
In occasione della tuttora in corso epidemia da Coronavirus, nata agli inizi del 2020, anno bisesto, si sta dicendo e facendo vedere di tutto e di più. Al riguardo, nello studiare la storia di precedenti così definite pestilenze in Italia,(1) ho notato, a me pare, numerose analogie singolari, frutto, nella realtà, talvolta di immaginazioni, talaltra di certezze; per questa ragione, senza andare troppo indietro nel tempo e partendo dal Medioevo (476-1492) tenterò di sunteggiarne alcune, tra le più comuni e semplici e a prescindere da tipo, causa, concausa, sintomi, prognosi e terapia, nel dettaglio.
Per quanto concerne il luogo d’origine, fin dai primi giorni s’è detto che la malattia da Coronavirus ha avuto inizio in Cina; in seguito s’è parlato della diffusione nei quattro continenti. Già in passato, nel 1347-’48, una pestilenza, la Peste, o Morte, nera mitizzata dal Boccaccio, partendo dall’interno dell’Asia, forse dalla Cina, coinvolse mezzo mondo e l’Italia da nord a sud, poi ritornò e si estinse nel 1363.(2)
Circa la cagione, è diventato subito notorio che il morbo in atto è innescato da un virus, ossia un microorganismo, invisibile ad occhio nudo, il quale, di solito trasmesso dall’aria respirata o da starnuti di persone contaminate, penetra attraverso la bocca e il naso nei polmoni di individui sani, vi si localizza, li infiamma e determina febbre alta con difficoltà nella respirazione. Riprendendo intuizioni antiche, alcuni autori del Medioevo e poi del Moderno, fino al XIX secolo quando vennero scoperti i primi microorganismi, ritennero che semi, cioè animaletti piccolissimi, invisibili ad occhio nudo, per mezzo dell’aria malsana penetravano attraverso naso e bocca nel corpo umano, avvelenavano dapprima i polmoni e di conseguenza il cuore e provocavano gravi malattie. (3) Altri, nella seconda metà del XV secolo, rese noto che allo stesso modo agiva il vapore velenoso concentrato nell’aria, molte volte in modo tanto sottile da risultare non visibile, come pure le nebbie, i nugoli spessi e certi fumi; (4) oggi, si ritiene, altresì, che e lo smog e l’aria inquinata possono veicolare e trasmettere il virus. (5)
Mezzi ipotizzati di contagio sarebbero anche il pane fresco e le verdure crude. Senonché, già l’antica medicina indiana –e non è inverosimile quella cinese– consigliava di non mangiare verdure crude nei periodi di moria. (6) Non solo, durantela epidemia del 1478-’79 qualcuno suggerì di mangiare pane abbrustolito e qualche altro di non toccare cose importate da luoghi infetti né mangiarle se non cotte o pulite o lavate. (7) Mi permetto inoltre rilevare, non avendolo notato ancora allo stato della ricerca, che fonte di diffusione potrebbero essere gli appartamenti in comune e i condominii. Del resto già nel 1478’79, venne dichiarato che la vicinanza di muri o la continuità di case moltiplicavano la possibilità di contagio. (8)
La fuga costituisce un particolare a tutti noto, infatti, fin da subito e per evitare l’infezione, residenti contagiati e no si sono allontanati rapidamente dal luogo di insorgenza e da alcuni d’Italia verso mete stimate sicure. Negli anni Quaranta del VI secolo, poiché la gente aveva la convinzione di evitare il flagello fuggendo, scappavano i figli lasciando insepolti i cadaveri dei genitori; correvano via i genitori, dimentichi del frutto, febbricitante, delle loro viscere. Nel VII secolo, si fuggiva per le cime dei monti o per luoghi diversi. (9) Si fuggiva durante la epidemia del 1348, perché a cura delleinfermità né consiglio di medico né virtù di alcuna medicina pareva che valesse e facesse effetto. (10) Nel corso della moria del 1478-’79 venne addirittura proposto dal medico, quale precauzione, l’andare in alto o verso il basso, evitando la provenienza dell’aria infetta; non solo: fuggire presto e lontano e ritornare tardi. Anzi avendo la prevenzione utilizzato per giunta farmaci confezionati in pillole differenti, (11) vi fu chi, in seguito, perdurando nel 1656 la pestilenza manifestatasi nell’Italia centro-meridionale e in Genova, sostenne che l’unica efficace era la così detta pillola del tribus, ossia, la solita fuga, ma: cede cito, longisque abi serusque reverte. (12)

A Pietraroia (BN), invece, gli abitanti credettero che questi tre avverbi allontanassero la distruttiva peste: “Haec tria tabificam pellunt adverbia pestem / Mox, longe, tarde, cede, recede redi / Tosto parti, lungi vanne, tardi torna–”; (13) in più, in località Metole –o Medele? cioè cure–, là dove, murata all’esterno di una casa colonica, lessi decenni or sono la citata epigrafe, ha inizio il Fosso dell’Ospedale ed, è verosimile, stesse un lazzaretto.
