
La tradizione diffusa in tutto il Sannio di accendere i falò nella serata del 16 gennaio è rimasta in voga fino a qualche anno fa, dopodiché questa usanza si è andata purtroppo attenuando. L’iniziativa popolare, abbastanza comune in quasi tutti i piccoli centri abitati dell’Italia meridionale (ma anche altrove), avveniva solitamente sul sagrato delle chiese o in prossimità di slarghi e piazze del centro storico. Talvolta veniva anticipata nel pomeriggio dal suono delle campane che richiamava alla distribuzione del pane ai poveri, dono delle famiglie facoltose: altra consuetudine che col tempo è andata perduta.
I falò erano dedicati a sant’Antonio, la cui festa onomastica, secondo il calendario cristiano, cade il 17 gennaio, giorno del dies natalis.1Il cristianesimo celebra il “dies natalis” cioè il giorno della morte terrena di un santo, che coincide con la nascita alla nuova vita eterna.
Il legame tra il fuoco e sant’Antonio nacque nel Medioevo cristiano quando il santo divenne patrono e protettore delle malattie derivanti dal “sacro fuoco”, le cui principali erano due: l’ergotismo e l’herpes zoster. Ma ce n’erano altre, quali il carbonchio, l’erisipela.2Il termine herpes origina dal greco herpein, che significa “strisciare”; un termine che per i latini divenne “serpere”. L’attributo zoster, dal greco zostrix, è affine al latino “zona”. Apparentemente, svariate lesioni cutanee rientrano sotto questo termine ed è per questo motivo che la letteratura medica classica latina e greca utilizzava il termine zoster per indicare una variegata sequenza di malattie della pelle: lupus, erisipela, tigna, eczema, vaiolo e perfino i tumori cutanei.

Ergotismo ossia il “male degli ardenti”
Oggi sappiamo che l’ergotismo (dal francese ergot=segale) è un’intossicazione causata da un fungo parassita di alcune graminacee come il frumento e la segale cornuta.3Il fungo è la claviceps purpurea, un ascomicete composto da sottili filamenti che, attaccando i cereali produce alcaloidi estremamente velenosi. I segni dell’infestazione sono riconoscibili ad occhio nudo per la presenza di alcuni sclerozi che sembrano piccole corna (da qui il termine di “segale cornuta”) e che spuntano dalla spiga.
L’infestazione di questo fungo produce numerosi alcaloidi (ergotossine) che hanno effetti tossici sul corpo. (Gli alcaloidi responsabili dell’ergotismo sono derivati dell’acido lisergico, meglio conosciuto con l’acronimo LSD). Le sostanze tossiche sono resistenti al calore, mantengono la loro tossicità anche dopo la cottura del pane e non vengono inattivate neppure durante la conservazione a lungo termine. Esistono tre forme di ergotismo; convulsivo (convulsivo), cancrenoso e misto. Ai tempi di oggi si tratta di una malattia ormai rara ma nel corso dei secoli ha creato non pochi problemi alle comunità. La storia è molto antica. I Romani l’avevano battezzato «ignis sacer» (sacro fuoco), una malattia per la quale non c’erano rimedi, che iniziava con formicolii, bruciore ed arrossamento cutaneo fino alla formazione di lesioni crostose e nerastre, come se il corpo fosse stato bruciato da carboni ardenti. Di questa malattia c’era un’altra variante, con sintomi prevalentemente neurologici (allucinazioni e convulsioni).
La malattia assunse notevole rilevanza in epoca medievale quando diverse epidemie colpirono larghi strati della popolazione europea divenendo una vera e propria emergenza sanitaria che attraversò l’intera Europa fino all’Italia meridionale ed al Sannio.
In considerazione dei sintomi, la malattia fu detta il “male degli ardenti”. Già la medicina romana aveva ben compreso che c’erano forme diverse di ignis sacer. Il grande Celso, nel suo “De Arte Medica”, fece una descrizione abbastanza particolareggiata dell’ignis sacer che distingueva in due tipi: nel primo si potrebbe riconoscere l’herpes zoster mentre nel secondo si può riconoscere l’odierna erisipela.
