Tra due catene di monti “in situ orrido” nel territorio dell’antica Valle di Tocco1Una bolla di papa Stefano IX del 1058 riporta che l’antico casale di Tocco in quell’anno è sede di una delle diocesi suffraganee dell’Arcidiocesi di Benevento., presso il casale di Vitulano, “prima di arrivare a Paupisi nello spacco della montagna, al di qua di Solopaca”, si conservano i ruderi dell’antico monastero di Santa Maria della Grotta. Fu fatto realizzare dai principi longobardi Atenulfo II e Atenulfo III tra il 940 e il 944.2Lubin, Abbatiarum Italiae notitia, Roma, 1693 – F. Ughelli, in Italia Sacra, Venezia, 1721, ritiene che fu costruito al tempo di Atenulfo I principe di Benevento dal 900 al 910.Assunse da subito il nome di “Sancta Maria de Criptis prope Toccum in diocesy Beneventana supra Vitulanum3P. F. Hehr, Regesta Pontificum Romanorum Italia Pontificia, vol. IX, Berlino, 1962 – G. Marcarelli, L’oriente del Taburno, Bn, 1916 perché, secondo la legenda, in una delle grotte carsiche presenti sul posto, fu ritrovata un’icona bizantina raffigurante la Madonna.4L’icona, al momento della sconsacrazione dell’abbazia, fu portata nella chiesa di Santo Spirito di Vitulano. Oggi a Vitulano è conservata solo una copia mentre l’originale si trova presso la casa madre delle Suore Compassioniste Serve di Maria in Roma. Nei documenti del XII questo nome si trova spesso alternato con quello di S. Maria de Monte Drago.
Già a partire dal periodo Normanno, in particolare nella seconda metà del XII secolo, il monastero fu oggetto di numerose donazioni di terre che contribuirono ad incrementare il suo patrimonio. 
Nell’anno 1151 Guglielmo di Sanframondo concede all’abate Guglielmo, priore del monastero di S. Maria de Monte Drago, un privilegio di donazione. Le donazioni continuano anche con i successori di Guglielmo: “Giovanni Sanframondo, figlio del fù Guglielmo, signore di Limata, Cerreto, Guardia e molti altri castelli, per la remissione dei peccati suoi e dei suoi antenati, con atto del 15 aprile 1212, concede a Giovanni, priore della chiesa di S. Maria della Grotta, e ai suoi successori, la starza detta Granarusi, sita in località ad Modium; con atto del 15 luglio 1212, un terreno sul fiume Calore e una pezza di terra detta Curticella in località la Revolta e con atto del 1 luglio 1213 il diritto di macinare il grano nel suo mulino, sito in località le Nassarelle. 
Anche Roberto conte di Caserta e Telese è particolarmente generoso con il monastero, con atto dell’aprile 1208 dona a Severino monaco del monastero di S. Maria della Grotta, una terra di fronte ad una casa del monastero stesso, fuori la città di Telese. Con atto del marzo 1210, sempre Roberto, con il consenso di sua moglie Adelagia, contessa di Caserta, conferma alla chiesa di S. Maria della Grotta, per mano di Giovanni rettore di quest’ultima, un tenimento sito nella città di Telese, nel luogo detto Venere. Con atto del dicembre 1216, Tommaso conte di Caserta (figlio del conte Roberto), per la remissione dei peccati suoi e dei suoi predecessori, dona al prete e monaco Giovanni per conto della chiesa di S. Maria della Grotta, tutti i beni dei fratelli Guglielmo de Atulino e Giovanni, posseduti dentro e fuori la città di Telese, in località Solopaca. 
Oltre a queste vi sono numerose altre donazioni fatte soprattutto da privati, sempre con la formula della donatio pro anima,5La formula della donatio pro anima sta ad indicare le donazioni fatte generalmente ad un monastero con l’obbligo da parte dei monaci di celebrare delle messe per la salvezza dell’anima del donante o di un suo congiunto.che porteranno il monastero ad avere possedimenti nelle località di Vitulano, Tocco, Torrecuso, Limata, Telese, Solopaca, Cerreto ecc. 
Il 13 novembre del 1207 Carlo, giudice di Capua e di Tocco, dona, per la sua anima, a Roberto priore del monastero di S. Maria della Grotta, una terra, nel territorio di Foglianise, pervenutagli da Giovanni di Raviscanina conte di Alife, ponendo come condizione che la stessa deve rimanere nel demanio della chiesa e non può essere date né in beneficio, né a censo e che nell’eventualità il donante volesse farsi monaco deve essere accolto nel monastero senza fare altra donazione.6G. Marcarelli, op. cit.