Al presente, sono stati adottati provvedimenti sanitari di prevenzione, sicché le dimore sembrano disabitate e perché quasi più nessuno esce di casa e perché non più occupate; i negozi di alcuni generi sono stati chiusi; le strade e le piazze risultano deserte e difficoltosa la raccolta dei prodotti agricoli . Nell’anno 540, a causa della malattia si vedevano, per la città desolata, case vuote, botteghe chiuse, mancato commercio, (14) nel 1348, anche prodotti campestri non più raccolti. (15) e, nel 1656, le campagne deserte. (16)
È vigente, del pari, la quarantena. Essa ricalca la misura secondo la quale, in occasione del morbo nel 1348, i viaggiatori indiziati venivano trattenuti nei lazzaretti; (17) ricorda pure la disposizione veneziana del 1364, in base alla quale era d’obbligo la stazione quarantenaria ossia la sosta per 40 giorni, in territorio di Ragusa, ma lontano dalla città, di uomini e merci che giungevano da paesi infetti d’oltremare. (18) La quarantena entrò in vigore pure nel Regno di Napoli durante la moria del 1656. (19)
Le funzioni religiose dal vivo sono state sospese; rimangono soltanto –è ovvio– i riti funebri, ma senza accompagnamento. Nel 1348, non anche i parenti e gli amici, ma soltanto prezzolati beccamorti di un vicinato, i quali si facevano chiamare becchini e, talvolta, qualche prete, a passo svelto portavano il morto nella chiesa più prossima al luogo del decesso e, al termine di una cerimonia semplice e breve, lo deponevano in un loculo ancora libero o nella fossa comune. Non diversamente accadde nel 1656. (20)
Sono state chiuse le scuole e prorogati i convegni. Nel 1478-’79, venne consigliata l’astensione dalla stretta conversazione e dalla turba. (21) Nel 1493, il re di Napoli, durante il flagello che coinvolse la capitale, emise un bando nel quale circa i rimedi per espellere il morbo, ordinava, oltretutto, che le scuole venissero chiuse ed aboliti incontri e riunioni. Non in maniera differente si provvide nel 1656.(22)
Nell’autocertificazione COVID-19, aggiornata al 27 marzo 2020 ed obbligatoria, colui il quale si sposta dalla propria abitazione deve dichiarare, tra l’altro: di non essere sottoposto alle misure della quarantena, ovvero di non essere risultato positivo al covid-19; l’indirizzo di partenza e quello d’arrivo; che lo spostamento è determinato da esigenze lavorative, da assoluta urgenza, da situazioni di necessità e da motivi di salute. Nel ‘200 e ancora nel 1348 e nel ’63, chi doveva recarsi da un luogo ad altro, aveva l’obbligo, per evitare il diffondersi della malattia, di mostrare la bolletta, ossia un attestato sulla integrità dello stato di salute propria e sulla salubrità dei paesi dai quali proveniva e ai quali era diretto. Per Napoli, nel 1624, veniva chiesto il “bollettino o fede di sanità”, rilasciato dall’ufficio competente; nel 1654, un bando ordinava a tutti, di qualsivoglia stato, grado e qualità, addirittura di non ardire né presumere lasciare la propria casa senza espresso ordine dell’autorità costituita; altro, successivo, comandava l’utilizzo dei soliti bollettini di salute. (23)