In epoca medievale il male degli ardenti finì per comprendere una serie di patologie che hanno in comune la formazione di lesioni nerastre simili a bruciature (ergotismo, herpes zoster, erisipela, carbonchio) anche se, col passar del tempo, il sacro fuoco si identificò con la patologia più diffusa: quella che oggi chiamiamo herpes zoster.4La malattia ha origine per la riattivazione di un virus, quello della varicella, che colpisce le cellule nervose manifestandosi con fenomeni cutanei localizzati lungo il decorso dei nervi dove compaiono, a gettata ed in modo irregolare, gruppi di vescicole simili a quelle della varicella, accompagnate da dolore vivo ed alterata sensibilità.
Tale assimilazione è ancora contemplata nella letteratura anglo-americana in cui l’eponimo “Saint Anthony’s Fire” è utilizzato per entrambe le malattie.
Nel Medioevo per queste malattie non c’erano rimedi per cui la religiosità popolare – in mancanza di efficaci rimedi farmacologici e di cognizioni concrete sulle cause della patologia, si rivolse all’intercessione di un patrono, depositario della cura e promotore della guarigione.
Bastò che un giovane, colpito dal male ardente, trascinato quasi morente, sulla tomba di sant’Antonio Abate nei pressi di Vienne, in Francia, vide guarire miracolosamente le sue lesioni, che si individuò subito il santo protettore della terribile malattia.
Così il fuoco sacro fu ribattezzato «fuoco di sant’Antonio» anche perché nel frattempo, mediante l’intercessione del patrono, si notarono anche altre guarigioni, ritenute altrettanto prodigiose.
Sant’Antuono
Il personaggio che la credenza popolare identifica con sant’Antonio non ha nulla a che vedere con sant’Antonio di Padova.5Sant’Antonio di Padova (1195-1231), originario di Lisbona, è il santo col giglio, presbitero dell’Ordine francescano, morì a Padova dove si conservano le sue spoglie.Si tratta di sant’Antonio Abate che in Italia meridionale, e anche nel Sannio, viene comunemente chiamato Sant’Antuono, proprio per distinguerlo dall’altro. La sua storia riguarda i primordi del cristianesimo ed i primi monaci asceti convertiti alla nuova religione. La sua vita, tra storia e leggenda, è presente nella raccolta bollandista: Antonio nacque intorno al 251 nel Medio Egitto da una famiglia benestante; alla morte dei genitori, abbandonò le prospettive di ricchezza per iniziare una vita di rinunce, preghiera e penitenza seguendo l’esempio di un monaco anacoreta che viveva ai margini di un villaggio nei pressi della sua casa paterna. Continuamente tormentato dal demonio che, con ogni mezzo, tentava di trascinarlo sulla strada del peccato, Antonio riuscì, con la forza della fede, a resistere agli attacchi del diavolo superando tutte le prove con inaudita fermezza. Cominciò a consolare gli afflitti ottenendo guarigioni prodigiose e liberando gli indemoniati. Al tempo delle persecuzioni di Diocleziano trascorse un breve periodo ad Alessandria d’Egitto ma si rifugiò ben presto in un luogo solitario dove affluivano persone per chiedergli miracoli e profezie. Il 17 gennaio 356, all’età di 105 anni, restituì l’anima a Dio chiedendo una sepoltura in un luogo segreto, secondo l’antica usanza egizia. Nel 561 il suo sepolcro venne scoperto e le reliquie cominciarono una lunga peregrinazione conclusasi in Francia nell’XI secolo.6A. Cattabiani, Santi d’Italia, BUR, Milano, 1990, vol. I, pag. 170.
Così la sua tomba divenne il principale punto di riferimento delle persone ammalate che chiedevano una pronta guarigione a cui il santo spesso non si sottrasse.

In seguito a tanta popolarità, qualche benefattore propose una «Congregazione» con il proposito di curare gli ammalati colpiti dal fuoco di sant’Antonio, di ricoverarli e di assisterli per alleviare le sofferenze procurate dalle vescicole e dalle piaghe.7Le spoglie furono traslate a Motte-Saint-Didier dove fu costruita una chiesa in suo onore. Il notevole afflusso dei malati richiese la costruzione anche di un ospedale ed il villaggio prese il nome di Saint Antoine de Viennois.