Abbatia Sanctae Maria de Crypta (stampa sec. XVII)

Il monastero, citato come S. Marie de Crypta in Monte Drogi, è beneficiato anche da numerose donazioni da parte dell’imperatore Federico II. Da un atto dell’Agosto 1209 si apprende che Bartolomeo, abate del monastero di S. Sofia, Riccardo, abate del monastero di S. Modesto e magister Enrico Collevaccino custode di S. Eustasio, su richiesta di Giovanni, abate di S. Maria della Grotta, fanno redigere la copia di due privilegi regi destinati a papa Innocenzo III. Nel primo, dato in Catania nel luglio 1209, Federico II, re di Sicilia, conferma al monastero precedenti donazioni: “… terram que dicitur Silva Plana cum masclonibus et molendino, quod est iuxta civitatem Telesie… tenimentum quod dicitur Ferrarisii quod Robbertus de Ponte in territorio Pontis Maioris eidem obtulit monasterio… molendinum quod idem monasterium possidet in terra Limate…”. Concede inoltre che gli animali del monastero possano pascolare liberamente sulle terre del demanio e pone il monastero stesso sotto la protezione regia. Nel secondo, dato in Messina nell’agosto del 1209, dona al monastero una porzione di terra del demanio, pari alla quantità che può essere arata da quattro aratri, sita in località Limata Cupa di Morcone, e conferma tutte le precedenti donazioni fatte da re, pontefici, baroni e semplici fedeli.7J. Mazzoleni, Le Pergamene della Società Napoletana di Storia Patria, Napoli, 1963.- G. Marcarelli, op. cit.
Proprio per i molti beni e interessi che il monastero ha in numerose località accade che spesso si generano conflitti con altre realtà territoriali. In un atto del luglio 1214 Giovanni abate della canonica di S. Menna di Sant’Agata e Giovanni arcidiacono della chiesa maggiore di Sant’Agata, sono incaricati da papa Innocenzo III di dirimere una controversia insorta tra Luciano, vescovo di Telese, e Giovanni priore del monastero di S. Maria della Grotta, circa la spettanza delle decime delle terre che il monastero possiede nel territorio di Telese, e di quelle di un mulino che il monastero possiede in località Aquis Narium di Telese, abintus pontem qui dicitur Sancti Bartholomei.
Il vescovo rinunzia ad ogni diritto ed azione legale in cambio di un tenimento e di due appezzamenti di terra siti nel territorio di Solopaca, presso la chiesa di S. Donato, entrambi già appartenenti al monastero.8Edizione digitale dei documenti dell’abbazia di S. Maria della Grotta di Vitulano 1200-1250, documento 59.
