anche lo spazio tra la lettera I e la successiva lettera V e quindi debba leggersi MDLVI.Solo per completezza riportiamo anche quanto scritto da Francesco Pansa -“Istoria dell’antica repubblica d’Amalfi…”, pag. 258 – Napoli 1724 (pubblicazione postuma): “Nel qual anno morì Pietro Sarriano oriundo di Agerola, Regio Consigliero, e fu nella sua Cappella sepolto nella medesima Chiesa di S. Maria delle Grazie…”, poi continua riportando l’iscrizione della lapide tombale trascrivendo la data in numeri arabi “…anno Domini 1516” tratto chiaramente in errore dalla consunzione della lettera L (50) cosi come dimostrato dal Padiglione. Per completezza vedere anche nota 8.
[5] Aldo Cinque “I Sarriano di Agerola” Pubblicato in data 27 febbraio 2016 sul blog “da Jerula ad Agerola”.
[6] Diomede Carafa apparteneva a una delle più potenti famiglie del Regno. Era figlio di Giovan Tommaso Carafa signore di Formicola, Pontelatrone, Pomigliano, Sessa, Cancello, Maddaloni, Cerreto, Pietraroia, Civitella, Guardia, San Lorenzo, Limata, San Lupo, Pontelandolfo, Casalduni e Ferrarisi.
[7] Erasmo Ricca “La Nobiltà del Regno delle Due Sicilie” Vol. I Casalduni pp. 194-204 – Napoli 1862.
[8] Questa data riportata da Erasmo Ricca op. cit. è la più attendibile e corretta perché supportata da documentazione ufficiale dell’epoca. Molto verosimilmente la data riportata sulla lapide tombale (1556) si riferisce alla sua apposizione.
[9] Erasmo Ricca “La Nobiltà del Regno delle Due Sicilie” Vol. I Casalduni pp. 194-204 – Napoli 1862, riporta a p. 197, erroneamente, che la moglie di Antonio era Maria de la Cueva. In realtà Maria o Mariana de la Cueva era sua madre in quanto moglie di Luigi. Aldo Cinque “Pietro 2° Sarriano sposa una cugina della monaca di Monza” pubblicato in data 1aprile 2016 sul blog “da Jerula ad Agerola”, riporta che Luisa era figlia di Giovanni (figlio quartogenito di Luigi), e di Beatrice Carafa.Luisa era comunque cugina di Marianna perché sia Antonio che Giovanni erano fratelli di Martino.
Antonella Selvaggio
Archeologa classica. Lavora presso l’Università del Salento.
Medico e scrittore. Ha all’attivo numerose collaborazioni con riviste di carattere storico. Ha pubblicato una Vita di San Leucio, il libro: “Da Casale a Comune” e la Storia della Parrocchiale Santa Maria Assunta di San Salvatore Telesino. Ha partecipato all’Antologia “Dieci Medici Raccontano”, che ha ottenuto il “Premio Rufolo 2019”. Premio Olmo 2009 per il romanzo storico «L’ultima notte di Bedò», è anche autore di alcuni saggi sulla Storia della Medicina tra cui uno studio sulla Depressione dal titolo «Il potere misterioso della bile nera, breve storia della depressione da Ippocrate a Charlie Brown». Nel 2024 ha pubblicato “Fu la peste” e “Islam a Telesia” per ABE Editore Napoli. Fondatore e Direttore Editoriale della Casa Editrice Fioridizucca.


Laurea magistrale in Lettere. Docente a Prato. Ha approfondito gli eventi storici che portarono alla “Marcia della fame” del 1957 nei comuni del Valfortore sannita. Ha scritto il “Catasto Onciario della Terra di San Salvatore”.

Scrittore, poeta e divulgatore culturale. Medico di continuità assistenziale. Autore di diversi saggi storici e racconti. Ha partecipato all’antologia “Dieci Medici Raccontano”. Fondatore del Premio Nazionale Olmo che tutti gli anni si svolge in Raviscanina (Ce).
Dottore in Lettere. all’Università di Salerno, indirizzo “storico medievale”. Si è poi laureata in Scienze della Formazione primaria all’Ateneo di Campobasso. Studiosa della storia della sua città. Lettrice instancabile di autori italiani e stranieri, si occupa della formazione di piccoli lettori e poeti. È insegnante nella Scuola Primaria da quindici anni. Ha sperimentato innovative metodologie di approccio alla lettura utilizzando le nuove tecnologie che hanno portato alla pubblicazione di una ricerca dal titolo: TIC e DSA. Riflessioni ed esperienze sulle nuove frontiere della pedagogia speciale, Ed. EriksonLive. La storia locale e la ricerca accurata le ha permesso di pubblicare anche un Saggio in storia medievale sull’assetto urbano e riorganizzazione del territorio della Benevento nei sec. XI e XII. Animatore culturale, scrive poesie per fermare in foto-scritte, attimi di vita.