L’iniziale Congregazione, inizialmente limitata al territorio francese, fece proseliti in tutt’Europa e promosse la realizzazione di ospedali riservati agli ammalati di herpes e, più in generale, di tutte le malattie dermatologiche. Bonifacio VIII trasformò la Congregazione in Ordine religioso ospitaliero. Nacquero così gli «Antoniani»; i loro adepti erano facilmente riconoscibili poiché indossavano un mantello nero con un Tau sul petto di colore azzurro. L’icona, corrispondente alla T dell’alfabeto latino, rappresentava idealmente la stampella con cui gli ammalati potevano reggersi.
Le case degli Antoniani, dove si curava la patologia erpetica, proliferarono a dismisura fino a superare in Italia 400 unità; anche perché a questi malati, ritenuti inguaribili, veniva infatti negato il ricovero ospedaliero e furono gli Antoniani a supplire a tale carenza. In questi luoghi di accoglienza si allevavano numerosi maiali che circolavano liberamente per le strade. L’allevamento dei maiali aveva una duplice finalità: quella di nutrire gli ammalati e quella di offrire, con il loro grasso (sugna) la preparazione di pomate, empiastri per curare le lesioni da ergotismo e per lenire i dolori provocati dal fuoco di sant’Antonio.
La devozione a sant’Antonio, ribattezzato «il Grande», continuò ad essere particolarmente viva nelle popolazioni meridionali e anche nel Sannio. Tale patronato, e le cerimonie ad esso legate, ripetevano antichi riti romani di lustrazione dei campi e purificazione degli animali, celebrati nel mese di gennaio e mantenendo legami profondi con i culti arcaici del fuoco, a loro volta connessi con il mito di Prometeo: il “ladro” del fuoco che Giove aveva negato agli umani.
Per tali ragioni, in occasione della festa di sant’Antuono, si rinnova il rito del fuoco e la tradizione di accendere i falò. Con l’affievolirsi delle grandi epidemie l’Ordine degli Antoniani si fuse con l’Ordine di Malta nel 1775 nonostante alcune confraternite persistettero fino al secolo scorso.8Gelmetti C., Il fuoco di Sant’Antonio: storia, tradizioni e medicina, Ed. Springer-Verlag, Milano, 2 pag. 6.
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[1] Il cristianesimo celebra il “dies natalis” cioè il giorno della morte terrena di un santo, che coincide con la nascita alla nuova vita eterna.
[2] Il termine herpes origina dal greco herpein, che significa “strisciare”; un termine che per i latini divenne “serpere”. L’attributo zoster, dal greco zostrix, è affine al latino “zona”. Apparentemente, svariate lesioni cutanee rientrano sotto questo termine ed è per questo motivo che la letteratura medica classica latina e greca utilizzava il termine zoster per indicare una variegata sequenza di malattie della pelle: lupus, erisipela, tigna, eczema, vaiolo e perfino i tumori cutanei.
[3] Il fungo è la claviceps purpurea, un ascomicete composto da sottili filamenti che, attaccando i cereali produce alcaloidi estremamente velenosi. I segni dell’infestazione sono riconoscibili ad occhio nudo per la presenza di alcuni sclerozi che sembrano piccole corna (da qui il termine di “segale cornuta”) e che spuntano dalla spiga.
[4] La malattia ha origine per la riattivazione di un virus, quello della varicella, che colpisce le cellule nervose manifestandosi con fenomeni cutanei localizzati lungo il decorso dei nervi dove compaiono, a gettata ed in modo irregolare, gruppi di vescicole simili a quelle della varicella, accompagnate da dolore vivo ed alterata sensibilità.
[5] Sant’Antonio di Padova (1195-1231), originario di Lisbona, è il santo col giglio, presbitero dell’Ordine francescano, morì a Padova dove si conservano le sue spoglie.
[6] A. Cattabiani, Santi d’Italia, BUR, Milano, 1990, vol. I, pag. 170.
[7] Le spoglie furono traslate a Motte-Saint-Didier dove fu costruita una chiesa in suo onore. Il notevole afflusso dei malati richiese la costruzione anche di un ospedale ed il villaggio prese il nome di Saint Antoine de Viennois.
[8] Gelmetti C., Il fuoco di Sant’Antonio: storia, tradizioni e medicina, Ed. Springer-Verlag, Milano, 2 pag. 6.