È stato posto in atto altresì il sistema della zona rossa, o blindata ossia circoscritta da cintura di sicurezza di forze dell’ordine, per impedire l’ingresso e l’uscita di persone colpite. A Napoli, nel corso dell’ epidemia del 1656, venne disposto un cordone vigilato da nobili che, al fine di vanificare il rinnovo del contagio, impedì l’ingresso di nuove persone, dal regno e dall’estero, nella capitale, fino a quando tutto il regno non fu dichiarato libero dalla pestilenza. (24)
Colui il quale, infine, presta assistenza medica deve rispettare norme igieniche personali e indossare indumento adeguato costituito da tuta, cappuccio, maschera, occhiali, visiera, guanti e calzari. Del resto, negli anni Trenta del ‘600, i medici si proteggevano con un abito, di vecchia invenzione –data la fine, è chiaro, di precedenti colleghi– e di stoffe particolari; comprendeva camicia, pantaloni legati alle tomaie di scarpe polacchine, camice fino alle caviglie e con maniche lunghe, cappuccio e maschera con lenti di cristallo, a protezione degli occhi, e naso a becco, con narici e contenente sostanze per la disinfezione dell’aria inspirata, cappello a falda larga, guanti, e bastone col quale poter toccare l’infermo, (25) tenendovisi a distanza di sicurezza. (26)
Ordinari avvertimenti attuali, per evitare il morbo, sono il non toccarsi gli occhi, il naso e la bocca; l’ usare mascherina e guanti; il non frequentare locali chiusi, angusti, affollati, ad esempio negozi e, semmai, entrarvi a turno. Nel perdurare della moria del 1478-’79 fu consigliato di non toccare gli occhi per non nuoce ad essi (27) e si notò pure che il prendere a mani nude cose infette era dannoso e il contagio avvenuto per bocca e naso offendeva presto; pertanto, si suggerì di guardarsi dall’aria chiusa e umida, di proteggere il naso e, perciò, la bocca anche, con una spugna bagnata e di porre attenzione ai luoghi stretti e gremiti. (28)
Un complesso ancor più comune attiene a consigli di prudenza, ricordati in modo costante da mezzi audiovisivi e no, e dice: «Resta a casa e non uscire se non per necessità, soltanto per esigenze di salute, per lavoro o per fare la spesa; mantieni l’ambiente pulito e aerato; evita il contatto con altri a meno di un metro o meglio due; lavati spesso le mani e poi trattale con disinfettanti». Del resto, nel corso del Medioevo già di consueto si prestava interesse all’igiene del corpo, dell’alimentazione e dell’ ambiente e si dava importanza al lavarsi “spesso” le mani. (29) Per quanto più direttamente interessa il tema, nel 1479-’80 si raccomandò, quali regole, di non uscire di casa, di tenere aerati e puliti gli ambienti, di evitare le conversazioni o, altrimenti, mantenersi dall’interlocutore, almeno a due braccia, o a sei, se sospetto portatore di malattia infettiva, nonché, fra le altre misure igieniche, di lavarsi spesso le mani. (30) Provvedimenti analoghi vennero adottati a Napoli nel 1493 e nel 1656. (31)
A questo punto, mentre mi accingo a concludere, rimane sempre viva l’esortazione a mantenersi sani per mezzo del “lavarsi spesso le mani”; il modo di dire, più volte utilizzato nel Medioevo e ripetuto nel tempo, come un comandamento, rivendica, pare, con la singolare analogia, origine da un’opera, fiore della medicina, della celeberrima Scuola Salernitana; essa rammentava, fra 3520 versi, il rinomato ammonimenti in latino:
“Si fore vis sanus ablue saepe manus“. (32)
(Se vuoi dirti sano lava spesso le mani).
Intanto, per questa drammatica vicenda, è in preparazione la Fase 2 che verrà presentata il 1 maggio 2020, di venerdì.