Lorenzo Piombo, medico psichiatra, dirigente del Dipartimento Salute Mentale della ASL di Benevento. Ricercatore e studioso di storia. Vive e opera a Morcone.
Avvocato. Patrocinante in Cassazione. Scrittore di Storia Locale. Opera a Guardia Sanframondi.
Architetto e docente. Appassionato cultore di Storia Locale in Cerreto Sannita, città in cui vive. Ha come campi di interesse gli insediamenti abitativi sanniti. Collabora con il Blog dell’Istituto Storico del Sannio di cui è socio fondatore. È autore del saggio “Cominium Ocritum e le forche caudine: una storia
Studioso del ‘700 napoletano e dell’epopea di Federico II ha approfondito in modo particolare le influenza arabe sull’architettura napoletana. Studioso di suffisso e di religioni orientali.
Medico del Lavoro. Regista teatrale. Giornalista pubblicista. Fondatore di “Byblos”, la biblioteca del Sannio. Scrittore e divulgatore della storia e dei personaggi del Sannio, ha pubblicato “A tavola nel Sannio”, una guida ai ristoranti della provincia di Benevento; “Dietro la Leggenda” (2016), una raccolta di racconti ispirati a fiabe e a leggende del Sannio. Nel 2017 ha pubblicato “Samnes”, un romanzo storico sull’epopea sannita. Ha curato la trascrizione del manoscritto e la stampa dei tre volumi delle “Memorie storiche di Cerreto Sannita per Arcidiacono Nicola Rotondi”. Nel 2019 ha pubblicato “Guida alla Valle Telesina e al Sannio”. Ha pubblicato “Il delitto del pozzo dei pazzi”, un medical-thriller ambientato nel primo ‘900 nell’ospedale degli Incurabili di Napoli. È autore della “Storia di Cerreto dalla preistoria alla seconda guerra mondiale (2022) e di “Fiabe e Favole in cerretese”, edito da Fioridizucca. (2023).
È nato e vive a Castelvenere. Già docente di materie letterarie nella scuola statale, ha pubblicato diverse raccolte di liriche, pagine di ricerca letteraria, studi relativi alla cultura popolare. È presente in antologie, dizionari bio-bibliografici e testi scolastici. Appassionato si storia e di tradizioni locali, è membro di associazioni culturali nazionali. I suoi versi hanno ricevuto giudizi positivi da parte della critica e in concorsi letterari si è classificato ai primi posti.
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Insegnante, vive a Caiazzo. È Presidente del’Associazione Storica del Caiatino.
Cultore di storia locale e delle tradizioni del suo paese. Autore del saggio “Notizie storiche ed urbanistiche di Cerreto antica” in cui ha ricostruito l’antico borgo distrutto dal terremoto del 1688.
Originario di Castelvenere. Già dipendente del Miur ora in pensione. Appassionato di Storia locale ed animatore di gruppi per la diffusione della lingua e delle tradizioni di Castelvenere.
Nato a Napoli e residente in Piedimonte Matese. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli e successiva specializzazione in Chirurgia generale all’Università di Modena è stato aiuto chirurgo presso l’ospedale civile di Piedimonte Matese e, dal maggio 1990, primario del reparto di Pronto Soccorso. Attualmente è pensionato. Dal 1° giugno 1978 è socio corrispondente dell’Associazione Culturale Italo Ispanica “C. Colombo – Madrid”. Negli anni 1972-73, in collaborazione con altri, ha pubblicato alcuni articoli specialistici su riviste mediche. Cultore di storia e tradizioni locali ha pubblicato studi su vari Annuari e collane dell’Associazione Storica del Medio Volturno (sodalizio del quale oltre che socio è stato in passato anche componente del consiglio direttivo) ed in altre riviste e quotidiani regionali.
Musicista. Maestro di clarinetto ed orchestrale. Studioso di storia della filosofia e del ‘700 napoletano. Esperto simbolista e autore di testi esoterico/filosofici.
Nato a Telese Terme ma originario di Amorosi è stato allievo del filosofo Massimo Achille Bonfantini. Laureato in Semiotica e Filosofia del Linguaggio presso l’Università l’Orientale di Napoli. Dedica le sue ricerche prevalentemente allo studio della filosofia e della psicologia dell’inconscio, come dei nuovi percorsi conoscitivi applicati alle neuroscienze. Ha pubblicato Cento petali e una rosa. Semiosi di un romanzo storico (Natan, 2016), Filosofia hegeliana e religione. Osservazioni su Sebastiano Maturi (Natan, 2017) e, recentemente, il saggio dal titolo: Nel gioco di un’incerta reciprocità: Gregory Bateson e la teoria del “doppio legame” (Ediz. Del Faro, 2020).