Antonella Selvaggio
Archeologa classica. Lavora presso l’Università del Salento.
Medico e scrittore. Ha all’attivo numerose collaborazioni con riviste di carattere storico. Ha pubblicato una Vita di San Leucio, il libro: “Da Casale a Comune” e la Storia della Parrocchiale Santa Maria Assunta di San Salvatore Telesino. Ha partecipato all’Antologia “Dieci Medici Raccontano”, che ha ottenuto il “Premio Rufolo 2019”. Premio Olmo 2009 per il romanzo storico «L’ultima notte di Bedò», è anche autore di alcuni saggi sulla Storia della Medicina tra cui uno studio sulla Depressione dal titolo «Il potere misterioso della bile nera, breve storia della depressione da Ippocrate a Charlie Brown». Nel 2024 ha pubblicato “Fu la peste” e “Islam a Telesia” per ABE Editore Napoli. Fondatore e Direttore Editoriale della Casa Editrice Fioridizucca.


Laurea magistrale in Lettere. Docente a Prato. Ha approfondito gli eventi storici che portarono alla “Marcia della fame” del 1957 nei comuni del Valfortore sannita. Ha scritto il “Catasto Onciario della Terra di San Salvatore”.

Scrittore, poeta e divulgatore culturale. Medico di continuità assistenziale. Autore di diversi saggi storici e racconti. Ha partecipato all’antologia “Dieci Medici Raccontano”. Fondatore del Premio Nazionale Olmo che tutti gli anni si svolge in Raviscanina (Ce).
Dottore in Lettere. all’Università di Salerno, indirizzo “storico medievale”. Si è poi laureata in Scienze della Formazione primaria all’Ateneo di Campobasso. Studiosa della storia della sua città. Lettrice instancabile di autori italiani e stranieri, si occupa della formazione di piccoli lettori e poeti. È insegnante nella Scuola Primaria da quindici anni. Ha sperimentato innovative metodologie di approccio alla lettura utilizzando le nuove tecnologie che hanno portato alla pubblicazione di una ricerca dal titolo: TIC e DSA. Riflessioni ed esperienze sulle nuove frontiere della pedagogia speciale, Ed. EriksonLive. La storia locale e la ricerca accurata le ha permesso di pubblicare anche un Saggio in storia medievale sull’assetto urbano e riorganizzazione del territorio della Benevento nei sec. XI e XII. Animatore culturale, scrive poesie per fermare in foto-scritte, attimi di vita.
Lorenzo Piombo, medico psichiatra, dirigente del Dipartimento Salute Mentale della ASL di Benevento. Ricercatore e studioso di storia. Vive e opera a Morcone.
Avvocato. Patrocinante in Cassazione. Scrittore di Storia Locale. Opera a Guardia Sanframondi.
Architetto e docente. Appassionato cultore di Storia Locale in Cerreto Sannita, città in cui vive. Ha come campi di interesse gli insediamenti abitativi sanniti. Collabora con il Blog dell’Istituto Storico del Sannio di cui è socio fondatore. È autore del saggio “Cominium Ocritum e le forche caudine: una storia
Studioso del ‘700 napoletano e dell’epopea di Federico II ha approfondito in modo particolare le influenza arabe sull’architettura napoletana. Studioso di suffisso e di religioni orientali.
Medico del Lavoro. Regista teatrale. Giornalista pubblicista. Fondatore di “Byblos”, la biblioteca del Sannio. Scrittore e divulgatore della storia e dei personaggi del Sannio, ha pubblicato “A tavola nel Sannio”, una guida ai ristoranti della provincia di Benevento; “Dietro la Leggenda” (2016), una raccolta di racconti ispirati a fiabe e a leggende del Sannio. Nel 2017 ha pubblicato “Samnes”, un romanzo storico sull’epopea sannita. Ha curato la trascrizione del manoscritto e la stampa dei tre volumi delle “Memorie storiche di Cerreto Sannita per Arcidiacono Nicola Rotondi”. Nel 2019 ha pubblicato “Guida alla Valle Telesina e al Sannio”. Ha pubblicato “Il delitto del pozzo dei pazzi”, un medical-thriller ambientato nel primo ‘900 nell’ospedale degli Incurabili di Napoli. È autore della “Storia di Cerreto dalla preistoria alla seconda guerra mondiale (2022) e di “Fiabe e Favole in cerretese”, edito da Fioridizucca. (2023).