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1- Cfr. R. Di Lello, Dagli Dei al Coronavirus e Id., Epidemie […] nell’Evo Antico […] nel Medioevo[…] nell’Evo Moderno, in “Quattro passi nella storia”, Casertasera.it (11-3- 2020), (20- 3- 2020),( 4- 4-2020), (22- 4- 2020) 2- Cfr. Giovanni Boccaccio, Decameron, I. S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, Napoli, Filiatre Sebezio, 1843-1848 – Sala Bolognese, Forni, 1988 , 5 vol., II, pp. 294-307. J Théodoridès, Dai miasmi ai virus, Paris, L. Pariente, 1992, pp. 109-110. 3- Cfr. G. Penso, La medicina romana, Paris, Ciba-Geigy, 1985, pp. 496 e 498; Id., La medicina medioevale, s.l., Ciba-Geigy, 1991, pp.501-502; J Théodoridès, cit., pp. 22-27. 4- Cfr. Marsilio Ficino Consilio contro la pestilenzia, a c.d., E. Musacchio, Bologna Cappelli, 1983, cap. I-III, pp. 55-58, XXII, p. 106, XXIII, p. 108. 5- Cfr. yahoo, 24-4-2020. 6- E. H. Ackerknecht e A. H. Murken, Compendio di storia della medicina, Torino, Centro Scientifico Editore, 2000, pp. 52 e 55. 7- Autore ignoto, in G. Penso, 1991, cit., p. 512 e M. Ficino, cit., IV, p. 61 e V, p.66. 8- M. Ficino, cit., XXIII, p. 108. 9- Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, a c.d. E Bartolini, Firenze, TEA, 1988, II, 4, pp. 58-61 e VI, 5, pp. 262-263. 10- Cfr. G. Boccaccio, cit., G. Penso,1991, cit., pp. 366-367. 11- Cfr. M. Ficino, cit., II, p. 57, V, p. 64,VI, pp. 66-69, XXIII, pp. 108-110. 12- Id. VI, pp. 66-69. S. De Renzi, Napoli nell’anno 1656, Napoli, De Pascale, 1867- Celi, 1968, pp.56, 66-67 e 82-92. 13- Pietraroia, Archivio della Parrocchia, Memorie, ms. p. 127. 14- Cfr. Documento 4, in S. De Renzi Storia documentata della Scuola Medica di Salerno, Napoli, Nobile, 1857- Milano, Ferro, 1967, pp. VI-VII,15- G. Boccaccio, cit. S. De Renzi, II, cit., pp. 305-306. 16- S. De Renzi, 1867-1968, cit. p. 144. 17- Cfr. S. De Renzi, II. cit., pp. 394-397. J Théodoridès, cit. p. 110. 18- G. Penso, 1991, cit. pp. 511-512. 19- Cfr. S. De Renzi, 1867-1968, cit. p. 61 e Prammatiche, 11 e 17, pp. 196, 213 e pass. 20- G. Boccaccio, cit., S. De Renzi, II, cit., pp. 303-305. Id., 1867-1968, cit., p. 49. 21- M. Ficino, cit., V, p. 64. 22- Cfr. Prammatica CXXXVII, in S. De Renzi, 1857-1967, cit., pp. XCIV-XCV e Id., 1867-1968, cit., pp. 59 e 91. 23- Cfr. S. De Renzi, II, cit., p. 308; Id. 1867-1968, cit., doc.1, p.251, pramm. 7, p. 192 e 11, p. 196. 24- Id., 1867-1968, cit. p. 97. 25- Cfr. J. Manget, in K. Cattaneo, Le grandi epidemie nella storia, Milano, Bracco, s.d. e s.p., ma pp. 2 e 12. 26- Cfr. M. Ficino, cap. XXIII, p. 108. 27- Autore ignoto, in G. Penso, 1991, cit., 512. 28-Cfr. M. Ficino, cit., V, pp. 63-66, XXII, pp. 105-106, XXIII, p. 108. 29- Cfr. G. Penso, 1991, cit., pp. 517-520. 30- M. Ficino, cit. V, pp. 63 e 65, XXII, pp. 105-106, XXIII, p. 108. 31- Cfr. pramm. CXXXVII, in S. De Renzi, 1857-1967, cit., p. XCV e Id., 1867-1968, cit., pp. 59 e 91 e pass.) 32- Flos medicinae Scholae Salerni, in S. De Renzi, Collectio salernitana, Napoli, Filiatre-Sebezio, 1852-1859- Bologna Forni, 1967, 5 vol., I, cap. III, v. 125, p. 449; V, §3, v. 215, p. 7.