Nato a Ponte, dove risiede. Dipendente del gruppo Ferrovie dello Stato. Cultore di storia locale con particolare attenzione al periodo medievale. Ha pubblicato “Ponte tra Cronaca e Storia”, “Domenico Ocone, quarant’anni di storia pontese…”, “Le Vie di Ponte tra Storia e Leggenda”. Collabora con varie associazioni culturali.
Farmacista. Dopo la laurea ha conseguito un master biennale e un corso di perfezionamento, approfondendo le conoscenze in ambito fitoterapico, micoterapico e nutraceutico, con la pubblicazione del lavoro di tesi sulla rivista di divulgazione scientifica di medicina naturale ‘Scienza Natura’ del Prof. Ivo Bianchi. Attivo nel sociale, è membro del Rotary Club Valle Telesina ed è amante dello sport e della natura. Innamorato del proprio territorio, ha iniziato a coltivare l’interesse per la storia locale.


Presidente dell’Associazione culturale “La Biblioteca del Sannio”, dottore di ricerca presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” con una tesi sulla metadatazione della cartografia storica. Giornalista e direttore di Canale Sassuolo. Già docente a contratto di Lingua e Cultura Spagnola e Global History, presso il dipartimento di Scienze Politiche dell’ateneo vanvitelliano, è attualmente tutor di Storia Contemporanea e Storia dei Partiti e Movimenti politici.



Laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Dirigente amministrativa presso l’Università del Molise.
Dottore di ricerca in Ingegneria Elettronica ed informatica presso l’Università degli Studi di Napoli. Ha Svolto attività didattica presso l’Università Federico II. Vive a Telese.
Vive a Morcone. Presidente Italia Nostra Matese Alto Tammaro.
Maestro elementare, appassionato studioso e cultore di Storia Locale.
Biologo residente a Telese Terme. Cultore di storia locale con particolare riferimento alla storia del periodo sannitico. È autore del saggio “La Leonessa e il fenomeno luminoso nella grotta di Sant’Angelo” edito da Fioridizucca nel 2022.
Già sindaco di Caiazzo, dopo aver conseguito la maturità scientifica, rivolge il suo impegno politico alle battaglie del Partito Radicale, soprattutto nel campo della tutela dell’ambiente e in quello per una giustizia giusta. Nel 1980 viene eletto consigliere comunale a Caiazzo, città in cui vive, in rappresentanza della “nuova sinistra”. Nel 1982 aderisce alla Lega per l’Ambiente, promuovendo diverse iniziative per la tutela del fiume Volturno e per il recupero del patrimonio edilizio del centro storico di Caiazzo. Tra il 1987 e il 1994 è Presidente dell’Associazione Storica del Caiatino. Nel 1994 viene eletto sindaco di Caiazzo con la lista civica “Rinascita Caiatina”. Rieletto nel 1998, si adopera per una crescita socio-economica della città; realizza un programma pluriennale, che viene selezionato anche da “Sviluppo Italia” SpA per la costituzione di un Laboratorio di sperimentazione per lo sviluppo locale. Presidente dell’Associazione “Città Paesaggio” dal 2003, è coordinatore del progetto “Per una Carta dei paesaggi dell’olio e dell’olivo”, realizzato d’intesa con l’Associazione nazionale “Città dell’Olio”. Nel 2007 aderisce a Slow Food, dedicandosi soprattutto alla salvaguardia delle piccole produzioni agricole. Ha pubblicato con le Edizioni 2000diciassette: La Memoria e L’Oblio, un saggio sull’eccidio di Caiazzo durante l’ultimo conflitto mondiale.
Giornalista Pubblicista. Esperto di Enologia, collabora a diversi siti web del settore. Collaboratore del blog lucianopignataro.it è responsabile dell’Ufficio Stampa del Sannio Consorzio Tutela Vini.
Dottore in Storia. Autore di un saggio storico, conseguente a ricerca d’archivio, sul suo Comune dal titolo: Faicchio 1920 – 1946 dall’avvento del Fascismo alla nascita della Repubblica, 2016.
Promotore culturale dell’area di Faicchio. Dopo aver conseguito la maturità classica si è laureato in Economia. È dirigente d’impresa a Milano nel settore delle borse valori e mercati finanziari. Ha scritto diversi articoli sulla stampa finanziaria nazionale, tra cui il Sole 24 Ore ed Investire. È appassionato di cultura locale, ha vinto il premio Prosa IX Premio letterario dell’Associazione Storica del Medio Volturno. Titolare delle strutture ricettive “Magie del Sannio” ha dato vita anche al “Piccolo Museo privato di Faicchio Magie del Sannio”.