È nato e vive a Castelvenere. Già docente di materie letterarie nella scuola statale, ha pubblicato diverse raccolte di liriche, pagine di ricerca letteraria, studi relativi alla cultura popolare. È presente in antologie, dizionari bio-bibliografici e testi scolastici. Appassionato si storia e di tradizioni locali, è membro di associazioni culturali nazionali. I suoi versi hanno ricevuto giudizi positivi da parte della critica e in concorsi letterari si è classificato ai primi posti.
Architetto, libero professionista. Si occupa di progettazione architettonica, interior design e aspetti legati all’architettura del paesaggio. Dal 2021 è Consigliere dell’ordine degli Architetti della Provincia di Benevento. Ha partecipato a Mostre sul restauro architettonico e a numerose iniziative riguardanti la promozione territoriale.
Insegnante, vive a Caiazzo. È Presidente del’Associazione Storica del Caiatino.
Cultore di storia locale e delle tradizioni del suo paese. Autore del saggio “Notizie storiche ed urbanistiche di Cerreto antica” in cui ha ricostruito l’antico borgo distrutto dal terremoto del 1688.
Originario di Castelvenere. Già dipendente del Miur ora in pensione. Appassionato di Storia locale ed animatore di gruppi per la diffusione della lingua e delle tradizioni di Castelvenere.
Nato a Napoli e residente in Piedimonte Matese. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli e successiva specializzazione in Chirurgia generale all’Università di Modena è stato aiuto chirurgo presso l’ospedale civile di Piedimonte Matese e, dal maggio 1990, primario del reparto di Pronto Soccorso. Attualmente è pensionato. Dal 1° giugno 1978 è socio corrispondente dell’Associazione Culturale Italo Ispanica “C. Colombo – Madrid”. Negli anni 1972-73, in collaborazione con altri, ha pubblicato alcuni articoli specialistici su riviste mediche. Cultore di storia e tradizioni locali ha pubblicato studi su vari Annuari e collane dell’Associazione Storica del Medio Volturno (sodalizio del quale oltre che socio è stato in passato anche componente del consiglio direttivo) ed in altre riviste e quotidiani regionali.
Musicista. Maestro di clarinetto ed orchestrale. Studioso di storia della filosofia e del ‘700 napoletano. Esperto simbolista e autore di testi esoterico/filosofici.
Nato a Telese Terme ma originario di Amorosi è stato allievo del filosofo Massimo Achille Bonfantini. Laureato in Semiotica e Filosofia del Linguaggio presso l’Università l’Orientale di Napoli. Dedica le sue ricerche prevalentemente allo studio della filosofia e della psicologia dell’inconscio, come dei nuovi percorsi conoscitivi applicati alle neuroscienze. Ha pubblicato Cento petali e una rosa. Semiosi di un romanzo storico (Natan, 2016), Filosofia hegeliana e religione. Osservazioni su Sebastiano Maturi (Natan, 2017) e, recentemente, il saggio dal titolo: Nel gioco di un’incerta reciprocità: Gregory Bateson e la teoria del “doppio legame” (Ediz. Del Faro, 2020).
Nato a Ponte, dove risiede. Dipendente del gruppo Ferrovie dello Stato. Cultore di storia locale con particolare attenzione al periodo medievale. Ha pubblicato “Ponte tra Cronaca e Storia”, “Domenico Ocone, quarant’anni di storia pontese…”, “Le Vie di Ponte tra Storia e Leggenda”. Collabora con varie associazioni culturali.
Farmacista. Dopo la laurea ha conseguito un master biennale e un corso di perfezionamento, approfondendo le conoscenze in ambito fitoterapico, micoterapico e nutraceutico, con la pubblicazione del lavoro di tesi sulla rivista di divulgazione scientifica di medicina naturale ‘Scienza Natura’ del Prof. Ivo Bianchi. Attivo nel sociale, è membro del Rotary Club Valle Telesina ed è amante dello sport e della natura. Innamorato del proprio territorio, ha iniziato a coltivare l’interesse per la storia locale.