Antonella Selvaggio
Archeologa classica. Lavora presso l’Università del Salento.
Medico e scrittore. Ha all’attivo numerose collaborazioni con riviste di carattere storico. Ha pubblicato una Vita di San Leucio, il libro: “Da Casale a Comune” e la Storia della Parrocchiale Santa Maria Assunta di San Salvatore Telesino. Ha partecipato all’Antologia “Dieci Medici Raccontano”, che ha ottenuto il “Premio Rufolo 2019”. Premio Olmo 2009 per il romanzo storico «L’ultima notte di Bedò», è anche autore di alcuni saggi sulla Storia della Medicina tra cui uno studio sulla Depressione dal titolo «Il potere misterioso della bile nera, breve storia della depressione da Ippocrate a Charlie Brown». Nel 2024 ha pubblicato “Fu la peste” e “Islam a Telesia” per ABE Editore Napoli. Fondatore e Direttore Editoriale della Casa Editrice Fioridizucca.


Laurea magistrale in Lettere. Docente a Prato. Ha approfondito gli eventi storici che portarono alla “Marcia della fame” del 1957 nei comuni del Valfortore sannita. Ha scritto il “Catasto Onciario della Terra di San Salvatore”.

Scrittore, poeta e divulgatore culturale. Medico di continuità assistenziale. Autore di diversi saggi storici e racconti. Ha partecipato all’antologia “Dieci Medici Raccontano”. Fondatore del Premio Nazionale Olmo che tutti gli anni si svolge in Raviscanina (Ce).
Dottore in Lettere. all’Università di Salerno, indirizzo “storico medievale”. Si è poi laureata in Scienze della Formazione primaria all’Ateneo di Campobasso. Studiosa della storia della sua città. Lettrice instancabile di autori italiani e stranieri, si occupa della formazione di piccoli lettori e poeti. È insegnante nella Scuola Primaria da quindici anni. Ha sperimentato innovative metodologie di approccio alla lettura utilizzando le nuove tecnologie che hanno portato alla pubblicazione di una ricerca dal titolo: TIC e DSA. Riflessioni ed esperienze sulle nuove frontiere della pedagogia speciale, Ed. EriksonLive. La storia locale e la ricerca accurata le ha permesso di pubblicare anche un Saggio in storia medievale sull’assetto urbano e riorganizzazione del territorio della Benevento nei sec. XI e XII. Animatore culturale, scrive poesie per fermare in foto-scritte, attimi di vita.
Lorenzo Piombo, medico psichiatra, dirigente del Dipartimento Salute Mentale della ASL di Benevento. Ricercatore e studioso di storia. Vive e opera a Morcone.
Avvocato. Patrocinante in Cassazione. Scrittore di Storia Locale. Opera a Guardia Sanframondi.
Architetto e docente. Appassionato cultore di Storia Locale in Cerreto Sannita, città in cui vive. Ha come campi di interesse gli insediamenti abitativi sanniti. Collabora con il Blog dell’Istituto Storico del Sannio di cui è socio fondatore. È autore del saggio “Cominium Ocritum e le forche caudine: una storia
Studioso del ‘700 napoletano e dell’epopea di Federico II ha approfondito in modo particolare le influenza arabe sull’architettura napoletana. Studioso di suffisso e di religioni orientali.
Medico del Lavoro. Regista teatrale. Giornalista pubblicista. Fondatore di “Byblos”, la biblioteca del Sannio. Scrittore e divulgatore della storia e dei personaggi del Sannio, ha pubblicato “A tavola nel Sannio”, una guida ai ristoranti della provincia di Benevento; “Dietro la Leggenda” (2016), una raccolta di racconti ispirati a fiabe e a leggende del Sannio. Nel 2017 ha pubblicato “Samnes”, un romanzo storico sull’epopea sannita. Ha curato la trascrizione del manoscritto e la stampa dei tre volumi delle “Memorie storiche di Cerreto Sannita per Arcidiacono Nicola Rotondi”. Nel 2019 ha pubblicato “Guida alla Valle Telesina e al Sannio”. Ha pubblicato “Il delitto del pozzo dei pazzi”, un medical-thriller ambientato nel primo ‘900 nell’ospedale degli Incurabili di Napoli. È autore della “Storia di Cerreto dalla preistoria alla seconda guerra mondiale (2022) e di “Fiabe e Favole in cerretese”, edito da Fioridizucca. (2023).