Giornalista professionista. Scrittore di romanzi e direttore di diverse testate radio televisive. Fondatore del sito: Neifatti.it
Esperta di Comunicazione Istituzionale; in particolar modo di Social Media Policy e e di politiche agroalimentari legate all’economia di piccola scala per Slow Food, in Campania e Basilicata. Suoi contributi in ambito associativo sono legati a tradizioni e culture della terra e del territorio. Ha effettuato training in storiografia in Francia.
Infaticabile animatore culturale dell’area del Caiatino e del Casertano. Allievo del prof. Galasso. Fondatore di Gruppi culturali dediti alla divulgazione della storia del Territorio, attualmente responsabile di Procedimento Unità Operativa Biblioteca civica e Archivio Storico del Comune di Caiazzo.
Medico ed esperto di storia della gastronomia.
Medico di Emergenza territoriale residente in Puglianello. Ha collaborato all’opera Dieci Medici Raccontano.
Studioso della storia del Risorgimento e cultore del periodo Borbonico, ha recentemente collaborato con un suo scritto all’antologia biografica dedicata a Michele Ungaro. Ha in corso un saggio su Sanchez De Luna, un Vescovo del ‘700.
Medico specialista in oncologia e cure palliative è autore principalmente di pubblicazioni scientifiche di settore in lingua inglese ed italiana. È stato inoltre relatore
Sannita di origini e toscano d’adozione. Medico anestesista, ha coltivato con interesse e particolarmente studiato la “Terapia del dolore”. Di tale disciplina è stato per lunghi anni docente all’Università di Siena. Ha avuto anche esperienze di insegnamento all’estero (Bobigny Paris nord, Accademia Russa delle Scienze mediche, Accademia Lettone di Scienze odontoiatriche). Ufficiale medico dell’Esercito italiano, è appassionato di esoterismo, di cultura e tradizioni popolari. E’ autore di saggistica. Ha recentemente pubblicato saggio su “Massoneria, relazioni umane e comunicazione tecnologica” edito da Fioridizucca edizioni.
Dottore in Legge ed autore di ricerche di Storia Locale. Ha partecipato al progetto “Un museo a colori” avente il fine di far conoscere il museo di arte ceramica di Cerreto Sannita. Le mansioni svolte sono state quelle di guida museale e bibliotecaria, e redazione di progetti e lavori di gruppo con gli altri volontari. Ha scritto un saggio nella Antologia dedicata al bicentenario della nascita di Michele Ungaro, edita dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita.
Andrea Ciervo nato a Caserta il 12.10.1975. Presbitero dal 24 novembre 2012 già Laureato in Giurisprudenza alla Federico II, con una tesi di Diritto Ecclesiastico sui Risvolti dei Patti Lateranensi col prof. Mario Tedeschi…tirocinante poi presso Studio Notaro in via Mezzocannone di Napoli…consegue il Baccalaureato presso l’Aloysianum di Padova nel 2007 con una tesi sulla Religione in Immanuel Kant col prof. Secondo Bongiovanni. Si Laurea in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica dell’ Italia Meridionale sezione san Tommaso nel 2012 sempre “Summa cum laude”
Dottore in Archeologia e Scienze Storiche, ha svolto diverse campagne di scavo alla necropoli del Cigno a Macchia Valfortore (CB), con l’Università degli studi di Napoli Federico II e alla necropoli di Crocifisso del tufo a Orvieto (TR), con il Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano e l’ Università dell’Arizona. È attuale vice Presidente della Pro Loco di Sant’Agata dei Goti (BN) dove svolge anche la funzione di OLP per il Servizio Civile Universale. È giornalista tirocinante presso la testata QuasiMezzogiorno. Sì è occupato di alcuni ambiti di archeologia della produzione del Sannio caudino. Attualmente s’interessa alle istituzioni sociali e militari del Medioevo. È vice Presidente dell’Istituto Storico Sannio Telesino.
Medico di Pronto Soccorso ed Emergenza Cultore di Storia Locale ha scritto il saggio: Telesia 1349 Peste e Terremoto edizioni duemiladicessette, 2016, Cartoline da Telese ed. Unione Filatelica Beneventana, 2009; Castelvenere Valdese insieme a P. Carlo Ed. Realtà Sannita, 2016; Officine Massoniche e Vendite Carbonare in Area Sannita insieme a F. Pace, edito dall’ASMV nel 2019. Ha scritto nell’Antologia sulla vita di Michele Ungaro edito dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita nel 2019.ha in corso di pubblicazione un libro di poesie. Dirige la collana di poesie della Casa Editrice FioriDiZucca. Presidente pro-tempore dell’Istituto Storico del Sannio Telesino. Premio Upupa 2017 e 2019 per gli studi di storia locale.