Durante il regno di Manfredi i possedimenti del monastero si arricchiscono ulteriormente a seguito di donazioni effettuate con atti rogati, tra l’altro, a Tocco, Vitulano, Limata, Montecorvino ecc. Del 29 luglio 1264 è l’atto rogato in Morcone dal notaio Matteo con il quale il conte di Morcone, Bartolomeo Simplex, rilascia al monastero di S. Maria della Grotta i beni ad esso donati dal notaio Bartolo di Morcone e si ordina che gli siano consegnati anche quattro aratri di terra concessi da Federico II nel 1209.9J. Mazzoleni op. cit.
La cospicua documentazione che riguarda il monastero non tratta solo donazioni ma anche di altro. L’abate Donato da Canzano, succeduto nel 1354 all’abate Tommaso, è costretto a cedere in enfiteusi ai figli di Riccardo Marzone alcune terre nel tenimento di Terlicoso. Dal documento si apprende che il monastero, per riparare i danni provocati da un incendio, l’8 novembre 1262, con atto rogato in Paupisi dal notaio Giorgio d’Airola di Tocco, aveva preso in prestito dal suddetto Riccardo 5 once d’oro e 15 tarì. Non potendo però pagare il debito, per i danni provocati dalle guerre, è costretto a cedere i predetti terreni. Il 23 ottobre del 1370 lo stesso abate, per riparare alcune case dirute e il campanile della chiesa, deve vendere una terra a Limata in località S. Marzano.10Pergamene fondo Fusco in J. Mazzoleni, op. cit.
Nel XIV secolo continua l’incremento patrimoniale del monastero con donazioni nelle località di Cerreto, Telese, Solopaca, Paupisi, Vitulano, Tocco e Capua. Il 20 settembre 1397 viene rogato in Limata una donazio pro anima con la quale il fisico Tomaso Filippo Nicolai de Andrea e la moglie Costanza donano varie case in Cerreto, un oratorio sotto il titolo di S. Maria Maddalena e S. Marta, libri ed arredi sacri, con l’obbligo per il monastero di concedere loro vitto, alloggio e vestimenti.11Pergamene fondo Fusco in J. Mazzoleni, op. cit.
A testimonianza della grande considerazione di cui gode il monastero anche presso i nuovi sovrani angioini, vi è l’intervento degli stessi per aiutare il monastero quando Pietro, Enrico e Rizzardo di Tocco “cum illicita comitiva armatorum” lo assediano e lo invadono. Oppure quando si schierano a fianco del monastero in una lite che lo vede contrapposto a “Agata de Pontifex domino castri Tocci” che contesta la proprietà di alcuni beni in Vitulano e Tocco.12Registri Angioini 1311-1312 e 1324
Un manoscritto anonimo del XVII secolo, scoperto dal prof. Alfredo Zazo, riporta la descrizione dell’abbazia:

“L’Abbadia di Santa Maria delle Grotte dell’Ordine di San Benedetto di niuna Diocesi, nulladimeno frà li confini della Diocesi Beneventana nella terra di Vitulano si ritrova frà due Monti Altissimi delli quali il primo si chiama Monte Pezzuto il secondo la terra dell’Abbadia, dove essendo un luogo tanto stretto che niuna altra cosa occupa à passegieri se non che calando per qualche parte precipitosa; onde è che pochissimi huomini aggiuntati, e per il sito e dalla qualità potriano abbattere qualsivoglia numeroso esercito. La chiesa anticamente fabricata à guisa di grotte, donde prese la denominazione di Santa Maria delle Grotte, si serve humilmente delli monaci della Congregatione Celestina, à quali un tempo dall’Abbati fù assignata à bastanza una conveniente portione per il di loro sustenimento, et in quella con gran concorso del popolo e con somma adoratione si conserva un’antichissima Imagine della Beatissima Vergine, per li miracoli della quale hanno ritrovato qua … tutti beni…”

Nello stesso documento sono poi elencati beni nel territorio di Vitulano, con i feudi di S. Stefano e della Difesa, di Limata e la giurisdizione dell’acqua del fiume Calore che furono confermati al monastero il 7 luglio 1537 e successivamente l’11 febbraio 1623. Sempre nello stesso anno sono attestati beni in Castelvenere, Guardia Sanframondi, S. Lorenzo Maggiore, S. Lupo, Casalduni, Cerreto, Solopaca, Telese, Villa S. Salvatore, Castelvenere, Tocco, Cacciano, Campoli e Benevento, Capua, Lucera ecc. Al monastero viene inoltre confermata, dalla Corte e dalla Dogana di Puglia, franchigia e giurisdizione per il pascolo, mentre la dogana del sale di Napoli è tenuta a dare, ogni anno, sei tomola di sale.13Il manoscritto è riportato in Le Pergamene della Società Napoletana di Storia Patria, di J. Mazzoleni.
I primi monaci che ebbero il governo del monastero furono i Benedettini,14F. Procaccini, Gli atti di S. Menna eremita, Napoli 1883 anche se da notizie storiche riportate negli atti del Patrimonio Ecclesiastico risulta che il monastero inizialmente era tenuto dai monaci Basiliani sostituiti solo successivamente dai Benedettini.15A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fasc. 920 in J. Mazzoleni op. cit.
Dai Benedettini il monastero passò all’ordine dei Celestini e poi a quello degli Umiliati. 
Nel 1303, durante il periodo in cui l’abbazia era tenuta dagli Umiliati, si tentò di sopprimerla e di aggregarla a quella di S. Maria a Mazzocca di Foiano, ma la generale sollevazione degli abitanti della Valle lo impedì.[mfnA. Meomartini, I comuni della provincia di Benevento, Benevento , 1907.[/mfn] Nel 1660 fu affidata alla Congregazione dei monaci Camaldolesi che la tennero per pochi anni perché con il terremoto del 1688 le strutture del complesso badiale subirono notevoli danni che non furono mai del tutto riparati. Nel 1705 il cardinale Vincenzo Maria Orsini, titolare dell’arcidiocesi di Benevento ne decretò la sconsacrazione.
Con sentenza del 7 maggio 1783 l’abbazia di S. Maria della Grotta venne dichiarata di patronato regio essendo già registrata dal 13 marzo dello stesso anno nel catalogo delle cappellanie devolute alla Regia Corona.16A.S.N., Curia del Cappellano Maggiore, Consulte, vol. 690 e 693. All’inizio del XIX secolo viene devoluta al demanio e nella divisione del 1817 numerosi suoi territori vengono ceduti al Comune di Vitulano.
Nonostante, nello stesso periodo, l’abbazia risulti ancora proprietaria di numerosi beni, nei territori di San Lorenzo Maggiore, San Lupo, Casalduni, Paupisi, Cerreto, Solopaca, Castelvenere, nonché in Terra di Lavoro e Molise, il suo ricco patrimonio appare, però, notevolmente ridotto. 
Nell’anno 1842 risulta ancora amministrata dal Cardinale Arcivescovo di Capua D. Francesco Serra dei duchi di Cassano ma le sue strutture sono oramai in definitiva rovina. In una relazione del Vescovo della diocesi di Alife e Telese, del 29 dicembre 1844, si legge: “ Esisteva nella diocesi un’antica e ricca Badia concistoriale sotto il titolo di S. Maria della Grotta, in tenimento di Solopaca e di essa rimangono magnifici ruderi sull’erta di una montagna che fa parte della catena degli Appennini. L’abbadia si amministra dall’abate commendatario Cardinale Arcivescovo di Capua”.17Relazione inviata al Segretario di Stato agli Affari Ecclesiastici. – A.S.N. Mappa beneficiaria della diocesi di Cerreto, Classe II, n.  49 – Mazzoleni op. cit.