È nato e vive a Castelvenere. Già docente di materie letterarie nella scuola statale, ha pubblicato diverse raccolte di liriche, pagine di ricerca letteraria, studi relativi alla cultura popolare. È presente in antologie, dizionari bio-bibliografici e testi scolastici. Appassionato si storia e di tradizioni locali, è membro di associazioni culturali nazionali. I suoi versi hanno ricevuto giudizi positivi da parte della critica e in concorsi letterari si è classificato ai primi posti.
Architetto, libero professionista. Si occupa di progettazione architettonica, interior design e aspetti legati all’architettura del paesaggio. Dal 2021 è Consigliere dell’ordine degli Architetti della Provincia di Benevento. Ha partecipato a Mostre sul restauro architettonico e a numerose iniziative riguardanti la promozione territoriale.
Insegnante, vive a Caiazzo. È Presidente del’Associazione Storica del Caiatino.
Cultore di storia locale e delle tradizioni del suo paese. Autore del saggio “Notizie storiche ed urbanistiche di Cerreto antica” in cui ha ricostruito l’antico borgo distrutto dal terremoto del 1688.
Originario di Castelvenere. Già dipendente del Miur ora in pensione. Appassionato di Storia locale ed animatore di gruppi per la diffusione della lingua e delle tradizioni di Castelvenere.
Nato a Napoli e residente in Piedimonte Matese. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli e successiva specializzazione in Chirurgia generale all’Università di Modena è stato aiuto chirurgo presso l’ospedale civile di Piedimonte Matese e, dal maggio 1990, primario del reparto di Pronto Soccorso. Attualmente è pensionato. Dal 1° giugno 1978 è socio corrispondente dell’Associazione Culturale Italo Ispanica “C. Colombo – Madrid”. Negli anni 1972-73, in collaborazione con altri, ha pubblicato alcuni articoli specialistici su riviste mediche. Cultore di storia e tradizioni locali ha pubblicato studi su vari Annuari e collane dell’Associazione Storica del Medio Volturno (sodalizio del quale oltre che socio è stato in passato anche componente del consiglio direttivo) ed in altre riviste e quotidiani regionali.
Musicista. Maestro di clarinetto ed orchestrale. Studioso di storia della filosofia e del ‘700 napoletano. Esperto simbolista e autore di testi esoterico/filosofici.
Nato a Telese Terme ma originario di Amorosi è stato allievo del filosofo Massimo Achille Bonfantini. Laureato in Semiotica e Filosofia del Linguaggio presso l’Università l’Orientale di Napoli. Dedica le sue ricerche prevalentemente allo studio della filosofia e della psicologia dell’inconscio, come dei nuovi percorsi conoscitivi applicati alle neuroscienze. Ha pubblicato Cento petali e una rosa. Semiosi di un romanzo storico (Natan, 2016), Filosofia hegeliana e religione. Osservazioni su Sebastiano Maturi (Natan, 2017) e, recentemente, il saggio dal titolo: Nel gioco di un’incerta reciprocità: Gregory Bateson e la teoria del “doppio legame” (Ediz. Del Faro, 2020).
Nato a Ponte, dove risiede. Dipendente del gruppo Ferrovie dello Stato. Cultore di storia locale con particolare attenzione al periodo medievale. Ha pubblicato “Ponte tra Cronaca e Storia”, “Domenico Ocone, quarant’anni di storia pontese…”, “Le Vie di Ponte tra Storia e Leggenda”. Collabora con varie associazioni culturali.
Farmacista. Dopo la laurea ha conseguito un master biennale e un corso di perfezionamento, approfondendo le conoscenze in ambito fitoterapico, micoterapico e nutraceutico, con la pubblicazione del lavoro di tesi sulla rivista di divulgazione scientifica di medicina naturale ‘Scienza Natura’ del Prof. Ivo Bianchi. Attivo nel sociale, è membro del Rotary Club Valle Telesina ed è amante dello sport e della natura. Innamorato del proprio territorio, ha iniziato a coltivare l’interesse per la storia locale.