Presidente dell’Associazione culturale “La Biblioteca del Sannio”, dottore di ricerca presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” con una tesi sulla metadatazione della cartografia storica. Giornalista e direttore di Canale Sassuolo. Già docente a contratto di Lingua e Cultura Spagnola e Global History, presso il dipartimento di Scienze Politiche dell’ateneo vanvitelliano, è attualmente tutor di Storia Contemporanea e Storia dei Partiti e Movimenti politici.



Laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Dirigente amministrativa presso l’Università del Molise.
Dottore di ricerca in Ingegneria Elettronica ed informatica presso l’Università degli Studi di Napoli. Ha Svolto attività didattica presso l’Università Federico II. Vive a Telese.
Vive a Morcone. Presidente Italia Nostra Matese Alto Tammaro.
Maestro elementare, appassionato studioso e cultore di Storia Locale.
Biologo residente a Telese Terme. Cultore di storia locale con particolare riferimento alla storia del periodo sannitico. È autore del saggio “La Leonessa e il fenomeno luminoso nella grotta di Sant’Angelo” edito da Fioridizucca nel 2022.
Già sindaco di Caiazzo, dopo aver conseguito la maturità scientifica, rivolge il suo impegno politico alle battaglie del Partito Radicale, soprattutto nel campo della tutela dell’ambiente e in quello per una giustizia giusta. Nel 1980 viene eletto consigliere comunale a Caiazzo, città in cui vive, in rappresentanza della “nuova sinistra”. Nel 1982 aderisce alla Lega per l’Ambiente, promuovendo diverse iniziative per la tutela del fiume Volturno e per il recupero del patrimonio edilizio del centro storico di Caiazzo. Tra il 1987 e il 1994 è Presidente dell’Associazione Storica del Caiatino. Nel 1994 viene eletto sindaco di Caiazzo con la lista civica “Rinascita Caiatina”. Rieletto nel 1998, si adopera per una crescita socio-economica della città; realizza un programma pluriennale, che viene selezionato anche da “Sviluppo Italia” SpA per la costituzione di un Laboratorio di sperimentazione per lo sviluppo locale. Presidente dell’Associazione “Città Paesaggio” dal 2003, è coordinatore del progetto “Per una Carta dei paesaggi dell’olio e dell’olivo”, realizzato d’intesa con l’Associazione nazionale “Città dell’Olio”. Nel 2007 aderisce a Slow Food, dedicandosi soprattutto alla salvaguardia delle piccole produzioni agricole. Ha pubblicato con le Edizioni 2000diciassette: La Memoria e L’Oblio, un saggio sull’eccidio di Caiazzo durante l’ultimo conflitto mondiale.
Giornalista Pubblicista. Esperto di Enologia, collabora a diversi siti web del settore. Collaboratore del blog lucianopignataro.it è responsabile dell’Ufficio Stampa del Sannio Consorzio Tutela Vini.
Dottore in Storia. Autore di un saggio storico, conseguente a ricerca d’archivio, sul suo Comune dal titolo: Faicchio 1920 – 1946 dall’avvento del Fascismo alla nascita della Repubblica, 2016.
Promotore culturale dell’area di Faicchio. Dopo aver conseguito la maturità classica si è laureato in Economia. È dirigente d’impresa a Milano nel settore delle borse valori e mercati finanziari. Ha scritto diversi articoli sulla stampa finanziaria nazionale, tra cui il Sole 24 Ore ed Investire. È appassionato di cultura locale, ha vinto il premio Prosa IX Premio letterario dell’Associazione Storica del Medio Volturno. Titolare delle strutture ricettive “Magie del Sannio” ha dato vita anche al “Piccolo Museo privato di Faicchio Magie del Sannio”.
Giornalista professionista. Scrittore di romanzi e direttore di diverse testate radio televisive. Fondatore del sito: Neifatti.it
Esperta di Comunicazione Istituzionale; in particolar modo di Social Media Policy e e di politiche agroalimentari legate all’economia di piccola scala per Slow Food, in Campania e Basilicata. Suoi contributi in ambito associativo sono legati a tradizioni e culture della terra e del territorio. Ha effettuato training in storiografia in Francia.