Abbazia di S. Maria della Grotta, la Torre

La documentazione che riguarda l’abbazia è molto ricca ed è costituita, principalmente, dalle pergamene del cosiddetto fondo Fusco. Si tratta di un corposo fondo pergamenaceo conservato nell’Archivio di Stato di Napoli dove fu trasferito nel 1958 dalla Società Napoletana di Storia Patria che le aveva acquisite dagli eredi di Salvatore e Giuseppe Maria Fusco. 
Il fondo catalogato con il nome di S. Maria della Grotta, in origine era costituito da 670 pergamene che andavano dall’anno 1164 al 1731. Attualmente ne sono presenti 485, risultano disperse tutte quelle che vanno dall’anno 1539 al 1731 ad eccezione di una dell’8 ottobre 1709.18Salvatore Fusco (25 dic. 1772 – 30 apr. 1849) e il figlio, Maria Giuseppe (9 sett. 1814 – 26 febb. 1849) furono appassionati cultori di storia patria che raccolsero, trascrissero e conservarono materiale e documenti di grandissimo valore storico, in J. Mazzoleni op. cit.                                                                                                                                                                                                                                                           

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[1] Una bolla di papa Stefano IX del 1058 riporta che l’antico casale di Tocco in quell’anno è sede di una delle diocesi suffraganee dell’Arcidiocesi di Benevento.
[2] Lubin, Abbatiarum Italiae notitia, Roma, 1693 – F. Ughelli, in Italia Sacra, Venezia, 1721, ritiene che fu costruito al tempo di Atenulfo I principe di Benevento dal 900 al 910.
[3] P. F. Hehr, Regesta Pontificum Romanorum Italia Pontificia, vol. IX, Berlino, 1962 – G. Marcarelli, L’oriente del Taburno, Bn, 1916
[4] L’icona, al momento della sconsacrazione dell’abbazia, fu portata nella chiesa di Santo Spirito di Vitulano. Oggi a Vitulano è conservata solo una copia mentre l’originale si trova presso la casa madre delle Suore Compassioniste Serve di Maria in Roma.
[5] La formula della donatio pro anima sta ad indicare le donazioni fatte generalmente ad un monastero con l’obbligo da parte dei monaci di celebrare delle messe per la salvezza dell’anima del donante o di un suo congiunto.
[6] G. Marcarelli, op. cit.
[7] J. Mazzoleni, Le Pergamene della Società Napoletana di Storia Patria, Napoli, 1963.- G. Marcarelli, op. cit.
[8] Edizione digitale dei documenti dell’abbazia di S. Maria della Grotta di Vitulano 1200-1250, documento 59.
[9] J. Mazzoleni op. cit.
[10] Pergamene fondo Fusco in J. Mazzoleni, op. cit. 
[11] Pergamene fondo Fusco in J. Mazzoleni, op. cit.
[12] Registri Angioini 1311-1312 e 1324 
[13] Il manoscritto è riportato in Le Pergamene della Società Napoletana di Storia Patria, di J. Mazzoleni.
[14] F. Procaccini, Gli atti di S. Menna eremita, Napoli 1883
[15] A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fasc. 920 in J. Mazzoleni op. cit.
[16] A. Meomartini, I comuni della provincia di Benevento, Benevento , 1907.
[17] A.S.N., Curia del Cappellano Maggiore, Consulte, vol. 690 e 693.
[18] Relazione inviata al Segretario di Stato agli Affari Ecclesiastici. – A.S.N. Mappa beneficiaria della diocesi di Cerreto, Classe II, n.  49 – Mazzoleni op. cit.
[19] Salvatore Fusco (25 dic. 1772 – 30 apr. 1849) e il figlio, Maria Giuseppe (9 sett. 1814 – 26 febb. 1849) furono appassionati cultori di storia patria che raccolsero, trascrissero e conservarono materiale e documenti di grandissimo valore storico, in J. Mazzoleni op. cit.


Giuseppe Corbo

Nato a Ponte, dove risiede. Dipendente del gruppo Ferrovie dello Stato. Cultore di storia locale con particolare attenzione al periodo medievale. Ha pubblicato "Ponte tra Cronaca e Storia", "Domenico Ocone, quarant'anni di storia pontese...", "Le Vie di Ponte tra Storia e Leggenda". Collabora con varie associazioni culturali.