Presidente dell’Associazione culturale “La Biblioteca del Sannio”, dottore di ricerca presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” con una tesi sulla metadatazione della cartografia storica. Giornalista e direttore di Canale Sassuolo. Già docente a contratto di Lingua e Cultura Spagnola e Global History, presso il dipartimento di Scienze Politiche dell’ateneo vanvitelliano, è attualmente tutor di Storia Contemporanea e Storia dei Partiti e Movimenti politici.



Laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Dirigente amministrativa presso l’Università del Molise.
Dottore di ricerca in Ingegneria Elettronica ed informatica presso l’Università degli Studi di Napoli. Ha Svolto attività didattica presso l’Università Federico II. Vive a Telese.
Vive a Morcone. Presidente Italia Nostra Matese Alto Tammaro.
Maestro elementare, appassionato studioso e cultore di Storia Locale.
Biologo residente a Telese Terme. Cultore di storia locale con particolare riferimento alla storia del periodo sannitico. È autore del saggio “La Leonessa e il fenomeno luminoso nella grotta di Sant’Angelo” edito da Fioridizucca nel 2022.
Già sindaco di Caiazzo, dopo aver conseguito la maturità scientifica, rivolge il suo impegno politico alle battaglie del Partito Radicale, soprattutto nel campo della tutela dell’ambiente e in quello per una giustizia giusta. Nel 1980 viene eletto consigliere comunale a Caiazzo, città in cui vive, in rappresentanza della “nuova sinistra”. Nel 1982 aderisce alla Lega per l’Ambiente, promuovendo diverse iniziative per la tutela del fiume Volturno e per il recupero del patrimonio edilizio del centro storico di Caiazzo. Tra il 1987 e il 1994 è Presidente dell’Associazione Storica del Caiatino. Nel 1994 viene eletto sindaco di Caiazzo con la lista civica “Rinascita Caiatina”. Rieletto nel 1998, si adopera per una crescita socio-economica della città; realizza un programma pluriennale, che viene selezionato anche da “Sviluppo Italia” SpA per la costituzione di un Laboratorio di sperimentazione per lo sviluppo locale. Presidente dell’Associazione “Città Paesaggio” dal 2003, è coordinatore del progetto “Per una Carta dei paesaggi dell’olio e dell’olivo”, realizzato d’intesa con l’Associazione nazionale “Città dell’Olio”. Nel 2007 aderisce a Slow Food, dedicandosi soprattutto alla salvaguardia delle piccole produzioni agricole. Ha pubblicato con le Edizioni 2000diciassette: La Memoria e L’Oblio, un saggio sull’eccidio di Caiazzo durante l’ultimo conflitto mondiale.
Giornalista Pubblicista. Esperto di Enologia, collabora a diversi siti web del settore. Collaboratore del blog lucianopignataro.it è responsabile dell’Ufficio Stampa del Sannio Consorzio Tutela Vini.
Dottore in Storia. Autore di un saggio storico, conseguente a ricerca d’archivio, sul suo Comune dal titolo: Faicchio 1920 – 1946 dall’avvento del Fascismo alla nascita della Repubblica, 2016.
Promotore culturale dell’area di Faicchio. Dopo aver conseguito la maturità classica si è laureato in Economia. È dirigente d’impresa a Milano nel settore delle borse valori e mercati finanziari. Ha scritto diversi articoli sulla stampa finanziaria nazionale, tra cui il Sole 24 Ore ed Investire. È appassionato di cultura locale, ha vinto il premio Prosa IX Premio letterario dell’Associazione Storica del Medio Volturno. Titolare delle strutture ricettive “Magie del Sannio” ha dato vita anche al “Piccolo Museo privato di Faicchio Magie del Sannio”.
Giornalista professionista. Scrittore di romanzi e direttore di diverse testate radio televisive. Fondatore del sito: Neifatti.it
Esperta di Comunicazione Istituzionale; in particolar modo di Social Media Policy e e di politiche agroalimentari legate all’economia di piccola scala per Slow Food, in Campania e Basilicata. Suoi contributi in ambito associativo sono legati a tradizioni e culture della terra e del territorio. Ha effettuato training in storiografia in Francia.