Infaticabile animatore culturale dell’area del Caiatino e del Casertano. Allievo del prof. Galasso. Fondatore di Gruppi culturali dediti alla divulgazione della storia del Territorio, attualmente responsabile di Procedimento Unità Operativa Biblioteca civica e Archivio Storico del Comune di Caiazzo.
Medico ed esperto di storia della gastronomia.
Medico di Emergenza territoriale residente in Puglianello. Ha collaborato all’opera Dieci Medici Raccontano.
Studioso della storia del Risorgimento e cultore del periodo Borbonico, ha recentemente collaborato con un suo scritto all’antologia biografica dedicata a Michele Ungaro. Ha in corso un saggio su Sanchez De Luna, un Vescovo del ‘700.
Medico specialista in oncologia e cure palliative è autore principalmente di pubblicazioni scientifiche di settore in lingua inglese ed italiana. È stato inoltre relatore
Sannita di origini e toscano d’adozione. Medico anestesista, ha coltivato con interesse e particolarmente studiato la “Terapia del dolore”. Di tale disciplina è stato per lunghi anni docente all’Università di Siena. Ha avuto anche esperienze di insegnamento all’estero (Bobigny Paris nord, Accademia Russa delle Scienze mediche, Accademia Lettone di Scienze odontoiatriche). Ufficiale medico dell’Esercito italiano, è appassionato di esoterismo, di cultura e tradizioni popolari. E’ autore di saggistica. Ha recentemente pubblicato saggio su “Massoneria, relazioni umane e comunicazione tecnologica” edito da Fioridizucca edizioni.
Dottore in Legge ed autore di ricerche di Storia Locale. Ha partecipato al progetto “Un museo a colori” avente il fine di far conoscere il museo di arte ceramica di Cerreto Sannita. Le mansioni svolte sono state quelle di guida museale e bibliotecaria, e redazione di progetti e lavori di gruppo con gli altri volontari. Ha scritto un saggio nella Antologia dedicata al bicentenario della nascita di Michele Ungaro, edita dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita.
Andrea Ciervo nato a Caserta il 12.10.1975. Presbitero dal 24 novembre 2012 già Laureato in Giurisprudenza alla Federico II, con una tesi di Diritto Ecclesiastico sui Risvolti dei Patti Lateranensi col prof. Mario Tedeschi…tirocinante poi presso Studio Notaro in via Mezzocannone di Napoli…consegue il Baccalaureato presso l’Aloysianum di Padova nel 2007 con una tesi sulla Religione in Immanuel Kant col prof. Secondo Bongiovanni. Si Laurea in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica dell’ Italia Meridionale sezione san Tommaso nel 2012 sempre “Summa cum laude”
Dottore in Archeologia e Scienze Storiche, ha svolto diverse campagne di scavo alla necropoli del Cigno a Macchia Valfortore (CB), con l’Università degli studi di Napoli Federico II e alla necropoli di Crocifisso del tufo a Orvieto (TR), con il Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano e l’ Università dell’Arizona. È attuale vice Presidente della Pro Loco di Sant’Agata dei Goti (BN) dove svolge anche la funzione di OLP per il Servizio Civile Universale. È giornalista tirocinante presso la testata QuasiMezzogiorno. Sì è occupato di alcuni ambiti di archeologia della produzione del Sannio caudino. Attualmente s’interessa alle istituzioni sociali e militari del Medioevo. È vice Presidente dell’Istituto Storico Sannio Telesino.
Medico di Pronto Soccorso ed Emergenza Cultore di Storia Locale ha scritto il saggio: Telesia 1349 Peste e Terremoto edizioni duemiladicessette, 2016, Cartoline da Telese ed. Unione Filatelica Beneventana, 2009; Castelvenere Valdese insieme a P. Carlo Ed. Realtà Sannita, 2016; Officine Massoniche e Vendite Carbonare in Area Sannita insieme a F. Pace, edito dall’ASMV nel 2019. Ha scritto nell’Antologia sulla vita di Michele Ungaro edito dalla Società di Mutuo Soccorso di Cerreto Sannita nel 2019.ha in corso di pubblicazione un libro di poesie. Dirige la collana di poesie della Casa Editrice FioriDiZucca. Presidente pro-tempore dell’Istituto Storico del Sannio Telesino. Premio Upupa 2017 e 2019 per gli studi di storia locale.