Infaticabile animatore culturale dell’area del Caiatino e del Casertano. Allievo del prof. Galasso. Fondatore di Gruppi culturali dediti alla divulgazione della storia del Territorio, attualmente responsabile di Procedimento Unità Operativa Biblioteca civica e Archivio Storico del Comune di Caiazzo.
Medico ed esperto di storia della gastronomia.
Medico di Emergenza territoriale residente in Puglianello. Ha collaborato all’opera Dieci Medici Raccontano.
Studioso della storia del Risorgimento e cultore del periodo Borbonico, ha recentemente collaborato con un suo scritto all’antologia biografica dedicata a Michele Ungaro. Ha in corso un saggio su Sanchez De Luna, un Vescovo del ‘700.
Medico specialista in oncologia e cure palliative è autore principalmente di pubblicazioni scientifiche di settore in lingua inglese ed italiana. È stato inoltre relatore
Sannita di origini e toscano d’adozione. Medico anestesista, ha coltivato con interesse e particolarmente studiato la “Terapia del dolore”. Di tale disciplina è stato per lunghi anni docente all’Università di Siena. Ha avuto anche esperienze di insegnamento all’estero (Bobigny Paris nord, Accademia Russa delle Scienze mediche, Accademia Lettone di Scienze odontoiatriche). Ufficiale medico dell’Esercito italiano, è appassionato di esoterismo, di cultura e tradizioni popolari. E’ autore di saggistica. Ha recentemente pubblicato saggio su “Massoneria, relazioni umane e comunicazione tecnologica” edito da Fioridizucca edizioni.
Dottore in Legge ed autore di ricerche di Storia Locale. Ha partecipato al progetto “Un museo a colori” avente il fine di far conoscere il museo di arte ceramica di Cerreto Sannita. Le mansioni svolte sono state quelle di guida museale e bibliotecaria, e redazione di progetti e lavori di gruppo con gli altri volontari. Ha scritto un saggio nella Antologia dedicata al bicentenario della nascita di Michele Ungaro, edita dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita.
Andrea Ciervo nato a Caserta il 12.10.1975. Presbitero dal 24 novembre 2012 già Laureato in Giurisprudenza alla Federico II, con una tesi di Diritto Ecclesiastico sui Risvolti dei Patti Lateranensi col prof. Mario Tedeschi…tirocinante poi presso Studio Notaro in via Mezzocannone di Napoli…consegue il Baccalaureato presso l’Aloysianum di Padova nel 2007 con una tesi sulla Religione in Immanuel Kant col prof. Secondo Bongiovanni. Si Laurea in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica dell’ Italia Meridionale sezione san Tommaso nel 2012 sempre “Summa cum laude”
Dottore in Archeologia e Scienze Storiche, ha svolto diverse campagne di scavo alla necropoli del Cigno a Macchia Valfortore (CB), con l’Università degli studi di Napoli Federico II e alla necropoli di Crocifisso del tufo a Orvieto (TR), con il Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano e l’ Università dell’Arizona. È attuale vice Presidente della Pro Loco di Sant’Agata dei Goti (BN) dove svolge anche la funzione di OLP per il Servizio Civile Universale. È giornalista tirocinante presso la testata QuasiMezzogiorno. Sì è occupato di alcuni ambiti di archeologia della produzione del Sannio caudino. Attualmente s’interessa alle istituzioni sociali e militari del Medioevo. È vice Presidente dell’Istituto Storico Sannio Telesino.
Medico di Pronto Soccorso ed Emergenza Cultore di Storia Locale ha scritto il saggio: Telesia 1349 Peste e Terremoto edizioni duemiladicessette, 2016, Cartoline da Telese ed. Unione Filatelica Beneventana, 2009; Castelvenere Valdese insieme a P. Carlo Ed. Realtà Sannita, 2016; Officine Massoniche e Vendite Carbonare in Area Sannita insieme a F. Pace, edito dall’ASMV nel 2019. Ha scritto nell’Antologia sulla vita di Michele Ungaro edito dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita nel 2019.ha in corso di pubblicazione un libro di poesie. Dirige la collana di poesie della Casa Editrice FioriDiZucca. Presidente pro-tempore dell’Istituto Storico del Sannio Telesino. Premio Upupa 2017 e 2019 per gli studi di storia locale.